Il Parlamento europeo,
– visti gli articoli 2, 3, 6, 7 e 21 del trattato sull’Unione europea (TUE) e gli articoli 4, 16, 20, 67, 68, 70, 71, 72, 75, 82, 83, 84, 85, 86, 87 e 88 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE),
– vista la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, in particolare gli articoli 6, 7 e 8, l’articolo 10, paragrafo 1, e gli articoli 11, 12, 21, da 47 a 50, 52 e 53,
– vista la comunicazione della Commissione del 20 giugno 2014 intitolata «Relazione finale sull’attuazione della strategia di sicurezza interna dell’UE per il periodo 2010-2014» (COM(2014)0365),
– vista la relazione di Europol sulla situazione e le tendenze del terrorismo nell’UE (TE-SAT) per il 2014,
– vista la risoluzione adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 24 settembre 2014 sulle minacce alla pace e alla sicurezza internazionali causate da atti terroristici (risoluzione 2178(2014)),
– vista la strategia di sicurezza interna dell’UE adottata dal Consiglio il 25 febbraio 2010,
– vista la sua risoluzione del 14 dicembre 2011 sulla strategia antiterrorismo dell’UE: principali risultati e sfide future(1) ,
– vista la sua raccomandazione, del 24 aprile 2009, destinata al Consiglio sul problema di definire un profilo, in particolare sulla base dell’origine etnica o della razza, nelle operazioni antiterrorismo, di applicazione della legge, di controllo dell’immigrazione, dei servizi doganali e dei controlli alle frontiere(2),
– vista la sua risoluzione del 12 settembre 2013 sulla seconda relazione sull’attuazione della strategia di sicurezza interna dell’UE(3),
– vista la valutazione, a cura di Europol, della minaccia sul crimine organizzato a mezzo Internet (iOCTA) per il 2014,
– vista la valutazione, a cura di Europol, della minaccia rappresentata dalla criminalità organizzata e dalle forme gravi di criminalità (SOCTA) per il 2013,
– vista la sua discussione in Aula del 28 gennaio 2015 sulle misure antiterrorismo,
– visto il Consiglio informale Giustizia e affari interni (GAI) tenutosi a Riga il 29 e 30 gennaio 2015,
– vista la sua risoluzione del 17 dicembre 2014 sul rinnovo della strategia di sicurezza interna dell’UE(4) ,
– vista la dichiarazione del Consiglio informale GAI dell’11 gennaio 2015,
– viste le conclusioni del Consiglio GAI del 9 ottobre e del 5 dicembre 2014,
– vista la relazione del coordinatore antiterrorismo dell’UE destinata al Consiglio europeo del 24 novembre 2014 (15799/14),
– visto il programma di lavoro della Commissione per il 2015 pubblicato il 16 dicembre 2014 (COM(2014)0910),
– vista la comunicazione della Commissione del 15 gennaio 2014 dal titolo «Prevenire la radicalizzazione che porta al terrorismo e all’estremismo violento: rafforzare la risposta dell’UE» (COM(2013)0941),
– visto il parere del Gruppo dell’articolo 29 per la tutela dei dati, sull’applicazione dei principi di necessità e proporzionalità e la protezione dei dati nell’azione di contrasto (parere 01/2014),
– visti la sentenza della Corte di giustizia dell’8 aprile 2014 nelle cause riunite C-293/12 e C-594/12, Digital Rights Ireland ltd e Seitlinger e a ., e il parere del Servizio giuridico del Parlamento sull’interpretazione della sentenza,
– visto l’articolo 123, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,
A. considerando che il radicalismo terrorismo e l’estremismo violento sono tra le principali minacce alla nostra sicurezza e alla nostra libertà;
B. considerando che i recenti tragici eventi di Parigi hanno ricordato che l’Unione europea sta affrontando una minaccia terroristica costante e in continua evoluzione che, nello scorso decennio, ha colpito gravemente vari suoi Stati membri con attacchi mirati non solo alle persone, ma anche ai valori e alle libertà sulle quali si fonda l’Unione;
C. considerando che la sicurezza è uno dei diritti garantiti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’UE, ma che i diritti fondamentali, le libertà civili e la proporzionalità costituiscono elementi essenziali per il successo delle politiche antiterrorismo;
D. considerando che le strategie preventive di lotta al terrorismo dovrebbero affidarsi ad un approccio poliedrico volto a contrastare direttamente la preparazione di attacchi sul territorio UE, ma anche ad integrare la necessità di affrontare le cause alla radice del terrorismo; che il terrorismo è una minaccia globale che deve essere affrontata a livello locale, nazionale, europeo e mondiale, nell’ottica di rafforzare la sicurezza dei nostri cittadini, difendere i valori fondamentali della libertà, della democrazia e dei diritti umani e far rispettare il diritto internazionale;
