Infringement procedure against Hungary on segregation of Roma in schools

di giovedì, Aprile 21, 2016 0 , , Permalink

Lettera co-firmata dall’onorevole Spinelli e inviata al presidente della Commissione Jean-Claude Juncker contro la segregazione dei minori rom nelle scuole in Ungheria.

To President Juncker

President of the European Commission
CC: First Vice-President Frans Timmermans
CC: Commissioner Věra Jourová

Concerns: Infringement procedure against Hungary on segregation of Roma in schools

Brussels, 20th April 2016

Dear President Juncker,

Since 2010, the Hungarian Government has introduced measures in the field of education which contradict previous legislation and initiatives aimed at fighting discrimination and promoting equal opportunity. The groups that are negatively affected by these measures are children from disadvantageous backgrounds mainly Roma. Court cases, statistical data, studies from various sources and feedback from parents prove direct or indirect discrimination is occurring in Hungary today on a daily basis.

Every year the Hungarian Government on an annual basis continues to decrease the ratio of GDP spent on education. Moreover even the money that is allocated for education is spent in a way which increases disadvantages instead of reducing them as correlated by PISA results. The majority of academic research also clearly points to the failure of the Hungarian educational system and inequality for poor educational results of Roma children. In the last years, legislation (amongst others reducing the compulsory school age from 18 to 16, changing the regulations on the definition of disadvantaged children and introducing so called Bridge-classes that allow youth leaving compulsory education without formal education) as well as many court cases prove clearly that the Hungarian Government, despite their official statements, has no intention to fight and eliminate segregation.

Although the European Commission has been monitoring the segregation of Roma children in education for a long time within the framework of an EU pilot, it has failed, as of now, to send a clear signal to the Hungarian government to change direction and practices in its educational system.

Therefore we urge the European Commission to consider our request to take action and open an infringement procedure against Hungary on educational segregation. Facts are on the table that clearly motivates such action. Failure to act and continued provision of structural funds to Hungary, which have been misused to discriminate and segregate Roma children, could otherwise lead to allegations that the European Commission indirectly supports Hungarian education policy. We also believe that the failure to act on this issue or other forms of discrimination against the 10-12million Roma living in Europe sends the wrong signal and hinders the fight against discrimination in general and anti-Gypsyism, the implementation of the National Roma Integration Strategies, the Council Recommendation and European Union 2020 targets.

Given the length it takes to go through the infringement procedure, we ask you to take action immediately to prevent more Roma children leaving school without receiving a formal education. We would also like the European Commission to give an urgent explanation for the limited action to date on this issue.

We look forward to receiving your reply.

Yours sincerely,

 

Benedek Jávor Greens/EFA, Member of ARDI and Coordinator of Greens/EFA Working Group on Roma
Soraya Post S&D, Co-President of ARDI and Chair of ARDI’s Anti-Gypsyism Working Group
Barbara Spinelli GUE/NGL, Member of ARDI
Fredrick Federley ALDE
Laura Ferrara EFDD

 

 

“Dragan Aveva Ragione”: proiezione del documentario con dibattito su Mafia Capitale e discriminazione dei Rom in Italia

dragan aveva ragione

 

Mercoledì 9 Dicembre si è svolta presso il Parlamento europeo la proiezione di “Dragan aveva Ragione”, organizzata da Barbara Spinelli (GUE/NGL).

Il documentario è stato preceduto da un dibattito sulla discriminazione dei Rom e sullo scandalo «Mafia Capitale», che ha rivelato un diffuso sistema di corruzione e frode finalizzato a sfruttare centri di accoglienza e campi rom (e profughi) nella regione Lazio.

Sono intervenute le eurodeputate Soraya Post (S&D) e Laura Ferrara (EFDD), l’autore del film Gianni Carbotti insieme a Moni Ovadia, Dijana Pavlovic, Sergio Bontempelli e Marco Brazzoduro.

