Il Parlamento ha adottato lo scorso 15 gennaio 2015 la proposta di risoluzione comune (presentata da PPE, GUE/NGL, ALDE, S&D ) sul Pakistan, in particolare la situazione in seguito all’attacco alla scuola di Peshawar. Come vuole la procedura della plenaria, vista l’adozione della risoluzione comune, le risoluzioni singole del gruppo sono tutte cadute senza essere sottoposte al voto.
Ho dunque co-firmato la risoluzione del mio gruppo e votato a favore della risoluzione comune.
La risoluzione adottata dal Parlamento Europeo innanzitutto condanna con forza il brutale massacro degli studenti, perpetrato dal gruppo scissionista di talebani pakistani Tehreek-e-Taliban (TTP), come un atto orribile e codardo ed esprime il suo cordoglio alle famiglie delle vittime dell’attacco della scuola di Peshawar e il suo sostegno ai cittadini e alle autorità del Pakistan. La risoluzione invita inoltre il governo pakistano a garantire la sicurezza nelle scuole e ad assicurarsi che i bambini, indipendentemente dal genere, non subiscano alcuna intimidazione nel recarsi a scuola e ritiene che il governo debba dar prova di una determinazione molto maggiore e intensificare i suoi sforzi per arrestare e processare i militanti del TTP e altri militanti che prendono di mira le scuole per atti di violenza.
Ho appoggiato questa risoluzione anche perché in essa il Parlamento europeo ricorda la sua costante opposizione alla pena di morte in qualsiasi circostanza e sollecita il governo pakistano a rispettare gli accordi internazionali ratificati di recente in materia di diritti umani, incluso il Patto internazionale delle Nazioni Unite sui diritti civili e politici e la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, che obbliga le autorità a garantire processi di base equi e vieta loro di ricorrere a tribunali militari per processare i civili quando i tribunali regolari sono funzionanti.
Ecco il testo della risoluzione comune:
Il Parlamento europeo,– viste le sue precedenti risoluzioni sul Pakistan, in particolare quelle del 27 novembre 2014(1), del 17 aprile 2014(2), del 10 ottobre 2013(3) e del 17 febbraio 2013,
– vista le dichiarazioni del Presidente del Parlamento europeo del 16 dicembre e dei presidenti della sottocommissione per i diritti dell’uomo e della delegazione per le relazioni con l’Asia meridionale del 17 dicembre 2014, – viste la dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza sull’attacco contro una scuola a Peshawar, Pakistan, del 16 dicembre 2014, la dichiarazione dell’UE a livello locale sulla ripresa delle esecuzioni in Pakistan del 24 dicembre 2014 e il comunicato stampa sulla visita del rappresentante speciale dell’Unione europea per i diritti umani in Pakistan del 29 ottobre 2014, – vista la dichiarazione del Premio Nobel per la pace e vincitrice del premio Sacharov Malala Yousafzai del 16 dicembre 2014, – visto l’accordo di cooperazione tra il Pakistan e l’Unione europea, il piano d’impegno quinquennale, il dialogo strategico UE-Pakistan e il regime SPG+ di preferenze commerciali, – viste le dichiarazioni dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani del 16 dicembre 2014 e del comitato dell’ONU sui diritti dell’infanzia sull’attacco terroristico contro una scuola a Peshawar del 17 dicembre 2014, – vista la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948, – vista la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia del 1989, – viste le conclusioni del Consiglio del 16 novembre 2009 sulla libertà di religione o di credo, in cui il Consiglio sottolinea l’importanza strategica di tale libertà e di lottare contro l’intolleranza religiosa, – vista la relazione del 5 agosto 2011 all’Assemblea generale delle Nazioni Unite del Relatore speciale dell’ONU sul diritto all’istruzione sulla tutela dell’istruzione durante le emergenze, – vista la sua risoluzione del 12 marzo 2014 sul ruolo regionale e le relazioni politiche del Pakistan con l’UE(4), – visto il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici del 1966, di cui il Pakistan è firmatario, – visti l’articolo 135, paragrafo 5, e l’articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento, A. considerando che il 16 dicembre 