Fondi europei alla Turchia per acquisto di materiale militare

di lunedì, Luglio 9, 2018 0 , Permalink

Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-001820/2018
alla Commissione

Articolo 130 del regolamento

Laura Ferrara (EFDD), Fabio Massimo Castaldo (EFDD), Laura Agea (EFDD), Ignazio Corrao (EFDD), Marco Valli (EFDD) e Barbara Spinelli (GUE/NGL)

Oggetto:  Fondi europei alla Turchia per acquisto di materiale militare

Secondo l’inchiesta realizzata dai giornalisti dell’EIC [1], i fondi dell’UE non avrebbero avuto solo lo scopo di fornire aiuti umanitari nella gestione dei migranti in Turchia. Questo Paese avrebbe acquistato anche materiale militare, fra cui veicoli blindati e strumentazioni tecnologiche per la sorveglianza delle frontiere. Sarebbero oltre 80 i milioni di euro dell’UE con cui la Turchia ha acquistato materiale bellico usato dall’esercito turco, attualmente impegnato in un fronte di guerra con la popolazione curda in Siria e nel pattugliamento del muro di oltre 800 km al confine siriano. L’UNHCR ha denunciato il peggioramento della crisi umanitaria e nuovi esodi a causa dei feroci combattimenti di Afrin. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, 42 civili sarebbero stati uccisi solo negli ultimi sei mesi in prossimità del confine.

Tutto ciò premesso, può la Commissione riferire:

1)         se conferma le notizie sugli appalti e sui flussi finanziari europei che hanno permesso l’acquisto, da parte della Turchia, del materiale bellico di cui si parla nell’inchiesta?

2)         Quali sono i sistemi di controllo per garantire che i fondi europei non vengano utilizzati dalla Turchia per usi militari in Siria e che siano rispettati i diritti umani e il divieto di respingimento dei rifugiati?

[1]     http://espresso.repubblica.it/inchieste/2018/03/23/news/cosi-l-europa-paga-il-muro-in-turchia-1.319939

IT

E-001820/2018
E-001854/2018
E-001948/2018
E-001949/2018

Risposta di Johannes Hahn
a nome della Commissione

(9.7.2018)

Mediante lo strumento di assistenza preadesione (IPA) sono stati finanziati veicoli blindati ma disarmati per la sorveglianza e la perlustrazione nell’ambito di un progetto sullo “sviluppo socioeconomico attraverso lo sminamento e il potenziamento della capacità di sorveglianza delle frontiere (IPA 2011-2012) al fine di prevenire gli attraversamenti irregolari delle frontiere e la criminalità transfrontaliera e di fornire strumenti di sorveglianza delle frontiere efficaci e umanitari”. Il fatto che il veicolo sia “blindato” non lo rende di natura “militare”. Vi sono numerosi esempi di veicoli blindati utilizzati dalle autorità civili, come la polizia.

Anche nel caso riferito dagli onorevoli deputati i veicoli blindati cofinanziati dall’UE sono destinati a scopi civili, in particolare alle operazioni di pattugliamento delle frontiere mirate a individuare e prevenire le violazioni. Questi veicoli non sono armati. Le autorità turche hanno garantito all’UE che i veicoli loro forniti saranno utilizzati per gli scopi previsti e non in operazioni al di fuori della Turchia. Una chiara condizione stabilisce che “in seguito alla consegna, l’attrezzatura fornita sarà utilizzata esclusivamente per la sorveglianza delle frontiere. Qualsiasi altro uso o modifica dell’attrezzatura richiede l’autorizzazione scritta della Commissione”.

Gli aspetti operativi e finanziari dell’assistenza dell’UE sono monitorati attentamente attraverso un sistema di monitoraggio interno ed esterno. Il monitoraggio interno è eseguito dalla delegazione dell’UE in Turchia in stretto contatto con i partner esecutivi.

I falsi progressi dell’Agenda europea per la migrazione

Bruxelles, 26 marzo 2018. Intervento di Barbara Spinelli nel corso della discussione congiunta della Commissione Libertà pubbliche (LIBE) con la Commissione per gli Affari esteri (AFET) sull’Agenda per la migrazione:

Relazione sui progressi compiuti in merito all’attuazione dell’agenda europea sulla migrazione. Scambio di opinioni con rappresentanti del SEAE (Servizio europeo per l’azione esterna), della Commissione e del Centro per le politiche migratorie di Firenze

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Seconda relazione annuale sullo strumento per i rifugiati in Turchia

Stato di avanzamento del progetto pilota della Commissione con paesi terzi per la migrazione legale

Ho qualche dubbio sui sondaggi che sono stati presentati dal rappresentante del Centro per le politiche migratorie di Firenze James Dennison (molto ottimisti sull’atteggiamento dei cittadini europei verso gli immigrati) ma non mi concentrerò su questo perché la discussione diverrebbe troppo complessa. Vorrei invece porre alcune domande alla Commissione e al Servizio per l’azione esterna su punti specifici.