E. considerando che diversi gravi attacchi terroristici avvenuti sul territorio dell’Unione dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, i più recenti dei quali risalgono a gennaio di quest’anno, hanno avuto un impatto notevole sul senso di sicurezza tra i cittadini e i residenti dell’UE; che negli ultimi anni la situazione della sicurezza in Europa è cambiata radicalmente a causa di nuovi conflitti e sconvolgimenti nell’immediato vicinato dell’UE, del rapido sviluppo di nuove tecnologie e della crescente e allarmante radicalizzazione che sfocia nella violenza e nel terrorismo, sia all’interno dell’UE sia nei paesi limitrofi;
F. considerando che la diffusione della propaganda terroristica è facilitata dall’uso di Internet e dei social media; che il ciberterrorismo permette ai gruppi terroristici di tessere e intrattenere legami senza l’ostacolo fisico delle frontiere, riducendo pertanto l’esigenza di disporre di basi o rifugi nei vari paesi;
G. considerando che l’UE si trova dinanzi alla grave e crescente minaccia costituita dai cosiddetti «combattenti stranieri dell’UE», ossia singoli individui che si spostano in uno Stato diverso da quello di residenza o cittadinanza al fine di perpetrare o preparare atti terroristici o per impartire o ricevere addestramento terroristico, anche in connessione a conflitti armati; che, secondo le stime, tra i 3 500 e i 5 000 cittadini dell’UE hanno lasciato le proprie case per diventare «combattenti stranieri» a seguito dello scoppio della guerra e della violenza in Siria, Iraq e Libia, il che costituisce una gravissima minaccia per la sicurezza dei cittadini dell’Unione;
1. condanna con la massima fermezza le atrocità commesse a Parigi ed esprime nuovamente il suo profondo cordoglio alla popolazione francese e alle famiglie delle vittime, ribadendo la sua unità nella lotta mondiale contro il terrorismo e l’attentato ai nostri valori e alle nostre libertà democratiche;
2. condanna con forza e in modo categorico tutti gli atti terroristici, la promozione del terrorismo, la celebrazione di coloro che sono coinvolti in atti di terrorismo e il sostegno alle ideologie violente estremiste, ovunque abbiano luogo o siano promossi nel mondo; sottolinea che non vi è libertà senza sicurezza e non vi è sicurezza senza libertà;
3. osserva con preoccupazione il numero in rapida crescita di cittadini dell’UE che si recano in aree di conflitto per unirsi a organizzazioni terroristiche e successivamente tornano nel territorio dell’UE, con conseguenti rischi per la sicurezza interna dell’Unione e la vita dei suoi cittadini; chiede alla Commissione di proporre una definizione, armonizzata chiara e comune, di «combattenti stranieri dell’UE» allo scopo di accrescere la certezza giuridica;
4. evidenzia la necessità di misure maggiormente specifiche volte ad affrontare il problema dei cittadini dell’Unione che partono per andare a combattere al fianco di organizzazioni terroristiche all’estero; afferma che, sebbene in alcuni casi sia possibile avviare procedimenti giudiziari, è opportuno applicare altre misure per prevenire la radicalizzazione che sfocia in estremismo violento, interrompere il viaggio dei combattenti europei e di altre nazionalità e occuparsi di quelli che ritornano; invita gli Stati membri e la Commissione a elaborare migliori prassi sulla base di quelle degli Stati membri che hanno adottato strategie, piani d’azione e programmi efficaci in tale ambito;
Combattere le cause alla radice del terrorismo e la radicalizzazione che porta all’estremismo violento
5. sottolinea che per far fronte alla minaccia costituita dal terrorismo in generale occorre una strategia antiterrorismo basata su un approccio articolato in vari livelli, che affronti in modo esauriente i fattori alla base della radicalizzazione che porta all’estremismo violento, ad esempio dando impulso alla coesione sociale, all’inclusione e alla tolleranza politica e religiosa, impedendo la ghettizzazione, analizzando e controbilanciando l’istigazione online a compiere atti terroristici, contrastando gli espatri mirati all’adesione a organizzazioni terroristiche, prevenendo e bloccando il reclutamento e la partecipazione a conflitti armati, smantellando il sostegno finanziario alle organizzazioni terroristiche e agli individui che intendono aderirvi, assicurando una risoluta azione giudiziaria, ove del caso, e mettendo a disposizione delle autorità preposte all’applicazione della legge strumenti appropriati affinché assolvano ai loro compiti nel pieno rispetto dei diritti fondamentali;
