Carta dei diritti: gli obblighi delle istituzioni UE

di giovedì, Gennaio 25, 2018 0 , Permalink

Bruxelles, 22 gennaio 2018. Intervento di Barbara Spinelli nel corso della riunione della Commissione Affari Costituzionali (AFCO). 

Punto in agenda:
Attuazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea nel quadro istituzionale dell’UE

  • Esame del documento di lavoro

Barbara Spinelli è intervenuta in qualità di relatore, per il Parlamento europeo, della Relazione di implementazione sull’Attuazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea nel quadro istituzionale dell’UE.

Vorrei innanzitutto ringraziare i colleghi presenti qui oggi.

Cercherò di illustrare gli elementi principali di questo primo documento di lavoro, in modo da lasciare maggiore spazio al successivo dibattito e ai suggerimenti che apporterete per approfondire il documento. Come già sapete, la prima parte del lavoro si concentrerà infatti sull’analisi fattuale della tematica in esame, ossia sui modi di osservazione e applicazione della Carta dei diritti fondamentali da parte delle istituzioni dell’Unione. Mi piacerebbe quindi che questa fase fosse il più possibile condivisa con tutti gli shadow e i relatori per parere, in modo che sia frutto di contributi e analisi diversificate.

Il primo documento di lavoro che presenterò oggi è dunque un punto di partenza. Non vi è in esso, al momento, alcuna pretesa di completezza, tanto nelle tematiche sollevate, quanto nei relativi contenuti. L’ho redatto consapevolmente in maniera generica dando rilievo a specifici quesiti piuttosto che formulare, già da ora, possibili conclusioni e miei personali punti di vista, che appariranno alla fine dei lavori nell’explanatory statement. Il documento di lavoro vuole perciò essere una base da cui formulare concrete diagnosi, aperto a integrazioni e approfondimenti. Nella sua versione successiva e consolidata verranno quindi incluse le risultanze dell’attuale fase di indagine – che ha già visto l’apporto, in termini di expertise, della Commissione, del Consiglio, del Prof. De Schutter – durante la riunione AFCO del 28 novembre – e dei rappresentanti dell’Agenzia per i diritti fondamentali (FRA), questi ultimi incontrati di recente. Saranno anche inclusi i contributi che emergeranno dalle nostre discussioni e dagli incontri che avremo sia con la Corte di giustizia, sia con la Corte europea dei diritti dell’uomo. Un questionario sarà inviato anche ad alcune Agenzie dell’Unione.

Vengo ora al contenuto del documento.

Il fondamento dell’analisi è l’affermazione del valore della Carta quale fonte di diritto primario dell’Unione ai sensi dell’articolo 6 del Trattato. Scopo della relazione è valutare quanto tale carattere formale sia tradotto nella sostanza dell’azione quotidiana delle istituzioni UE. La mia personale considerazione è che la Carta abbia ancora molte potenzialità da esprimere e che rappresenti, in molte circostanze, la grande assente dal processo decisionale dell’Unione. Dovremo anche trovare il modo di far emergere le responsabilità degli Stati Membri, pur rispettando la natura di questo rapporto, concentrato in primis sulle istituzioni comuni: questo perché l’Unione – essendo un ibrido, in parte confederale in parte federale – deve rispettare e promuovere la Carta in ambedue gli ambiti: la Fra ha promesso contributi in questo campo.

Come avete potuto vedere, ho suddiviso per ora l’analisi in 5 diversi macro-settori di indagine.

Il primo concerne il ruolo della Carta nel processo legislativo e decisionale. Il punto focale è per me valutare se gli strumenti e le pratiche attuali siano sufficienti a garantire la piena applicazione della Carta alla luce degli obblighi negativi – non violazione – e positivi – promozione dei diritti – che da essa discendono.

Il secondo campo concernerà le politiche dell’Unione. Mi sono soffermata in particolare su due di esse: la governance economica e l’azione esterna dell’Unione, compresi gli accordi commerciali sottoscritti con Stati terzi. La selezione di questi due specifici campi di azione unionale è stata dettata dalla considerazione della loro particolare natura. La politica economica rappresenta il campo in cui le competenze dell’Unione sono oggi più estese, e dove però si constata un ruolo più che marginale della Carta, come riconosciuto esplicitamente anche dall’Agenzia per i diritti fondamentali.