Il primo punto riguarda la Turchia: le mie domande vertono sulla questione dei fondi europei messi a disposizione di questo Stato e sulle loro implicazioni strategiche.

Sulla questione dei fondi, diversi giornali europei – tra cui Mediapart, in collaborazione con la European Investigative Collaboration (EIC) – hanno pubblicato in questi giorni un’inchiesta secondo cui ingenti somme di denaro, pari a 83 milioni di euro, sarebbero state versate dall’Unione europea per finanziare l’acquisto da parte delle autorità turche di veicoli militari ed equipaggiamenti di sorveglianza, soprattutto lungo la linea di confine tra Turchia e Siria. È una notizia preoccupante e vorrei avere un chiarimento in merito.

La seconda domanda sulla Turchia concerne l’ultimo rapporto di Human Rights Watch, secondo il quale il refoulement di rifugiati siriani verso la Siria sta raggiungendo cifre molto alte: si parla di centinaia di persone e di numerosi attacchi armati contro i rifugiati.

Il secondo punto riguarda le cosiddette “procedure accelerate” per le richieste di asilo in Grecia. Nel documento della Commissione è scritto che quest’ultima ha chiesto alla Grecia di cambiare le leggi nazionali concernenti le procedure d’asilo in modo da accelerarle al massimo, tramite l’eliminazione della possibilità di ricorso in appello. Vorrei sapere come questa richiesta dell’Unione si concili con il diritto al secondo grado di giudizio: un diritto che esiste nelle leggi nazionali come nelle leggi europee.

Il terzo punto è relativo alle prese di posizione del rappresentante dell’UNHCR in Germania, sia sul rimpatrio dei cittadini afghani sia sulla politica delle quote che i governanti della Grande coalizione vorrebbero adottare.

Secondo l’UNHCR, il rimpatrio degli afghani viola la legge internazionale, perché non esistono zone sicure protette all’interno dell’Afghanistan.

Per quanto riguarda le quote – cito ancora l’UNHCR – nella legge internazionale non esiste un limite massimo per le richieste di asilo.

Un’ultima domanda sul reinsediamento dei rifugiati, previsto dall’accordo con la Turchia e concernente anche i richiedenti asilo trasferiti dalla Libia in Niger. Le quote di resettlement sono ancora molto basse e vorrei sapere come si possano aumentare. Dal Niger sono state reinsediate solo 24 persone, da quel che mi risulta. Ma la cosa che più mi interessa è sapere se il paradigma della politica europea stia cambiando: se cioè il resettlement stia diventando un’alternativa alla richiesta di asilo fatta sul suolo europeo. Tutto questo, sempre per l’UNHCR, è legalmente molto dubbio, perché il resettlement non sostituisce l’accesso individuale alla protezione internazionale. Una cosa non compensa l’altra. Avrei altre domande ma mi fermo qui. Grazie presidente.

Sostegno agli intellettuali turchi: risposta dell’Alto rappresentante

Risposta di Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza e vicepresidente della Commissione, alla lettera di sostegno agli intellettuali turchi (pubblicata su questo sito con il titolo 103 firme per un fondo di sostegno agli accademici licenziati in Turchia)

103 firme per un fondo di sostegno agli accademici licenziati in Turchia

Dear HR/VP Federica Mogherini,

Dear Commissioner Tibor Navracsics,

Please find enclosed a letter regarding a recent new purge in Turkey of 4464 public workers, that involved 330 academics and scholars who have been expelled from their positions.

On June 8th, 2016, You presented a new ‘Strategy for international cultural relations‘, which aims to encourage cultural cooperation between the EU and its partner countries and promote a global order based on peace, the rule of law, freedom of expression, mutual understanding and respect for fundamental values.

In the press release, You affirmed that cultural exchange and cultural institutions will be called upon to play a crucial role in strengthening international partnerships.

Considering the grave situation in Turkey, as described also by President Jean-Claude Juncker during the last sitting of the European Parliament, held on the 1st of March, we propose in our letter, co-signed by 102 academics and Members of the European Parliament, the creation of an EU fund having the aim of supporting the Turkish academics and scholars in need.

This fund could be based in Brussels and created in accordance with the framework of EU strategy on the central role of culture in foreign policy. Such a fund would prioritize the protection of Turkish intellectual and cultural life, with a particular focus on freedom of expression and information and the right to have rights.

Thank you very much,

barbara spinelli

Ipocrisie europee su migranti e Trump

di giovedì, Febbraio 2, 2017 0 , , , , Permalink

Bruxelles, 1 febbraio 2017. Intervento di Barbara Spinelli nel corso della sessione plenaria del Parlamento europeo.

