An Alternative Media Landscape for Europe

di venerdì, Aprile 8, 2016 0 No tags Permalink

Bruxelles, 7 aprile 2016

Barbara Spinelli (GUE/NGL) ha preso la parola durante la Conferenza “An Alternative Media Landscape for Europe”, 7 aprile 2016.

Presenti i deputati Curzio Maltese, Stelios Kouloglou e Miguel Urban Crespo.

Tra gli ospiti Gad Lerner, Julian Assange (in video-conferenza), Giovanni Melogli (International Alliance of Journalists) e Panagiotis Konstantinou.

Desidero aggiungere un commento a proposito dei rapporti incestuosi tra politici e media. Non paragonerei questo rapporto a quello tra dei e semidei, perché oggi l’incesto non produce la tragedia di cui ha parlato Panagiotis Konstantinou: la tragedia antica era in qualche modo il “giornale” che narrava i conflitti della pòlis, e costituirebbe il modello da ritrovare oggi. Ciò che mi ha colpito di più negli attentati del 22 marzo – e prima ancora negli attentati di Parigi – è il buco nero dell’informazione su ciò che accade nelle nostre città. Non sapevamo nulla della situazione di Molenbeek, attraverso inchieste giornalistiche o reportage. Abbiamo scoperto Molenbeek dopo gli attentati di Parigi e in particolar modo dopo il 22 marzo a Bruxelles. Eppure è un quartiere importante dal punto di vista della radicalizzazione fin dal 2001, quando da qui partirono i terroristi che avevano preparato l’attentato mortale contro Ahmad Shah Massoud in Afghanistan e poi l’attentato di Madrid del 2004.

Quelle inchieste potevano (e dovevano) essere fatte da molto tempo. Lo stesso vale per la Francia, un paese nel quale si moltiplicano i più svariati luoghi comuni sulla radicalizzazione violenta, come quello che vede nelle banlieue un vespaio di jihadisti. Le inchieste statistiche raccontano un’altra storia. La radicalizzazione non avviene prioritariamente nelle classi popolari e nelle banlieue. Avviene nei ceti medi e anche in quelli superiori: in altre parole, in ceti che si sentono inaspettatamente colpiti e minacciati dalle politiche dell’austerità.

Sono favorevole alla proposta di Gad Lerner di un aiuto pubblico per l’informazione e a questo proposito vorrei ricordare, dato che viviamo una crisi simile, cosa fu il piano Roosevelt negli anni ’30. Il compito che Roosevelt volle affrontare – misure economiche a parte – era, nella sostanza: “Dobbiamo conoscere l’America che non conosciamo”. Penso che anche oggi il compito debba essere quello di conoscere il nostro paese, le nostre città.

Il nostro problema non è solo la mancanza di reporter giornalistici nelle zone di guerra, visto che non abbiamo nemmeno i reporter che svolgano inchieste approfondite su quel che succede in casa nostra. Per far fronte ai discorsi xenofobi dominanti, occorre fare della vera controinformazione e opporre dati, conoscenze, spiegazioni, ai luoghi comuni sullo straniero sospettato di stravolgere la cultura europea.

Commenti chiusi.