Quanto all’azione esterna dell’Unione, se l’ho inclusa è in ragione della sua natura marcatamente intergovernativa – con i limiti forti che ne derivano all’applicazione della Carta, a cominciare dall’assenza di controllo giurisdizionale da parte della Corte di giustizia.

Terzo punto: la cosiddetta dicotomia tra diritti e principi sanciti nella stessa Carta dei diritti fondamentali, cui vorrei aggiungere già da ora un’ulteriore tema su cui mi soffermerò in futuro: l’ulteriore dicotomia terminologica, sempre più in voga e riguardante le disposizioni in materia di diritti umani, tra precetti normativi e cosiddetti valori, che gli Stati membri tendono oggi a invocare come proprie preferenze soggettive.  Sono questioni, la prima come la seconda, che potrebbero apparire puramente terminologiche e/o “legalistiche” ma che influenzano concretamente il grado stesso di osservanza delle disposizioni in materia di diritti fondamentali, determinandone la modalità di applicazione. Un esempio: il Pilastro europeo dei diritti sociali potrà svilupparsi con più coerenza se saranno superate false dicotomie.

Il quarto capitolo si concentra sulle possibili limitazioni all’esercizio dei diritti sanciti dalla Carta, e in particolare sulle cosiddette “finalità di interesse generale” riconosciute dall’Unione nell’articolo 52(1) della stessa Carta. Quel che vorrei analizzare è il rapporto tra disposizioni della Carta e quelle del Trattato concernenti le finalità di interesse generale, non allo scopo di affermare una qualunque primazia delle une sulle altre ma piuttosto per valutarne l’interoperabilità e complementarità al fine del raggiungimento di obiettivi comuni, che una semplice lettura dell’articolo 52 sembra porre in contraddizione.

Quinto e ultimo punto: il rapporto tra Carta e cittadinanza dell’Unione basato su quello che ritengo essere il binomio fondamentale diritti umani/partecipazione civica.

Lo stesso articolo 20 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (cittadinanza dell’Unione) individua in taluni diritti il presupposto stesso della cittadinanza dell’Unione. Diritti che trovano anche nella Carta una propria codificazione. Carta che, di conseguenza, potrebbe divenir strumento di riferimento per l’affermazione di quel demos europeo troppo astrattamente invocato da più parti, e non ancora realmente esistente.

La Carta dei diritti fondamentali e le colpe dell’Unione Europea: interventi di Barbara Spinelli e Kostas Chrysogonos

Bruxelles, 25 giugno 2015. Riunione della Commissione per le Liberta’ Civili, la Giustizia e gli Affari Interni

Punti 9 e 10, Dibattito congiunto su:

  • European Union Agency for Fundamental Rights (FRA) – Annual report 2014

Presentation by Ms Frauke Seidensticker, Chairperson of the FRA Management Board and Mr Constantinos Manolopoulos, Interim Director

  • Report from the Commission to the European Parliament, the Council, the European Economic and Social Committee and the Committee of the Regions: 2014 Report on the Application of the EU Charter of Fundamental Rights

Presentation by the European Commission

Intervento di Barbara Spinelli

Vorrei ringraziare innanzitutto per la presentazione dei lavori di monitoraggio sul rispetto della Carta dei diritti fondamentali e chiedere se siano giudicate e monitorate con la stessa attenzione, e in che modo e con quali criteri, le stesse Istituzioni Europee, quando infrangono la Carta. E vorrei chiedere come il Parlamento possa giudicare, in questo quadro, i comportamenti del Consiglio e della Commissione. È una domanda che dovremmo porre a noi stessi in due campi.

Il primo è quello della politica delle migrazioni, e in particolare dell’Agenda sulla migrazione di cui si sta discutendo proprio in questi giorni al Consiglio Europeo. Il fatto è che siamo alle prese con grossi rischi di violazione della Carta, soprattutto per quanto riguarda il principio del non-respingimento e l’assenza di proposte comunitarie intese a creare vie legali d’accesso in Europa, e di fuga da paesi in guerra o da dittature. È un tema contemplato nelle relazioni presentate in questa Commissione, ma non capisco se ci si riferisca solo alla violazione dei diritti da parte degli Stati Membri, o anche da parte delle Istituzioni europee.

