Al via l’esame dei candidati-commissari

di Anna Maria Merlo, «il manifesto»,

Commissione Juncker. L’europarlamento interroga i futuri commissari, Malmström (Commercio) inizia il ballo, Ttip e Ceta al centro delle inquietudini. Patto di non aggressione tra Ppe, Pse e Liberali. Ma il tiro al piccione non è escluso. Alcuni candidati a rischio, tra sospetti di compiacenza, corruzione, incompetenza e love affair. La Gue chiede la testa del falco Katainen all’occupazione e alla crescita

La libe­rale Ceci­lia Malm­ström (sve­dese) è stata la prima a pas­sare ieri l’esame dell’audizione dell’europarlamento e ha dovuto cam­mi­nare sulle uova, per spie­gare che, come can­di­data al Com­mer­cio, por­terà avanti la trat­ta­tiva del Ttip con gli Usa e del Ceta con il Canada, evi­tando lo sco­glio dei tri­bu­nali arbi­trali (istanze indi­pen­denti a cui le imprese potreb­bero ricor­rere per denun­ciare gli stati sospet­tati di minac­ciare i loro inve­sti­menti). La can­di­da­tura di Ceci­lia Malm­ström non è con­tro­versa, ma ieri un altro com­mis­sa­rio in fieri, il mal­tese Kar­menu Vella, desi­gnato alla Pesca, ha dovuto giu­sti­fi­carsi sui sospetti di eva­sione fiscale e cor­ru­zione, oltre­ché sul poco entu­sia­smo eco­lo­gi­sta di Malta, che potrebbe minac­ciare l’ipotesi di pro­mo­zione di una pesca respon­sa­bile in Europa.

Uno per uno, i 27 can­di­dati della Com­mis­sione Junc­ker pas­sano l’equivalente degli hea­rings sta­tu­ni­tensi entro il 7 otto­bre (Fede­rica Moghe­rini passa il 6 otto­bre). L’8 e il 9 si riu­ni­ranno i gruppi per valu­tare le audi­zioni e il 22 otto­bre ci sarà il voto sull’insieme della Com­mis­sione Junc­ker, in seduta ple­na­ria dell’Europarlamento. I sin­goli com­mis­sari non saranno votati uno per uno, ma dalle audi­zioni potrà venire la richie­sta agli stati (e a Junc­ker) di cam­biare un can­di­dato o di spo­starlo a un’altra com­pe­tenza oppure di deli­mi­tare in modo diverso la sua area di inter­vento, per otte­nere l’approvazione defi­ni­tiva e poter cosi’ entrare in atti­vità, come pre­vi­sto, il 1° novem­bre prossimo.

Sulla carta, c’è un “patto di non aggres­sione” tra i due gruppi prin­ci­pali, Ppe e Pse, a cui ha ade­rito anche l’Alde libe­rale. A van­tag­gio di Junc­ker c’è il fatto che per la prima volta un pre­si­dente della Com­mis­sione è stato desi­gnato dai gruppi poli­tici alle ele­zioni euro­pee e la scelta è caduta sul nome pro­po­sto dal par­tito che è arri­vato in testa (Ppe), dando cosi’ più poteri al par­la­mento, che non dovrebbe aver nulla da gua­da­gnare da un tiro al pic­cione che diven­te­rebbe subito incro­ciato (se il Pse boc­cia un can­di­dato Ppe, i popo­lari si ven­di­che­reb­bero su un can­di­dato social-democratico).