Punto in agenda: Gestione della migrazione lungo la rotta del Mediterraneo centrale

Dichiarazione del Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza

Presenti al dibattito:

Federica Mogherini – Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell’Unione per gli

L’accordo con la Turchia non cessa di essere criticato, ed ecco che se ne profila uno con la Libia, ancora più inquietante. Mi domando quale sia il senso delle proteste di tanti governi europei contro Trump, quando essi stessi predispongono operazioni legalmente discutibili, e ignorano le raccomandazioni molto chiare espresse dal Commissariato Onu dei diritti umani, secondo cui i rimpatri in Libia non vanno fatti – e neanche gli sbarchi in Libia in azioni di Search & Rescue –  perché i fuggitivi corrono rischi gravi: torture in campi di detenzione, violenze contro le donne, anche esecuzioni. Sappiamo dall’Onu che il pericolo non sono gli smugglers. Sono i trafficanti, le milizie incontrollate, e funzionari pubblici di uno Stato fatiscente.

Al Consiglio vorrei chiedere che desista da accordi pericolosi, venerdì al vertice di La Valletta. Lo chiedo specialmente all’Italia, Paese avanguardia in quest’operazione: ricordo al mio paese i suoi trascorsi coloniali in Libia. Alla Commissione chiedo di uscire dalle doppiezze. Non si può al tempo stesso giudicare non replicabile l’accordo con la Turchia, dire che la prima preoccupazione è “salvare le vite”, e progettare l’addestramento e il finanziamento delle guardie costiere libiche, e il loro coordinamento con le nostre guardie di frontiera, perché i profughi non raggiungano più l’Europa.

Turchia: cosa può fare l’Unione

Bruxelles, 16 novembre 2016. Intervento di Barbara Spinelli nel corso della Riunione del Gruppo GUE/NGL.

Punto in Agenda: La repressione in Turchia dell’opposizione. Relatori per il Gruppo GUE/NGL: Takis Hadjigeorgiou e Marie-Christine Vergiat.

Considerati gli ultimi avvenimenti in Turchia, e la nuova offensiva del governo Erdogan contro l’opposizione parlamentare dell’HDP (Partito Democratico dei Popoli) si pone la questione del “che fare”, come gruppo politico e come Unione europea. Sono tre a mio parere i punti su cui converrà concentrarsi.

Primo punto: bisogna cominciare a riflettere seriamente su un piano B, nel caso l’accordo UE-Turchia sui migranti venisse revocato, da parte dell’Unione oppure del governo turco, visto che anche quest’ipotesi è stata prospettata da Erdogan, sotto forma di minaccia. Secondo me è necessario sin da ora non solo far capire ai cittadini europei che la Turchia non può essere considerato uno Stato “sicuro” dal punto di vista dei rimpatri, ma che la rottura dell’accordo non è la catastrofe da molti temuta. Questo perché in realtà il piano di riammissione non sta funzionando perfettamente, come pretende la Commissione. I rimpatri dalla Grecia alla Turchia sono stati finora 1.600: una cifra bassa, se paragonata ai 2 milioni e settecentomila rifugiati che già si trovano in Turchia. La maggior parte dei rifugiati approdati a suo tempo in Grecia sono tuttora intrappolati nei Balcani occidentali (circa 73.000) dopo la chiusura di quella rotta di fuga. Il Piano B, ovvero l’alternativa all’accordo con la Turchia, consiste in misure concrete che dovranno essere adottate ma dovrà comportare al tempo stesso una campagna di informazione intesa a far capire che la paura su cui scommette l’estrema destra è in parte esagerata.

Secondo punto: la sospensione dei negoziati di adesione all’Unione europea. Per quanto mi riguarda sono favorevole a tale sospensione, e ritengo non ci sia bisogno di aspettare la reintroduzione della pena di morte per una decisione del genere, ma il messaggio deve essere molto chiaro: è auspicabile che i negoziati si riaprano subito, non appena la rule of law e la libertà di espressione saranno restaurate in Turchia. La nostra posizione dovrebbe tener vive le speranze dei democratici turchi, che sull’Unione europea continuano a contare molto, e fare di tutto perché non sia identificata con quella sostenuta dalle estreme destre (e da buona parte del centro-destra), le quali non mancano di ripetere: “Noi eravamo contrari all’ingresso della Turchia comunque e sin dall’inizio”.

Terzo e ultimo punto: molti democratici in Turchia, con cui sono in contatto, insistono affinché l’Unione europea sospenda, invece, il rinegoziato sull’abbassamento delle tariffe doganali e il commercio. Si tratta di una trattativa che dovrebbe estendere gli accordi sulle industrie manifatturiere ai servizi, all’agricoltura e agli appalti pubblici. A mio parere si può agire su questo rinegoziato, che interessa molto Erdogan perché influenza in modo sostanziale la struttura commerciale del suo Paese. Si tratta di far capire al governo turco che il rinegoziato sarà sospeso fino a quando non saranno ristabiliti la rule of law, il rispetto delle opposizioni, e in particolare la pace civile in Kurdistan.

