Le lacune di un rapporto sull’immigrazione senza condanna dell’accordo UE-Turchia

COMUNICATO STAMPA

Strasburgo, 12 aprile 2016

Il Parlamento ha votato il rapporto sulla “situazione nel Mediterraneo e la necessità di un approccio globale dell’UE in materia di immigrazione” redatto dalle co-relatrici Roberta Metsola (PPE) e Kashetu Cecile Kyenge (S&D).

Secondo Barbara Spinelli, relatrice ombra per il Gruppo GUE/NGL, i negoziati sono stati difficili a causa del patto di ferro stretto tra Popolari e Socialisti, i due gruppi cui appartengono le co-relatrici. «Avevo inizialmente pensato di consigliare al mio gruppo il voto favorevole al rapporto, ritenendo rilevanti alcuni punti senz’altro positivi, come la richiesta di azioni umanitarie europee di ricerca e soccorso in mare, il mutuo riconoscimento delle decisioni nazionali di asilo e la protezione temporanea che contempla l’apertura di corridoi umanitari in cooperazione con l’UNHCR», ha dichiarato l’eurodeputata. «Da mesi, tuttavia, le politiche dell’Unione vanno in tutt’altra direzione e assistiamo a un degrado senza precedenti. Siamo di fronte a un accumulo di scelte, della Commissione e del Consiglio, che sanciscono al tempo stesso la chiusura delle frontiere come conditio sine qua non della sopravvivenza di Schengen, e un’indifferenza di natura criminosa  verso la sorte dei rifugiati. La più decisiva di queste scelte è l’accordo con la Turchia, accordo giudicato illegale dall’ONU e da molti esperti di diritto internazionale ed europeo».

In proposito Barbara Spinelli ha presentato – tra gli altri – tre emendamenti volti a criticare gli effetti dell’accordo UE-Turchia, che non sono passati a causa del voto negativo di parte del Partito socialista. Per questo l’eurodeputata del GUE/NGL ha consigliato al proprio gruppo politico l’astensione.

«Eravamo partiti con due ambizioni forti», ha detto in Plenaria, «darci una visione olistica del Mediterraneo e delle migliaia di morti in mare; capire che non siamo di fronte a una “questione immigrati” ma a una “questione rifugiati”. Se “olistico” vuol dire superare una difficoltà affrontando insieme i suoi diversi aspetti, e se penso alle politiche europee dell’ultimo anno e mezzo, mi domando se siamo stati all’altezza. Non è visione olistica la concentrazione degli Stati membri e della Commissione (Frontex compresa) sul controllo delle frontiere e sul respingimento dei rifugiati, con la scusa che Schengen si salva solo così; non è visione olistica la frase vergognosa di Donald Tusk che invita i fuggitivi da guerre e dittature e non venire “soprattutto” in Europa; non è olistica Frontex trasformata in Nuova agenzia per i respingimenti collettivi; non è olistico, sopra ogni altra cosa, l’accordo con il regime turco, che respinge tanti rimpatriati nelle zone di guerra siriana mentre in casa reprime i connazionali curdi».

Altri importanti emendamenti di Barbara Spinelli sono stati bocciati, lasciando unicamente un richiamo all’Articolo 3 della Convenzione di Ginevra: questo spiega il voto negativo di molti parlamentari del GUE/NGL. Nonostante questo l’eurodeputata ha confermato l’astensione, convinta che il rapporto rappresenti comunque un progresso rispetto alle politiche decise ultimamente da Commissione e Consiglio.

Qui si può trovare l’esito nominale dei voti sugli emendamenti presentati da Barbara Spinelli


Si veda anche:

GUE/NGL abstention largely due to lack of criticism of recent EU-Turkey deal on refugees

Il delirio dell’Europa sui rifugiati, di Annamaria Rivera, «il manifesto», 17 aprile 2016

Rapporto sulla situazione nel Mediterraneo: intervento in plenaria

Strasburgo, 12 aprile 2016

Intervento di Barbara Spinelli (GUE/NGL) durante la discussione in plenaria sul rapporto sulla situazione nel Mediterraneo e la necessità di un approccio globale dell’UE in materia di immigrazione di cui è relatrice ombra. La risoluzione sarà votata dal Parlamento Europeo il 12 Aprile.