Sinopsi:

Aveva ragione il capo nomade Dragan. Nei campi nomadi era la cosiddetta “mafia capitale” a comandare. Il docufilm “Dragan aveva ragione”, girato dai militanti radicali Camillo Maffia e Gianni Corbotti, lo racconta facendo luce sul degrado di questi campi a Roma. Quasi tutti gestiti dalle cooperative oggi sotto accusa nell’inchiesta condotta dal procuratore capo di Roma Pignatone. Peccato che l’allarme lanciato da questo documentario, ampiamente usato dalla procura romana, sia stato  ignorato dal servizio pubblico televisivo. Camillo Maffia dice di averne molte da raccontare. A cominciare dai sospetti su chi promuove le mafie della prostituzione e della droga dentro ai campi regolari (solo 9) che, nonostante i 24 milioni di euro spesi ogni anno per mantenerli, versano tuttora in condizioni indegne. Che fine fanno questi soldi?

Link utili:

Aveva ragione il grande capo Dragan. Era «Mafia Capitale» a comandare
Dragan aveva ragione, un docufilm sugli sgomberi dei rom del buonista Marino
“Dragan aveva ragione”: comunicato stampa della Fondazione Romanì Italia
“Dragan aveva ragione” sul sito Romatoday
Master Blaster va al Senato: “Dragan aveva ragione” di Gianni Carbotti e Camillo Maffia
Bruxelles, proiezione al Parlamento europeo del documentario Dragan aveva ragione


Intervento di Barbara Spinelli

Vi ringrazio per essere venuti a quest’incontro, e specialmente i registi del film che vedremo fra poco: Camillo Maffía e Gianni Corbetti. Un saluto particolarmente affettuoso a Moni Ovadia: è uno dei protagonisti del documentario. Ringrazio anche Dijana Pavlovic, che è tra i promotori della legge di iniziativa popolare per il riconoscimento dello stato di minoranza storico-linguistica dei rom e sinti, e Sergio Bontempelli, studioso e operatore legale per i diritti dei rom e sinti. Con Bontempelli ho cercato di oppormi allo sgombero dei campi rom di Lungo Stura Lazio a Torino, di Torre del Lago Puccini a Viareggio, della Bigattiera a Pisa. Saluto – non per ultimi – il professor Marco Brazzoduro, vicepresidente dell’Associazione 21 luglio, e le colleghe Soraya Post (gruppo S&D) e Laura Ferrara (, con le quali condivido importanti battaglie contro la corruzione e la discriminazione dei rom: due piaghe intrecciate, in Italia. Un grande grazie infine a Chiara de Capitani, che è stata l’architetto di questo nostro incontro.

Nell’agosto 2013, duecento rom serbi fuggirono dal campo di Castel Romano, sulla Pontina, dove imperversavano violenze e soprusi. Si accamparono in via Salviati, alla periferia est della capitale, dando vita a un insediamento informale, definito quasi subito abusivo. Lo sgombero avvenne poco dopo e fu ordinato dall’allora sindaco di Roma Ignazio Marino, oggi non più in carica. La comunità rom lo aveva votato sperando in una promessa di integrazione. Promessa non mantenuta: la discriminazione abitativa e lavorativa continua.

Questo documentario, seguito da una denuncia di Marco Pannella, è stato cruciale perché è servito agli inquirenti per rivelare il male che sta dietro la gestione dei campi: la mafia, e i suoi legami con classi politiche di destra e sinistra. Ricordo alcune frasi dette in un’intercettazione da un indagato, Salvatore Buzzi: «Noi quest’anno abbiamo chiuso con quaranta milioni di fatturato, e tutti i soldi e gli utili li abbiamo fatti sui zingari”. E ancora: “Tu lo sai a gestire un campo zingari, ma la gente non si rende conto, cioè trattare con gli zingari è proprio devastante perché non è malavita, perché è gente infame proprio di pensieri…».

Non sono qui per riassumere il documentario, ma per ricordare alcune cose essenziali. Di rom e sinti si deve parlare, oggi in modo particolare, perché la Commissione europea sta compilando una lista di “Paesi sicuri” , per far fronte alla questione rifugiati, che permetterà più facili e rapidi rimpatri di persone o gruppi che chiedono asilo politico in Europa. Nella lista figureranno sia i Paesi balcanici sia la Turchia, dove esistono forti comunità rom, spesso oggetto di vessazioni o persecuzioni. La collega Soraya Post ci ricorda che in Turchia i rom sono circa 1 milione. [1] (ufficialmente sono 500.000, ma la cifra si basa su censimenti superati. Gli attivisti della comunità sostengono che il reale numero si avvicina ai 2 milioni). La nozione di “Paese sicuro” non esclude il diritto del singolo a chiedere protezione internazionale e asilo, come prescritto dalla Convenzione di Ginevra, ma rende più complicata e difficile la domanda.