Ma alcuni nomi restano con­tro­versi e nes­suno è al riparo di una sci­vo­lata. Gli esempi nel pas­sato delle due pre­ce­denti pro­ce­dure di audi­zione (2004 e 2009) non man­cano. Nel 2004, l’Italia aveva dovuto sosti­tuire il can­di­dato Rocco But­ti­glione (pro­messo alla Giu­sti­zia) a causa della gaffe sull’omosessualità e la Let­to­nia aveva dovuto riti­rare la can­di­data Ingrida Udre per incom­pe­tenza mani­fe­sta. Nel 2009, era stata giu­di­cata incom­pe­tente anche la bul­gara Rumiana Jeleva, sosti­tuita in fretta da Kri­sta­lina Geor­gieva. Junc­ker ha usato il bilan­cino per met­tere assieme una Com­mis­sione che tiene conto dell’equilibrio tra paesi, posi­zione geo­gra­fica, genere, appar­te­nenza poli­tica e peso delle respon­sa­bi­lità. Il pre­si­dente ha fatto la scelta di affi­dare delle respon­sa­bi­lità a poli­tici pro­ve­nienti da paesi impli­cati in primo piano: cosi’, per esem­pio l’Immigrazione è stata affi­data a un greco di destra, Dimi­tris Avra­mo­pou­los, gli Affari eco­no­mici al fran­cese Pierre Mosco­vici, ex mini­stro di un paese che non rispetta il Fiscal Com­pact, i ser­vizi finan­ziari al bri­tan­nico Jona­than Hill, sospet­tato di essere un lob­by­sta della City di Lon­dra. Hill potrebbe essere la vit­tima del tiro al pic­cione delle audi­zioni dell’europarlamento, visto che non è mem­bro di nes­sun grande gruppo par­la­men­tare (ade­ri­sce all’Ecr). Sul banco dei sospetti c’è in prima fila lo spa­gnolo Miguel Aria Canete, inca­ri­cato del Clima, che deve spie­gare il con­flitto di inte­ressi con i suoi inve­sti­menti in com­pa­gnie petro­li­fere (Petro­li­fera Ducar e Petro­lo­gis Cana­rias), che afferma di aver ven­duto, oltre­ché giu­sti­fi­carsi per le recenti affer­ma­zioni ses­siate (“supe­rio­rità intel­let­tuale” maschile). Mosco­vici è debole, a causa degli sfo­ra­menti fran­cesi e potrebbe tra­sfor­marsi nella testa di turco del Pse, se i socia­li­sti impal­li­nano un Ppe come Canete, per esem­pio. La libe­rale slo­vena Alenka Bra­tu­sek potrebbe venir impal­li­nata per­sino dai suoi con­ter­ra­nei, per­ché si è auto-proclamata can­di­data quando era primo mini­stro (da luglio in Slo­ve­nia c’è un governo social-democratico, che non la sostiene e ha già una can­di­da­tura di sosti­tu­zione). Sul banco degli accu­sati anche l’ungherese Tibor Navrac­sics, espo­nente di Fidesz e vicino al pre­mier Vik­tor Orban, con­te­stato alla Cul­tura e alla Scuola (un nazio­na­li­sta dovrebbe gestire Era­smus). Ma in que­sto caso cir­cola già la ras­se­gna­zione, per­ché Orban nomi­ne­rebbe un altro di Fidesz e c’è chi dice che Navrac­sics è “il meno peg­gio”. Pro­blemi anche per la rumena Corina Cretu, per una sto­ria di sospetti di spio­nag­gio a favore del Kgb (e di love affair sia con l’ex pre­si­dente rumeno Ion Ilie­scu che con l’ex segre­ta­rio di stato Usa, Colin Powell).

La Gue (sini­stra) con­te­sta la nomina a vice-presidente per l’occupazione e la cre­scita del falco fin­lan­dese Jyrki Katai­nen. L’eurodeputata Bar­bara Spi­nelli (Gue) ha scritto una let­tera ai col­le­ghi per chie­dere di votare con­tro Katai­nen, “se vogliamo restare cre­di­bili agli occhi dei cit­ta­dini che rap­pre­sen­tiamo”, per­ché è facile pre­ve­dere che Katai­nen “restrin­gerà in modo dra­stico i diritti dei lavo­ra­tori e cer­cherà di inde­bo­lire il ruolo cru­ciale svolto dai sindacati”.

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