Per quasi un anno e mezzo i gruppi hanno negoziato spesso duramente, per giungere all’odierna risoluzione. Eravamo partiti con due ambizioni forti: darci una visione olistica del Mediterraneo e delle migliaia di morti in mare; capire che non siamo di fronte a una questione immigrati ma a una questione rifugiati. Se olistico vuol dire superare una difficoltà affrontando insieme i suoi diversi aspetti, e se penso alle politiche europee dell’ultimo anno e mezzo, mi domando se siamo stati all’altezza.

Non è visione olistica la concentrazione degli Stati membri e della Commissione (Frontex compresa) sul controllo delle frontiere e sul respingimento dei rifugiati, con la scusa che Schengen si salva solo così;

Non è visione olistica la frase vergognosa di Donald Tusk che invita i fuggitivi da guerre e dittature e non venire soprattutto in Europa;

Non è olistica Frontex trasformata in Nuova Agenzia per i Respingimenti collettivi;

Non è olistico soprattutto l’accordo con il regime turco, che respinge tanti rimpatriati nelle zone di guerra siriana mentre in casa reprime i  connazionali curdi.

Questo rapporto contiene notevoli punti positivi, soprattutto per quanto riguarda la domanda di vie legali di accesso all’Unione, di sistemi europei di ricerca e salvataggio, del reciproco riconoscimento delle decisioni di asilo. Sarebbe all’altezza delle ambizioni iniziali se denunciasse a chiare lettere l’accordo con la Turchia, come chiesto in precisi emendamenti del mio gruppo. Se comprendesse che siamo di fronte a una crisi di rifugiati, non di immigrati. Se non lo farà, nemmeno questo Parlamento potrà dire di avere una visione olistica del Mediterraneo.

Rapporto sulla situazione nel Mediterraneo: raccomandazioni di voto per il gruppo

Strasburgo, 11 aprile 2016

Intervento di Barbara Spinelli (GUE/NGL) durante la riunione del gruppo politico GUE/NGL per presentare il rapporto sulla situazione nel Mediterraneo e la necessità di un approccio globale dell’UE in materia di immigrazione e le sue raccomandazioni di voto per il gruppo. La risoluzione sarà votata dal Parlamento Europeo il 12 aprile durante la seduta plenaria.

Il negoziato che si conclude in questi giorni è durato quasi un anno e mezzo, ed è stato difficile a causa del patto Popolari-Socialisti, i due gruppi cui appartengono i co-relatori. Avevo inizialmente pensato di consigliare il voto favorevole al rapporto, considerando rilevanti alcuni punti senz’altro positivi. Penso alla richiesta di azioni umanitarie europee di ricerca e soccorso, slegate da Frontex; al riconoscimento reciproco delle decisioni nazionali di asilo; alla protezione temporanea che contempla – è una novità – l’apertura di corridoi umanitari in cooperazione con l’UNHCR.

Da mesi, tuttavia, le politiche dell’Unione vanno in tutt’altra direzione e assistiamo a un degrado senza precedenti, di cui il rapporto non tiene completamente conto. Siamo di fronte a un accumulo di scelte, della Commissione e del Consiglio, che sanciscono al tempo stesso la chiusura delle frontiere come conditio sine qua non della sopravvivenza di Schengen e un’indifferenza di natura criminosa verso la sorte dei rifugiati.

La più decisiva di queste scelte è l’accordo con la Turchia. Un accordo che viola le Costituzioni nazionali, la Carta dei diritti fondamentali, la Convenzione di Ginevra. Non è escluso che sarà giudicato illegale dalle Corti europee. I colleghi della Commissione Libertà Pubbliche hanno potuto constatare di persona la sorda indifferenza della Commissione, quando interpellata in proposito. È il punto decisivo e discriminante, a mio parere: se passa l’emendamento di condanna presentato dal nostro gruppo, il rapporto potrebbe salvarsi.

Altri elementi del degrado europeo, accanto all’accordo con la Turchia: la chiusura della rotta balcanica – assieme alle violenze che persistono a Idomeni – i muri che si moltiplicano dentro l’Unione, gli hotspot dove i rifugiati tendono a esser imprigionati e maltrattati (a Lampedusa e Grecia), la lista di Paesi terzi sicuri, l’estensione dei poteri autonomi dell’agenzia Frontex (ridenominata Guardia Costiera), che affiancata a Eunavfor Med ottiene piena giurisdizione nei rimpatri, nei rapporti con i Paesi terzi, nella lotta al terrorismo: cioè in politica interna e anche estera.

