Immigrazione: idee e parole sbagliate, si perdono tempo e vite

Intervista di Stefano Citati, «Il Fatto Quotidiano», 13 maggio 2015

Le richieste fatte all’Onu da Federica Mogherini sull’emergenza immigrazione verranno soddisfatte?
Ho forti dubbi che venga approvata una risoluzione in tal senso; e Gentiloni e Mogherini paiono troppo sicuri dell’appoggio di Russia e Cina nel Consiglio di Sicurezza. E poi, come ha giustamente ricordato Mattarella, ci vuole l’accordo dei libici, che sono parecchio arrabbiati perché dicono di non esser stati consultati. E anche il segretario Onu Ban Ki-moon si era detto contrario all’uso della forza: una scelta – preconizzata dall’Agenda predisposta dalla Commissione – che per me rimane sciagurata.

In questi giorni si gioca con le parole, i distinguo sui termini: l’operazione militare di cui parlò Renzi è divenuta una “operazione navale” nelle dichiarazioni della Mogherini.
Al di là delle sfumature, nell’Agenda si parla di un’“operazione di distruzione”; quella che con Mare Nostrum era una missione di Search & Rescue (ricerca e soccorso) è ora un Search & Destroy (cerca e distruggi): è scritto nero su bianco il proposito di distruggere le barche dei presunti trafficanti, addirittura all’interno delle acque territoriali libiche. Ma come capire a chi appartengono i barconi? Possono essere pescherecci usati occasionalmente per altri scopi.

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A proposito della situazione in Libia

di mercoledì, Marzo 11, 2015 0 , , , Permalink

Strasburgo, 11 marzo 2015, sessione plenaria. “Instabilità in Libia e sue conseguenze”: dichiarazione del Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.

Intervento di Barbara Spinelli

Il nuovo direttore esecutivo di Frontex Fabrice Leggeri ha seminato il panico, il 6 marzo: un milione di migranti starebbe per giungere dalla Libia, e forse tra loro ci sarebbero jihadisti dell’Isis. Ha mobilitato in Europa le destre estreme, e rianimato piani d’intervento militare in Libia. Le chiediamo, vicepresidente, se condivide quest’allarme. Se condivide l’appello del commissario Avramopoulos in favore di più cooperazione con le dittature in tema di rimpatri. Se approva l’idea di Bernardino Léon, inviato speciale dell’ONU, favorevole a un blocco navale dell’Unione lungo le coste libiche.

Un intervento in Libia somiglierebbe, in peggio, alle guerre sovietiche e americane in Afghanistan. Metteremmo le mani in terre geopoliticamente caotiche, accrescendo il caos già scatenato col nostro primo intervento.

Oggi l’unica via è creare corridoi umanitari legali, coordinati con l’Onu come da Lei suggerito. Politicamente, si tratta di metter fine – anche questo Lei ha suggerito – a guerre intese a esportare la democrazia. Non di seminare panico senz’alcuna prova attendibile. Chiedo se non sia il caso di esigere le dimissioni dal direttore di Frontex, se queste prove non sa darle.


Si veda anche:

Immigrazione: Spinelli (Gue) a Mogherini, licenzi capo Frontex (Ansa)

Immigrazione: Alfano, lavorare con paesi transito (Euractiv)

Restaurare Mare Nostrum

Strasburgo, 11 febbraio 2015. Intervento di Barbara Spinelli durante il dibattito il plenaria su “La via da seguire per Frontex e l’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo”

Le ultime notizie dal Mediterraneo sono tragiche: fra 300 e 400 morti, come nel 2013 a Lampedusa. Ormai i fatti parlano da sé: la fine di Mare Nostrum produce ancora una volta disastri umanitari, e la missione Frontex che era stata descritta come risolutiva – mi riferisco a Triton – si rivela quella che è: una falsa sostituzione, e un fallimento radicale.

È il motivo per cui non ritengo, nelle presenti circostanze, che Frontex debba ricevere ulteriori risorse: a dispetto di regolamenti troppo vaghi e non applicati, il suo compito è esclusivamente il pattugliamento delle frontiere, non la ricerca e il salvataggio di fuggitivi da guerre e caos che s’estendono anche per nostra responsabilità.

Frontex mette addirittura in guardia il governo italiano, ricordando che i soccorsi da lei coordinati sono vietati oltre le 30 miglia dalla costa. I naufragi di questi giorni sono tutti avvenuti in alto mare, presso le coste libiche. Dove appunto operava Mare Nostrum.

La verità è che Mare Nostrum, nonostante le dichiarazioni delle autorità europee e italiane, non è mai stato sostituito.

Due cose dovremmo a questo punto chiedere, come Parlamento. Primo: che Frontex non opponga ostacoli, quando è chiamata a soccorrere oltre le 30 miglia. Secondo: che l’Europa si decida a sostenere finanziariamente la restaurazione di missioni come Mare Nostrum.

Sia l’alto commissariato dell’Onu, sia il Consiglio d’Europa, hanno dichiarato oggi che Triton “non è all’altezza”. Cosa aspettiamo per dire la nostra?

Ha detto il presidente del Senato italiano, Pietro Grasso: “Agire ora è già troppo tardi”.