Lettera inviata ai parlamentari europei
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La designazione di Jyrki Katainen come vicepresidente della Commissione e responsabile di occupazione, crescita, investimenti e competitività, e le sue prime dichiarazioni al Parlamento Europeo nei giorni successivi alla designazione, sono inquietanti. Compito del nuovo vicepresidente dovrebbe essere quello di mettersi immediatamente al lavoro per garantire investimenti europei necessari alla ripresa dell’economia europea e per il ritorno alla piena occupazione al fine di realizzare un obiettivo cruciale del Trattato, dopo sette anni di crisi durissima che le politiche di austerità hanno acutizzato al massimo. Nelle lettere di missione, il Presidente Juncker ha chiesto a Jyrki Katainen e agli altri commissari di agire entro i primi cento giorni della nuova Commissione.
A molti parlamentari è parsa che questa fosse la conclusione cui è giunto il nuovo Presidente Jean-Claude Juncker, quando non solo ha criticato il 15 luglio nell’aula di Strasburgo le politiche della trojka, ma ha anche annunciato il piano che porta ormai il suo nome: un piano di investimenti di 300 miliardi di euro per i prossimi tre anni.
In tutt’altra direzione vanno le dichiarazioni di Katainen. Invece di parlare del piano di investimenti, ha ripetuto le sue ricette sul rigore, facendo capire che prima ogni Stato dovrà mettere la propria casa in ordine, e solo dopo verranno – eventualmente – piani di investimento. Non è questa la sua missione, se è vero che egli dovrà occuparsi di lavoro, occupazione e investimenti. Né è suo compito chiedere «riforme strutturali» che restringono drasticamente i diritti dei lavoratori e puntano a un depotenziamento del ruolo essenziale svolto dai sindacati, come avviene in Italia nello scontro, gravissimo, che il governo Renzi sta fomentando attorno all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
Il piano Juncker non è certo sufficiente, e non è per nulla chiaro come sarà finanziato: se si tratterà solo di aumentare un po’ i mezzi messi a disposizione dalla Banca Europea di Investimenti e di riorganizzare gli attuali Fondi europei. La vera soluzione sarebbe quella proposta dall’Iniziativa dei cittadini europei nel “New Deal 4-Europe”, con interventi della Bei e due tasse europee: sulle transazioni finanziarie e sull’emissione di CO2. E sarebbe un aumento delle risorse proprie dell’Unione, che il Consiglio europeo rigettò nella primavera 2013 (a quel tempo Juncker era membro del Consiglio europeo e dell’Eurogruppo).
Ripetere che prima viene il rigore nazionale e che solo in un secondo momento si potrà discutere di cooperazione e di investimenti comuni fa parte di un’ideologia ordoliberista che ha evidenti tratti neo nazionalisti, contrari al progetto di un’Unione solidale e politicamente unita.
Così facendo egli viola i tre criteri fondamentali per essere membro della Commissione europea: la conoscenza (degli obiettivi dell’Unione che nell’articolo 3.3 del Trattato prevedono l’economia sociale di mercato e la piena occupazione), l’indipendenza (dalle politiche di rigore che vogliono imporre alcuni Stati), e l’impegno europeo (per la solidarietà e per la cooperazione leale).
È il motivo per cui gli europarlamentari dovrebbero respingere la designazione di Jyrki Katainen, se vorranno essere credibili di fronte ai cittadini che rappresentano.
Barbara Spinelli
vice-presidente della Commissione Affari costituzionali del Parlamento europeo,
membro supplente della Commissione per le Libertà civili, giustizia e affari interni
The designation of Jyrki Kaitanen as Vice-President of the Commission in charge for jobs, growth, investment and competitiveness, as well as his first remarks at the European Parliament shortly after his nomination, are disquieting. After seven years of a dire crisis only worsened by fierce austerity measures, the task of the new Vice-President should be to get immediately to work so as to guarantee the investments needed for European economic recovery and for the return to full employment, thus achieving a crucial objective of the Treaty.
In his mission letters, President Juncker urged Mr Jyrki Katainen and the other commissioners-designate to take action within the first hundred days of the new Commission.
Given Mr Juncker’s statement during the plenary session in Strasbourg, on July 15, it seemed to many members of the European Parliament that this was the conclusion the new President had finally come to, since not only did he criticize the troika’s policies, but he also announced the plan that now bears his name: a 300 billion euro investment plan for the next three years.
Katainen’s remarks move in an entirely different direction. Rather than talking about the investment plan, he repeated his austerity recipes, implying that first each State shall put its house in order and only then investment plans– if necessary – will come. This is not his mission, if it is true that he will have to deal with jobs, growth, and investment. Nor is it up to him to ask for “structural reforms” that drastically restrict workers’ rights and aim at weakening the essential role played by trade unions, as is the case in Italy and in several other countries of the Union.
Juncker’s plan is certainly not enough, and it is far from clear how it will be funded: whether it will be just a matter of slightly increasing the resources made available by the European Investment Bank and reorganizing the current European funds. The real solution might be the one put forward by the European citizens’ initiative “New Deal 4-Europe”, with EIB interventions and two European taxes: a financial transactions tax and a carbon tax. This may result in an increase of the EU’s own resources, which was rejected by the European Council in spring 2013 (at that time Juncker was a member of the European Council and of the Eurogroup).
Suggesting that national austerity comes first and discussions about cooperation and common investment will follow, is part of an ordoliberal ideology with unmistakable neo-nationalist features, contrary to the idea of a politically united Europe, built on solidarity.
By doing this, Mr Katainen breaks the three fundamental criteria that every European Commissioner must meet: knowledge (of the EU objectives as stated in Article 3.3 of the EU Treaty, which promotes a social market economy, aiming at full employment and social progress), independence (from the austerity measures some States want to impose), and European commitment (to the principles of solidarity and loyal cooperation).
These are the reasons why the members of the European Parliament should reject the designation of Jyrki Katainen, if they want to be credible in the eyes of the citizens they represent.
Barbara Spinelli
Vice-President of the Committee Constitutional Affairs of the European Parliament,
Member of the Committee Civil Liberties, Justice and Home Affairs
Sullo stesso argomento: Leftist MEP moves to block Katainen appointment (EN, IT)