2014, sette uomini armati hanno sferrato un attacco mortale contro una scuola pubblica dell’esercito nella città di Peshawar – che è circondata su tre lati dalle aree tribali ad amministrazione federale (FATA) – uccidendo più di 140 persone, tra cui 134 studenti e ferendone quasi altrettanti; B. considerando che l’attacco ha provocato forte shock all’interno e all’esterno del Pakistan, ed è considerato come il più crudele atto terroristico della storia del paese, tanto più che ci sono volute otto ore prima che i militari riprendessero il controllo della scuola; considerando che molte persone, tra alunni e personale scolastico, sono state uccise o ferite in quell’intervallo e i sopravvissuti alla tragedia sono rimasti profondamente traumatizzati; C. considerando che Malala Yousafzai, la più giovane vincitrice del Premio Nobel per la pace e del premio Sacharov, è stata colpita alla testa da un colpo sparato da un talebano nell’ottobre 2012 per aver difeso il diritto delle ragazze all’istruzione in Pakistan; D. considerando che il gruppo Tehrik-e-Taliban Pakistan (TTP) ha rivendicato la responsabilità del massacro e ha dichiarato che uno degli obiettivi dell’attacco alla scuola era di inviare un messaggio forte ai sostenitori di Malala, la quale difende il diritto all’istruzione delle donne e dei bambini, nonché di “vendicarsi” della campagna dell’esercito contro i militanti; E. considerando che dall’inizio dell’offensiva del governo contro i talebani e altri gruppi militanti nella zona tribale ad amministrazione federale (FATA), una delle aree più povere del Pakistan, oltre un milione di persone è stato sfollato verso l’Afghanistan o diverse parti del Pakistan; F. considerando che la libertà di credo e di religione in Pakistan è minacciata sia dalla violenza terroristica sia dalle diffuse violazioni delle leggi sulla blasfemia; considerando che le donne e le ragazze sono doppiamente esposte sia alla conversione forzata sia alle diffuse violenze sessuali; G. considerando che secondo la relazione della Global Coalition to Protect Education from Attack (GCPEA, coalizione globale per proteggere l’istruzione dagli attacchi) dal 2009 al 2012 vi sono stati oltre 800 attacchi contro scuole in Pakistan; considerando che i militanti hanno reclutato anche bambini da scuole e madrasse, alcuni di essi per diventare terroristi suicidi; considerando che, secondo la relazione, almeno trenta bambini e decine di insegnanti e altro personale scolastico, incluso un ministro provinciale dell’istruzione, sono stati uccisi in attacchi contro scuole e trasporti scolastici tra il 2009 e il 2012; H. considerando che il comitato dell’ONU sui diritti dell’infanzia ha suggerito che il Pakistan istituisca un sistema di risposta rapida per reagire contro gli attacchi agli istituti di istruzione, al fine di ristrutturarli e ricostruirli rapidamente e sostituire il materiale scolastico in modo che gli studenti possano essere reintegrati nelle scuole o nelle università nel più breve tempo possibile; considerando che recenti modifiche alla Costituzione hanno introdotto il diritto all’istruzione gratuita e obbligatoria come diritto fondamentale; I. considerando che alcune ore dopo l’attacco alla scuola pubblica militare di Peshawar, il primo ministro Nawaz Sharif ha sospeso la moratoria della pena di morte che era in vigore da sei anni; considerando che finora numerosi detenuti condannati a morte con accuse di terrorismo sono stati giustiziati; considerando che secondo funzionari pakistani 500 condannati potrebbero essere giustiziati nelle prossime settimane; considerando che secondo le stime in Pakistan 8 000 persone si troverebbero nel braccio della morte; J. considerando che il 6 gennaio 2015, in reazione al massacro della scuola, il parlamento pakistano ha adottato un emendamento alla Costituzione che autorizza i tribunali militari nei prossimi due anni a processare le persone sospettate di militare in gruppi islamisti e potrebbe far sì che gli accusati passino dall’arresto all’esecuzione nel giro di alcune settimane; considerando che, in quanto parte del Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR), il Pakistan è tenuto a sostenere e adottare