6. invita gli Stati membri a investire in sistemi che affrontino le cause alla radice della radicalizzazione, prevedendo anche programmi educativi che promuovano l’integrazione, l’inclusione sociale, il dialogo, la partecipazione, l’uguaglianza, la tolleranza e la comprensione tra diverse culture e religioni, nonché programmi di riabilitazione;
7. mette in evidenza con profonda preoccupazione il fenomeno della radicalizzazione nelle carceri e invita gli Stati membri a procedere ad uno scambio delle migliori prassi in materia; chiede di riservare particolare attenzione alle condizioni carcerarie e di detenzione, con misure mirate volte a contrastare la radicalizzazione in questo contesto; invita gli Stati membri a impegnarsi maggiormente al fine di migliorare i sistemi amministrativi carcerari, in modo da facilitare l’individuazione dei detenuti coinvolti nella preparazione di atti terroristici, monitorare e prevenire i processi di radicalizzazione e impostare programmi specifici di disimpegno, riabilitazione e deradicalizzazione;
8. sottolinea l’urgente necessità di intensificare la prevenzione della radicalizzazione e di promuovere programmi di deradicalizzazione coinvolgendo le comunità e la società civile a livello nazionale e locale e potenziandone le capacità onde porre fine alla diffusione di ideologie estremiste; invita la Commissione a rafforzare la Rete di sensibilizzazione al problema della radicalizzazione (RAN), che riunisce tutti gli attori coinvolti nello sviluppo di campagne contro la radicalizzazione e nella creazione di strutture e processi di deradicalizzazione per i «combattenti stranieri» che rientrano nel paese di origine, e a sfidare direttamente le ideologie estremiste fornendo alternative positive;
9. sostiene l’adozione di una strategia europea volta a contrastare la propaganda terroristica, le reti radicali e il reclutamento online, che sviluppi gli sforzi già in atto e le iniziative già adottate su base intergovernativa e volontaria, al fine di garantire ulteriori scambi delle migliori prassi e metodi efficaci in tale settore;
10. chiede l’adozione di una raccomandazione del Consiglio riguardante le strategie nazionali per la prevenzione della radicalizzazione, che affronti l’ampia gamma di fattori alla base della radicalizzazione e rivolga raccomandazioni agli Stati membri per l’istituzione di programmi di disimpegno, riabilitazione e deradicalizzazione;
Attuazione e riesame delle misure di applicazione della legge esistenti
11. invita gli Stati membri a sfruttare in modo ottimale le piattaforme, le banche dati e i sistemi di allerta esistenti a livello europeo, come il sistema di informazione di Schengen (SIS) e il sistema di informazione anticipata sui passeggeri (APIS);
12. sottolinea che la libera circolazione nello spazio Schengen costituisce una delle libertà fondamentali dell’Unione europea ed esclude quindi di prendere in considerazione proposte volte a sospendere il sistema Schengen, incoraggiando invece gli Stati membri a rendere più severe le regole vigenti, che già prevedono la possibilità di introdurre temporaneamente controlli dei documenti, e ad applicare meglio il sistema SIS II; rileva che è già possibile effettuare alcuni controlli mirati sulle persone che attraversano le frontiere esterne;
13. si impegna ad adoperarsi per la finalizzazione di una direttiva PNR dell’UE entro la fine dell’anno; esorta pertanto la Commissione a illustrare le conseguenze della sentenza della Corte di giustizia dell’UE sulla direttiva in materia di conservazione dei dati(5) e le sue possibili ripercussioni sulla direttiva PNR dell’UE; incoraggia il Consiglio a far avanzare i lavori sul pacchetto relativo alla protezione dei dati affinché i triloghi sullo stesso e sulla direttiva PNR dell’UE possano eventualmente svolgersi in parallelo; sollecita la Commissione a invitare esperti indipendenti facenti capo alle comunità dell’applicazione della legge, della sicurezza e dell’intelligence come pure rappresentanti del gruppo dell’articolo 29 a fornire opinioni e orientamenti, alla luce delle esigenze in materia di sicurezza, sulla necessità e la proporzionalità del PNR;
14. chiede alla Commissione di procedere a un’immediata valutazione degli attuali strumenti, da ripetere quindi su base periodica, e di condurre un corrispondente esame delle lacune ancora esistenti nella lotta contro il terrorismo, mentre il Consiglio è chiamato a valutare regolarmente le minacce cui è confrontata l’Unione onde consentire all’UE e agli Stati membri di adottare misure efficaci; invita la Commissione e il Consiglio a promuovere una nuova tabella di marcia per la lotta al terrorismo che fornisca un’efficace risposta alle attuali minacce e assicuri un’effettiva sicurezza per tutti, garantendo nel contempo i diritti e le libertà che costituiscono i principi fondanti dell’Unione europea;
