Politica europea dei rifugiati e Mediterraneo

Intervento di Barbara Spinelli, in qualità di relatore ombra per il gruppo GUE-NGL nel corso della riunione ordinaria della Commissione Libertà civili, giustizia e affari interni tenutasi a Bruxelles il 29 febbraio 2016.

Punto in agenda:

Situazione nel Mediterraneo e necessità di un approccio globale dell’UE in materia di immigrazione

  • Esame degli emendamenti

Co-Relatori: Roberta Metsola (PPE – Malta), Kashetu Kyenge (S&D – Italia)

Ringrazio le co-relatrici per l’ottimo lavoro che hanno svolto e che in gran parte condivido: in particolare su temi come il search and rescue e le vie di accesso legale all’Unione europea.

Ringrazio anche le 20 ONG da cui ho ricevuto suggerimenti per i molti emendamenti che ho presentato. Sintetizzandoli al massimo, vorrei indicare i sei punti che a mio parere sono cruciali, e non ancora risolti:

  • L’emendamento “orizzontale” che ho proposto, e che prevede la possibilità per i richiedenti asilo di esprimere le proprie preferenze sullo Stato in cui vorrebbero chiedere asilo ed essere ricollocati.
  • Sulla detenzione dei migranti, chiedo un regolamento più dettagliato dei dati raccolti da Eurostat, e la promozione di alternative alla detenzione.
  • Ritengo necessario modificare i punti che riguardano sia i meccanismi di rimpatrio governati da Frontex in accordo con i Paesi terzi, sia la creazione di una lista di Stati di origine sicuri. Allo stesso modo è cruciale, secondo me, evidenziare l’assenza di garanzie procedurali e di trasparenza, nella creazione di una Guardia di costiera e di frontiera europea.
  • Sui fondi europei, chiedo che l’uso sia trasparente e controllato per scongiurare, almeno in parte, scandali come “Mafia Capitale”. Inoltre, penso che i fondi europei destinati all’asilo e alla migrazione dovrebbero essere esenti dalle regole di deficit previste dal Patto di Stabilità e di Crescita. Questo per aiutare i Paesi che sono i più esposti ai flussi migratori come Grecia e Italia.
  • In politica estera, sono contraria a missioni NATO di controllo delle frontiere e soprattutto ai recenti accordi per il rimpatrio con Stati che non rispettano né i diritti dei propri cittadini né quelli dei migranti. Penso al processo di Khartoum. E penso, in particolar modo, al governo turco e a un possibile intervento militare in Libia per risolvere il problema degli smuggler. Ritengo necessario, in questo quadro, dire a chiare lettere che l’Unione europea non può decidere le sue politiche assieme alla Turchia, quasi fosse un nuovo Stato membro. Siamo tutti a conoscenza dei massacri che il governo Erdoğan sta compiendo contro il popolo curdo nel Sud -Est della Turchia, e dei bombardamenti della Repubblica di Rojava in Siria.
  • Chiedo uno sguardo lungo, previdente, sulla filosofia di Schengen. Nell’immediato può aver senso lo stretto legame causale stabilito tra abolizione di frontiere interne e controllo più stretto delle frontiere esterne. Nel medio-lungo periodo, però, avremo bisogno di frontiere esterne più aperte, perché il nostro è un continente in forte declino dal punto di vista demografico.

Si veda anche:

As humanitarian crisis develops, we must take a whole new approach to refugee policy

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