misure atte a garantire processi di base equi e non può fare ricorso a tribunali militari per processare i civili quando i tribunali regolari sono funzionanti; K. considerando che il Pakistan ha recentemente ratificato sette dei nove accordi internazionali più significativi in materia di diritti umani, incluso il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici e la Convenzione della Nazioni Unite contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, disumani e degradanti, che contengono una serie di disposizioni relative all’amministrazione della giustizia, al diritto a un processo equo, all’uguaglianza di fronte alla legge e alla non discriminazione; L. considerando che le raccomandazioni del relatore speciale delle Nazioni Unite sull’indipendenza dei giudici e degli avvocati nella sua relazione del 4 aprile 2013 riguardano tra le altre cose la riforma del sistema giuridico al fine di garantire la difesa dei diritti fondamentali e l’efficacia del sistema; considerando che le organizzazioni dei diritti umani richiamano regolarmente l’attenzione sulla corruzione nel sistema giudiziario; M. considerando che l’UE e il Pakistan hanno approfondito e ampliato i loro legami bilaterali, come testimoniato dal piano d’impegno quinquennale, lanciato nel febbraio 2012, e dal secondo dialogo strategico UE-Pakistan, tenutosi nel marzo 2014; considerando che l’obiettivo del piano d’impegno quinquennale UE-Pakistan è di instaurare una relazione strategica e creare un partenariato per la pace e lo sviluppo fondato su valori e principi condivisi; N. considerando che la stabilità del Pakistan riveste un’importanza fondamentale per la pace nell’Asia meridionale e oltre; considerando che il Pakistan svolge un ruolo importante nel promuovere la stabilità nella regione e potrebbe essere chiamato a dare l’esempio nel rafforzare lo Stato di diritto e i diritti umani; 1. condanna con forza il brutale massacro degli studenti, perpetrato dal gruppo scissionista di talebani pakistani Tehreek-e-Taliban (TTP), come un atto orribile e codardo ed esprime il suo cordoglio alle famiglie delle vittime dell’attacco della scuola di Peshawar ed il suo sostegno ai cittadini e alle autorità del Pakistan; 2. esprime il suo pieno impegno volto a combattere la minaccia rappresentata dal terrorismo e dall’estremismo religioso e la sua disponibilità ad assistere ulteriormente il governo pakistano in questa lotta; 3. si aspetta che il governo pakistano adotti misure urgenti ed efficaci, in linea con le norme sullo Stato di diritto riconosciute a livello internazionale, per affrontare la minaccia contro la sicurezza rappresentata dai gruppi di militanti attivi all’interno del Pakistan e nella regione circostante, senza eccezioni; sottolinea che le autorità non dovrebbe sostenere alcuna forma di terrorismo o estremismo; 4. invita il governo pakistano a garantire la sicurezza nelle scuole e ad assicurarsi che i bambini, indipendentemente dal genere, non subiscano alcuna intimidazione nel recarsi a scuola; ritiene che il governo debba dar prova di una determinazione molto maggiore ed intensificare i suoi sforzi per arrestare e processare i militanti del TTP e altri militanti che prendono di mira le scuole per atti di violenza, poiché, se non lo farà, la sua credibilità internazionale sarà compromessa; 5. ricorda la sua costante opposizione alla pena di morte in qualsiasi circostanza; si rammarica della decisione del primo ministro pakistano Nawaz Sharif di abrogare una moratoria non ufficiale in vigore da quattro anni della pena capitale, e chiede che tale moratoria sia immediatamente ripristinata; 6. chiede al governo pakistano di riservare le leggi antiterrorismo ad atti di terrore, invece di usarle per i processi di cause penali ordinarie; deplora fortemente il ricorso ad una giustizia militare sommaria che non presenta le condizioni minime delle norme internazionali dello Stato di diritto, e sottolinea che il mantenimento della concessione delle preferenze SPG+ è subordinato al rispetto di alcune norme di base sancite dalle convenzioni dell’ONU e dell’OIL; 7. accoglie con favore la volontà dei partiti politici pakistani di presentare un piano nazionale