Nella proposta di istituire un elenco comune dell’UE di paesi d’origine sicuri dei richiedenti asilo mancano le garanzie sui diritti fondamentali

COMUNICATO STAMPA

Bruxelles, 1 febbraio 2016

Barbara Spinelli ha presentato un’interrogazione scritta alla Commissione europea, co-firmata dalle eurodeputate Martina Anderson (GUE/NGL), Soraya Post (S&D) e Ana Gomes (S&D).

«Numerosi esperti e ong hanno espresso seria preoccupazione per la proposta della Commissione europea di istituire un elenco comune dell’UE di “paesi d’origine sicuri” dei richiedenti asilo», ha dichiarato l’eurodeputata del gruppo GUE-NGL. «Una decisione grave soprattutto per quanto concerne la Turchia».

«Le critiche riguardano la possibile violazione del diritto al non respingimento, il divieto di espulsioni collettive, la possibile violazione del diritto alla non discriminazione e del diritto a un ricorso effettivo. Diritti sanciti rispettivamente dagli articoli 18, 19, 21, 47 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione europea».

«Vorrei qui ricordare», denuncia Barbara Spinelli, «che i Paesi elencati nella proposta della Commissione sono inclusi negli elenchi nazionali di soli dieci Stati membri (dunque non la maggioranza), a eccezione generalmente della Turchia. Inoltre, la relazione della Commissione che introduce la proposta di direttiva rileva che in tutti i Paesi interessati avvengono atti di persecuzione per motivi LGBTI, così come in alcuni Paesi vi è persecuzione contro i Rom, donne o bambini».

Citando il caso C-383/13, in cui la Corte di Giustizia ha sancito il diritto a essere sentiti da giudici o funzionari pubblici e il diritto ad accedere al proprio fascicolo, «entrambi diritti fondamentali dell’ordinamento giuridico dell’Unione, consacrati dalla Carta», l’eurodeputata ha chiesto alla Commissione «in che modo ritenga che la proposta garantirà che le richieste di asilo di ciascun richiedente saranno esaminate e che le decisioni saranno prese in modo individuale, obiettivo e imparziale, come previsto dall’Articolo 10 (a) della Direttiva 2013/32/UE, nel rispetto dei diritti sanciti dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione europea e dalla Convenzione di Ginevra».

Qui il testo dell’interrogazione scritta (file .doc)