Lo spirito europeo che manca in Israele

Bruxelles, 11 novembre 2014

Prima riunione della Delegazione per le relazioni con Israele: intervento di Barbara Spinelli

Martedì 11 novembre l’Ambasciatore David Walzer, Direttore della Missione Israeliana presso l’Ue, è intervenuto in una riunione della Delegazione di Israele del Parlamento europeo. Il diplomatico israeliano ha duramente attaccato l’atteggiamento europeo, assai contrario ultimamente alle politiche di Gerusalemme, accusando Abū Māzen di incoraggiare attacchi contro il popolo israeliano. L’ambasciatore ha dichiarato che palestinesi ed estremisti conducono da mesi una campagna di odio e di eccitamento degli animi, e che dall’inizio del 2014 Israele ha subito più attacchi fatali di carattere terroristico che nell’insieme dei due anni precedenti. Per Walzer la recente campagna nelle capitali europee, sempre più critica nei confronti di Israele, costituisce un atteggiamento molto rischioso in una regione così infuocata. Mentre una nuova forma di Islam estremamente aggressivo – “che non esita a tagliare le teste alle persone” – viene vista generalmente come il pericolo prioritario, per l’ambasciatore l’avanzata di IS (o DAESH) non deve sminuire la percezione della minaccia iraniana, o di quella siriana impersonata da Assad che resta il vero nemico. Per il diplomatico è importante che l’Unione europea comprenda che Hamas, Al-Qaeda, Al-Shabaab e IS sono espressioni della stessa ideologia, e perseguono lo stesso obiettivo: la realizzazione di una vasta regione araba nella quale applicare il fondamentalismo islamico. La sola differenza tra i vari movimenti è costituita dai tempi in cui bisogna realizzare tale comune obiettivo: se subito (DAESH) o procrastinandolo nel tempo (Hamas).

Questi punti di crisi creano un ostacolo nei rapporti tra Israele e l’Ue, le cui relazioni coprono un ampio ventaglio (dall’industria alla medicina, dagli studi scientifici a quelli umanistici). Molti israeliani sentono di essere anche europei e possiedono il passaporto di uno Stato Membro, mentre le università israeliane si fanno guidare nel loro insegnamento dallo spirito delle università europee.

Nei suoi interventi, l’eurodeputato Barbara Spinelli si è rivolto all’ambasciatore Walzer, condividendo l’idea che il caos nella regione produce violenza e non viceversa, a cominciare dall’uccisione recente di due israeliani: un tragico evento che senz’altro va deplorato. L’Eurodeputato ha tuttavia ricordato come il caos abbia molte radici, sia nella politica palestinese sia nella politica del governo israeliano, responsabile dell’indebolimento di Abū Māzen che dovrebbe essere il suo naturale interlocutore. Più volte, ha ricordato Spinelli, il Presidente dell’Autorità Palestineseha criticato Hamas descrivendola come “l’altra faccia dell’IS”. L’eurodeputato è del parere che l’estremismo palestinese sia una reazione al permanere e all’espandersi di colonie israeliane nei territori occupati.

Proprio perché concorda con l’ambasciatore sulle radici forti, nelle università israeliane, dello “spirito europeo”, Barbara Spinelli ha richiamato l’attenzione del suo interlocutore su quel che significò, nel dopoguerra, lo spirito europeo: significò, nella sostanza, la chiusura del capitolo delle colonizzazioni. In questo contesto ha citato le parole dell’Alto Rappresentante Federica Mogherini, che qualche giorno prima aveva chiesto la fine della politica di colonizzazione a Gerusalemme Est e in Cisgiordania, la fine delle demolizioni di case palestinesie delle loro confische.

Barbara Spinelli ha infine chiesto all’Ambasciatore che cosa pensasse dell’appello di 104 ex-generali israeliani, compresi alcuni ex capi del Mossad, in favore di negoziati di pace immediati con i rappresentanti palestinesi della Cisgiordania e anche di Gaza, oltre che con gli “Stati arabi moderati”. Alla domanda, David Walzer ha risposto che si potrebbero trovare molti più ex-ufficiali pronti ad appoggiare le politiche del proprio governo. E ha citato il detto secondo cui ogni israeliano ha almeno tre opinioni diverse. Ha ricordato anche che suo padre ha combattuto la guerra del 1948, mentre lui personalmente è stato arruolato nel 1973 e i suoi tre figli sono attualmente nell’esercito. La sua speranza è che i suoi nipoti vivranno in pace senza essere obbligati ad arruolarsi nell’esercito israeliano. Ha infine ribadito che non ci sono stati cambiamenti nello status quo stabilito nel 1967. Infine, per quanto riguarda i nuovi appartamenti a Gerusalemme Est voluti dal governo Netanyahu, Walzer ha insistito che l’attività edilizia in questione riguarda aree con vecchi stabili che già sono sotto il controllo israeliano e non costituiscono quindi colonie, ma rientrano piuttosto nella “riqualificazione di quartieri già israeliani”. Rispondendo a quest’ultima affermazione di David Walzer, Barbara Spinelli ha chiesto all’ambasciatore se davvero l’ambasciatore fosse convinto, contro la realtà dei fatti, che costruire appartamenti sia qualcosa di diverso dal mandare nuovi coloni nei territori occupati.

Commenti chiusi.