Il rapporto Kyenge-Metsola avalla questo degrado, affermando alcuni diritti in maniera inedita ma omettendo di esaminare sia il passato (le guerre all’origine delle fughe, di cui siamo in gran parte responsabili) sia il presente e il futuro alla luce delle odierne politiche europee. La strategia del damage control che ho cercato di attuare come relatore ombra ha i suoi limiti. Un primo colpo l’ho ricevuto quando il lavoro che avevo fatto sugli emendamenti è stato annientato (168 correzioni elaborate con 25 Ong e esperti, buttate nel cestino con la scusa che il rapporto andava protetto da emendamenti dell’estrema destra).

Oggi, se rileggo il rapporto devo constatare che alcuni danni sono stati con nostro contributo limitati, e per questo non raccomanderei un No netto. Ma se alcuni nostri forti emendamenti non passano (sulla Turchia in primis, il che vuol dire in sostanza: sul non-refoulement), mi sento di raccomandare almeno l’astensione.

La Commissione Libertà, Giustizia e Affari Interni vota a favore del rapporto sull’immigrazione nel Mediterraneo

Il 16 marzo, la Commissione Libertà, Giustizia e Affari Interni (LIBE) del Parlamento Europeo riunita a Bruxelles ha adottato la relazione d’iniziativa sulla situazione nel Mediterraneo e la necessità di un approccio globale dell’UE in materia di immigrazione. La risoluzione sarà ridiscussa e votata dal Parlamento Europeo durante la seduta plenaria di aprile.

Co-relatrici: Cécile Kyenge (Partito Socialista) e Roberta Metsola (Partito Popolare Europeo)

Relatore ombra per il gruppo GUE/NGL: Barbara Spinelli

 Dopo il voto, Barbara Spinelli ha rilasciato la seguente dichiarazione:

«Oggi la Commissione LIBE ha adottato la relazione sulla situazione nel Mediterraneo e la necessità di un approccio globale dell’UE in materia di immigrazione.

Il rapporto presenta notevoli punti positivi, soprattutto per quanto riguarda la necessità di riconoscere vie legali e sicure di accesso al territorio dell’Unione e la creazione di un sistema europeo di ricerca e salvataggio in mare.

Deploro, ciononostante, il processo decisionale che ha portato al voto di questo rapporto. Il rapporto è stato assegnato più di un anno fa a due relatrici – Cécile Kyenge (Partito Socialista) e Roberta Metsola (Partito Popolare Europeo) – e tale procedura, che affida la guida dei rapporti parlamentari ai due maggiori gruppi del Parlamento, non è mai di buon auspicio. L’esperienza insegna che, poiché i due gruppi politici formano da soli una maggioranza solida in Parlamento, l’opinione degli altri gruppi è messa in disparte e il pluralismo viene aggirato. Nel caso in specie e per volontà congiunta dei Socialisti e dei Popolari, i nostri 168 emendamenti, scritti con l’appoggio di numerosi accademici, associazioni della società civile e ONG, non sono stati sottoposti al voto. È il motivo per cui solo alcuni di essi sono stati incorporati negli emendamenti di compromesso votati oggi. Quel che deploro, è che l’insieme delle nostre controproposte non abbia trovato spazio né visibilità nei testi di compromesso.

Se alla fine una parte dei nostri emendamenti è stata inclusa, dopo difficili e lunghi negoziati, lo si deve alla tenacia con cui il Gue, i Verdi, l’Alde, i Cinque Stelle si sono battuti per incorporare alcuni punti importanti negli emendamenti di compromesso come:

– la necessità di prevedere misure di accoglienza, sostegno e opportunità di integrazione a migranti, richiedenti asilo e rifugiati;

– l’esortazione agli Stati membri a introdurre specifiche procedure per la determinazione dell’apolidia e a condividere pratiche di eccellenza (best practices);

– il richiamo al fatto che sia il diritto internazionale sia la Carta dei diritti fondamentali dell’UE impongono agli Stati membri di esaminare opzioni alternative alla detenzione;