di lotta contro il terrorismo; sottolinea che per lottare contro il terrorismo e l’estremismo religioso è essenziale lavorare sulle cause che ne sono alla base, anche riducendo la povertà, assicurando la tolleranza religiosa e la libertà di credo, rafforzando lo Stato di diritto e garantendo il diritto e l’accesso sicuro all’istruzione per le bambine e i bambini; chiede una strategia a lungo termine per prevenire la radicalizzazione dei giovani in Pakistan e lottare contro la “vasta crisi dell’istruzione” che secondo l’UNESCO colpisce il Pakistan, in particolare aumentando gli investimenti in un sistema scolastico finanziato con fondi pubblici e assicurandosi che le scuole religiose dispongano del materiale necessario al fine di fornire ai giovani un’istruzione equilibrata ed esaustiva; 8. sollecita il governo pakistano a rispettare gli accordi internazionali ratificati di recente in materia di diritti umani, incluso il Patto internazionale delle Nazioni Unite sui diritti civili e politici e la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, che obbliga le autorità a garantire processi equi di base e vieta loro di ricorrere a tribunali militari per processare i civili quando i tribunali regolari sono funzionanti; 9. chiede un impegno internazionale rinnovato per lottare contro il finanziamento e il sostegno delle reti terroristiche; 10. invita la Commissione, l’alto rappresentante/vicepresidente Federica Mogherini, il Servizio europeo per l’azione esterna e il Consiglio ad impegnarsi appieno al fine di far fronte alla minaccia rappresentata dal terrorismo ed assistere ulteriormente il governo pakistano e il popolo del Pakistan a proseguire i loro sforzi per eliminare il terrorismo; 11. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al rappresentante speciale dell’Unione europea per i diritti umani, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, nonché al governo e al parlamento del Pakistan. |
Ecco il testo della risoluzione GUE/NGL in francese.
Evidenziato in verde un emendamento da me proposto (non ripreso dalla mozione comune e dunque non sottoposto al voto del Parlamento Europeo).
Le Parlement européen,– vu la Déclaration universelle des droits de l’Homme,
– vu ses précédentes résolutions sur le Pakistan, et notamment celle de novembre 2014 sur les lois sur le blasphème et la peine de mort et celle d’octobre 2012 sur la discrimination contre les filles au Pakistan, en particulier le cas de Malala Yousafzai, – vu le Pacte international relatif aux droits civils et politiques, – vu la Convention internationale des Droits de l’Enfant, – vu la Convention contre la torture et autres peines ou traitements cruels, inhumains ou dégradants des Nations unies, – vu la Déclaration de la Conférence mondiale sur les droits de l’homme de 1993 – vu les recommandations de mars 2013 de la commission de l’ONU sur l’élimination de la discrimination faite aux femmes, – vu le rapport du Rapporteur spécial de l’ONU sur la protection du droit à l’éducation en période d’urgence adressé à de l’Assemblée générale de l’ONU, et notamment son chapitre sur la protection du droit à l’éducation contre les attaques, – vu le rapport du Rapporteur spécial de l’ONU pour l’indépendance des juges et des avocats, Gabriela Knaul, du 4 avril 2013, faisant suite à sa mission au Pakistan du 19 au 29 mai 2012, – vu le communiqué de la délégation de l’UE au Pakistan du 24 décembre 2014 sur la reprise des exécutions au Pakistan, – vu le Document final de l’Examen périodique universel: Pakistan, adoptée par le Conseil des droits de l’homme de l’ONU en avril 2013, – vu les communiqués de presse de Human Right Watch relatifs au massacre de Peshawar, notamment sur l’usage de la peine capitale, – vu les conclusions des journées d’étude de la FIDH et de la Commission des droits de l’Homme du Pakistan (HRCP) du 28 et 29 janvier 2014, – vu le rapport “Éducation prise pour cible 2014” de la Global Coalition to Protect Education from Attack (GCPEA), – vu l’article 135, de son règlement, A. considérant que depuis 2001, plus de 40 000 citoyens pakistanais ont perdu la vie dans des attaques terroristes et des attentats-suicide ; considérant que plusieurs