Sulla proposta della Commissione sulla guardia costiera e di frontiera europea

di martedì, Aprile 12, 2016 0 No tags Permalink

Strasburgo, 11 aprile 2016. Barbara Spinelli (GUE/NGL) è intervenuta durante la riunione della Commissione Parlamentare Libertà, Giustizia e Affari Interni del Parlamento europeo dedicata alla proposta della Commissione sulla guardia costiera e di frontiera europea.

Punti in agenda:

  • Esame del progetto di relazione (Relatore: Artis Pabriks, PPE – Lettonia)
  • Scambio di opinioni con la presidenza del Consiglio (Sander Luijsterburg, Primo segretario alla Rappresentanza permanente dei Paesi Bassi presso l’UE) e la Commissione europea (Joannes De Ceuster, Head of Unit, DG HOME)
  • Presentazione di un parere del GEPD a cura di Wojciech Wiewiorowski, garante aggiunto, GEPD
  • Presentazione a cura di Fabrice Leggeri, direttore esecutivo di Frontex
  • Fissazione del termine per la presentazione di emendamenti

Non mi riconosco in un’Europa protetta dalla “polizia di frontiera”, frutto della proposta della Commissione di istituire l’Agenzia europea della guardia costiera e di frontiera, già oggi definita da molti di noi come “Agenzia per i rimpatri” o “Agenzia per le deportazioni”. Fa abbastanza impressione dover ancora pronunciare in Europa parole come deportazione. Il progetto di polizia di frontiera viene definito come efficace e rapido: sarebbe necessario includere, a mio avviso, anche gli aggettivi “giusto e rispettoso dei diritti”. Sappiamo bene che ogni progetto può essere efficace, ma anche le dittature hanno spesso questa virtù come bussola della loro azione.

Per questo motivo avrei due domande da sottoporre al relatore Pabricks e al Signor Leggeri:

 

– la prima riguarda il margine di manovra delle “squadre europee di intervento per il rimpatrio”, istituite nell’ambito dell’Agenzia, che potranno agire negli Stati membri anche contro il loro volere o senza che vi sia esplicita richiesta: vi chiederei di chiarire meglio questo punto, molto delicato;

– la seconda questione concerne le competenze della futura agenzia, che riguarderanno sia la lotta al terrorismo sia la politica di asilo. Questa mescolanza di due materie completamente diverse non mi è chiara. Il Signor Leggeri ha parlato di una fusione tra il primo e il secondo pilastro dell’Unione (unione economico-monetaria e politica estera e di sicurezza). Gli chiedo di chiarire cosa intenda a tal proposito, dal momento che la proposta include elementi di politica estera senza tuttavia contenere, al momento, alcun tipo di reale salvaguardia e tutela dei diritti fondamentali. L’agenzia, infatti, avrebbe un solo funzionario che gestisce le denunce e segue i ricorsi in caso di violazioni dei diritti. Per questo motivo credo sia impensabile e addirittura impossibile che l’agenzia possa occuparsi di politica di sicurezza interna e, contemporaneamente, di politica estera, inviando squadre di intervento nei paesi terzi ai fini di prevenzione del terrorismo.

Una collega del Gruppo ALDE ha detto oggi che dovremmo fare un “salto federale” e penso che per la prima volta potremmo trovarci, in effetti, di fronte ad una sorta di “agenzia federale” consacrata ai rimpatri dei rifugiati. Consiglio massima prudenza, nell’uso di quest’aggettivo: la forma federale non garantisce, di per sé, alcun tipo di superiore democraticità. Uno Stato può addirittura divenire più centralizzato e oligarchico, con la scusa di dar vita a una Federazione, e rompere per questa via ogni legame serio con le tradizioni federali democratiche. La proposta di istituire un’agenzia europea della guardia costiera e di frontiera, a mio parere, sembra andare proprio in questa direzione.

 

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