Voto contrario al Commissario europeo Navracsics: dichiarazione di Barbara Spinelli

La Commissione cultura del Parlamento europeo ha respinto la nomina del ministro ungherese Tibor Navracsics a titolare della Commissione educazione, cultura, politiche giovanili e cittadinanza. Barbara Spinelli, eurodeputata della Lista Tsipras, fin dall’indomani della nomina aveva indirizzato una lettera ai colleghi del Parlamento europeo perché si opponessero alla scelta di Juncker.

“È un successo della commissione parlamentare che l’ha duramente interrogato, e dei pochi eurodeputati che fin dall’inizio lo hanno ritenuto inadatto”, ha detto Spinelli. “Ma soprattutto è un successo delle tante associazioni cittadine, che in Ungheria e in molti Paesi dell’Unione chiedevano fermezza al Parlamento Europeo contro il regime illiberale di Orbán, e contro uno dei suoi più importanti uomini di fiducia”.

“Questo non significa che Tibor Navracsics sarà escluso dalla Commissione”, continua Spinelli, “ma almeno non otterrà il dicastero Cittadinanza, e in tal modo la più grande beffa sarà forse evitata. Dico forse, perché tutto può ancora succedere, considerato il patto tra socialisti e popolari che esiste nel Parlamento europeo”.

Carta dei diritti di Internet:
Europa segua esempio del Brasile

Il 6 ottobre, durante l’audizione del Commissario per il Mercato unico digitale (Andrus Ansip) al Parlamento Europeo, Barbara Spinelli ha chiesto l’istituzione di una Carta dei diritti di Internet che rispetti i principî di non discriminazione e della neutralità della rete nonché i diritti individuali dei cittadini. L’Unione Europea, secondo l’eurodeputata del GUE/NGL, potrebbe ispirarsi all’esempio del Brasile, il quale ha adottato lo scorso aprile una Carta dei diritti di Internet (il cosiddetto “Marco Civil da Internet“) che sancisce principî, garanzie, diritti e doveri degli utilizzatori di Internet in Brasile.

Il Commissario, che lavorerà in stretta cooperazione con i Commissari designati Oettinger, Jourova e Timmermans sull’Agenda digitale europea, ha risposto positivamente alla domanda dell’eurodeputata, confermando la propria convinzione che l’accesso a internet sia un diritto fondamentale e che i diritti a esso collegati debbano essere descritti in modo dettagliato e spiegati in modo chiaro ai cittadini europei.

A Lampedusa, 4-5 ottobre 2014

Il cimitero delle barche di Lampedusa

Lampedusa, il cimitero delle barche

Barbara Spinelli, presente con una delegazione di europarlamentari del gruppo Gue-Ngl al Festival Sabir di Lampedusa, che si è tenuto dall’1 al 5 ottobre, il 4 ottobre è intervenuta al Forum Migranti nella sessione tematica Frontiere e prima accoglienza, coordinata da Arci, Migreurop, REMDH.

Davanti all’ecatombe di esseri umani nel Mediterraneo, ha detto Spinelli, non ci si può contentare di vuote frasi di solidarietà, occorre invece agire con iniziative concrete, come l’immediata istituzione di corridoi umanitari e una politica di visti, ma anche pretendendo il rispetto delle leggi e degli accordi già esistenti tra i Paesi membri dell’Unione.

Non è accettabile, ha affermato l’europarlamentare, la sostituzione di Mare Nostrum –iniziativa presa dal governo italiano proprio in conseguenza dell’immane naufragio dello scorso anno a Lampedusa – con l’operazione Frontex Plus, ora rinominata Triton. Ci hanno parlato di un’operazione ambigua, ha spiegato Spinelli, la cui evidente funzione di respingimento viene sovrapposta, con grandi retoriche autocelebrative, alla missione umanitaria finora svolta da Mare Nostrum. La verità è che Triton farà controlli e pattugliamenti, più che ricerche e salvataggi, e non si avventurerà in acque internazionali. Triton ha l’evidente scopo di chiudere i muri della Fortezza Europa.

Vittime della guerra, ha detto Spinelli, non sono solo gli esseri umani, ma la verità e la legalità. Nel caso della guerra contro i migranti, vittime sono una serie di articoli della nostra Carta dei diritti fondamentali, a cominciare dall’articolo 2 (diritto alla vita) e dall’articolo 19 (divieto di respingimento). Così come è violato il Trattato di Lisbona (articolo 80), che prescrive la solidarietà anche finanziaria tra Stati membri “ogni qualvolta sia necessario”.

