I costi delle politiche della Fortezza Europa

Bruxelles, 2 Luglio 2015. Discussione nella Commissione Libertà, Giustizia e Affari Interni sui “fondi europei destinati agli affari interni nel contesto delle migrazioni e dello sviluppo, ivi compresi i fondi di emergenza”.

Il dibattito si è svolto nel quadro del rapporto di iniziativa del Parlamento Europeo sulla “Situazione nel Mediterraneo e la necessità di una visione olistica dell’immigrazione da parte dell’UE”. Hanno presentato rapporti i seguenti oratori:

– Prof. dr. Jörg Monar, rettore del Collegio d’Europa, Bruges;

– H. J. Koller, capo dell’Autorità responsabile, ministero della Sicurezza e della Giustizia dei Paesi Bassi;

– Gabriel Barbatei, capo dell’unità per l’attuazione dei programmi appartenente all’ispettorato generale per l’immigrazione.

Intervento di Barbara Spinelli:

“Come relatore ombra del gruppo GUE/NGL, vorrei presentare alcuni punti riguardanti non solo i costi delle politiche di accoglienza, ma anche quelli legati alla chiusura delle frontiere, in corso nell’Unione.

Comincio dai Fondi dedicati alle politiche europee di contrasto dell’immigrazione “irregolare”. Politiche che si traducono sempre più in carcerazioni, respingimenti, rimpatri forzati, e che hanno un costo molto elevato del quale si parla assai poco. Si preferisce guardare ai costi dell’accoglienza e dell’inclusione, per lamentare un presunto danno al sistema di welfare. Eppure nel 2014 sono stati identificati 441mila migranti irregolari, nel territorio dell’Unione. Di questi, 252mila hanno ricevuto un provvedimento di espulsione e 161mila sono stati realmente rimpatriati. I respingimenti sono stati 114mila.

Difficile calcolare il costo complessivo della politica della Fortezza Europa. Tra i 28 Stati membri, solo il Belgio tiene una traccia complessiva dei costi di rimpatrio. Ogni paese segue criteri diversi in termini di metodologia, raccolta dati e pubblicazione. Sappiamo tuttavia che i fondi stanziati dall’Unione dal 2000 a oggi, per il contrasto dell’immigrazione, ammontano a 13 miliardi di euro: 11,3 per espellere i migranti irregolari e 1,6 per rafforzare i controlli alle frontiere. Ogni espulsione è costata in media 4.000 euro, e metà del costo è servita per coprire il trasporto.

Tutto questo denaro è stato utilizzato per:

– l’acquisto di imbarcazioni, visori notturni, droni, software sofisticati per l’identificazione e fotosegnalazione dei migranti;

– costruzione di muri e barriere di protezione;

– controlli alle frontiere e rimpatri;

– progetti di ricerca tra cui, a titolo di esempio, i cosiddetti “sniffers” – nasi artificiali per “annusare” i camion alle frontiere, alla ricerca di migranti nascosti (i prototipi sono costati 3,5 milioni di euro);

– intelligence, raccolta dati, schedatura.

A questi 13 miliardi, vanno aggiunti i fondi per:

– le operazioni di addestramento militare nei paesi terzi (come Eubam in Libia);

– gli accordi di cooperazione con i paesi terzi, di transito e di provenienza; per esempio i Fondi EDF che hanno assicurato 312 milioni di euro al dittatore eritreo Isaias Afewerki;

– i programmi di “sviluppo regionale e protezione” delle regioni del Corno d’Africa e Nord Africa;

– la guerra ai trafficanti dichiarata con EuNavFor Med (affondamento dei barconi e smantellamento delle strutture operative degli “smugglers”).

La cifra che ho fornito non comprende i fondi destinati all’accoglienza.

È importante sapere se il nuovo Fondo Asilo Migrazione e Integrazione (FAMI), istituito dalla Commissione europea, sarà davvero destinato a politiche di integrazione e accoglienza, o se andrà a finanziare il respingimento, la detenzione, la vessazione dei migranti, la scomparsa e l’abuso di minori non accompagnati. E se, pur destinati all’accoglienza, i fondi andranno a ingrassare il malaffare, la corruzione, il clientelismo, la mafia – che in Italia si fanno schermo di centri gestiti da privati in seguito a gare d’appalto spesso truccate, dove si lesina sul cibo, sui vestiti, sulle cure mediche, e non vengono date schede telefoniche né pocket money.

Si stima che scafisti, passeur e altri intermediari abbiano sottratto ai migranti in transito, dal 2000 al 2014, circa 15,7 miliardi di euro.

Dal 2000 a oggi, un totale di 1,2 milioni di migranti ha varcato “irregolarmente” le frontiere di mare e di terra.

Negli stessi anni, sono 30.000 i migranti morti nel tentativo di raggiungere l’Europa.

Tra il denaro speso dai governi europei e quello versato da chi vuol raggiungere l’Europa, in 15 anni sono stati sprecati 27 miliardi di euro, che avrebbero potuto essere utilizzati da un lato per istituire corridoi umanitari e finanziare veri progetti di accoglienza e asilo, volti a una politica di integrazione e lavoro, dall’altro per una cooperazione con i paesi terzi tenendo conto del rispetto dei diritti fondamentali e del principio di non-respingimento collettivo.

FONTI:

The Migrants Files

Frontex, Dossier 2015, Annual Risk Analysis (file .pdf)

Infografica Ministero dell’Interno, Legge di bilancio 2014  (file .pdf)

Leanne Weber, Deciphering Deportation Practices Across the Global North, paper 2014

Raffaella Cosentino, Italiani mercanti di profughi, “La Repubblica”, 16 ottobre 2013

Piero Messina e Francesca Sironi, Immigrazione, i soldi sprecati. Così l’Italia butta i fondi della Ue, “L’Espresso”, 31 ottobre 2013

Davide Mancino, Quanto ci costa davvero l’accoglienza, “Wired”, 5 giugno 2015

Rapporto Lunaria, Costi disumani. La spesa pubblica per il contrasto dell’immigrazione irregolare (file .pdf)

 

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