Lettera sulla situazione dei bambini rifugiati in Turchia

COMUNICATO STAMPA

Barbara Spinelli e 54 deputati del Parlamento europeo denunciano l’incapacità della Turchia di offrire protezione ai rifugiati

Bruxelles, 14 novembre 2015

Barbara Spinelli, insieme a 54 deputati del Parlamento europeo, ha inviato in data odierna una lettera al Vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans, all’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini, al Commissario responsabile per il Mercato interno, l’industria, l’imprenditoria e le PMI Elżbieta Bieńkowska, e al  Commissario per la Politica di vicinato e i negoziati per l’allargamento dell’Ue Johannes Hahn, in cui si denuncia lo sfruttamento del lavoro minorile in Turchia dei bambini rifugiati siriani.

La lettera è nata da un reportage effettuato dai giornalisti Valentina Petrini e Gabriele Zagni (“La7”) dal quale emerge lo sfruttamento del lavoro minorile nella produzione di scarpe e di abbigliamento in Turchia, tramite l’impiego di bambini rifugiati dalla Siria.

L’obiettivo è denunciare non solo il dilagante fenomeno dello sfruttamento del lavoro minorile in Turchia ma anche lo stato di abbandono e degrado cui sono consegnati i rifugiati siriani che vivono fuori dai campi adibiti a trattenerli, senza alcun sostegno socio-economico.

Solo il 15% dei bambini siriani frequenta la scuola, il restante essendo impiegato come manodopera sottopagata e sfruttata nelle fabbriche del distretto tessile turco. Considerando che, in media, un lavoratore adulto guadagna 30 lire turche al giorno, i proprietari delle fabbriche preferiscono impiegare i bambini. Questi ultimi lavorano in condizioni dolorose, in stretto contatto con una vasta gamma di prodotti chimici tossici e altre sostanze pericolose, come l’acido cloridrico. I loro corpi mostrano segni di sfruttamento e gravi maltrattamenti fisici: le mani sono danneggiate da queste sostanze e la pelle assume il colore degli abiti che producono a causa dei coloranti tossici che maneggiano ogni giorno.

Alla luce di quanto è emerso, la Turchia non è stata in grado di offrire accesso all’istruzione ai bambini e di garantire standard di vita dignitosi alle famiglie rifugiate. Per questo motivo Barbara Spinelli e i cofirmatari della lettera ritengono che il governo turco non sia in grado di proteggere i diritti e gli interessi dei rifugiati – in particolare delle categorie più vulnerabili – e chiedono che siano interrotti i rimpatri dei migranti verso la Turchia, Paese evidentemente non “sicuro”.

Testo della lettera con l’elenco dei firmatari (file .pdf)

Ruolo dell’Agenzia europea per la guardia costiera e di frontiera nel ritorno forzato di 10 richiedenti asilo siriani dalla Grecia alla Turchia

È stata oggi presentata la domanda con richiesta di risposta scritta alla Commissione su “The role of the European Border and Coast Guard Agency in the forced return of 10 Syrian asylum-seekers from Greece to Turkey on 14 October 2016”, firmata anche da Barbara Spinelli.

 

Incarcerazione di tre sostenitori dei diritti umani in Turchia

Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-005219/2016
alla Commissione
Articolo 130 del regolamento

Marietje Schaake (ALDE), Isabella Adinolfi (EFDD), Martina Anderson (GUE/NGL), Nikos Androulakis (S&D), Petras Auštrevičius (ALDE), Brando Benifei (S&D), Fabio Massimo Castaldo (EFDD), Karima Delli (Verts/ALE), Gérard Deprez (ALDE), Georgios Epitideios (NI), Cornelia Ernst (GUE/NGL), Fredrick Federley (ALDE), Eleonora Forenza (GUE/NGL), Gerben-Jan Gerbrandy (ALDE), Charles Goerens (ALDE), Nathalie Griesbeck (ALDE), Takis Hadjigeorgiou (GUE/NGL), Hans-Olaf Henkel (ECR), Eva Kaili (S&D), Stelios Kouloglou (GUE/NGL), Alexander Graf Lambsdorff (ALDE), Barbara Lochbihler (Verts/ALE), Peter Lundgren (EFDD), Valentinas Mazuronis (ALDE), Louis Michel (ALDE), Matthijs van Miltenburg (ALDE), Marlene Mizzi (S&D), Demetris Papadakis (S&D), Jozo Radoš (ALDE), Frédérique Ries (ALDE), Claude Rolin (PPE), Judith Sargentini (Verts/ALE), Jordi Sebastià (Verts/ALE), Barbara Spinelli (GUE/NGL), Eleftherios Synadinos (NI), Pavel Telička (ALDE), Josep-Maria Terricabras (Verts/ALE) e Josef Weidenholzer (S&D)

Oggetto: Incarcerazione dei tre importanti sostenitori dei diritti umani in Turchia

Il 20 giugno 2016, in Turchia sono stati incarcerati tre importanti sostenitori dei diritti umani. Erol Önderoğlu (Reporter senza frontiere) è stato arrestato dopo essere comparso in tribunale a Istanbul. Şebnem Korur Fincancı (Fondazione per i diritti umani in Turchia) e Ahmet Nesin (giornalista e scrittore) sono stati arrestati lo stesso giorno. Vengono accusati di propaganda terroristica, apparentemente per aver ricoperto temporaneamente la posizione di caporedattori per Özgür Gündem, un quotidiano che si concentra sul conflitto tra il governo e il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK).

