ONG – un codice di condotta pieno di illegalità

Bruxelles, 12 luglio 2017. Intervento di Barbara Spinelli nel corso della riunione ordinaria della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni.

Punto in agenda:

Attività di ricerca e soccorso (SAR) nel Mediterraneo

LIBE/8/10413

Scambio di opinioni con:

Sandro Gallinelli, capitano della Guardia costiera italiana

Fabrice Leggeri, direttore esecutivo di Frontex

Marco Bertotto, responsabile Advocacy & Public Awareness di Medici Senza Frontiere Italia

Judith Sunderland, direttore per l’Europa e l’Asia Centrale di Human Rights Watch

Vorrei concentrarmi sul codice di condotta per le Ong affidato al governo italiano. È molto preoccupante, anche legalmente.

In primo luogo, si ignora completamente che un codice di condotta volontario è già stato sottoscritto dalla stragrande maggioranza delle Ong – promosso da Human Rights at Sea –­ e che comunque esiste una legge che le guida: la Convenzione sul diritto nel mare.

In secondo luogo, è particolarmente grave che nell’elaborazione di nuove regole non si consultino tutte le Ong che fanno search and rescue. So che la loro richiesta in questo senso – così come il loro codice – è stata in genere ignorata.

Alcuni paragrafi del codice preparato dall’Italia sono concepiti solo per rendere impossibile il salvataggio di vite umane. Ne cito qualcuno:

– Il divieto “assoluto” di operare in acque territoriali libiche, dove muore la maggior parte delle persone, e dove Triton non è presente. Il divieto è senza senso perché il salvataggio è legge in qualunque circostanza. La Libia non è in grado ancora di organizzare una zona SAR. Non ha nemmeno firmato la Convenzione di Ginevra.

– Il divieto di comunicare per telefono o mandare segnali luminosi. Anche questa sembra una provocazione, perché rende impossibile il search and rescue. L’uso di segnali luminosi è prescritto inoltre dalle regole marittime internazionali, le cosiddette “rules of the road”.

– L’obbligo di non ostacolare le operazioni di search and rescue condotte dalle guardie costiere libiche. Sappiamo che le guardie fanno spesso parte di milizie incontrollabili, e che spesso collaborano con i trafficanti. Più volte sparano sui migranti imbarcati, e non rispondono ad alcuna autorità statale affidabile.

– La presenza della polizia giudiziaria sulle navi delle Ong perché investighi sugli smuggler. Questo è in violazione del principio di neutralità osservato dalle Ong e dell’assoluta priorità che deve essere rappresentata dal search and rescue.

Ricordo infine che il training delle guardie costiere libiche è stato altamente sconsigliato: dal rappresentante dell’ONU Martin Kobler, da Amnesty. E che l’ONU considera la Libia un Paese non sicuro, dove i profughi non vanno rimpatriati. L’UE obbedisce ancora all’ONU?

Io non capisco come possa l’Unione guardarsi allo specchio e parlare di valori. Nel febbraio scorso, prima del vertice di Malta, ha fatto sapere che il principio di non refoulement andrà riscritto. Oggi giunge sino a riscrivere la legge del mare. Il tutto in assenza di qualsiasi decisione concernente operazioni europee proattive e massicce di Ricerca e Soccorso.

Non vorrei infine che si dimenticassero i tanti che moriranno nel deserto, se anche le frontiere Sud della Libia saranno sigillate militarmente con l’assistenza dell’Unione.

Si veda anche:

Amnesty e Hrw criticano il “codice di condotta” per le Ong, «Altreconomia», Ilaria Sesana
Il “codice di condotta per le ONG”: non potranno spegnere trasponder o usare segnali luminosi, «Fanpage», Annalisa Cangemi
Migranti, Renzi in un vicolo cieco. E Di Maio gongola, «Lettera 43». Giovanna Faggionato

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