Intervista al Corriere della Sera, 13 maggio 2015

di Massimo Rebotti

MILANO. La permanenza di Barbara Spinelli nel gruppo della lista Tsipras all’Europarlamento è durata un anno. Giornalista, scrittrice, figlia di Altiero, considerato uno dei padri fondatori della costruzione europea, nel 2014 lancia (con altri) una lista che ha come modello la sinistra greca di Alexis Tsipras. Durante la campagna elettorale mise in chiaro che, se eletta, non sarebbe andata a Bruxelles. Una volta eletta, cambiò idea: «Così garantisco — disse — che il progetto non venga snaturato». Due giorni fa ha annunciato l’abbandono del gruppo (non del seggio) perché «il progetto non è più all’altezza».
Sembra una delle ricorrenti contorsioni della sinistra, difficile da spiegare: «Ma io ci provo – risponde – la lista era nata con l’obiettivo di creare un’aggregazione che andasse oltre i vecchi partitini della sinistra radicale e non ripetesse le esperienze fatte in passato di frammenti che si uniscono, diventando mosaici sconnessi». Eppure pare essere andata proprio così. Spinelli non lo nasconde: «Ma non sono io che mi sono allontanata dalla lista, è la lista che si è allontanata dal progetto originario».


La fondatrice ora ha scelto di essere una parlamentare indipendente della Sinistra europea, un’ulteriore frammentazione: «Ma una persona che fa una scelta da sola – obietta – non produce frammentazione. La frammentazione è responsabilità degli apparati dei partiti. I deputati indipendenti, poi, hanno un ruolo importante». Barbara Spinelli nega la contraddizione di oggi rispetto a quando scelse di andare a Bruxelles: «Speravo che il progetto si salvasse e invece si è frantumato». Lo sguardo ora è a ciò che si muove in Italia: «Quando vedo che ci sono tentativi di andare oltre, come la “coalizione sociale” di Maurizio Landini, ne deduco che la nostra proposta è superata». Il piano del leader della Fiom piace: «Se diventerà strutturato e significativo allora mi sentirei di rappresentarlo all’Europarlamento».
Il punto resta sempre lo spazio a disposizione per una sinistra fuori dal Pd. La lista Tsipras arrivò al 4%, numeri inadeguati per qualsiasi ambizione. «Ma l’alternativa a Renzi non è un’illusione – risponde – ci sono tanti gruppi, a cominciare da Libertà e giustizia di cui sono membro, che si impegnano per salvare una democrazia costituzionale che in Italia ora è a rischio per il fortissimo accentramento dei poteri nell’esecutivo impresso dal leader pd. Sono d’accordo con chi dice: c’è una parte della società che, in quest’era renziana, non ha rappresentanza». Che gliela possa fornire la sinistra (e non Salvini), è però tutto da vedere. La lista Tsipras, per esempio, si è distinta per le divisioni: «Siamo stati troppo litigiosi, è vero, e sotto questo aspetto l’esperienza mi ha deluso. Ho preso poi alla lettera, sbagliando, la promessa di Sel e del Prc di sciogliersi in qualcosa di nuovo. Non è successo. Ci sono stati errori, anche da parte mia. Mi ricordo, per esempio, quando rinunciammo alla candidatura di un’ambientalista di valore, Antonia Battaglia, per compiacere nella terra dell’Ilva alcuni esponenti di Sel».
Dell’esperienza a Bruxelles, invece, non è delusa – «è avvincente» dice – mentre definisce «cruciale» il negoziato che il leader greco Tsipras sta conducendo con le istituzioni europee: «La crisi è talmente profonda che diventa sempre più forte il bisogno di strade alternative».
Per Barbara Spinelli quest’anno e mezzo in politica è stato, come minimo, travagliato: «Nessuno vive senza dubbi, a meno di non essere fatto di plastica. Quando ho scelto di andare a Bruxelles penso di aver risposto a una domanda forte degli elettori. Non tolleravano l’idea che uno facesse il portabandiera senza poi assumere il peso della carica». Ora c’è il prossimo tentativo: «La bandiera l’hanno presa Landini e Rodotà. Quel discorso iniziato da noi adesso può proseguire in altri modi».

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