Brexit, risoluzione del Parlamento Europeo: diritti dei cittadini garantiti solo in parte

Strasburgo, 13 dicembre. Intervento di Barbara Spinelli nel corso della sessione plenaria del Parlamento Europeo

Punto in agenda (Key debate):

Preparazione del Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre – Stato di avanzamento dei negoziati con il Regno Unito

Presenti al dibattito:

Michel Barnier, negoziatore UE sul Brexit
Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione
Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione
Matti Maasikas, Presidenza del Consiglio

Nelle sue linee guida il Consiglio ha promesso garanzie reciproche, effettive, eseguibili, non discriminatorie e globali sui diritti dei cittadini.

Nonostante i progressi compiuti, l’accordo preliminare raggiunto dai negoziatori non rispecchia ancora tali caratteri: la sua globalità è tutt’ora compromessa dall’assenza di cruciali diritti in tema di ricongiungimento familiare o libertà di circolazione degli inglesi nell’Unione (per citarne alcuni); le attuali caratteristiche del settled status contrastano con i principi di non-discriminazione e reciprocità, a detrimento dei cittadini europei nel Regno Unito; l’apertura mostrata dalla Commissione a possibili strumenti analoghi negli Stati Membri rischia di minare lo stesso diritto europeo; la reciprocità è altresì messa in dubbio, insieme all’effettività dei diritti, dal ruolo più che vago attribuito alla Corte di giustizia.

Oggi riconosceremo che sono stati fatti passi avanti. Tuttavia, la seconda fase negoziale dovrà servire a colmare le tante lacune e incertezze ancora esistenti e a garantire che il full set of rights derivante dal diritto europeo sia effettivamente tutelato. Non si tratta solo di certezza giuridica ma di tenere fede alla promessa per cui nulla cambierà nelle vite di milioni di cittadini.

Tre domande alla Commissione sugli accordi con la Libia

Strasburgo, 12 dicembre 2017. Intervento di Barbara Spinelli nel corso della sessione plenaria del Parlamento europeo.

Punto in agenda:

Situazione dei migranti in Libia. Dichiarazione del Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza

Presenti al dibattito:

Federica Mogherini – Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza

Dimitris Avramopoulos – Commissario responsabile per la migrazione, gli affari interni e la cittadinanza, Commissione europea

Vorrei fare tre domande al Commissario Avramopoulos.

Primo: la sentenza della Corte europea del 2012 sul caso Hirsi. Ho riletto attentamente il verdetto che condannò l’Italia per respingimenti collettivi in Libia e il contesto è identico: la convenzione europea è di nuovo violata, e la Libia resta inaffidabile non avendo ratificato la convenzione di Ginevra. Dove sta la differenza fra il 2009 e oggi?

Secondo: la decisione presa ad Abidjan di evacuare i campi dove avvengono violenze, di attivare un gran numero di rimpatri volontari di migranti, di reinsediarne alcuni. Vorrei conoscere le procedure che saranno adottate, perché il rimpatriato chiamato a esprimere la sua volontà non si trovi a dover scegliere tra la peste e il colera. E vorrei sapere il numero delle evacuazioni: Cochetel, inviato speciale dell’UNHCR, ha dichiarato che la maggior parte dei luoghi di tortura è sconosciuta. Che Serraj controlla un territorio minimo. Ha detto ancora: “Le decisioni di Abidjan sono illusorie (they fool themselves). Ogni volta che abbiamo liberato qualcuno dai campi di detenzione, qualcun altro ha subito preso il suo posto”.

Ultima domanda: a che punto è la ridefinizione del concetto di non-refoulement, che l’Unione si propose in febbraio a La Valletta? Il proposito fu prudentemente cancellato dal comunicato; chiedo se sia tuttora all’ordine del giorno.