Spinelli ha concluso con un invito a ricordare la storia europea: il problema è politico, ha affermato, perché abbiamo un diritto europeo al quale non corrisponde una politica europea. Avere una politica verso il Sud del Mediterraneo significa costruire uno spazio inclusivo di pace, solidarietà, cooperazione: un New Deal mediterraneo, che comporti una politica di aiuti nei confronti di quei paesi che, molto più dell’Europa, si fanno carico di masse di rifugiati in fuga dai paesi in guerra, primo tra tutti la Siria.

Nel corso della missione a Lampedusa, Barbara Spinelli ha preso parte, il 5 ottobre, alla partenza simbolica della Carovana antimafia “contro la tratta dei nuovi schiavi”, avvenuta dal molo Favaloro del porto, punto di approdo nell’isola per migliaia di migranti.

Sempre il 5, la deputata del Gue ha visitato la sede di Mediterranean Hope – Osservatorio sulle Migrazioni di Lampedusa, un progetto della FCEI finanziato dall’Unione delle chiese metodiste e valdesi, dove ha incontrato Francesco Piobbichi, operatore sociale incaricato della costruzione di un “osservatorio” delle migrazioni a Lampedusa. Nella sede di Hope, Spinelli ha preso visione dei disegni, prossimamente esposti in una mostra, con i quali Piobbichi dà forma e memoria ai racconti dei testimoni: storie di naufragi, salvataggi, incontri tra isolani e migranti.

I referendum delle società spezzate

Lettera al direttore de «La Stampa», 4 ottobre 2014

Caro direttore,

o per vizio ormai congenito, o per rimorso inconfessato, i governi europei tendono a far finta di niente, quando i propri cittadini esprimono malcontento e chiedono che l’Unione cambi alle radici. E accaduto dopo il voto del 25 maggio: la Commissione Junker è una non-risposta alle domande dell’elettorato. Ed è accaduto ancora una volta dopo il referendum scozzese del 18 settembre. Gli «unionisti» hanno vinto a malapena, e subito governo e laburisti giudicano la questione «risolta per una generazione»: il divorzio non s’ha da fare, dunque performativamente non si farà. Gli autonomisti hanno ottenuto la promessa di una devoluzione, ma il giuramento di Cameron è irto di tranelli. Primo fra tutti: se gli inglesi, che sono la stragrande maggioranza nel Regno, non potranno influire sui parlamenti regionali, allora anche questi ultimi dovranno smettere di sindacare sulle leggi decise dai deputati inglesi.

Continua a leggere

New Deal 4 Europe, un’alternativa al Piano Juncker

Lettera di Barbara Spinelli agli europarlamentari

Versione italiana
English version

 

Cari colleghi,

come sapete, l’Iniziativa di cittadinanza New Deal 4 Europe sta raccogliendo le firme necessarie per chiedere alla Commissione europea un piano straordinario per lo sviluppo sostenibile e l’occupazione, capace di rilanciare l’economia europea, creare nuovi posti di lavoro e agire per un’Europa della solidarietà sociale, dello sviluppo sostenibile, della democrazia partecipativa.

Gli obiettivi indicati dalla campagna sono riassumibili nell’attuazione di un programma straordinario di investimenti dell’UE per la produzione e il finanziamento di beni pubblici europei (energie rinnovabili, ricerca, innovazione, reti infrastrutturali, agricoltura ecologica, protezione dell’ambiente e del patrimonio culturale ecc.); nella costituzione di un Fondo europeo straordinario di solidarietà per creare nuovi posti di lavoro, soprattutto per i giovani; nell’incremento delle risorse proprie del bilancio europeo tramite una tassa sulle transazioni finanziarie e una carbon tax.

Al fine di sostenere questa importante iniziativa di cittadinanza, che tanti tra noi si sono impegnati ad appoggiare nel corso della campagna elettorale, vi propongo di costituire una rete informale di parlamentari, ovvero un networking group New Deal 4 Europe.