15. sottolinea che un aspetto essenziale della lotta contro il terrorismo deve consistere nell’introduzione di politiche volte a proteggere e sostenere le vittime e le loro famiglie; invita pertanto tutti gli Stati membri ad attuare correttamente la direttiva 2012/29/UE del 25 ottobre 2012 che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato;
16. ritiene che combattere il traffico di armi da fuoco dovrebbe essere una priorità dell’UE nella lotta alla criminalità organizzata internazionale e alle forme gravi di criminalità internazionale; reputa in particolare che occorra rafforzare ulteriormente la cooperazione per quanto concerne i meccanismi per lo scambio di informazioni come pure la tracciabilità delle armi proibite e la loro distruzione; invita la Commissione a valutare con urgenza le norme dell’UE vigenti in materia di circolazione di armi da fuoco illegali, ordigni esplosivi e traffico di armi collegato alla criminalità organizzata;
17. si compiace dell’imminente adozione a livello europeo di un quadro giuridico aggiornato in materia di lotta al riciclaggio di denaro, quale passo decisivo che dovrà essere attuato a tutti i livelli per garantirne l’efficacia e contrastare così una fonte significativa di finanziamento delle organizzazioni terroristiche;
18. invita gli Stati membri a intensificare la loro cooperazione giudiziaria sulla base degli strumenti dell’UE disponibili, come ECRIS, il mandato d’arresto europeo e l’ordine europeo di indagine penale;
Sicurezza interna dell’UE e capacità di applicazione della legge dell’UE e delle agenzie
19. invita gli Stati membri a prevenire la circolazione di sospettati terroristi rafforzando i controlli alle frontiere esterne, procedendo a controlli più sistematici ed efficaci dei documenti di viaggio, contrastando il traffico illegale di armi e l’uso fraudolento dell’identità nonché individuando i settori a rischio;
20. rileva con preoccupazione l’uso crescente di Internet e della tecnologia delle comunicazioni da parte di organizzazioni terroristiche per comunicare, pianificare attacchi e diffondere propaganda; chiede che le imprese operanti nel campo di Internet e dei social media cooperino con i governi, le autorità preposte all’applicazione della legge e la società civile per combattere tale fenomeno, garantendo nel contempo il rispetto in ogni circostanza dei principi generali della libertà di espressione e della tutela della vita privata; sottolinea che le misure volte a limitare l’utilizzo e la diffusione di dati su Internet a fini di antiterrorismo devono essere necessarie e proporzionate;
21. ribadisce che tutte le attività di raccolta e condivisione dei dati, anche ad opera di agenzie dell’UE come Europol, dovrebbero essere svolte nel rispetto del diritto dell’UE e nazionale ed essere basate su un quadro coerente in materia di protezione dei dati, che preveda norme di protezione dei dati personali giuridicamente vincolanti a livello di Unione europea;
22. sollecita con forza un migliore scambio di informazioni tra le autorità nazionali preposte all’applicazione della legge e le agenzie dell’UE; sottolinea inoltre l’esigenza di migliorare, intensificare e accelerare la condivisione globale delle informazioni nell’ambito dell’applicazione della legge; chiede una cooperazione operativa più efficace tra gli Stati membri e i paesi terzi attraverso il maggiore l’utilizzo dei validi strumenti esistenti, come le squadre investigative comuni, il programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi e accordi sui dati del codice di prenotazione (PNR), nonché una condivisione più rapida ed efficiente di dati e informazioni pertinenti, con garanzie appropriate in materia di protezione dei dati e della vita privata;
23. invita la Commissione e il Consiglio a svolgere una valutazione d’insieme delle misure antiterrorismo dell’UE e delle misure correlate, in particolare per quanto riguarda la loro attuazione nella legge e nella pratica negli Stati membri e la misura in cui gli Stati membri cooperano con le agenzie dell’Unione in materia, segnatamente con Europol ed Eurojust, nonché ad effettuare una corrispondente valutazione delle lacune che permangono ricorrendo alla procedura di cui all’articolo 70 TFUE e a includere tale processo di valutazione insieme al nel quadro dell’Agenda europea sulla sicurezza;
