Discorso tenuto il 9 maggio 2014 a Roma in occasione del decimo anniversario della nascita della Sinistra europea.
La Lista Altra Europa con Tsipras è nata dopo la decisione della Sinistra europea di candidare alla Presidenza della Commissione il leader e fondatore di Syriza, il partito che sta divenendo maggioritario in Grecia e che è riuscito in una grandissima impresa: unire tutte le forze veramente di sinistra contro le politiche di austerità che pretendono di salvare l’euro. In Italia, è il tentativo di raggruppare non solo i partiti di sinistra, quella vera, ma anche le più diverse associazioni della società civile che hanno difeso i beni pubblici, che combattono per un nuovo sviluppo ecologico, che difendono la nostra Costituzione antifascista dagli attacchi di una grande coalizione neo-autoritaria, che da anni sono impegnati in una lotta contro la mafia che faccia luce sui patti sordidi, mai confessati, che ci sono stati negli anni Novanta e che ancora forse continuano, fra Stato italiano e mafie di vario tipo. Un vasto tentativo bipartisan è in atto per azzittire la Procura di Palermo, che sta indagando su questi patti. Noi lo denunciamo.
Dicono che siamo alla ricerca di esotismi, perché abbiamo scelto la Grecia e Tsipras come punti di riferimento. Sbagliano di grosso, e lo sanno. Quando cominciarono le politiche «di risanamento», Alexis Tsipras fu definito il nemico pubblico numero 1 in Europa, perché mostrava di non voler scendere a patti con le politiche europee, con il Fiscal compact, ecc. La verità è che non ci deridono perché esotici, ma perché vedono in noi e in una Grecia guidata da Tsipras un pericolo.
È vero che Tsipras è un pericolo per chi vuole lo status quo. Per chi vuole che siano i mercati e non un’Europa forte a decidere i nostri destini. Abbiamo scelto Tsipras proprio per questo: perché per la prima volta nell’Unione c’è un paese membro che viene considerato nemico, se reagisce e si oppone alle cure da cavallo che gli somministrano.
E abbiamo scelto Tsipras perché è di sinistra, in un momento storico in cui la sinistra, in molti paesi europei, semplicemente non c’è, ha cambiato veste oppure si è alleata con la destra: in Italia, patteggia più o meno segretamente con Berlusconi.
Eppure, senza una sinistra forte è difficile ottenere quello che una maggioranza di europei vogliono. Non l’uscita dall’euro, non l’abbandono del progetto grandioso che è stata l’Unione, ma un’Europa che sia solidale, che spenda i suoi soldi per combattere la disoccupazione e superare le disparità fra Stati e cittadini.
Senza sinistra, non so come riusciremo a spegnere le guerre ai nostri confini. Penso all’Ucraina: il ritorno ai nazionalismi etnici e ai razzismi, i pogrom antirussi come quello di Odessa e la frantumazione del Paese non sono cose che inquietano le destre. Inquietano le sinistre.
Senza sinistra, anche dentro l’unione i popoli e gli Stati tornano a guardarsi l’un l’altro con sospetto, a volte con odio. Torna il vecchio concerto fra grandi e piccole potenze che ha precipitato l’Europa in due guerre mondiali.
Senza la sinistra non c’è nessuno che parli del male che ha portato alla crisi, e che con la crisi si è addirittura esasperato: la disuguaglianza sociale. Abbiamo letto che le 10 persone più ricche, in Italia, hanno un reddito pari a quello di mezzo milione di lavoratori. Che Il 10% delle famiglie più ricche possiede quasi il 45% della ricchezza totale. Sono cifre che gridano vendetta, perché in una grande recessione non ci possono essere divari così scandalosi.
Non a caso parliamo di New Deal europeo e di una conferenza sul debito, perché il New Deal nell’America di Roosevelt fu la risposta a questi scandali. E anche il progetto di Federazione europea, concepito durante la guerra da antifascisti incarcerati, fu pensato come risposta a questi scandali, e ai fascismi che ne furono la conseguenza. Abolire la guerra e abolire la miseria: questo era il progetto del Manifesto di Ventotene. E oggi è di nuovo il nostro progetto.