Il secondo campo – e qui mi aggancio a quanto detto dal collega Kostas Chrysogonos – è quello della politica dell’austerità e degli effetti che essa ha sui diritti fondamentali e sui diritti sociali. È chiaro che anche in questo caso siamo di fronte al non rispetto della Carta. L’austerità è in sé una violazione sistematica dei Trattati, e sta creando un divario pericolosissimo fra le politiche comunitarie e i verdetti popolari che vengono emessi nelle elezioni. E’ un problema con cui dobbiamo cominciare a fare i conti. Perché dico questo? Perché molte violazioni di cui giustamente parlate nel Rapporto – l’estendersi di episodi di hate crimes, xenofobia, rifiuto del diverso, islamofobia – sono una conseguenza di politiche europee che, sul piano comunitario, violano la Carta dei diritti e producono, come contro-reazione, forti ondate xenofobiche nei paesi membri.

Intervento di Kostas Chrysogonos (Syriza – GUE/NGL):

Both reports that we are discussing today, concerning the application of the Charter of Fundamental Rights of the European Union during 2014, seem to be out of time and out of place. They are not addressing the most important issue of violation of fundamental rights within the Union, which is the massive violation of social rights through the murderous austerity policies implemented by the European institutions. Social and economic rights are not mentioned, either in the Report of the Fundamental Rights Agency or in the Commission’s Report (SWD 2015/99 final). Chapter 4 of the Charter of Fundamental Rights entitled “Solidarity” foresees, among others, a right of collective bargaining at Art. 28, a right of protection in the event of unjustified dismissal at Art. 30, a right to social security and assistance at Art. 34 and a right to health care at Art. 35. All these rights are being violated through policies imposed by the European institutions upon member states of the Union e.g. in Greece the Commission and the ECB, as members of the Troika, have nullified collective bargaining, have cut pensions and salaries to levels below the minimum of existence, have undermined health care in such a way that mortality has risen about 15% and so on. It is noteworthy mentioning that many of the measures implemented after Troika demands have been found to be in breach of international law of human rights, in particular in breach of the European Social Charter through decisions of the European Committee on Social Rights and in breach of several ILO Conventions through decisions of the ILO. Those violations entail analogous breaches of the aforementioned Articles of the Charter of Fundamental Rights of the EU.

Nevertheless the European institutions concerned not only show no willingness to comply with these findings, but they demand from the new Greek government, within the frame of the ongoing negotiations about the Greek financial adjustment programme, further violations of social rights of hundreds of thousands of persons who live right now at the edge of starvation. It almost looks as if we are living under a state of emergency, where fundamental social rights are suspended or sacrificed at the altar of austerity. Respect for human rights must be shown to all of them, if the pledge is genuine. Selective respect for some of them going together with disregard for others is tantamount to hypocrisy.

Legge sulla sicurezza dei cittadini

Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-000037/2015/riv.1
alla Commissione

