Processo di Khartoum e iniziativa UE-Corno d’Africa

Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-004122/2015 al Consiglio
Articolo 130 del regolamento

Marie-Christine Vergiat (GUE/NGL), Malin Björk (GUE/NGL), Barbara Spinelli (GUE/NGL), Cornelia Ernst (GUE/NGL), Dennis de Jong (GUE/NGL) e Kostas Chrysogonos (GUE/NGL)

12.3.2015

Oggetto: Processo globale di Khartoum e imminente iniziativa UE-Corno d’Africa in materia di rotte migratorie

La Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea ha aperto un dialogo intitolato “Processo di Khartoum” che, il 28 novembre 2014, ha portato ad una dichiarazione in cui si chiedeva il varo dell’iniziativa UE-Corno d’Africa in materia di rotte migratorie1.

1. Qual è stato il coinvolgimento del Consiglio nel processo di Khartoum e ora nell’iniziativa UE-Corno d’Africa in materia di rotte migratorie?

2. Vi è un coinvolgimento specifico della Presidenza lettone in questo follow-up?

3. Può il Consiglio fornire informazioni dettagliate sul contenuto della cooperazione con paesi terzi, tra cui l’Eritrea e il Sudan, in particolare sull’eventuale esistenza di impegni economici?


IT
E-004122/2015

Risposta
16.9.2015

L’iniziativa UE-Corno d’Africa in materia di rotte migratorie – o processo di Khartoum – è stata varata a  Roma il 28 novembre 2014 con una dichiarazione firmata dai ministri di tutti gli Stati membri dell’UE e dai paesi del Corno d’Africa, dall’Egitto e dalla Tunisia, nonché dalla Commissione europea, dall’alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza e dalla Commissione dell’Unione africana.
Non è previsto alcun ruolo specifico per il Consiglio o la presidenza.
Il Consiglio invita pertanto gli onorevoli parlamentari a rivolgere i loro quesiti sulla cooperazione con i paesi terzi alla Commissione europea e/o all’alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza.

Iniziativa UE-Corno d’Africa e rotte migratorie

Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-004123/2015 alla Commissione

Articolo 130 del regolamento

Marie-Christine Vergiat (GUE/NGL), Malin Björk (GUE/NGL), Barbara Spinelli (GUE/NGL), Cornelia Ernst (GUE/NGL), Dennis de Jong (GUE/NGL) e Kostas Chrysogonos (GUE/NGL)

Oggetto: Processo globale di Khartoum e imminente iniziativa UE-Corno d’Africa in materia di rotte migratorie

La Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea ha aperto un dialogo intitolato “Processo di Khartoum” che, il 28 novembre 2014, ha portato ad una dichiarazione in cui si chiedeva il varo dell’iniziativa UE-Corno d’Africa in materia di rotte migratorie [1].

1. Può la Commissione fornire una documentazione che illustri la strategia alla base di questo processo e della nuova iniziativa in materia di rotte migratorie?

2. Può, altresì, fornire informazioni dettagliate sui diversi attori, all’interno e all’esterno delle istituzioni dell’UE, impegnati in questo processo e i rispettivi ruoli, tra cui in particolare il contenuto della cooperazione e la discussione con paesi come l’Eritrea e il Sudan?

3. Può fornire informazioni dettagliate sui progetti in corso in questo contesto e sui loro obiettivi, anche per quanto riguarda i contratti concessi (a chi, di quale importo, i criteri per la concessione di un contratto ad un attore specifico, la valutazione e la revisione previste qualora gli obiettivi non vengano realizzati, l’esistenza di un memorandum d’intesa)?

[1] Testo della dichiarazione (file .pdf)


IT

E-004123/2015

Risposta di Dimitris Avramopoulos a nome della Commissione

(26.6.2015)

L’iniziativa UE-Corno d’Africa in materia di rotte migratorie ambisce a instaurare un dialogo con i paesi di origine e di transito sulla tratta degli esseri umani e sul traffico dei migranti, ma anche a trovare il modo migliore per affrontare questi fenomeni e le loro drammatiche conseguenze per i potenziali migranti lungo la rotta del Mediterraneo verso l’Europa. Il dialogo darà adito a azioni concrete e programmi per l’attuazione delle politiche decise. L’obiettivo ultimo è estendere il dialogo alle questioni migratorie e di mobilità. Le aree prioritarie sono quelle elencate nella dichiarazione ministeriale firmata a Roma il 28 novembre 2014.

I partecipanti all’iniziativa sono i 28 Stati membri dell’UE, i paesi del Corno d’Africa e i paesi di transito (Egitto e Tunisia), ma anche i servizi della Commissione, il servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) e la Commissione dell’Unione africana (CUA). Poiché l’iniziativa è stata appena varata, bisogna ancora individuare altri attori potenziali, è tuttavia probabile che saranno chiamate a dare un contributo organizzazioni internazionali come l’OIM, il CIDM e l’UNHCR. Un comitato direttivo composto attualmente dai servizi della Commissione e da rappresentanti di SEAE, CUA, Egitto, Etiopia, Sudan, Sud Sudan, Eritrea, Regno Unito, Francia, Germania, Italia e Malta si è riunito il 23-24 aprile a Sharm el Sheikh per discutere le prossime fasi, tra cui l’individuazione degli attori coinvolti e dei ruoli rispettivi.

Poiché l’iniziativa è appena nella fase iniziale, non sono stati ancora avviati progetti specifici. L’UE dispone di diversi strumenti di finanziamento, ognuno con obiettivi, attività, partner di attuazione propri. Tutti i finanziamenti UE seguiranno le procedure interne in termini di identificazione dei partner, criteri, controllo e valutazione.