Una storia sbagliata (dal blog di Gian Luigi Ago)

Una storia sbagliata (L’Altra Europa vs Barbara Spinelli)

di Gian Luigi Ago

Quanta disinformazione, cattiva coscienza o ipocrisia. Scegliete voi…

Barbara Spinelli, una delle garanti e ispiratrici dell’appello dell’Altra Europa viene candidata alle europee dichiarando che rinuncerà al seggio a favore del secondo eletto in caso di elezione.
Dopo l’elezione viene invitata via lettera da Alexis Tsipras stesso ad accettare comunque l’elezione. Sel e Rifondazione appoggiano questa richiesta ma lasciano a lei la patata bollente di scegliere in quale circoscrizione accettare l’elezione, rifiutando un sorteggio o di accordarsi tra i due partiti.

Così per inciso diciamo anche che le elezioni non servono per spartirsi eletti tra Sel e Rifondazione (uno a te, uno a me…) ma per scegliere delle persone competenti e in grado di ben rappresentare e attuare il programma (su questo vedremo nel finale cosa succederà…).
Così è, anche se le logiche dei partiti ragionano invece in un altro modo…

Intanto passa il tempo e l’AE perde i pezzi per il suo immobilismo.
Perde il meglio di sé: intellettuali, movimenti, associazioni, cittadini che nei territori con entusiasmo hanno contribuito più di tutti al risultato elettorale.
Quegli stessi territori (le Altre Regioni) che sono considerati “altro da sé” e minacciati di denunce per l’uso del simbolo.

All’assemblea di Bologna di gennaio si parla infatti di elezioni politiche del 2018  ma non delle regionali che ci saranno solo quattro mesi dopo…
Candidamente si affermerà che bisogna lasciar mano libera ai partiti di fare le alleanze che vogliono…  Nella stessa assemblea la blindatura è totale. Non si può decidere nulla, solo ratificare il documento Revelli. Nei corridoi del cinema dove si svolge l’assemblea si chiede di redigere insieme un documento conclusivo a mille mani. Si risponde che non si accetterà alcuna discussione.

La linea politica cambia intanto gradualmente: il “soggetto politico nuovo” del primo documento Revelli si trasforma come per magia in “casa della sinistra e dei democratici” e poi in “casa comune della sinistra e dei democratici”.
Questo provoca  grande dissenso interno in quanto la natura dei due concetti è completamente diversa. Seguono poi  documenti propositivi che si susseguono fino ad aprile quando la stessa Barbara Spinelli invia una lettera aperta che invita a tornare allo spirito originario dell’AE, quello per cui l’AE doveva essere il “contenitore autonomo dagli apparati partitici”.
Tutto rimane inascoltato e nemmeno preso in considerazione.

Ma in AE ormai Sel, e soprattutto Rifondazione, la fanno da padroni e la linea di AE diviene quella di “unire la sinistra” nella solita ammucchiata fallimentare già vista con Sinistra Arcobaleno e Rivoluzione Civile, aprendo anche ai dissidenti civatiani del PD.
Dapprima si irride alle coalizioni sociali, poi, quando Landini e Rodotà le indicano come le vere soluzioni, si ha un rapido e opportunistico ravvedimento e si dà alla nuova coalizione anche il compito di tendere la mano al sociale… ribadendo l’errore per cui si vede il sociale come qualcosa di diverso dal politico che necessità di una sponda che può solo essere data dall’alto del “ceto professionale partitico”.

Il COT (Comitato Operativo Transitorio) svolge intanto funzioni dirigenti e politiche (che non ha) e agisce con metodi quantomeno autoritari, a colpi di maggioranza, rifiutando qualsiasi confronto per trovare una linea comune di accomodamento tra diverse posizioni.

Si arriva così all’assemblea fondativa di metà aprile che di questo nome non ha nulla essendo più simile a un congresso, con delegati, mozione unica, ecc. e molte cose più che discutibili nello svolgersi delle riunioni dei territori per l’elezione dei delegati.

A questo punto la possibilità di avere un confronto tra diverse posizioni è nulla.

A chi ancora oggi dice “bisogna cercare di cambiare le cose dall’interno” si fa notare che ci si è provato per un anno ma che è impossibile con di fronte un muro di gomma che decide a maggioranza e va avanti per la sua strada in perfetto stile renziano.

Molti abbandonano l’Altra Europa, ormai diventata un partitino pronto ad allearsi ad altri partitini.

E si arriva ad oggi quando Barbara Spinelli non può che  prendere atto del nuovo corso dell’AE, ratificato dall’Assemblea fondativa, e ne esce non condividendo lo stravolgimento dei princìpi e degli scopi per cui il movimento era nato.

Partono il linciaggio e gli insulti in perfetto stile grillino, tanto che gli stessi gestori della pagina FB dell’AE devono cancellare i moltissimi insulti.
Sono paradossalmente le stesse persone che applaudono a una situazione analoga:
l’uscita di Civati dal PD ormai snaturato dalla politica di Renzi.
La similitudine con l’uscita della Spinelli da un’AE ormai snaturata da Revelli, ultimo dei garanti rimasto , sembra più che calzante.

Ma Civati che esce da un PD che ha cambiato linea politica e strategia è un eroe,

la Spinelli che ugualmente esce da un’AE che ha cambiato linea politica e strategia è invece un’infame….

La Spinelli è stata eletta al Parlamento europeo con il programma dell’Altra Europa in cui ancora crede e che condivide, come condivide il progetto per cui in molti l’hanno votata.
Gli altri due eletti invece ora condividono il cambiamento fatto nell’ultima Assemblea che ha trasformato l’AE in qualcos’altro che era negato dallo spirito originario .
Quindi, per logica, dovrebbero essere paradossalmente gli altri due eletti a essere maggiormente nella condizione di lasciare il seggio se non condividono più il programma e il progetto per cui la gente li ha eletti…..

Questa è la desolante storia, non dissimile da molte altre già viste nella sinistra e che ancora vedremo ripetute fino a che non si capirà che il cambiamento può solo arrivare da un grande movimento di base che prescinda da qualsiasi organizzazione politica precostituita dal solito ceto partitico, ma capace al contrario di darsi un’auto-rappresentanza in modo orizzontale, innovativo, democratico, trasparente.

Gian Luigi Ago
https://gianluigiagora.wordpress.com

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