Si tratta di dare inizio a una battaglia parlamentare che porti a modificare il piano di investimenti infrastrutturali presentato da Jean-Claude Juncker, chiedendo che venga basato su un aumento consistente delle “risorse proprie”, anziché su ciò che resta dei “fondi strutturali” o sui finanziamenti della BEI. Il piano di Juncker è infatti del tutto insufficiente dal punto di vista quantitativo, e sul piano qualitativo elude quello che dovrebbe essere il compito prioritario, indicato da New Deal 4 Europe nell’introduzione della doppia tassa sulle transazioni finanziarie e sull’emissione di CO2: avviare uno sviluppo diverso da quello che abbiamo fin qui conosciuto, e che ci ha portato all’attuale crisi recessiva, oltre che alla crisi sempre più acuta dell’equilibrio climatico Se realizzato, il New Deal consentirà di riconquistare il consenso di molti cittadini verso il progetto europeo.

Al tempo stesso, si tratta di mobilitarci per rilanciare la campagna nei media, in considerazione del fatto che le firme raggiunte sono ancora molto lontane dall’obiettivo necessario, benché si siano registrate importanti adesioni nel mondo della cultura, della politica e dell’associazionismo.

La rete informale New Deal 4 Europe dovrebbe dunque assumersi il compito di impostare e coordinare un’azione concreta a sostegno della campagna di raccolta delle adesioni, attivando iniziative di sensibilizzazione tali da imporre l’Ice nell’agenda mediatica europea.

Ci restano 160 giorni per raggiungere l’obiettivo di un milione di firme per New Deal 4 Europe.

Vi ringrazio,

Barbara Spinelli

 

Sito dell’Iniziativa New Deal 4 Europe: www.newdeal4europe.eu

Manifesto per un Piano europeo straordinario per lo sviluppo sostenibile e per l’occupazione

Per firmare il Manifesto


Dear colleagues,

As you are certainly aware, the “New Deal 4 Europe” Citizens’ Initiative is collecting the signatures required to ask the European Commission for an extraordinary plan for sustainable development and employment that may be able to relaunch the European economy, create new jobs and work towards a Europe based on social solidarity, sustainable development and participatory democracy.

The goals indicated by the campaign may be summed up in the enactment of an extraordinary programme of EU investments for the production and the financing of European public goods (renewable energy sources, research, innovation, infrastructural networks, environment-friendly agriculture, environmental protection and protection of cultural heritage, etc.); in the establishment of an extraordinary European solidarity fund to create new jobs, especially for young people; in an increase in the European budget’s own resources through a taxation of financial transactions and a carbon tax.

For the purpose of supporting this important Citizenship Initiative, which many of us have made an effort to back during the election campaign, I propose that we set up an informal network of MEPs, that is, a New Deal 4 Europe networking group.

It is a matter of initiating a parliamentary battle that may lead to a modification of the infrastructure investment plan presented by Jean-Claude Juncker, asking for it to be based on a substantial increase of EU`s “own resources”, rather than on what remains of the “structural funds” or on EIB funding. In fact, Mr. Juncker’s plan is entirely insufficient from a quantitative perspective and, at the qualitative level, it eludes what should be its priority task, indicated by New Deal 4 Europe as the introduction of a double tax on financial transactions and on CO2 emissions:the purpose beingto embark upon a different kind of development from that which we have seen so far – and which has brought us to the current recession-related crisis -and to tackle simultaneously an increasingly serious crisis in the global climate balance. If achieved, the New Deal will make it possible to win back many citizens’ support for the European project.

At this point a mobilisation is necessary, in order to revive this campaign in the media, considering that the signatures that have been collected so far are still a long distance away from the target that is required, in spite of important backing recorded from the milieux of culture, politics and associations.

Hence, the New Deal 4 Europe informal network should take on the task of framing and coordinating a concrete action to support the campaign to collect signatures, undertaking awareness-raising initiatives capable of imposing coverage of the ND4E European Citizens’ Initiativeupon the European media’s agenda.

We have 160 days left to achieve the goal of collecting one million signatures for the New Deal for Europe.

