Audition à huis clos du PDG de Facebook, M. Mark Zuckerberg

À:         M. Antonio TAJANI

Président du Parlement européen

Bruxelles, le 18 Mai 2018,

OBJET : Audition à huis clos du PDG de Facebook, M. Mark Zuckerberg

Monsieur le Président,

Nous voulons saluer la démarche que vous avez entreprise pour qu’une audition du Président Directeur-Général de Facebook, Mark Zuckerberg, puisse avoir lieu au Parlement européen.

Cependant l’utilisation faite par Facebook des données personnelles de centaines de millions d’européens, tout comme les explications qui pourront être données quant au scandale récent de Cambridge Analytica, ne peuvent être questionnées dans l’opacité la plus totale. À l’abri de l’écrasante majorité des Députés européens, et à l’abri des citoyens européens. Tel qu’il en a été décidé.

La transparence de nos débats et des décisions que nous prenons n’est pas une option pour notre Parlement européen, elle est une exigence. Les citoyens européens sont directement représentés, au niveau de l’Union, au Parlement européen. Et nous avons la responsabilité de veiller à ce que tout citoyen se voit garanti le droit de participer à la vie démocratique de l’Union, et de veiller à ce que les décisions qui sont prises le soit aussi ouvertement et aussi près que possible des citoyens. La transparence est le gage d’une assemblée démocratique ouverte et vivante.

C’est pourquoi, Monsieur le Président, nous vous invitons à revoir le format de cette audition pour la rendre publique. C’est la condition même de l’intérêt d’une telle audition qui autrement aurait peu de sens. Il ne serait pas compris qu’aux États Unis, devant le Congrès américain le PDG de Facebook ait eu à répondre des agissements et des manquements de sa société dans une audition publique et qu’en Europe, le secret des débats prévale sur la transparence. Il en va du bon fonctionnement de la démocratie européenne.

Dans l’espoir de voir cette audition reconfigurée, nous vous prions d’agréer, Monsieur le Président, l’expression de notre très haute considération.

Younous OMARJEE
Marisa MATIAS
Tania GONZALES PENAS
Patrick LE HYARICK
Martina ANDERSON
Dennis DE JONG
Gabriele ZIMMER
Eleonora FORENZA
Merja KYLLÖNEN
Dimitris PAPADIMOULIS
Stefan ECK
Marina ALBIOL
Barbara SPINELLI
Lynn BOYLAN
Anja HAZEKAMP
Stelios KOULOGLOU
Matt CARTY
Estefania TORRES MARTINEZ
Curzio MALTESE
Liadh NI RIADA
Luke FLANAGAN
Kostas CHRYSOGONOS
Marie-Pierre VIEU

Relazione su media freedom

Bruxelles, 2 maggio 2018. Intervento di Barbara Spinelli nel corso della sessione plenaria del Parlamento europeo.

Punto in agenda:
Pluralismo e libertà dei media nell’Unione europea

Breve Presentazione della Relazione

Presenti al dibattito:

  • Phil Hogan – Commissario Europeo per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale (per conto di Mariya Gabriel – Commissario europeo per l’Economia e la società digitali)

Barbara Spinelli è intervenuta in qualità di Relatore per il Parlamento europeo della Relazione sul pluralismo e la libertà dei media nell’Unione europea

La Risoluzione è stata adottata il 3 maggio 2018 con 488 voti a favore, 43 contrari e 114 astensioni.
Testo consolidato della relazione adottato in plenaria (in inglese e ancora in forma provvisoria).

Lo scandalo di Facebook e Cambridge Analytica è scoppiato quando la nostra relazione era già ultimata, ma le analisi e le raccomandazioni che essa contiene non cambiano nella sostanza. Lo scandalo ci rinforza ancor più nel nostro proposito: difendere e incoraggiare l’indipendenza e il pluralismo dell’informazione, sia su carta sia online, e non moltiplicare i mezzi per controllarla o addirittura reprimerla. È il motivo per cui siamo stati cauti nel trattare il tema delle fake news, ricordando che queste non nascono con internet. Sono a mio parere il frutto di comportamenti di gruppo – il cosiddetto “groupthink” – che affliggono e hanno afflitto i mezzi di comunicazione scritti oltre che online. La nozione di fake news, è scritto nella relazione, non va usata per escludere e criminalizzare le voci critiche.

La disinformazione internet ha una natura virale e aggressiva che non deve essere sottovalutata, ed è vero che pochi giganti di internet esterni all’Unione (Google, Facebook, Apple, Microsoft) esercitano un potere immenso di controllo e selezione delle notizie, di sorveglianza e profilazione degli utenti, ma la censura – soprattutto se affidata agli stessi giganti – non può essere la risposta. Al momento, le analisi più serie concordano sul fatto che né le fake news, né la profilazione psicografica degli utenti, né Cambridge Analytica – oggi finalmente chiusa – hanno determinato l’esito delle elezioni americane o francesi, o del referendum sul Brexit. Accusare l’algoritmo è una scappatoia troppo conveniente per evitare l’analisi di un risultato elettorale. Rimuovere da internet i contenuti più pericolosi – specie nei casi di pedopornografia e terrorismo – è una soluzione spesso necessaria, ma non può essere affidata alle compagnie private né può trascurare i tre principi del Patto internazionale sui diritti civili e politici: la necessità, la proporzionalità e la legittimità. Abbiamo chiesto che a giudicare siano organi indipendenti e che al tempo stesso siano assicurate la neutralità della rete e la protezione dei dati personali.

Sempre per lo stesso motivo esprimiamo preoccupazione riguardo alle leggi sulla diffamazione, sottolineando gli effetti paralizzanti che esse possono avere sul diritto a diramare e a ricevere informazioni. Al tempo stesso, abbiamo ricordato il ruolo chiave dei whistleblower nella salvaguardia del giornalismo di investigazione. In questo quadro abbiamo reso omaggio a chi, da giornalista investigativo, ha pagato con la vita la propria indipendenza: a Daphne Caruana Galizia come a Ján Kuciak.

La crisi economica, combinandosi con l’ascesa della comunicazione online, ha gravemente colpito un mestiere chiave nelle democrazie. Il quarto potere è oggi impoverito, e le condizioni di chi investiga sono talmente precarie che non si può più parlare veramente di un potere indipendente, capace di evitare l’autocensura e la dipendenza da altri poteri, politici, finanziari o pubblicitari. Questo degrado è sottolineato nella nostra relazione.

Non tutti i miei convincimenti si rispecchiano nella relazione – specie riguardo alla depenalizzazione del reato di diffamazione, su cui non è stata raggiunta un’intesa – ma ringrazio i vari gruppi che hanno mostrato spirito di collaborazione nello stilare questo testo.

Comunicato stampa del Gruppo GUE/NGL

Comunicato stampa del Parlamento europeo