Bruxelles, 22 giugno 2016. Intervento di Barbara Spinelli (GUE/NGL) nel corso della sessione Plenaria di Bruxelles.
Punto in agenda: Prevenire la radicalizzazione che conduce all’estremismo violento e al terrorismo
- Presenti in aula Tibor Navracsics, Commissario europeo per l’istruzione, la cultura, il multilinguismo e la gioventù, e Bert Koenders, ministro degli esteri dei Paesi Bassi, in rappresentanza del Consiglio.
In Francia come in Nord America, siamo di fronte a una mutazione del terrorismo, dunque anche della radicalizzazione. Spesso l’Isis ci mette il cappello, ma gli atti che subiamo nascono in casa: sono nostri concittadini a deciderli, soli. La scelta dell’assassino di Jo Cox di difendere le proprie idee col coltello è stoffa delle nostre città, della nostra cultura. La partecipazione politica è giudicata strumento morto, freddo. Il male violento si banalizza. «Avevo bisogno di riconoscimento», ha detto l’assassino di poliziotti a Magnanville.
Dobbiamo cercare di capire come è avvenuto questo passaggio, senza concentrarci ossessivamente su singoli fattori scatenanti: internet, le prigioni, le scuole. Ancora più deleterio è rispondere con democrazie sempre più sorvegliate, con l’islamofobia, con le guerre ad atti violenti che non sono bellici, ma legati a sradicamenti difficilmente decifrabili.
L’omicidio di Jo Cox ricorda l’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando nel giugno 1914. Lo sparo contro un impero multietnico non cade dal cielo: è il risultato di decenni di diserzione politica delle élite. Se al terrorismo si risponde con la politica della paura, avendo paura dei conflitti o di internet o dello straniero, sarà il terrorismo a vincere.