Le autorità turche hanno avviato indagini preliminari a carico di 37 delle 44 persone che hanno partecipato a una campagna di protesta contro l’accanimento nei confronti del personale di Özgür Gündem lavorando per un giorno come redattori ospiti per il giornale.

  1. La Commissione ha manifestato al governo turco le proprie preoccupazioni in merito al ricorso alla legislazione antiterrorismo per arrestare giornalisti e studiosi che non sono accusati di fare uso della violenza? Se non lo ha fatto, può chiarirne il motivo?
  2. Quali conseguenze hanno avuto le violazioni dei diritti umani e l’abuso delle leggi antiterrorismo sulle relazioni tra l’UE e la Turchia in seguito alla “dichiarazione” di cooperazione sulla gestione della migrazione?
  3. Vi sono parametri di riferimento concreti per la Turchia su questioni quali lo Stato di diritto, la separazione dei poteri, le detenzioni arbitrarie e la libertà di espressione per quanto riguarda la “dichiarazione” sulla migrazione? I recenti sviluppi avranno un impatto sul piano di avviare il capitolo negoziale 33?

IT
E-005219/2016
Risposta di Johannes Hahn
a nome della Commissione
(7.9.2016)

La Commissione segue con preoccupazione la situazione della libertà di espressione e dei diritti fondamentali in Turchia. Ricorda, tra l’altro, la dichiarazione congiunta del 21 giugno 2016 dell’alto rappresentante/vicepresidente Federica Mogherini e del commissario Hahn sull’arresto del Prof. Fincanci e di numerosi giornalisti, tra cui il Sig. Nesin[1].

L’UE esprime e difende la sua posizione a tutti i livelli, inclusi gli incontri al vertice. Durante il Consiglio europeo del 17 e 18 marzo 2016[2], i leader dell’UE hanno ribadito che l’Unione si aspetta, da parte della Turchia, l’osservanza degli standard più elevati in materia di democrazia, Stato di diritto e rispetto delle libertà fondamentali, compresa la libertà di espressione. Più di recente, in occasione della 124ª riunione del comitato di associazione UE‑Turchia del 31 maggio 2016, l’UE ha espresso serie preoccupazioni relativamente all’ampia applicazione delle leggi contro il terrorismo e la criminalità organizzata.

Come indicato nella terza relazione sui progressi compiuti dalla Turchia per soddisfare i requisiti della tabella di marcia per un regime di esenzione dal visto del 4 maggio 2016[3], nonché nella seconda relazione sui progressi compiuti nell’attuazione della dichiarazione UE-Turchia del 15 giugno 2016[4], la Turchia dovrebbe rivedere la legislazione e le prassi in materia di terrorismo in linea con gli standard europei, in particolare adeguando la definizione di terrorismo così da restringerne l’ambito di applicazione e introducendo un criterio di proporzionalità.

[1]     http://eeas.europa.eu/statements-eeas/2016/160621_01_en.htm
[2]     http://www.consilium.europa.eu/it/meetings/european-council/2016/03/17-18/
[3]     COM(2016) 278 final.
[4]     COM(2016) 349 final.

Lettera aperta sul contro-golpe in Turchia

di domenica, Luglio 24, 2016 0 , , Permalink

Versione inglese, su OpenDemocracy: An open letter on the attempted coup in Turkey
Versione francese, su Libération: « Nous demandons à l’UE d’exiger de la Turquie un retour à l’Etat de droit »

Bruxelles, 23 luglio 2016

A: Federica Mogherini, Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e Vicepresidente della Commissione