– la critica forte del sistema di Dublino, e la richiesta, fatta alla Commissione e agli Stati membri, di superarne le rigidità e di diminuire il peso che grava sugli Stati di prima accoglienza (essenzialmente Grecia e Italia);

– la menzione delle cause profonde della fuga dei migranti: guerre, povertà, corruzione, fame, pulizie etniche, disastri naturali e cambiamento climatico;

Il rapporto presenta tuttavia alcune debolezze a mio parere gravi. Sono passate malgrado il voto negativo del mio gruppo paragrafi a favore del piano d’azione comune UE-Turchia, da me radicalmente criticato; disposizioni a favore di rimpatri e accordi di riammissione con Stati Terzi (processo di Khartoum); e una serie di capitoli sul rafforzamento dei controlli delle frontiere esterne di Schengen (criticabile è il nesso stretto stabilito con le frontiere interne), sulla proposta di una lista europea di Stati di origine sicuri e sulla creazione di una Guardia Costiera europea.

Le sezioni riguardanti il ricongiungimento familiare potevano e avrebbero dovuto essere ulteriormente rafforzate, favorendo il ricongiungimento di membri di famiglie allargate ed eliminando le restrizioni (burocratiche, pecuniarie) che intralciano il ricongiungimento intra e extra-europeo di moltissime famiglie. Infine, ed è una mancanza a mio parere cruciale, il rapporto non riconosce il ruolo svolto dagli interventi militari occidentali nella grave destabilizzazione degli Stati di origine o di transito di tanti rifugiati che arrivano in Europa.

Altra nostra domanda che non è stata accolta: la definizione di uno statuto giuridico – tuttora assente nel diritto internazionale – per i rifugiati ambientali.

Esaminando i punti positivi e quelli negativi del testo, ho tuttavia consigliato ai miei colleghi, nel mio ruolo di relatore ombra per il gruppo GUE/NGL,  di dare all’insieme del rapporto un voto positivo, pur raccomandando il voto negativo su una ventina di paragrafi di compromesso».

Allegati:

Gli emendamenti presentati da Barbara Spinelli al rapporto (file .pdf)

La bozza del rapporto sull’immigrazione nel Mediterraneo (file .doc)

Politica europea dei rifugiati e Mediterraneo

Intervento di Barbara Spinelli, in qualità di relatore ombra per il gruppo GUE-NGL nel corso della riunione ordinaria della Commissione Libertà civili, giustizia e affari interni tenutasi a Bruxelles il 29 febbraio 2016.

Punto in agenda:

Situazione nel Mediterraneo e necessità di un approccio globale dell’UE in materia di immigrazione

  • Esame degli emendamenti

Co-Relatori: Roberta Metsola (PPE – Malta), Kashetu Kyenge (S&D – Italia)

Ringrazio le co-relatrici per l’ottimo lavoro che hanno svolto e che in gran parte condivido: in particolare su temi come il search and rescue e le vie di accesso legale all’Unione europea.

Ringrazio anche le 20 ONG da cui ho ricevuto suggerimenti per i molti emendamenti che ho presentato. Sintetizzandoli al massimo, vorrei indicare i sei punti che a mio parere sono cruciali, e non ancora risolti:

  • L’emendamento “orizzontale” che ho proposto, e che prevede la possibilità per i richiedenti asilo di esprimere le proprie preferenze sullo Stato in cui vorrebbero chiedere asilo ed essere ricollocati.
  • Sulla detenzione dei migranti, chiedo un regolamento più dettagliato dei dati raccolti da Eurostat, e la promozione di alternative alla detenzione.
  • Ritengo necessario modificare i punti che riguardano sia i meccanismi di rimpatrio governati da Frontex in accordo con i Paesi terzi, sia la creazione di una lista di Stati di origine sicuri. Allo stesso modo è cruciale, secondo me, evidenziare l’assenza di garanzie procedurali e di trasparenza, nella creazione di una Guardia di costiera e di frontiera europea.
  • Sui fondi europei, chiedo che l’uso sia trasparente e controllato per scongiurare, almeno in parte, scandali come “Mafia Capitale”. Inoltre, penso che i fondi europei destinati all’asilo e alla migrazione dovrebbero essere esenti dalle regole di deficit previste dal Patto di Stabilità e di Crescita. Questo per aiutare i Paesi che sono i più esposti ai flussi migratori come Grecia e Italia.
  • In politica estera, sono contraria a missioni NATO di controllo delle frontiere e soprattutto ai recenti accordi per il rimpatrio con Stati che non rispettano né i diritti dei propri cittadini né quelli dei migranti. Penso al processo di Khartoum. E penso, in particolar modo, al governo turco e a un possibile intervento militare in Libia per risolvere il problema degli smuggler. Ritengo necessario, in questo quadro, dire a chiare lettere che l’Unione europea non può decidere le sue politiche assieme alla Turchia, quasi fosse un nuovo Stato membro. Siamo tutti a conoscenza dei massacri che il governo Erdoğan sta compiendo contro il popolo curdo nel Sud -Est della Turchia, e dei bombardamenti della Repubblica di Rojava in Siria.
  • Chiedo uno sguardo lungo, previdente, sulla filosofia di Schengen. Nell’immediato può aver senso lo stretto legame causale stabilito tra abolizione di frontiere interne e controllo più stretto delle frontiere esterne. Nel medio-lungo periodo, però, avremo bisogno di frontiere esterne più aperte, perché il nostro è un continente in forte declino dal punto di vista demografico.

Si veda anche:

As humanitarian crisis develops, we must take a whole new approach to refugee policy

Situazione nel Mediterraneo e necessità di un approccio globale in materia di immigrazione

Strasburgo, 18 gennaio 2016. Intervento di Barbara Spinelli, in qualità di relatore ombra, nel corso della riunione straordinaria della commissione Libertà civili, giustizia e affari interni.

Punto in agenda:

Situazione nel Mediterraneo e necessità di un approccio globale dell’UE in materia di immigrazione

  • Esame del progetto di relazione
  • Fissazione del termine per la presentazione di emendamenti

Co-Relatori: Roberta Metsola (PPE – Malta), Kashetu Kyenge (S&D – Italia)
Relatore per Gruppo GUE/NGL: Barbara Spinelli

Ringrazio innanzitutto le relatrici per l’importante lavoro che hanno svolto.

Tuttavia, avendo ricevuto il progetto di relazione abbastanza tardi, posso reagire solo con un’opinione parziale, per punti.

C’è sicuramente una base solida da cui partire ed elementi che trovo apprezzabili. Penso alla necessità, come avete sottolineato nella Relazione, di dotarsi di un sistema permanente e robusto di search and rescue; alle vie legali di accesso all’Unione, tra cui la possibilità di rivedere la direttiva del 2001 sulla protezione temporanea in modo da stabilire corridoi umanitari veri; e alla proposta di un meccanismo permanente e vincolante di resettlement. Ritengo giusto che abbiate evidenziato come le differenti forme di aiuto umanitario non debbano essere criminalizzate, anche se non sono molto d’accordo sul fatto che lo smuggling continui a essere giudicato secondo criteri troppo sommari, dunque negativi.

Per quel che riguarda la mancanza di solidarietà tra Stati membri, personalmente proporrei il rafforzamento delle sanzioni agli Stati che non applicano il diritto europeo o si rifiutano di collaborare sulla base dell’articolo 80 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea.

Ci sono invece alcuni punti su cui sono in totale disaccordo: sui rimpatri, sul rapporto con i Paesi terzi e soprattutto sulla questione Turchia e, di conseguenza, sulla lista dei “Stati d’origine sicuri”. Ancora, non condivido il ruolo attribuito a Frontex e il giudizio sugli “hotspot”. In quest’ultimo caso, il punto di vista della Commissione mi sembra sia stato accolto troppo acriticamente.

Geopolitica e lessico dei rifugiati

Palermo, 12-13 novembre 2015. Conferenza PACE E DIRITTI NEL MEDITERRANEO, promossa da Primalepersone e ADIF in collaborazione con il Comune e l’Università di Palermo, con il patrocinio dell’ANCI Sicilia ed il contributo del GUE/NGL.