centaines de personnes ont été tuées dans des attaques, des attentats ou des incidents liés au terrorisme depuis le début de l’année 2014 ; B. considérant que le massacre dans une école de Peshawar, principale ville du nord-ouest du Pakistan, le 16 décembre 2014, durant lequel 148 personnes ont trouvé la mort, dont 132 élèves, et provoquant presque autant de blessés, représente l’acte terroriste le plus sanglant jamais perpétré dans le pays ; C. considérant que cet acte odieux a été revendiqué par les talibans pakistanais du Tehrik-e-Taliban Pakistan (TTP), coalition de groupes djihadistes opérant dans le Waziristan, région frontalière afghano-pakistanaise de peuplement pachtoune ; D. considérant qu’un porte-parole du TTP a justifié l’attaque dans cette école appartenant à l’armée comme une réponse à l’offensive déclenchée en juin par l’armée pakistanaise au Nord-Waziristan qui a tué des centaines de terroristes talibans ; E. considérant que, comme en Irak, en Syrie et ailleurs, le drame est venu rappeler que les musulmans sont les premières victimes de la violence islamiste ; F. considérant que certains éléments du TTP se seraient récemment ralliés aux appels d’Abou Bakr Al-Baghadi, le chef de l’organisation du Daesh, G. considérant la Déclaration de la Conférence mondiale sur les droits de l’homme de 1993 qui qualifie les actes, méthodes et pratiques terroristes comme des « activités visant à la destruction des droits de l’homme, des libertés fondamentales et de la démocratie » H. considérant que le premier ministre Nawaz Sharif, en réponse à l’attaque de Peshawar, a annulé le moratoire de 4 ans sur la peine capitale dans les cas liés au terrorisme et a prévu d’accélérer le rythme des exécutions ; considérant que son ministre de l’intérieur a annoncé l’exécution d’environ 500 condamnés à mort dans les deux à trois prochaines semaines ; considérant que le jour même du massacre un mineur a subi la peine capitale ; considérant que dès le 19 et 21 décembre 2014, six terroristes condamnés ont été exécutés ; considérant que, selon les organisations des droits de l’Homme, il y a plus de 8000 personnes dans le couloir de la mort au Pakistan; I. considérant que malgré ce moratoire – officieux – des exécutions de militaires étaient encore ponctuellement pratiquées ; considérant que l’UE elle-même a rappelé aux lendemains de ce massacre, notamment par la voie de sa délégation au Pakistan, que « la peine de mort n’est pas un outil efficace de lutte contre le terrorisme » et qu’elle « regrette la décision du gouvernement du Pakistan de lever le moratoire sur les exécutions, en place depuis 2008 » J. considérant que le Pakistan a récemment ratifié sept des neuf principaux droits de l’Homme internationaux, notamment le Pacte international relatif aux droits civils et politiques (PIDCP), la Convention contre la torture et autres peines ou traitements cruels, inhumains ou dégradants des Nations unies ainsi que la Convention sur les droits de l’enfant, et que cette dernière interdit explicitement l’usage de la peine capitale pour les mineurs de moins de 18 ans ; K. considérant que le 24 décembre 2014, au terme de discussions avec les dirigeants des partis politiques, le premier ministre pakistanais a annoncé la mise en place d’une série de mesures pour lutter contre le terrorisme, dont la mise en place de tribunaux militaires pour juger les terroristes et pour une durée de deux ans, la fin de l’aide financière aux organisations considérées comme terroristes, un contrôle de l’Etat sur les écoles religieuses (madrasas) ou encore l’interdiction pour les terroristes de s’exprimer sur Internet et dans la presse ; L. considérant les recommandations du Rapporteur spécial de l’ONU pour l’indépendance des juges et des avocats dans son rapport du 4 avril 2013, notamment sur la réforme du système juridique pour respecter les droits fondamentaux et assurer son efficacité; considérant que les organisations des droits de l’Homme font régulièrement état de corruption dans le système judiciaire ; M. considérant que, malgré le rétablissement de la démocratie au Pakistan en 2008 après neuf années de régime militaire, la situation des droits