Più fondamentalmente c’è da domandarsi, e lo chiedo anche a voi, come mai una comunità come quella dei rom sia trattata in questo modo infame. Come mai esista una sorta di impunità, per chi non esita a oltrepassare ogni decenza quando parla di rom e sinti. Le frasi di Salvatore Buzzi non sono un’eccezione. Eppure questa comunità è stata vittima, nella prima metà del Novecento, di un genocidio: il Porrajmos, che vuol dire “grande divoramento” o devastazione. La data simbolica è il 2 agosto 1944, il luogo dove è avvenuto lo sterminio è il Zigeunerlager di Birkenau. È l’equivalente della Shoah ebraica, del Metz Yeghern che sterminò gli armeni, ma non ha legittimazione storica, non è entrato nella coscienza degli europei come un crimine contro l’umanità, da espiare. Non esiste tabù civilizzatorio, sui rom. La gente continua a dire con disprezzo zingari, come se in Francia dicessimo, parlando degli ebrei: youpin, che è l’equivalente di sporco ebreo. È uno dei grandi misteri dell’Europa di oggi, che fatico a spiegarmi. È come se un frammento di lingua e di modi di comportamento nazisti fosse rimasto nei nostri tessuti.

Moni Ovadia dice una cosa terribile, nel documentario: dagli anni 80 (ma io direi già prima, dal dopoguerra e specialmente dopo il processo Eichmann), gli ebrei sono “riusciti a entrare nei salotti buoni dei vincitori”. Non è del tutto giusto, perché 6 milioni di uccisi e gasati non sono entrati nei salotti. Certo è però che i rom non sono in nessun salotto buono, mentre il tabù sugli ebrei esiste, anche sul piano linguistico. È come se vivessero in angolo morto d’Europa. Come se in quell’angolo morto la storia fosse andata in modo differente, e Hitler in quel preciso punto non fosse stato sconfitto.

Vorrei suonare il campanello d’allarme. In tutta Europa cresce una destra estrema, senza più tabù: in Francia, Polonia, Ungheria, Italia. La battaglia per dare uno statuto ai rom e al Porrajmos si fa più dura, abbiamo già perso troppo tempo e dobbiamo andare oltre la denuncia, oltre il “ruolo protettivo” che la sinistra in genere affida a se stessa.

[1] Ufficialmente i rom in Turchia sono 500.000, ma la cifra si basa su censimenti superati. Gli attivisti della comunità sostengono che il reale numero si avvicina ai 2 milioni.

Audizione sugli sgomberi forzati contro i rom

Bruxelles, 14 ottobre 2015

Nella sede del Parlamento Europeo di Bruxelles si è tenuta un’audizione promossa dai parlamentari europei Soraya Post, Péter Niedermüller, Damian Dräghici, Sirpa Pietikäinen, Fredrick Federley, Barbara Spinelli, Terry Reintke, Benedek Jávor, e dal direttore dell’Open Society European Policy Institute Neil Campbell.

Intervento di Barbara Spinelli (versione inglese)

In Italia la Strategia nazionale di inclusione dei rom prevista dalla Commissione europea nel 2011 non ha mai avuto inizio. L’Italia è invece il solo paese europeo ad aver fatto dei “campi” per i rom e i sinti un sistema istituzionalizzato, gestito dalle pubbliche amministrazioni con il denaro dei contribuenti. A peggiorare questa già gravissima situazione, vengono le speculazioni mafiose e clientelari. «Noi quest’anno abbiamo chiuso con quaranta milioni di fatturato, ma tutti i soldi e gli utili li abbiamo fatti sui zingari, sull’emergenza alloggiativa e sugli immigrati, tutti gli altri settori finiscono a zero», ha detto Salvatore Buzzi, capo della cooperativa 29 giugno, nella famosa intercettazione telefonica che ha dato il via all’inchiesta denominata Mafia capitale.

