Le associazioni UPRE ROMA, NEVO DROM e SUCAR DROM hanno avviato il progetto europeo MiriEuropa (“La mia Europa”) per favorire la partecipazione alla vita pubblica delle persone appartenenti alle minoranze sinte e rom. Tra le iniziative c’era la richiesta di un confronto dapprima con i candidati e poi con gli eletti al Parlamento Europeo, ai quali sono state poste tre domande.
Queste le risposte di Barbara Spinelli, che saranno pubblicate anche sul sito http://www.upreroma.it
D. Le minoranze presenti nell’Unione europea sono numerose ma tutte sottorappresentate nelle istituzioni politiche dell’UE. Intendete sostenere i diritti civili e politici di queste minoranze e come?
R. Una delle ragioni fondamentali della partecipazione della Lista Tsipras, e mia personale, alle elezioni per il Parlamento europeo, riguarda proprio il tema dei diritti civili e politici delle minoranze. L’Europa alla quale penso è un’Europa di cittadini, e quindi un’Europa in cui tutti i cittadini – quale che sia la loro etnia, religione, orientamento sessuale – si trovino sullo stesso piano nell’esercizio dei diritti. Numerosi stati membri dell’Unione Europea sono stati accusati dalla Commissione e da ONG di rilievo per le loro politiche apertamente discriminatorie e lesive dei diritti dei rom e sinti.
Per tali ragioni, conto innanzitutto di sostenere gli appelli delle ONG che richiedono alla Commissione di lanciare procedure d’infrazione contro gli Stati Membri inadempienti, come dimostrato dal recente successo dell’appello di Amnesty International contro la Repubblica Ceca.
In secondo luogo mi impegno a tener conto della situazione particolare dei rom ogni qualvolta mi competerà emendare o votare testi che possano meglio tutelare i loro diritti (sull’accesso ai beni e servizi pubblici, alla libertà di circolazione, contro le discriminazioni).
D. Tra queste minoranze la più numerosa – circa 12 milioni – e la più distribuita sui diversi Paesi è la minoranza rom, unica nazione senza terra e la più discriminata anche a livello istituzionale. La politica comunitaria finora adottata nonostante rilevanti investimenti non ha modificato sostanzialmente le condizioni di esclusione sociale e civile di questa minoranza. Secondo lei in che cosa si è dimostrata insufficiente questa politica?
R. Credo che la questione rom e sinti, in quanto minoranza storicamente discriminata e perseguitata, sia paradigmatica della mancanza di una vera comunità europea, intesa come entità capace di accogliere e riconoscere tutte le sue componenti. La politica europea, malgrado l’adozione di una direttiva contro la discriminazione razziale ed etnica (Direttiva 2000/43/CE) e una per la libertà di circolazione dei cittadini europei (2004/38/CE), si è finora dimostrata insufficiente e frammentata nei confronti della comunità rom: questo significa che il percorso dell’integrazione e della lotta ai pregiudizi è ancora lungo, nonostante il Novecento ne sia stato segnato nel modo più inaccettabile, con pogrom, persecuzioni e politiche di messa a morte e sterminio. L’Unione Europea dovrebbe promuovere un approccio olistico di inclusione dei Rom, che vada oltre le attuali raccomandazioni non vincolanti agli Stati membri, nel rispetto dell’Articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali, che vieta qualsiasi forma di discriminazione fondata sull’origine etnica o sociale o sull’appartenenza a una minoranza nazionale.
D. Lei ritiene che il riconoscimento giuridico di minoranza sia una via per realizzare concreti e reali processi di inclusione sociale e civile delle comunità rom?
R. Sì, sono convinta che sia un passaggio fondamentale e che valga per tutte le minoranze, dal momento che il riconoscimento restituisce loro identità, dignità e accoglienza nella comunità europea. Per quel che mi riguarda – ma certamente posso parlare anche per conto della Lista Tsipras, che non a caso ha avuto tra i suoi candidati un’esponente della lotta per il riconoscimento giuridico di rom e sinti – mi ritengo impegnata a sostenere azioni e iniziative tese al raggiungimento di questo obiettivo.