politiques, sociaux et humains demeure un sujet de préoccupation profonde ; N. considérant que des drones américains procède régulièrement à des attaques et des exécutions extrajudiciaires dans les régions tribales du Pakistan; considérant que ces attaques alimentent le développement de l’extrémisme religieux, considérant que les décennies de violence et de guerre en Afghanistan ont entraîné la déstabilisation de la région dans son ensemble et le renforcement des groupes religieux extrémistes ; O. considérant que la population du Pakistan est majoritairement de confession musulmane; considérant que les questions religieuses sont utilisées à des fins politiques et causent de nombreux conflits, notamment meurtriers, dont les premières victimes sont souvent des femmes et des enfants, considérant que les autorités pakistanaises sont souvent incapables de protéger la population civile, en particulier les femmes, les minorités ethniques et religieuses, des journalistes et d’autres groupes vulnérables, et de traduire les coupables en justice ; P. considérant que les lois sur le blasphème vont à l’encontre de la promotion et de la protection de la liberté de religion ou de conviction et qu’elles menacent la paix entre croyants d’une part et entre non croyants et croyants d’autre part ; Q. considérant que l’organisation de groupes de citoyens, parfois constitués en véritables milices, attaquant des particuliers à la suite d’accusations de blasphème comme le massacre du 4 novembre 2014 par une foule d’un couple de chrétiens accusés de blasphème à Kot Radha Kishan, en périphérie de Lahore, dans le Pendjab, qui selon des rumeurs auraient profané un Coran la veille représente un danger pour la sécurité publique ; R. considérant que le Pakistan durant ces quatre dernières décennies, a connu plus d’attaques terroristes dans des établissements d’éducation que tout autre pays et que ces attaques perturbent gravement les processus éducatifs, particulièrement dans les écoles de filles ; considérant l’utilisation d’établissements d’enseignement à des fins militaires au Pakistan ; S. considérant que le Pakistan a un taux d’alphabétisation de 58%, encore plus faible dans les zones rurales et chez les filles ; T. considérant le rapport “Éducation prise pour cible 2014” de la Global Coalition to Protect Education from Attack (GCPEA) qui recense sur la période 2009-2012 au moins 838 attaques par des Talibans dans des écoles, la plupart du temps en faisant exploser les bâtiments scolaires, privant de fait des centaines de milliers d’enfants d’accès à l’éducation ; considérant que selon la même source une trentaine d’élèves et 20 enseignants ont été tués et 97 élèves ainsi que 8 enseignants ont été blessés, tandis que 138 élèves et membres du personnel ont été kidnappés, sans compter le personnel et étudiants de l’éducation supérieure également concernés ; considérant également que ce même rapport fait état de preuves de recrutement d’enfants au Pakistan par des groupes armés alors que les enfants se trouvaient à l’école, ou bien s’y rendaient ou en revenaient, notamment dans certains cas pour les entraîner comme kamikazes ; U. considérant que dans le cadre de la discrimination religieuse régnant au Pakistan, les femmes et les filles souffrent doublement, notamment à travers la pratique de la conversion forcée, et la multiplication des violences sexuelles ; V. considérant que l’arrestation le 12 septembre 2014 des auteurs présumés de la tentative d’assassinat contre Malala Yousafzai donne aux autorités pakistanaises la responsabilité de se montrer à la hauteur des droits à l’éducation et des droits des femmes et des filles défendus par la jeune récipiendaire du prix Nobel de la paix 2014 et du prix Sakharov 2013 ; W. considérant que des récents changements constitutionnels ont introduit le droit à un enseignement gratuit et obligatoire comme droit fondamental ; 1. Condamne vivement les assassinats perpétrés par les terroristes à l’école de Peshawar et dénonce cet acte odieux qui peut constituer un crime de guerre au sens du droit international ; 2. Tient à exprimer toutes ses condoléances et apporte sa solidarité aux familles de victimes, à leurs proches