Articolo 130 del regolamento

Pablo Iglesias (GUE/NGL), Tania González Peñas (GUE/NGL), Teresa Rodriguez-Rubio (GUE/NGL), Lola Sánchez Caldentey (GUE/NGL), Pablo Echenique (GUE/NGL), Marisa Matias (GUE/NGL), Javier Couso Permuy (GUE/NGL), Marina Albiol Guzmán (GUE/NGL), Paloma López Bermejo (GUE/NGL), Ángela Vallina (GUE/NGL), Lidia Senra Rodríguez (GUE/NGL), Fabio De Masi (GUE/NGL), Bodil Ceballos (Verts/ALE), Eleonora Forenza (GUE/NGL), Bart Staes (Verts/ALE), David Borrelli (EFDD), Julia Reda (Verts/ALE), Sergio Gaetano Cofferati (S&D), Josep-Maria Terricabras (Verts/ALE), Younous Omarjee (GUE/NGL), Patrick Le Hyaric (GUE/NGL), Marie-Christine Vergiat (GUE/NGL), Neoklis Sylikiotis (GUE/NGL), Miroslav Poche (S&D), Viktor Uspaskich (ALDE), Helmut Scholz (GUE/NGL), Judith Sargentini (Verts/ALE), Ivo Vajgl (ALDE), Barbara Spinelli (GUE/NGL), Malin Björk (GUE/NGL), Georgios Katrougkalos (GUE/NGL), Curzio Maltese (GUE/NGL), Laura Ferrara (EFDD), Emmanouil Glezos (GUE/NGL), Kostas Chrysogonos (GUE/NGL), Jordi Sebastià (Verts/ALE), Luke Ming Flanagan (GUE/NGL), Ernest Maragall (Verts/ALE), Fabio Massimo Castaldo (EFDD), Isabella Adinolfi (EFDD), Ernest Urtasun (Verts/ALE), Fernando Maura Barandiarán (ALDE), Izaskun Bilbao Barandica (ALDE), Dimitrios Papadimoulis (GUE/NGL) e Ignazio Corrao (EFDD)

Oggetto: Legge sulla sicurezza dei cittadini

In seguito all’approvazione da parte del Congresso dei deputati spagnolo della legge sulla sicurezza dei cittadini, progetto cui si è dimostrata contraria una grande maggioranza della società spagnola, compreso il Sindacato unificato di polizia, gli interroganti ritengono che tale legge violi i principi fondamentali della libertà di riunione e del diritto alla protesta pacifica di cui agli articoli 11 e 12 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE, nonché l’articolo 49 per quanto concerne la proporzionalità dei reati e delle pene.

A sua volta, l’emendamento che modifica la legge sugli stranieri tutelando i rimpatri “a caldo” viola l’articolo 18 della Carta.

Pertanto, gli interroganti denunciano la natura antidemocratica della legge ed esortano l’UE a tutelare i diritti dei cittadini europei.

1. Ritiene la Commissione che la legge in questione rispetti i summenzionati diritti?

2. Intende agire per impedire la legalizzazione dei “rimpatri immediati”, che risultano in conflitto con il diritto internazionale e unionale?


Risposta di Věra Jourová a nome della Commissione
(4.5.2015)

Come già sottolineato nelle risposte alle interrogazioni scritte E-013929/13, 13763/13, P‑006472/14 ed E-011174/14, la Commissione non dispone di una competenza generale nel settore dei diritti fondamentali. Conformemente al suo articolo 51, la Carta dei diritti fondamentali si applica agli Stati membri esclusivamente nell’attuazione del diritto dell’Unione. Il mantenimento dell’ordine pubblico negli Stati membri, comprese le disposizioni in materia di pubblica sicurezza e regolamentazione delle manifestazioni, ambito al quale fa riferimento la legge spagnola sulla sicurezza dei cittadini, sono di competenza nazionale e quindi al di fuori della normativa dell’UE.

La Spagna, come tutti gli altri Stati membri dell’UE, è tenuta a rispettare i diritti e le libertà fondamentali sancite sia nella sua costituzione sia nei pertinenti strumenti internazionali in materia di diritti umani, in particolare la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Tali strumenti includono la libertà di espressione e la libertà di riunione, come pure il principio della proporzionalità dei reati e delle pene. La Commissione è fiduciosa che le autorità nazionali garantiranno il rispetto dei loro obblighi in materia di diritti fondamentali – derivanti dagli accordi internazionali e dalla legislazione interna.

La Commissione è attualmente impegnata in un dialogo con la Spagna per affrontare la situazione a Ceuta e Melilla per quanto riguarda le persone in stato di fermo in relazione all’attraversamento irregolare delle frontiere. La Commissione segue da vicino la procedura legislativa intesa a emendare la legge sugli stranieri (Alien Act) e, nel 2014, ha espresso preoccupazioni in merito alla versione iniziale relativamente alla sua compatibilità con gli obblighi della Spagna derivanti dalla normativa dell’UE in materia di rimpatrio dei migranti in situazione irregolare. La legislazione è ancora in discussione e soggetta a subire modifiche. Una volta adottata, la Commissione ne valuterà la compatibilità con il diritto dell’UE.