Intervento di Barbara Spinelli

Vorrei concentrarmi su due temi generalmente poco trattati (e poco trattati per motivi molto precisi): il peso della geopolitica e delle guerre nella cosiddetta questione migranti, e l’uso distorto che viene fatto delle parole, quando parliamo delle odierne fughe di massa. Guerre e semantica del rifugiato, come vedremo, sono in stretto rapporto fra loro.

Comincio dal secondo punto – la semantica del rifugiato – perché la distorsione della realtà comincia con la stessa parola “migranti”, quindi con il sintagma “questione migranti”. Non c’è praticamente governo né forza politica che usi il vocabolo appropriato – “rifugiati” o “persone in fuga”, che corrisponde alla stragrande maggioranza degli arrivi – se si esclude Angela Merkel. Forse perché conosce bene la storia tedesca del secolo scorso, la Cancelliera  impiega regolarmente il termine corretto: Flüchtlinge, rifugiati. Si continua a parlare di migranti, perché così facendo si finge di non dover cambiare nulla e si evita di dire da cosa precisamente le persone scappano. L’ondata di arrivi continua a essere ascritta a una propensione migratoria classica e il suo straordinario incremento è visto come un’eccezione, un’emergenza: si tratta di fermare l’onda innalzando dighe dappertutto e spostando i flussi dei fuggitivi verso i paesi d’origine, quali essi siano (meglio parlare di flussi che di singole persone, come quando in economia si parla di fasce o strati della popolazione: dietro flussi e fasce i singoli individui cessano di essere più visibili). Anche onda o invasione sono parole da piazzisti di menzogne: l’arrivo di tanti profughi e migranti cambierà di certo il volto dell’Europa, ma resta il fatto che secondo fonti citate dal “Guardian” il numero di migranti e profughi arrivati in Europa nei primi mesi del 2015 costituisce appena lo 0,027% della popolazione totale dell’Unione. La maggior parte dei profughi – l’86% – è accolta da paesi in via di sviluppo, secondo l’UNHCR.

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Corridoi umanitari e migrazione di popoli (appunti per una sinistra governante)

Relazione introduttiva a una conferenza con Olivier Clochard (ricercatore di Migreurop) – Riunione gruppo GUE-NGL – Bruxelles, 2 settembre 2015

La crisi dell’Europa si è acutizzata, quest’estate, non solo sul fronte della Grecia e dell’austerità ma anche su quello della migrazione. Si registrano violenze e morti lungo la rotta balcanica (71 morti asfissiati in Austria, muro di filo spinato in Ungheria, conflitti ai confini tra Grecia ed ex Repubblica jugoslava di Macedonia). Continuano le morti nella rotta del Mediterraneo centrale (200 annegati al largo delle coste libiche). E una terza via di fuga si sta aprendo, lungo la nuova rotta artica: passando attraverso la Russia, un numero crescente di fuggitivi spera di raggiungere la Norvegia. Solo quest’anno i fuggitivi morti nel tentativo di entrare nell’Unione sono 2500. È chiaro ormai che siamo davanti a un’autentica migrazione di popoli, e non a situazioni di emergenza o a una crisi passeggera.

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Ancora manca un Mare Nostrum

Bruxelles 16 luglio 2015. Intervento di Barbara Spinelli in occasione della Riunione della Commissione Parlamentare per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni.

Punto in Agenda: Situazione nel Mediterraneo e necessità di un approccio globale dell’UE in materia di immigrazione

Co-relatori: Roberta Metsola (PPE – Malta), Kashetu Kyenge (S&D – Italia)

  • Esame dei documenti di lavoro sulla solidarietà e sull’accesso sicuro e legale (“working papers” dei relatori ombra Cecilia Wikström [ALDE – Svezia] e Judith Sargentini  [Greens/EFA – Paesi Bassi])

 

Cari colleghi,

ringrazio gli autori per il lavoro svolto su questi importanti working documents. Come stabilito, invierò a breve le raccomandazioni del mio gruppo a riguardo.

Vengo ora ai temi del dibattito.

Innanzitutto, il working document sulle vie di accesso sicure e legali per i richiedenti asilo. Ritengo che queste ultime siano l’unico strumento possibile per rendere del tutto impotente il fenomeno dello smuggling.