et au peuple pakistanais ; demande au gouvernement pakistanais, à la suite de cette tragédie, qu’il ne cède pas à la peur et la colère qui ne ferait qu’engager un cercle de violences sans fin ; 3. Prend acte des annonces du gouvernement pour retrouver et traduire les responsables de ce massacre devant la justice mais regrette vivement la suspension du moratoire sur les exécutions ; demande dans ce cadre à ce que la Commission européenne et le SEAE conditionnent ses accords et son dialogue avec le Pakistan, notamment concernant l’application de GSP+, au respect des droits de l’Homme ; 4. Appelle le gouvernement pakistanais à abolir la peine capitale, châtiment le plus cruel, inhumain et dégradant qui soit, et ce, quel que soit les actes commis ; 5. Espère vivement que ce nouvel attentat particulièrement meurtrier amènera l’armée pakistanaise à faire le bilan de ses méthodes ; regrette ses connexions présumées avec des groupes djihadistes selon ses intérêts stratégiques en Asie du Sud ; 6. Invite le Haut représentant de l’Union pour les affaires étrangères et la politique de sécurité (HR/VP) et le Conseil à exprimer leur préoccupation sur la politique américaine vis-à-vis du Pakistan, qui nécessite un lien beaucoup plus fort entre les aides militaires et non-militaires américaines et le respect des droits humains fondamentaux, y compris le droit à la vie, miné par la peine capitale, et en demandant l’administration américaine de cesser l’utilisation croissante de frappes de missiles de drones sur le territoire pakistanais ; 7. Rappelle aux autorités pakistanaises que des lois sur la lutte contre le terrorisme ne peuvent en aucun se soustraire au respect des droits de l’Homme et du droit international ; est convaincu que le gouvernement donnera tous les éléments juridiques nécessaires aux organisations internationales pour étudier les mesures de lutte contre le terrorisme annoncées par le gouvernement en réponse à l’attaque meurtrière ; rappelle à ce titre aux autorités pakistanaises les recommandations du Rapporteur spécial de l’ONU pour l’indépendance des juges et des avocats dans son rapport du 4 avril 2013 ; 8. Invite les autorités pakistanaises à suivre les recommandations du Rapporteur spécial de l’ONU sur la protection du droit à l’éducation qui demande des efforts ciblés pour prévenir les attaques dans les écoles et autres institutions éducatives et les préparer à ces situations d’insécurité et également d’assurer assistance et réparations aux victimes ; 9. Invite les autorités pakistanaises à suivre les recommandations de mars 2013 de la commission de l’ONU sur la Convention sur l’élimination de toutes les formes de discriminations faites aux femmes, en particulier pour prévenir, enquêter et punir les violences sexistes par des acteurs non-étatiques dans les zones de conflits, y compris par l’adoption de procédures spécifiques d’enquête, la formation des forces de police, des militaires, des avocats, des magistrats, des psychologues et des professionnels de santé ; 10. Exhorte les autorités pakistanaise à abroger de toute urgence les lois relatives au blasphème qui violent les droits à la liberté d’expression et à la liberté de pensée, de conscience et de religion et mettent à mal le climat de tolérance qui doit régner dans le pays ; 11. Invite le Pakistan à poursuivre tous ces efforts et à investir tous les moyens nécessaires pour combattre la pauvreté, l’analphabétisme, l’inégalité entre les sexes, les inégalités sociales et l’intolérance afin de permettre une paix durable dans le pays ; 12. Rappelle notamment au gouvernement pakistanais l’impérieuse nécessité de ne pas se saisir des attaques terroristes dans le monde comme d’un moyen de division des sociétés ; rappelle que les musulmans sont les premières victimes, au sens propre comme figuré, de la violence terroriste et du développement d’intégrismes religieux ; 13. Charge son Président de transmettre la présente résolution au Conseil, à la Commission, à la haute représentante de l’Union pour les affaires étrangères et la politique de sécurité, aux gouvernements et aux parlements des États membres, au gouvernement et à l’Assemblée nationale du Pakistan. |