Contro gli accordi di rimpatrio in Turchia

(Discorso previsto ma non pronunciato per chiusura del dibattuto)

Strasburgo, 27 ottobre 2015

KEY DEBATE: Conclusions of the European Council meeting of 15 October 2015, in particular the financing of international funds, and of the Leaders’ meeting on the Western Balkans route of 25 October 2015, and preparation of the Valletta summit of 11 and 12 November 2015.

Presenti per la Commissione: Jean-Claude Juncker, Frans Timmermans, Federica Mogherini, Dimitris Avramopoulos.

Presente per il Consiglio Europeo: Donald Tusk

Temo gli accordi con la Turchia, perché rischiano di esser conclusi con il solo obiettivo di allontanare dai nostri confini il dramma dei rifugiati. Temo che venga avallato, con il nostro consenso, un regime che sta reprimendo la minoranza curda. Che rinchiuderà i rifugiati in campi per anni, magari mandando a scuola i bambini come ci garantisce Jean Claude Juncker, ottenendo il nostro silenzio sui diritti fondamentali violati in Turchia. Temo infine sia avallata – nella guerra in Siria – una linea turca intesa a colpire i curdi più che l’Isis. Il Presidente del Consiglio Europeo Tusk è stato esplicito: “La Turchia ci sta chiedendo di sostenere la formazione di una safe zone nel Nord della Siria, opzione che Mosca rifiuta”. Dovremmo rifiutarla anche noi: la safe zone serve solo a controllare e intrappolare i curdi in Siria.

Caro Presidente Juncker, Lei minaccia: “No registration, no right”. Sono formule del tutto inappropriate, oltre che pericolose. Ci sono diritti (a non subire violenze nelle registrazioni e nel rilevamento delle impronte digitali, al non refoulement) che sono incondizionati.

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