Brexit: i diritti da salvaguardare

di venerdì, Maggio 12, 2017 0 , , , Permalink

Bruxelles, 11 maggio 2017. Intervento di Barbara Spinelli nel corso dell’Audizione congiunta organizzata dalle commissioni parlamentari Libertà civili, giustizia e affari interni (LIBE), Petizioni (PETI) e Occupazione e affari sociali (EMPL) “La situazione e i diritti dei cittadini dell’UE nel Regno Unito”.

Partecipanti:

MESSAGGIO DI BENVENUTO

  • Claude MORAES, presidente della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni
  • Cecilia WIKSTRÖM, presidente della commissione per le petizioni
  • Renate WEBER, vicepresidente della commissione per l’occupazione e gli affari sociali

CONSIDERAZIONI INTRODUTTIVE

  • Guy VERHOFSTADT, capo negoziatore del Parlamento europeo per la Brexit

ORATORI

  • Anne-Laure DONSKOY, rappresentante del gruppo “The 3 million”
  • Jan DOERFEL, avvocato specializzato in immigrazione nel Regno Unito
  • Charlie JEFFERY, professore presso l’Università di Edimburgo
  • Julia ONSLOW-COLE, partner, responsabile dei mercati dei servizi legali e direttore dei Servizi di immigrazione globale presso PwC, Londra
  • Jonathan PORTES, professore di economia e politiche pubbliche presso il Dipartimento di economia politica del King’s College di Londra

BREVE PRESENTAZIONE DA PARTE DI DUE FIRMATARI DI PETIZIONI

  • Leona Bashow, cittadina britannica, sulla perdita involontaria della cittadinanza europea in seguito all’esito del referendum britannico
  • Anne Wilkinson, cittadina britannica, sull’inalienabilità dei diritti dei cittadini dell’UE

Sono inoltre intervenuti, per una breve presentazione, due esponenti delle seguenti organizzazioni:

  • “New Europeans”
  • “British in Europe”

Ascoltando gli interventi straordinari dei firmatari delle petizioni, ho pensato alla responsabilità di chi non ha indicato, fin dall’inizio della campagna referendaria, il disastro cui si andava incontro. La prima responsabilità è certamente della classe politica inglese: quella di aver mentito sulla reale possibilità di preservare i diritti dopo l’uscita dall’Unione – una possibilità che, come emerso, è di difficile, se non di impossibile realizzazione. Ma la colpa è anche nostra, delle istituzioni europee: di non aver saputo insistere con forza, durante la stessa campagna referendaria, sui rischi che si stavano correndo a fronte di un Paese che annunciava la volontà di sottrarsi alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e – con l’uscita dall’Unione – alla Carta dei diritti fondamentali. Adesso si tratta di recuperare il tempo perduto e di battersi affinché la questione dei diritti civili e sociali sia affrontata e risolta fin da principio. Troppo grande è la paura che c’è ora in Inghilterra e grande è il rischio che questa paura si accompagni alle già acute forme di xenofobia che si stanno diffondendo in questo Paese.

Per questo sono d’accordo con la signora Donskoy sul fatto che la formula “nulla è concordato finché tutto non è concordato” (“nothing is agreed until everything is agreed”), contenuta negli orientamenti approvati dal Consiglio europeo, sia di per sé una formula sbagliata. L’accordo sui diritti va concluso immediatamente.

Concordo anche con la proposta di Guy Verhofstadt di redigere una Risoluzione parlamentare sul tema dei diritti. La ritengo necessaria e utile, ed è altresì importante che sia specifica: uno strumento che sia quindi idoneo a esercitare una reale pressione sui governi e che faccia capire all’Inghilterra e ai cittadini impauriti che questa volta li ascoltiamo veramente, che non facciamo finta di non vedere il pericolo che abbiamo davanti.

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