Thank you,

Barbara Spinelli

 

New Deal 4 Europe website: www.newdeal4europe.eu

Manifesto For a European Plan for Sustainable Development and Employment

Sign the Manifesto

I muri della Fortezza Europa

Bruxelles, 30 settembre 2014. Intervento di Barbara Spinelli durante l’audizione del Commissario all’immigrazione e affari interni Dimitris Avramopoulos presso la Commissione parlamentare Libertà, giustizia e affari interni

Quand’era ministro della Difesa, e ancora una volta oggi, davanti agli europarlamentari, Lei si è vantato del muro di filo spinato costruito alla frontiera tra Grecia e Turchia. Il muro, come lei sa, ha avuto come principale effetto quello di dirottare le fughe dei migranti verso il Mediterraneo centrale e verso l’Italia. Il dramma dunque resta immutato, e il numero di morti nel Mediterraneo cresce. Ecco il risultato dei muri europei.

Coerentemente con questa convinzione, Lei afferma che la sua priorità numero uno sarà la lotta contro il traffico di profughi, e non l’apertura di vie legali per chi fugge da situazioni di guerre o carestie, e per forza di cose è un migrante irregolare, ovvero illegale.

Le chiedo innanzitutto se ribadisce questa priorità e, in secondo luogo, come pensa di dar seguito all’intenzione – comunicata nel marzo scorso dalla Commissione al Parlamento Europeo – di introdurre regole vincolanti sul mutuo riconoscimento del diritto d’asilo, affinché nasca quello “status uniforme in materia di asilo » o di protezione sussidiaria, « valido in tutta l’Unione », come prescrive testualmente l’articolo 78 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea. [1]

Grazie.

Risposta del Commissario Avramopoulos

Riguardo al mutuo riconoscimento dello status di rifugiato esiste già un quadro ben preciso: il “pacchetto asilo” che sarà applicato a partire dal giugno 2015.

Lei ha parlato del muro costruito ai confini nord-orientali della Grecia. Io vorrei dirle che all’epoca era così. L’effetto sorpresa che ha investito i nostri paesi li ha portati tutti ad adottare una politica autonoma, e ciascuno ha adottato le proprie misure. È dopo tutto questo che viene l’Europa.

Lei ha ragione. Bisogna uniformare le politiche dell’immigrazione perché ce ne sia una sola. Ecco perché giustamente lei parla di asilo: in questo caso esistono norme legali e legittime. Io spero che giunga presto il giorno in cui potremo dirci orgogliosi di aver lasciato un’importante eredità per il futuro: una politica legale, e organizzata in base ai principi e ai valori dell’Europa, con il massimo rispetto dei diritti fondamentali, della dignità dell’uomo, specie per quanto riguarda le categorie più vulnerabili di persone che stanno solo cercando una vita migliore in un’Unione che sia ospitale.

NOTE

[1] Articolo 78 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea
1. L’Unione sviluppa una politica comune in materia di asilo, di protezione sussidiaria e di protezione temporanea, volta a offrire uno status appropriato a qualsiasi cittadino di un paese terzo che necessita di protezione internazionale e a garantire il rispetto del principio di non respingimento. Detta politica deve essere conforme alla convenzione di Ginevra del 28 luglio 1951 e al protocollo del 31 gennaio 1967 relativi allo status dei rifugiati, e agli altri trattati pertinenti.
2. Ai fini del paragrafo 1, il Parlamento europeo e il Consiglio, deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria, adottano le misure relative a un sistema europeo comune di asilo che includa:
a) uno status uniforme in materia di asilo a favore di cittadini di paesi terzi, valido in tutta l’Unione;
b) uno status uniforme in materia di protezione sussidiaria per i cittadini di paesi terzi che, pur senza il beneficio dell’asilo europeo, necessitano di protezione internazionale;
c) un sistema comune volto alla protezione temporanea degli sfollati in caso di afflusso massiccio;
d) procedure comuni per l’ottenimento e la perdita dello status uniforme in materia di asilo o di protezione sussidiaria;
e) criteri e meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l’esame di una domanda d’asilo o di protezione sussidiaria;
f) norme concernenti le condizioni di accoglienza dei richiedenti asilo o protezione sussidiaria;
g) il partenariato e la cooperazione con paesi terzi per gestire i flussi di richiedenti asilo o protezione sussidiaria o temporanea.
3. Qualora uno o più Stati membri debbano affrontare una situazione di emergenza caratterizzata da un afflusso improvviso di cittadini di paesi terzi, il Consiglio, su proposta della Commissione, può adottare misure temporanee a beneficio dello Stato membro o degli Stati membri interessati. Esso delibera previa consultazione del Parlamento europeo.