24. sottolinea la necessità che le agenzie europee e le autorità nazionali preposte all’applicazione della legge lottino contro le principali fonti di finanziamento delle organizzazioni terroristiche, tra cui riciclaggio di denaro, tratta di esseri umani e commercio illegale di armi; sollecita al riguardo la piena attuazione della legislazione dell’UE in materia, onde pervenire a un approccio coordinato su scala dell’UE; osserva che solo il 50% delle informazioni riguardanti il terrorismo e la criminalità organizzata sono fornite dagli Stati membri a Europol ed Eurojust;
25. invita gli Stati membri a utilizzare meglio le capacità uniche offerte da Europol, garantendo che le loro unità nazionali forniscano a Europol le informazioni pertinenti in maniera più sistematica e regolare; sostiene inoltre la creazione di una piattaforma europea antiterrorismo all’interno di Europol, così da ottimizzare le sue capacità operative, tecniche e di scambio di intelligence;
26. sottolinea la necessità di rafforzare l’efficacia e il coordinamento della risposta della giustizia penale attraverso Eurojust, di armonizzare in tutta l’UE la qualificazione penale dei reati connessi ai combattenti stranieri per creare un quadro giuridico e di facilitare la cooperazione transfrontaliera, onde evitare lacune dell’azione penale e far fronte alle difficoltà pratiche e giuridiche nella raccolta e ammissibilità delle prove nei casi di terrorismo, aggiornando la decisione quadro 2008/919/GAI;
27. chiede un solido controllo democratico e giudiziario delle politiche antiterrorismo e dell’attività di intelligence all’interno dell’UE, assicurando il pieno controllo democratico indipendente, e insiste sul fatto che la cooperazione nell’ambito della sicurezza dovrebbe essere rigorosamente conforme al diritto internazionale;
Adozione di una strategia esterna dell’UE per la lotta al terrorismo internazionale
28. chiede che l’UE promuova in modo più attivo un partenariato globale contro il terrorismo e cooperi strettamente con interlocutori regionali come l’Unione africana, il Consiglio di cooperazione del Golfo e la Lega araba, e segnatamente con i paesi che confinano con la Siria e l’Iraq e con quelli che risentono maggiormente delle conseguenze del conflitto come Giordania, Libano e Turchia, nonché con le Nazioni Unite e in particolare con il suo comitato antiterrorismo; chiede al riguardo un dialogo più intenso tra gli esperti nei settori dello sviluppo e della sicurezza dell’UE e di tali paesi;
29. sottolinea in particolare la necessità che l’Unione europea, i suoi Stati membri e i paesi partner fondino la propria strategia di lotta contro il terrorismo internazionale sul rispetto dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali; sottolinea inoltre che le azioni esterne dell’Unione per combattere il terrorismo internazionale dovrebbero essere innanzitutto finalizzate a prevenire, contrastare e perseguire il terrorismo;
30. invita il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) ad adottare una strategia esterna dell’UE per la lotta contro il terrorismo internazionale, al fine di affrontare le cause di tale fenomeno e integrare l’antiterrorismo; sollecita la Commissione e il SEAE a sviluppare una strategia di cooperazione antiterrorismo con i paesi terzi, garantendo nel contempo che siano rispettate le norme internazionali in materia di diritti umani;
31. esorta l’Unione europea a rivedere la propria strategia per il Mediterraneo meridionale nel quadro del riesame della politica europea di vicinato attualmente in corso e ad adoperarsi per sostenere i paesi e gli attori realmente impegnati a favore di valori condivisi e del processo di riforma;
32. sottolinea la necessità di porre l’accento sulla prevenzione e sul contrasto della radicalizzazione nei piani d’azione e nei dialoghi politici tra l’UE e i paesi partner, tra l’altro rafforzando la cooperazione internazionale, ricorrendo ai programmi e alle capacità esistenti e cooperando con gli attori della società civile nei paesi interessati per combattere la propaganda terroristica e radicale attraverso Internet e altri mezzi di comunicazione;
33. sottolinea che una strategia globale dell’UE in materia di misure antiterrorismo deve avvalersi pienamente anche della politica estera e della politica di sviluppo dell’Unione, al fine di lottare contro la povertà, la discriminazione e l’emarginazione, di combattere la corruzione e promuovere la buona governance nonché di prevenire e risolvere i conflitti, poiché tutti questi problemi contribuiscono all’emarginazione di alcuni gruppi e settori della società rendendoli più vulnerabili alla propaganda dei gruppi estremisti;
34. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai parlamenti degli Stati membri. |