Minaccia di arresto contro 712 sindaci catalani eletti democraticamente

Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-006357/2017

alla Commissione

Articolo 130 del regolamento

Jordi Solé (Verts/ALE), Josep-Maria Terricabras (Verts/ALE), Ramon Tremosa i Balcells (ALDE), Izaskun Bilbao Barandica (ALDE), Tania González Peñas (GUE/NGL), Maria Lidia Senra Rodríguez (GUE/NGL), Matt Carthy (GUE/NGL), Liadh Ní Riada (GUE/NGL), Lynn Boylan (GUE/NGL), Ernest Urtasun (Verts/ALE), Barbara Spinelli (GUE/NGL), Estefanía Torres Martínez (GUE/NGL), Xabier Benito Ziluaga (GUE/NGL), Jill Evans (Verts/ALE), Helga Stevens (ECR), Helmut Scholz (GUE/NGL), Beatrix von Storch (EFDD), Sander Loones (ECR), Rina Ronja Kari (GUE/NGL), Mara Bizzotto (ENF), Josu Juaristi Abaunz (GUE/NGL), Molly Scott Cato (Verts/ALE), Indrek Tarand (Verts/ALE), Igor Šoltes (Verts/ALE), Bodil Valero (Verts/ALE), Barbara Lochbihler (Verts/ALE), Franz Obermayr (ENF) e Anneleen Van Bossuyt (ECR)

Oggetto: Spagna: minaccia di arresto contro 712 sindaci catalani eletti democraticamente

Il 13 settembre il Procuratore generale spagnolo Manuel Maza ha annunciato che i 712 sindaci catalani [1] (pari al 75% di tutti i sindaci della Catalogna) che hanno sostenuto il referendum sull’indipendenza del 1° ottobre avrebbero dovuto comparire dinanzi all’autorità giudiziaria per essere interrogati. Il sig. Maza ha inoltre affermato che i sindaci catalani che si rifiutano di comparire in tribunale saranno arrestati dalla polizia [2].

Tre mesi fa il Parlamento spagnolo ha espresso un voto di censura contro il sig. Maza e il ministro della Giustizia spagnolo a maggioranza assoluta (207 voti favorevoli contro 134) [3], ma il governo spagnolo si è rifiutato di sostituire il Procuratore generale vista la sua affinità politica con il Partito Popolare.

Inoltre, in occasione del suo discorso sullo stato dell’Unione del 2017, il Presidente Juncker ha affermato che: “Stato di diritto significa che la legge e la giustizia sono esercitate da una magistratura indipendente”.

  1. Come intende intervenire la Commissione per garantire che la Spagna rispetti l’indipendenza della magistratura?
  2. Prenderà in considerazione la possibilità di lanciare il meccanismo per lo Stato di diritto?
  3. Quali provvedimenti intende adottare alla luce della persecuzione politica e giuridica dei sindaci catalani democraticamente eletti?

[1]     http://www.politico.eu/article/spain-to-prosecute-712-catalan-mayors-over-referendum/.

[2]     http://www.dailymail.co.uk/wires/pa/article-4880146/Spain-threatens-712-Catalan-mayors-arrest-assisting-independence-poll.html.

[3]     http://www.elmundo.es/espana/2017/05/16/591adfc4e2704e355c8b4683.html.


IT

E-006357/2017

Risposta del Presidente Juncker
a nome della Commissione
(8.12.2017)

La Commissione segue gli sviluppi connessi al funzionamento dei sistemi giudiziari di tutti gli Stati membri. In particolare, la Commissione controlla costantemente la qualità, l’indipendenza e l’efficienza dei sistemi giudiziari nazionali, anche per la Spagna, nel contesto del semestre europeo.

Sulla base delle informazioni disponibili, la Commissione non dispone di elementi che attestino che le garanzie previste dall’ordinamento giuridico nazionale non sono in grado di proteggere efficacemente lo stato di diritto in Spagna.

Come dichiarato pubblicamente dalla Commissione il 2 ottobre 2017, al di là degli aspetti squisitamente giuridici della questione, oggi abbiamo bisogno di unità e stabilità, non già di divisione e frammentazione.

Nella stessa dichiarazione la Commissione ha invitato tutte le parti interessate a uscire presto dallo scontro per passare al dialogo. La violenza non può essere uno strumento di politica. La Commissione ha espresso la sua fiducia nella capacità del Primo Ministro Mariano Rajoy di gestire questo difficile processo nel pieno rispetto della Costituzione spagnola e dei diritti fondamentali dei cittadini ivi sanciti.

La posizione della Commissione sulla questione è stata ribadita dal Primo Vicepresidente Timmermans nel suo intervento alla sessione plenaria del Parlamento europeo del 4 ottobre 2017.

L’11 ottobre scorso la Commissione ha rinnovato il precedente appello al pieno rispetto dell’ordine costituzionale spagnolo e la sua fiducia nelle istituzioni spagnole e in tutte le forze politiche che si stanno adoperando per trovare una soluzione nel quadro della Costituzione spagnola.