A: Thorbjørn Jagland, Segretario generale del Consiglio d’Europa

Gentile Alto Rappresentante /Vice Presidente Federica Mogherini,

Gentile Segretario Generale Thorbjørn Jagland,

Venerdì 15 luglio la Turchia è stata vittima di un tentativo di colpo di Stato che ha provocato più di 200 vittime, per la maggior parte civili, e più di 1400 feriti. Subito dopo, il Governo turco ha avviato un’epurazione su larga scala e del tutto sproporzionata in seno all’apparato statale. Dal giorno in cui ha avuto luogo il fallito colpo di Stato, fino al 20 luglio 2016, il numero complessivo di epurazioni (sospensione dagli incarichi e arresti) nel servizio pubblico ammonta a più di 61.000 persone. Le purghe hanno colpito in particolare i seguenti settori: ministero della Giustizia (2.875 giudici e pubblici ministeri); Ufficio del Primo ministro (257 dipendenti); ministero degli Affari interni (8.777 agenti di Polizia, Gendarmeria, governatori di distretti provinciali, governatori locali e personale); ministero dell’Istruzione nazionale (21.738 dipendenti sospesi); Consiglio dell’Educazione Superiore (116 professori, compresi 4 rettori, più 1.577 presidi di facoltà cui è stato chiesto di dimettersi); ministero della Famiglia e delle Politiche sociali (393 impiegati statali); ministero delle Finanze (1.500 dipendenti); Agenzia di Intelligence nazionale (100 dipendenti); Autorità di Regolamentazione del Mercato energetico (25 dipendenti); ministero dello Sviluppo (16 dipendenti); ministero delle Foreste e delle Risorse idriche (197 dipendenti); ministero dell’Energia e delle Risorse naturali (300 dipendenti); ministero dello Sport e della Gioventù (245 dipendenti); ministero dell’Ambiente e dell’Urbanizzazione (70 dipendenti); Consiglio supremo per Radio e Tv (29 dipendenti); Agenzia di Regolazione e Supervisione bancaria (86 dipendenti); ministero del Commercio e delle Dogane (176 dipendenti); Autorità garante della Concorrenza (8 dipendenti); Corte militare d’Appello (35 dipendenti); ministero della Difesa (7 dipendenti); Borsa di Istanbul (51 dipendenti).

È stata revocata la licenza di insegnamento a 21.000 docenti di scuole private.

È probabile che i prossimi saranno gli accademici. Migliaia di universitari erano già sotto inchiesta, con l’accusa di “dare sostegno” alle attività terroristiche, per aver difeso la popolazione curda nel Sud-Est della Turchia, sottoposta nel corso dell’ultimo anno a un attacco esteso e letale da parte delle forze regolari turche.

Secondo numerose fonti – tra queste il Commissario europeo per la Politica di vicinato e i Negoziati per l’allargamento Johannes Hahn – la lista delle persone da ar1restare era già pronta prima che iniziasse il colpo di Stato. Alcune di queste fonti asseriscono che il colpo di stato è stato messo in atto come extrema ratio contro tali liste.

Il Primo ministro turco ha sospeso le ferie di più di tre milioni di dipendenti pubblici in tutto il Paese, e ai dipendenti del settore pubblico è stato vietato di viaggiare all’estero. Inoltre, secondo un’intervista rilasciata alla CNN il 18 luglio 2016, il Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan non ha escluso la possibilità di ripristinare la pena di morte nel Paese. Nel frattempo, il Governo ha dichiarato lo stato d’emergenza e la sospensione temporanea della Convenzione europea dei Diritti umani, come consentito dall’articolo 15 CEDU. Questo articolo non permette però di venir meno al rispetto dei principi fondamentali sanciti dalla Convenzione.

Non esiste più, in conclusione, un sistema di pesi e contrappesi. Secondo alcuni resoconti, le persone messe sotto custodia non riescono a trovare avvocati difensori, perché nessuno si esporrebbe al rischio di difenderle e di entrare così a far parte della lista delle epurazioni.

La Turchia è firmataria della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo e del Protocollo n. 6 della CEDU riguardante l’abolizione della pena di morte. Come Paese candidato all’adesione all’UE, la Turchia si è anche impegnata al pieno rispetto dei criteri di Copenhagen, tra cui la presenza di istituzioni stabili che garantiscano la democrazia, lo stato di diritto, i diritti umani e il rispetto e la protezione delle minoranze, oltre all’abolizione della pena capitale.

Noi, firmatari di questa lettera, condanniamo ogni tentativo di rovesciare l’ordinamento democratico attraverso colpi di stato militari. Al tempo stesso, tuttavia, condanniamo le purghe attuate dal Governo turco in violazione dei diritti umani e dello stato di diritto. Il principio di indipendenza e d’imparzialità del potere giudiziario – insieme alla libertà dei media – è alla base dello stato di diritto e della democrazia. L’indipendenza politica dei corpi insegnanti fa parte delle condizioni di esistenza di una società libera.

Chiediamo all’Alto Rappresentante / Vice Presidente Federica Mogherini, così come al Segretario generale del Consiglio d’Europa Thorbjørn Jagland, di seguire da vicino la situazione in Turchia per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani e dello stato di diritto, e chiediamo di esigere l’immediata liberazione di tutti coloro che sono stati arbitrariamente arrestati e detenuti a seguito del fallito colpo di Stato militare.

Ricordiamo il recente disegno di legge adottato dal Parlamento turco che revoca l’immunità dai procedimenti giudiziari per 138 parlamentari, appartenenti per lo più al partito di opposizione HDP e alla minoranza curda. Tutto sembra suggerire che il colpo di Stato offra al Governo turco l’occasione di limitare ulteriormente il ruolo delle opposizioni e la loro funzione di vigilanza democratica. Poco dopo il suo arrivo a Istanbul, la mattina del 16 luglio, Erdogan ha affermato: “Questa insurrezione è un dono di Allah, perché ci consentirà di ripulire le forze armate”.

