Bruxelles, 16 luglio 2015. Intervento di Barbara Spinelli, in qualità di Relatore ombra, in occasione della Riunione della Commissione Parlamentare per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni.
Punto in Agenda: Prevenzione della radicalizzazione e del reclutamento di cittadini europei da parte di organizzazioni terroristiche
Relatore: Rachida Dati (PPE – Francia)
Grazie alla collega Rachida Dati per il lavoro delicato e difficile che sta svolgendo.
Capisco la difficoltà di tale lavoro. Io stessa, in qualità di relatore ombra del mio gruppo, ho chiesto il parere a 14 ONG e ne ho esaminato i relativi rapporti. Dalla maggior parte di essi emergono le stesse preoccupazioni, focalizzate su tre punti cruciali.
Primo punto sottolineato dalle Ong: il Rapporto Dati è incentrato su misure di carattere repressivo piuttosto che preventivo;
Secondo punto: un gran numero di attacchi non proviene da combattenti stranieri, come lascia intendere il Rapporto, ma nasce nel cuore delle nostre società e delle nostre periferie urbane;
Terzo punto: il Rapporto riguarda quasi esclusivamente i cosiddetti “radicalizzati religiosi”, con il rischio che questo possa condurre, anche involontariamente, a forme di stigmatizzazione religiosa.
Vorrei ricordare, a tale proposito, due recenti rapporti redatti da Europol sugli attacchi terroristici violenti perpetrati nel 2013 e 2014. Secondo Europol, nel 2013 solo 2 attacchi su 152 erano motivati da “radicalizzazione” o estremismo religioso. Lo stesso vale per il 2014: la maggior parte degli attacchi non è stata di natura religiosa.
È il motivo per cui la mia preferenza anche linguistica – su questo sono completamente d’accordo con quanto detto prima di me dalla collega Sophie Int’ Veld [Alde, NdR] – va a termini più precisi, anche se apparentemente generici. Meglio parlare di “estremismo violento” piuttosto che, genericamente, di radicalismo o fondamentalismo: il fondamentalista o “radicale” può anche essere non violento e non dovrebbe, quindi, essere stigmatizzato solo sulla base delle sue convinzioni.
Ho concentrato la mia attenzione e gli emendamenti che ho proposto a nome mio e del mio gruppo sul ruolo che l’esclusione sociale e la ghettizzazione urbana hanno nel marginalizzare persone tendenzialmente vulnerabili, facendole sentire estranee alla società, se non addirittura reiette in questa “nostra” Unione europea.
Mi sono inoltre opposta alla segregazione nelle prigioni, suggerita nel Rapporto di iniziativa. Prendo atto che il relatore ha idee meno punitive e più sofisticate in materia, come ribadito in una precedente sessione di questa Commissione parlamentare e ancora una volta oggi. Fatto sta che in tutte le lingue in cui il suo Rapporto viene tradotto la parola è segregazione o isolamento. Quindi bisogna veramente, secondo me, trovare un termine più preciso e inequivocabilmente diverso da quello impiegato (segregazione carceraria, celle di isolamento). Il lessico ha la sua rilevanza e sarebbe quindi necessario trovare un accordo su una parola di compromesso.
Mi sono inoltre opposta a controlli estesi o censura dei contenuti internet. Il nostro gruppo è particolarmente sensibile in materia e, a nostro parere, ogni meccanismo di controllo e/o censura andrebbe esaminato con riferimento alle sue conseguenze sul diritto alla libertà di espressione e di informazione.
Nel settore dell’educazione ho raccomandato la promozione di corsi sulla tolleranza e sul rispetto della diversità.
Per quel che riguarda una questione che mi sta specialmente a cuore, cioè la cooperazione giudiziaria con Stati terzi, ho chiesto che qualsiasi accordo abbia quale condizione irrinunciabile il rispetto da parte degli Stati in questione degli standard europei in materia di diritti fondamentali, se non di standard più alti di quelli europei.
Infine, ho chiesto di eliminare qualsiasi sovrapposizione tra migrazione e terrorismo, e mi sono opposta a ogni profiling etnico o razziale.
Mi auguro naturalmente che qualche compromesso possa essere raggiunto, quantomeno sul piano lessicale, e spero in ogni caso che i miei emendamenti, o almeno una gran parte di essi, siano presi in considerazione.