Libia: una lettera del Consiglio d’Europa al ministro Minniti

Bruxelles, 11 ottobre 2017. Intervento di Barbara Spinelli nel corso della riunione ordinaria della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni.

Punto in agenda: Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni sull’attuazione dell’agenda europea sulla migrazione

  • Presentazione a cura di Dimitris Avramopoulos, commissario responsabile per la migrazione, gli affari interni e la cittadinanza, Commissione europea

Grazie commissario Avramopoulos per la sua presentazione.  Vorrei parlarle della lettera che il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muižnieks, ha inviato il 28 settembre scorso al ministro dell’Interno italiano Minniti. Di fatto è una lettera indirizzata anche all’Unione Europea, visto che tutte le politiche italiane in questo campo sono state approvate e vengono implementate dall’Unione, e sono state espressamente elogiate nel suo discorso sullo stato dell’Unione dal Presidente Juncker, che le ha presentate come modello. La lettera riprende la sentenza Hirsi Jamaa e Altri del 2012 contro la politica italiana dei rimpatri in Libia e sottolinea 4 punti gravi:

– in primo luogo, ricorda che la situazione in Libia non è meno pericolosa che nel 2012: i rimpatriati rischiano come allora di essere sottoposti a tortura e trattamenti inumani e degradanti, in violazione dell’articolo 3 CEDU;

– secondo, il fatto che azioni riprovevoli avvengano nelle acque territoriali libiche “non assolve l’Italia da obblighi derivanti dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo”;

– terzo, la lettera esprime dubbi sulle salvaguardie atte ad assicurare che le persone intercettate e salvate non siano restituite in condizioni di grave pericolo alla Libia;

–  infine sul codice di condotta per le ONG, la lettera chiede che sia assicurato che le operazioni di Search and Rescue – comprese quelle delle ONG – possano avvenire nella massima sicurezza: cosa che non avviene perché le ONG si sono praticamente ritirate dal Mediterraneo centrale a seguito dell’introduzione del codice.

Tutte queste domande vengono rivolte all’Italia ma come dicevo, il destinatario è ovviamente l’Unione nella sua interezza.

Interrogazione scritta sui pericoli dell’accordo UE-Libia

COMUNICATO STAMPA

Bruxelles, 3 febbraio 2017

Barbara Spinelli ha redatto un’interrogazione scritta all’Alto rappresentante e vicepresidente della Commissione Federica Mogherini per chiedere conto dei piani della Commissione sulla cooperaziono con la Libia in materia di migrazione. Il testo dell’interrogazione – diffuso nel Parlamento europeo lo scorso 27 gennaio, alla luce del rapporto della Missione di supporto dell’ONU in Libia (UNSMIL) e dell’Alto Commissariato dell’ONU per i diritti umani (OHCHR) – è stato co-firmato ad oggi da quarantuno eurodeputati di vari gruppi politici (PPE, ALDE, Verdi, S&D, EFDD, GUE/NGL) e verrà depositato a breve presso lo stesso Parlamento.

Secondo un rapporto dell’UNSMIL e dell’OHCHR del 13 dicembre 2016, il crollo del sistema giudiziario in Libia ha portato a uno stato di impunità in cui gruppi armati, bande criminali, trafficanti e persino pubblici ufficiali controllano nel modo più illegale il flusso di migranti e richiedenti asilo nel Paese. I migranti sono trattenuti arbitrariamente in centri di detenzione gestiti per lo più dal Dipartimento per la lotta alle Migrazioni Illegali (DCIM), sottoposti a tortura e altri maltrattamenti da parte delle guardie. Le condizioni di detenzione sono degradanti e inumane: i migranti sono sottoposti a detenzione illegale, tortura, uccisione, sfruttamento sessuale e altre violazioni dei diritti umani. L’UNSMIL ha raccolto informazioni attendibili secondo cui membri delle istituzioni statali e funzionari locali hanno preso parte al processo di tratta, allo sfruttamento e alle violenze perpetrate ai danni dei rifugiati.
Alla luce di quanto esposto, in base a quali criteri la Commissione intende cooperare con la Libia, sapendo che secondo le Nazioni Unite non è un Paese sicuro?
L’esternalizzazione delle operazioni di ricerca e soccorso in mare può equivalere a un refoulement de facto?
Qual è la base sostenibile per considerare opportuna la conclusione di un accordo con questo Paese terzo, che non ha ancora una struttura statale stabile e non ha nemmeno firmato la Convenzione di Ginevra sui rifugiati?

Qui il testo dell’interrogazione. A causa di problemi con il servizio di registrazione elettronica delle firme, i seguenti eurodeputati che avevano co-firmato l’interrogazione non sono stati registrati: Soraya Post (S&D), Ana Gomes (S&D),Norica Nicolai (ALDE), Rina Ronja Kari (GUE/NGL), Philippe Lamberts (Verdi/ALE), Pascal Durand (Verdi/ALE).