Sicurezza interna UE non parla di diritti ma di repressione

Strasburgo, 16 dicembre 2014, Sessione Plenaria

Risoluzione sul rinnovo per il 2015-2020 della Strategia sulla Sicurezza Interna dell’UE

«Ringrazio il commissario Avramopoulos per le promesse di collaborazione con il Parlamento europeo, ma la Strategia sulla Sicurezza Interna non mi convince», ha detto Barbara Spinelli nel corso della discussione parlamentare a Strasburgo sull’adozione della risoluzione di sicurezza per i prossimi cinque anni. «Mi sembra un programma che imita l’antiterrorismo statunitense, da troppi punti di vista. È autocelebrativo, è gestito da chiuse agenzie (Europol essenzialmente), e piú che debole è la cooperazione con gli organi cui dovrebbe essere affidata la definizione delle minacce all’Unione: Consiglio, parlamenti nazionali, Parlamento europeo». La Strategia di Sicurezza dell’UE, ha continuato la deputata del GUE-Ngl, «contempla quasi solo misure di repressione. Non c’è quasi nulla sulla prevenzione. La parola “Diritti fondamentali” appare solo 2 volte nei 12 paragrafi “dichiarativi” della risoluzione, senza citare articoli specifici della Carta.
In nome della sicurezza, i diritti sono stati più volte calpestati nell’ultimo decennio e più: in America e nell’Unione. Mi domando se continueremo ad aver notizia dal Senato americano delle torture e delle extraordinary rendition che sono avvenute in Europa, o se saremo capaci anche noi di ammettere le nostre derive, e di emendarle nel nostro Parlamento».

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