Nel solo 2014, il governo italiano ha allocato 1.315.000 euro al Comune di Roma per politiche che finiscono con l’alimentare un sistema che rendere rom e sinti un capro espiatorio mentre si avvantaggia della loro segregazione.

A questo si aggiunga che stiamo assistendo a una politica di sgomberi forzati, attuata da giunte di destra e di sinistra come strategia elettorale in vista delle scadenze amministrative.

Meno di un mese fa è stato sgomberato il campo rom della Bigattiera a Pisa, senza che fosse predisposta alcuna soluzione abitativa per i suoi abitanti: ho cercato di bloccarlo, insieme alle associazioni della società civile, ma senza successo. Il sindaco di Pisa è un politico di sinistra. Uno sgombero del campo era già stato programmato a Natale dello scorso anno, e quella volta riuscimmo a fermarlo rivolgendoci al Prefetto. Allo stesso modo, il 18 marzo 2015 riuscimmo a impedire lo sgombero dei campi rom di Lungo Stura Lazio, a Torino, e di Torre del Lago Puccini, a Viareggio.

Il Giubileo è imminente. Il tasso di sgomberi forzati di famiglie rom nella città di Roma è aumentato in modo impressionante: 7 sgomberi nei due mesi e mezzo precedenti l’annuncio del Giubileo, 64 sgomberi nei sette mesi successivi. Ma proprio il Giubileo può diventare l’occasione per chiedere l’adozione delle politiche di inclusione e sicurezza sociale prescritte dalle Nazioni Unite e dall’Unione Europea nell’ambito di un più ampio progetto da sviluppare con le popolazioni interessate.

L’Unione dovrebbe promuovere un approccio olistico di inclusione sociale che vada oltre le attuali raccomandazioni non vincolanti agli Stati membri, nel rispetto dell’Articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali – che vieta qualsiasi forma di discriminazione fondata sull’origine etnica o sociale o sull’appartenenza a una minoranza nazionale.

Fighting racial discrimination in housing

14 October, 2015

Hearing on fighting racial discrimination in housing: Forced evictions against Roma.

Barbara Spinelli’s speech (Italian version)

The National Roma Integration Strategies provided for by the Commission have been never really promoted in Italy. Italy is the only European Country that has created an “institutionalised system” of Roma and Sinti camps managed by public authorities. It is financially supported by its citizens, but clientelism, corruption and illicit business are endemic and have worsened an already extremely serious situation. In the famous wiretapping that led to the inquiry commonly known as “Mafia Capitale”, Salvatore Buzzi, head of “Cooperativa 29 giugno” – the enterprise which is at the core of the scandal – stated: «We got revenues for 40 million euro and we made all these money and profits from gypsies, housing crisis and migrants; all the other economic sectors end up in balanced budgets»

In 2014 only, the Italian government has allocated 1.315.000 euros to the Municipality of Rome for policies which actually foster a system turning Roma and Sinti people into scapegoats while taking advantage of their segregation.

In addition to that, we are witnessing a policy of forced evictions – carried out by both right-wing and left-wing City Councils – used as electoral strategy in view of local elections.

Less than a month ago, local authorities evicted the Bigattiera Roma camp in Pisa, without providing for any alternative housing facilities: I tried to block it with the support of NGOs, but didn’t succeed. The mayor of Pisa is a leftist politician. Another eviction was organized last Christmas but, at that time, we were able to block it by turning to the Prefect. Similarly on March 18, 2015, we have been able to impede the eviction of the Roma camps of Lungo Stura Lazio, in Turin, and Torre del Lago Puccini, in Viareggio.

The Jubilee is imminent. The rate of forced eviction of Roma families in Rome has increased impressively: 7 evictions in the two and a half months preceding the notice of the Jubilee, 64 evictions in the 7 months following that notice.

The Jubilee could be the very opportunity to demand the adoption of social security and inclusion policies, as prescribed by the United Nations and the European Union, as part of a wider project developed by local communities.

The Union should promote a holistic approach to social inclusion that goes beyond the current non-binding recommendations to the Member States and is founded on article 21 of the EU Charter of fundamental rights, under which any discrimination based on ethnic or social origin or membership to a national minority is forbidden.