Tenuto conto della riforma in corso del codice dei visti, vorrei venissero incluse forti garanzie per i richiedenti asilo: mi riferisco in particolare alle condizioni di ammissibilità, di rilascio del visto, al diritto di appello e, soprattutto, a un cospicuo rafforzamento delle clausole attinenti i visti umanitari. Sono consapevole del fatto che è in corso un negoziato difficile con Commissione e Consiglio, ma ritengo comunque importante – come ricordato da Judith Sargentini – che tali visti diano accesso a tutto lo spazio Schengen.

Per quanto attiene al working document sulla solidarietà, considero di prioritaria importanza che le procedure di riconoscimento dello status di beneficiario di protezione internazionale abbiano, come criterio portante, la volontà dei richiedenti asilo riguardo alla scelta dello Stato di accoglienza, e solo secondariamente le loro eventuali qualifiche. Questo dovrebbe avvenire anche per le procedure di reinsediamento, di ricollocamento e per la normale procedura d’asilo.

Parlando di solidarietà, non possiamo dimenticare i tanti morti dello scorso 18 aprile. In molti abbiamo chiesto che venisse intensificata l’attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale. Abbiamo chiesto all’Unione di modificare il mandato della missione Triton e il limite di 30 miglia marine posto ai soccorsi. Pareva che navi tedesche, inglesi e irlandesi avessero dato vita a una missione umanitaria – una sorta di Mare Nostrum europeo – ma i tempi d’impegno erano circoscritti a poche settimane. Dall’inizio di luglio stanno riprendendo a poco a poco le morti in mare. Stando a quanto ci hanno riportato alcune nostre fonti in Italia, sono già avvenuti due nuovi naufragi a distanza di pochi giorni, davanti al confine tra Libia e Tunisia, e a soccorrere i naufraghi c’erano solo le unità della Guardia costiera italiana.

Morti nel Mediterraneo: J’ACCUSE

COMUNICATO STAMPA

Sessione plenaria del Parlamento europeo
Strasburgo, 29 aprile 2015

Barbara Spinelli, eurodeputata del Gue-Ngl, si è rivolta al presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e al Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, invitati a presentare le posizioni della Commissione e i risultati del Consiglio europeo straordinario del 23 aprile scorso. Il tema della sessione era: Le ultime tragedie nel Mediterraneo e le politiche dell’Unione su migrazione e asilo

“Accuso il Consiglio, i governi degli Stati membri, la Commissione. Ormai è chiaro: siete direttamente responsabili del crimine commesso ai danni dei migranti in fuga dalle guerre che l’Europa ha facilitato, dalle persecuzioni che ha tollerato. Dopo gli 800 morti del 19 aprile, anche l’Unione fa naufragio: nell’ipocrisia, nella negazione, nella cecità.

L’Unione dichiara la lotta contro trafficanti, fingendo di credere che siano loro i soli responsabili di tanti morti. Non sono i soli responsabili. Le morti si susseguono perché non esistono corridoi umanitari legali per i fuggitivi. Perché avete abolito Mare nostrum, che faceva Ricerca e Salvataggio in alto mare; perché continuate a finanziare operazioni – Triton, Poseidon – il cui mandato prioritario è il controllo delle frontiere, non il soccorso dei naufraghi.

La ringrazio, signor Juncker, per le parole che ha pronunciato oggi in quest’aula; ma “le porte” d’Europa non sono state aperte. Nel desiderio di sbarazzarvi delle vostre responsabilità, arrivate sino ad auspicare – cito il Commissario Avramopoulos – la “collaborazione con le dittature”: quella eritrea in testa, la più sanguinaria dittatura d’Africa.

La verità è che state violando, proprio come i trafficanti, la legge: il diritto del mare, del non-respingimento. Mi domando se sapete – se sappiamo noi qui in Parlamento – quel che si sta facendo: una guerra non dichiarata. Non contro i trafficanti, ma contro i migranti”.

 

Subito dopo, il Parlamento ha approvato una risoluzione congiunta sullo stesso tema. Il gruppo Gue-Ngl si è astenuto, non avendo ottenuto progressi sostanziali su istituzione di un corridoio umanitario e revisione del regolamento di Dublino. In cambio sono stati accolti alcuni emendamenti importanti del Gue e dei Verdi, che hanno migliorato la risoluzione per quanto riguarda le operazioni di Search & Rescue in alto mare e la concessione agevolata di visti umanitari.