Chiediamo quindi all’Alto Rappresentante / Vice Presidente Mogherini di esaminare la situazione, prestando particolare attenzione alla condizione della minoranza curda e delle altre minoranze nel Paese. Esortiamo allo stesso modo il Segretario Generale Thorbjørn Jagland, perché ricordi al Governo turco l’obbligo di rispettare la Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo e tutti i suoi Protocolli, che comprendono il diritto alla vita, al giusto processo, alla protezione da arresti arbitrari.

Sollecitiamo inoltre l’Alto Rappresentante / Vice Presidente Mogherini affinché chieda al Consiglio europeo di sospendere immediatamente l’accordo UE-Turchia firmato il 18 marzo 2016, alla luce dei recenti sviluppi e in considerazione del fatto che già al momento della firma dell’accordo la Turchia non era un “paese sicuro” per rifugiati e richiedenti asilo.

Infine chiediamo a tutti gli Stati membri dell’UE di impegnarsi con forza presso il Governo turco affinché nel Paese siano pienamente ristabiliti lo stato di diritto e i principi democratici, come condizione essenziale per futuri rapporti diplomatici e per la continuazione dei negoziati di adesione.

Con i migliori saluti,

Barbara SpinelliDeputata del Parlamento europeo, Gruppo Sinistra unitaria europea/Sinistra verde Nordica (GUE/NGL)

 

Albena Azmanova Professore associato in Political and Social Thought, University of Kent, Brussels School of International Studies, UK

Étienne Balibar – Filosofo, Professore Emerito presso l’Université de Paris-Ouest, Francia, e Anniversary Chair in Modern European Philosophy, Kingston University London, UK

Seyla Benhabib Eugene Mayer Professor in Political Science and Philosophy, Yale University, USA

Sophie Bessis Storica, ricercatrice presso l’Institut de relations internationales et stratégiques di Parigi, Francia e Tunisia

Hamit Bozarslan Storico e politologo, Ecole des hautes études en sciences sociales di Parigi, Francia

Susan Buck-Morss – Filosofa politica, CUNY Graduate Center, NYC, USA

Judith Butler Maxine Elliot Professor in Comparative Literature and Critical Theory, University of California, Berkeley, USA

Claude Calame Storico e antropologo, Ecole des hautes études en sciences sociales di Parigi, Francia

Joseph H. Carens FRSC Professor in Political Science, University of Toronto, Canada

Maeve CookeMembro della Royal Irish Academy, MRIA School of Philosophy, University College Dublin, Irlanda

Vincent Duclert Storico, Ecole des hautes études en sciences sociales di Parigi, Francia

Didier Fassin – Professore in Social Sciences, Institute for Advanced Study, Princeton, USA

Éric FassinProfessore in Sociologie, Université de Paris-8, Francia

Shelley Feldman International Professor, Cornell University, USA

Peter GeschiereEmeritus professor of anthropology, University of Amsterdam and Leiden University, NL

Michael HardtProfessor, Duke University, USA

David Harvey Distinguished Professor, Graduate Center of the City University of New York, USA

Marianne Hirsch William Peterfield Trent Professor in English and Comparative Literature e Direttrice dell’Institute for Research on Women, Gender, and Sexuality, Columbia University, USA

Philip Hogh Philosophy Department, Carl von Ossietzky University Oldenburg, Germania

Jean E. HowardGeorge Delacorte Professor in Humanities, Department of English and Comparative Literature, Columbia University, USA

Julia KoenigInstitute for Social Pedagogy and Adult Education, Goethe University, Frankfurt am Main

Elena LoizidouReader in Law and Political Theory at School of Law, Birkbeck, University of London, UK

Sandro Mezzadra Professore di Teoria politica, Università di Bologna, Italia

Jennifer Nedelsky Faculty of Law and Political Science, University of Toronto, Canada

Rosalind Petchesky Distinguished Professor Emerita in Political Science, Hunter College & the Graduate Center, City University of New York, USA

Ilaria PossentiDipartimento di Scienze umane, Università di Verona, Italia

Mary Louise Pratt Silver Professor, Professor Emerita of Social and Cultural Analysis, Spanish & Portuguese, Comparative Literature, New York University, USA

Lynne SegalAnniversary Professor, Psychosocial Studies, Birkbeck College, University of London, UK

Vicky Skoumbi Caporedattore del quotidiano αληthεια (Aletheia), Grecia

Céline Spector Professore, Department de Philosophie Université Bordeaux Montaigne e membro onorario Institut Universitaire de France, Francia

Yanis Varoufakis Professore in Economic Theory presso l’Università di Atene, ex-ministro delle Finanze e deputato del Parlamento greco, Grecia

Frieder Otto WolfFreie Universität Berlin, ex-deputato del Parlamento europeo, Germania

Vladimiro Zagrebelsky ex Giudice della Corte Europea dei Diritti Umani

 

