Restaurare Mare Nostrum

Strasburgo, 11 febbraio 2015. Intervento di Barbara Spinelli durante il dibattito il plenaria su “La via da seguire per Frontex e l’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo”

Le ultime notizie dal Mediterraneo sono tragiche: fra 300 e 400 morti, come nel 2013 a Lampedusa. Ormai i fatti parlano da sé: la fine di Mare Nostrum produce ancora una volta disastri umanitari, e la missione Frontex che era stata descritta come risolutiva – mi riferisco a Triton – si rivela quella che è: una falsa sostituzione, e un fallimento radicale.

È il motivo per cui non ritengo, nelle presenti circostanze, che Frontex debba ricevere ulteriori risorse: a dispetto di regolamenti troppo vaghi e non applicati, il suo compito è esclusivamente il pattugliamento delle frontiere, non la ricerca e il salvataggio di fuggitivi da guerre e caos che s’estendono anche per nostra responsabilità.

Frontex mette addirittura in guardia il governo italiano, ricordando che i soccorsi da lei coordinati sono vietati oltre le 30 miglia dalla costa. I naufragi di questi giorni sono tutti avvenuti in alto mare, presso le coste libiche. Dove appunto operava Mare Nostrum.

La verità è che Mare Nostrum, nonostante le dichiarazioni delle autorità europee e italiane, non è mai stato sostituito.

Due cose dovremmo a questo punto chiedere, come Parlamento. Primo: che Frontex non opponga ostacoli, quando è chiamata a soccorrere oltre le 30 miglia. Secondo: che l’Europa si decida a sostenere finanziariamente la restaurazione di missioni come Mare Nostrum.

Sia l’alto commissariato dell’Onu, sia il Consiglio d’Europa, hanno dichiarato oggi che Triton “non è all’altezza”. Cosa aspettiamo per dire la nostra?

Ha detto il presidente del Senato italiano, Pietro Grasso: “Agire ora è già troppo tardi”.

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