Giulietto Chiesa, Tsipras e M5S chiedono chiarimenti a Ue

BRUXELLES – Eurodeputati dell’Altra Europa per Tsipras e del M5S hanno presentato oggi un’interrogazione alla Commissione Ue in cui vengono sollevate diverse violazioni alle norme Ue determinate dall’arresto, avvenuto ieri a Tallin, del giornalista ed ex eurodeputato Giulietto Chiesa. “Il comportamento delle autorità estoni – scrivono i deputati europei nel testo indirizzato alla Commissione – presenta lati oscuri ed inquietanti e viola diversi articoli del Trattato sull’Ue, della Carta dei diritti fondamentali posti a tutela delle libertà fondamentali individuali, nonché della libertà politica e di espressione”.

Intervenendo in aula, Barbara Spinelli dell’Altra Europa, ha indicato come “un evento gravissimo” l’arresto di Chiesa “perché in un Paese Ue è stato impedito di parlare ad un giornalista” invitato alla conferenza ‘La russia è nostro nemico ?’. “Certi episodi non dovrebbero accadere nella ‘civile Europa’ – il commento dei 5 Stelle Isabella Adinolfi, Dario Tamburrano, Fabio Massimo Castaldo, Marco Affronte – che non può usare due pesi e due misure quando solo ieri la Turchia è stata criticata per l’arresto di giornalisti, l’Estonia deve delle spiegazioni”.

Fonte: Ansa

Sicurezza interna UE non parla di diritti ma di repressione

Strasburgo, 16 dicembre 2014, Sessione Plenaria

Risoluzione sul rinnovo per il 2015-2020 della Strategia sulla Sicurezza Interna dell’UE

«Ringrazio il commissario Avramopoulos per le promesse di collaborazione con il Parlamento europeo, ma la Strategia sulla Sicurezza Interna non mi convince», ha detto Barbara Spinelli nel corso della discussione parlamentare a Strasburgo sull’adozione della risoluzione di sicurezza per i prossimi cinque anni. «Mi sembra un programma che imita l’antiterrorismo statunitense, da troppi punti di vista. È autocelebrativo, è gestito da chiuse agenzie (Europol essenzialmente), e piú che debole è la cooperazione con gli organi cui dovrebbe essere affidata la definizione delle minacce all’Unione: Consiglio, parlamenti nazionali, Parlamento europeo». La Strategia di Sicurezza dell’UE, ha continuato la deputata del GUE-Ngl, «contempla quasi solo misure di repressione. Non c’è quasi nulla sulla prevenzione. La parola “Diritti fondamentali” appare solo 2 volte nei 12 paragrafi “dichiarativi” della risoluzione, senza citare articoli specifici della Carta.
In nome della sicurezza, i diritti sono stati più volte calpestati nell’ultimo decennio e più: in America e nell’Unione. Mi domando se continueremo ad aver notizia dal Senato americano delle torture e delle extraordinary rendition che sono avvenute in Europa, o se saremo capaci anche noi di ammettere le nostre derive, e di emendarle nel nostro Parlamento».

Riunione informale dei ministri e segretari di Stato per gli affari europei, 28-29 agosto 2014

Intervento di Barbara Spinelli, primo vice-presidente della Commissione affari costituzionali del Parlamento europeo, 28 agosto 2014

È un buon segno che questa riunione apra le porte al Parlamento europeo, e che le apra in particolare alla Commissione affari costituzionali, perché è nell’assenza di una vera costituzione europea – tuttora latitante, a cinque anni dall’entrata in vigore del Trattato di Lisbona e della Carta dei diritti – che si riassume a mio parere l’essenza della crisi che attraversiamo. Non ho ricevuto dalla Commissione affari costituzionali un preciso mandato, anche se a nome del Presidente Danuta Hübner posso senz’altro indicare le sue priorità: cominciare a lavorare seriamente su quel che può essere fatto a trattato costante e su quello che esige, e presto, una sua revisione.

Approfitterò quindi di quest’occasione per esporvi alcune riflessioni, fatte a titolo personale.

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