Sullo stesso argomento:
Respingere Dimitris Avramopoulos, commissario della Fortezza Europa
Commento di Barbara Spinelli sull’audizione di Dimitris Avramopoulos (video)

Le risposte al questionario di MiriEuropa

di mercoledì, Ottobre 1, 2014 0 , , Permalink

Le associazioni UPRE ROMA, NEVO DROM e SUCAR DROM hanno avviato il progetto europeo MiriEuropa (“La mia Europa”) per favorire la partecipazione alla vita pubblica delle persone appartenenti alle minoranze sinte e rom. Tra le iniziative c’era la richiesta di un confronto dapprima con i candidati e poi con gli eletti al Parlamento Europeo, ai quali sono state poste tre domande.
Queste le risposte di Barbara Spinelli, che saranno pubblicate anche sul sito http://www.upreroma.it

D. Le minoranze presenti nell’Unione europea sono numerose ma tutte sottorappresentate nelle istituzioni politiche dell’UE. Intendete sostenere i diritti civili e politici di queste minoranze e come?

R. Una delle ragioni fondamentali della partecipazione della Lista Tsipras, e mia personale, alle elezioni per il Parlamento europeo, riguarda proprio il tema dei diritti civili e politici delle minoranze. L’Europa alla quale penso è un’Europa di cittadini, e quindi un’Europa in cui tutti i cittadini – quale che sia la loro etnia, religione, orientamento sessuale – si trovino sullo stesso piano nell’esercizio dei diritti. Numerosi stati membri dell’Unione Europea sono stati accusati dalla Commissione e da ONG di rilievo per le loro politiche apertamente discriminatorie e lesive dei diritti dei rom e sinti.

Per tali ragioni, conto innanzitutto di sostenere gli appelli delle ONG che richiedono alla Commissione di lanciare procedure d’infrazione contro gli Stati Membri inadempienti, come dimostrato dal recente successo dell’appello di Amnesty International contro la Repubblica Ceca.

In secondo luogo mi impegno a tener conto della situazione particolare dei rom ogni qualvolta mi competerà emendare o votare testi che possano meglio tutelare i loro diritti (sull’accesso ai beni e servizi pubblici, alla libertà di circolazione, contro le discriminazioni).

D. Tra queste minoranze la più numerosa – circa 12 milioni – e la più distribuita sui diversi Paesi è la minoranza rom, unica nazione senza terra e la più discriminata anche a livello istituzionale. La politica comunitaria finora adottata nonostante rilevanti investimenti non ha modificato sostanzialmente le condizioni di esclusione sociale e civile di questa minoranza. Secondo lei in che cosa si è dimostrata insufficiente questa politica?

R. Credo che la questione rom e sinti, in quanto minoranza storicamente discriminata e perseguitata, sia paradigmatica della mancanza di una vera comunità europea, intesa come entità capace di accogliere e riconoscere tutte le sue componenti. La politica europea, malgrado l’adozione di una direttiva contro la discriminazione razziale ed etnica (Direttiva 2000/43/CE) e una per la libertà di circolazione dei cittadini europei (2004/38/CE), si è finora dimostrata insufficiente e frammentata nei confronti della comunità rom: questo significa che il percorso dell’integrazione e della lotta ai pregiudizi è ancora lungo, nonostante il Novecento ne sia stato segnato nel modo più inaccettabile, con pogrom, persecuzioni e politiche di messa a morte e sterminio. L’Unione Europea dovrebbe promuovere un approccio olistico di inclusione dei Rom, che vada oltre le attuali raccomandazioni non vincolanti agli Stati membri, nel rispetto dell’Articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali, che vieta qualsiasi forma di discriminazione fondata sull’origine etnica o sociale o sull’appartenenza a una minoranza nazionale.

D. Lei ritiene che il riconoscimento giuridico di minoranza sia una via per realizzare concreti e reali processi di inclusione sociale e civile delle comunità rom?

R. Sì, sono convinta che sia un passaggio fondamentale e che valga per tutte le minoranze, dal momento che il riconoscimento restituisce loro identità, dignità e accoglienza nella comunità europea. Per quel che mi riguarda – ma certamente posso parlare anche per conto della Lista Tsipras, che non a caso ha avuto tra i suoi candidati un’esponente della lotta per il riconoscimento giuridico di rom e sinti – mi ritengo impegnata a sostenere azioni e iniziative tese al raggiungimento di questo obiettivo.