François AlfonsiPresidente dell’European Free Alliance (EFA)

Brando Benifei Deputato del Parlamento europeo, Gruppo dell’Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici (S&D)

José Bové Deputato del Parlamento europeo, Gruppo Verdi/ALE

Nicola Caputo Deputato del Parlamento europeo, Gruppo dell’Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici (S&D)

Fabio Massimo CastaldoDeputato del Parlamento europeo, Gruppo Europa della Libertà e della Democrazia Diretta (EFDD- M5S)

Fabio De Masi Deputato del Parlamento europeo, Gruppo Sinistra unitaria europea/Sinistra verde Nordica (GUE/NGL)

Karima Delli Deputata del Parlamento europeo, Gruppo Verdi/ALE

Pascal DurandDeputato del Parlamento europeo, Gruppo Verdi/ALE

José Inácio Faria Deputato del Parlamento europeo, Gruppo Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa (ALDE)

Eleonora Forenza Deputata del Parlamento europeo, Gruppo Sinistra unitaria europea/Sinistra verde Nordica (GUE/NGL)

María Teresa Giménez BarbatDeputata del Parlamento europeo, Gruppo Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa (ALDE)

Ana Maria Gomes Deputata del Parlamento europeo, Gruppo dell’Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici (S&D)

Tania González PeñasDeputata del Parlamento europeo, Gruppo Sinistra unitaria europea/Sinistra verde Nordica (GUE/NGL)

Yannick JadotDeputato del Parlamento europeo, Gruppo Verdi/ALE

Benedek Jávor Deputato del Parlamento europeo, Gruppo Verdi/ALE

Eva Joly Deputata del Parlamento europeo, Gruppo Verdi/ALE

Josu Juaristi AbaunzDeputato del Parlamento europeo, Gruppo Sinistra unitaria europea/Sinistra verde Nordica (GUE/NGL)

Jude Kirton-Darling Deputata del Parlamento europeo, Gruppo dell’Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici (S&D)

Stelios KouloglouDeputato del Parlamento europeo, Gruppo Sinistra unitaria europea/Sinistra verde Nordica (GUE/NGL)

Merja KyllönenDeputata del Parlamento europeo, Gruppo Sinistra unitaria europea/Sinistra verde Nordica (GUE/NGL)

Patrick Le HyaricDeputato del Parlamento europeo, Gruppo Sinistra unitaria europea/Sinistra verde Nordica (GUE/NGL)

Paloma López BermejoDeputata del Parlamento europeo, Gruppo Sinistra unitaria europea/Sinistra verde Nordica (GUE/NGL)

Lorena Lopez de LacalleTesoriere della Treasurer European Free Alliance (EFA)

Marisa MatiasDeputata del Parlamento europeo, Gruppo Sinistra unitaria europea/Sinistra verde Nordica (GUE/NGL)

Stefano MaulluDeputato del Parlamento europeo, Gruppo del Partito Popolare Europeo (PPE)

Marlene Mizzi Deputata del Parlamento europeo, Gruppo dell’Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici (S&D)

Ulrike MüllerDeputata del Parlamento europeo, Gruppo Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa (ALDE)

Javier Nart Deputato del Parlamento europeo, Gruppo Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa (ALDE)

Carolina PunsetDeputata del Parlamento europeo, Gruppo Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa (ALDE)

Michèle RivasiDeputata del Parlamento europeo, Gruppo Verdi/ALE

Sofia SakorafaDeputata del Parlamento europeo, Gruppo Sinistra unitaria europea/Sinistra verde Nordica (GUE/NGL)

Elly Schlein Deputata del Parlamento europeo, Gruppo dell’Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici (S&D)

Helmut Scholz Deputato del Parlamento europeo, Gruppo Sinistra unitaria europea/Sinistra verde Nordica (GUE/NGL)

Branislav Škripek Deputato del Parlamento europeo, Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR)

Jordi SoleSegretario generale della European Free Alliance (EFA)

Bart Staes Deputato del Parlamento europeo, Gruppo Verdi/ALE

Dario TamburranoDeputato del Parlamento europeo, Gruppo Europa della Libertà e della Democrazia Diretta (EFDD- M5S)

Miguel Urbán CrespoDeputato del Parlamento europeo, Gruppo Sinistra unitaria europea/Sinistra verde Nordica (GUE/NGL)

Pello Urizar Segretario Generale di Eusko Alkartasuna (Basque political party)

Ernest Urtasun Deputato del Parlamento europeo, Gruppo Verdi/ALE

Monika VanaDeputata del Parlamento europeo, Gruppo Verdi/ALE

Marie-Christine VergiatDeputata del Parlamento europeo, Gruppo Sinistra unitaria europea/Sinistra verde Nordica (GUE/NGL)

Julie Ward Deputata del Parlamento europeo, Gruppo dell’Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici (S&D)

Tatjana Ždanoka Deputata del Parlamento europeo, Gruppo Verdi/ALE