Situazione nel Mediterraneo e necessità di un approccio globale in materia di immigrazione

Strasburgo, 18 gennaio 2016. Intervento di Barbara Spinelli, in qualità di relatore ombra, nel corso della riunione straordinaria della commissione Libertà civili, giustizia e affari interni.

Punto in agenda:

Situazione nel Mediterraneo e necessità di un approccio globale dell’UE in materia di immigrazione

  • Esame del progetto di relazione
  • Fissazione del termine per la presentazione di emendamenti

Co-Relatori: Roberta Metsola (PPE – Malta), Kashetu Kyenge (S&D – Italia)
Relatore per Gruppo GUE/NGL: Barbara Spinelli

Ringrazio innanzitutto le relatrici per l’importante lavoro che hanno svolto.

Tuttavia, avendo ricevuto il progetto di relazione abbastanza tardi, posso reagire solo con un’opinione parziale, per punti.

C’è sicuramente una base solida da cui partire ed elementi che trovo apprezzabili. Penso alla necessità, come avete sottolineato nella Relazione, di dotarsi di un sistema permanente e robusto di search and rescue; alle vie legali di accesso all’Unione, tra cui la possibilità di rivedere la direttiva del 2001 sulla protezione temporanea in modo da stabilire corridoi umanitari veri; e alla proposta di un meccanismo permanente e vincolante di resettlement. Ritengo giusto che abbiate evidenziato come le differenti forme di aiuto umanitario non debbano essere criminalizzate, anche se non sono molto d’accordo sul fatto che lo smuggling continui a essere giudicato secondo criteri troppo sommari, dunque negativi.

Per quel che riguarda la mancanza di solidarietà tra Stati membri, personalmente proporrei il rafforzamento delle sanzioni agli Stati che non applicano il diritto europeo o si rifiutano di collaborare sulla base dell’articolo 80 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea.

Ci sono invece alcuni punti su cui sono in totale disaccordo: sui rimpatri, sul rapporto con i Paesi terzi e soprattutto sulla questione Turchia e, di conseguenza, sulla lista dei “Stati d’origine sicuri”. Ancora, non condivido il ruolo attribuito a Frontex e il giudizio sugli “hotspot”. In quest’ultimo caso, il punto di vista della Commissione mi sembra sia stato accolto troppo acriticamente.

Morti nel Mediterraneo: J’ACCUSE

COMUNICATO STAMPA

Sessione plenaria del Parlamento europeo
Strasburgo, 29 aprile 2015

Barbara Spinelli, eurodeputata del Gue-Ngl, si è rivolta al presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e al Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, invitati a presentare le posizioni della Commissione e i risultati del Consiglio europeo straordinario del 23 aprile scorso. Il tema della sessione era: Le ultime tragedie nel Mediterraneo e le politiche dell’Unione su migrazione e asilo

“Accuso il Consiglio, i governi degli Stati membri, la Commissione. Ormai è chiaro: siete direttamente responsabili del crimine commesso ai danni dei migranti in fuga dalle guerre che l’Europa ha facilitato, dalle persecuzioni che ha tollerato. Dopo gli 800 morti del 19 aprile, anche l’Unione fa naufragio: nell’ipocrisia, nella negazione, nella cecità.

L’Unione dichiara la lotta contro trafficanti, fingendo di credere che siano loro i soli responsabili di tanti morti. Non sono i soli responsabili. Le morti si susseguono perché non esistono corridoi umanitari legali per i fuggitivi. Perché avete abolito Mare nostrum, che faceva Ricerca e Salvataggio in alto mare; perché continuate a finanziare operazioni – Triton, Poseidon – il cui mandato prioritario è il controllo delle frontiere, non il soccorso dei naufraghi.

La ringrazio, signor Juncker, per le parole che ha pronunciato oggi in quest’aula; ma “le porte” d’Europa non sono state aperte. Nel desiderio di sbarazzarvi delle vostre responsabilità, arrivate sino ad auspicare – cito il Commissario Avramopoulos – la “collaborazione con le dittature”: quella eritrea in testa, la più sanguinaria dittatura d’Africa.

La verità è che state violando, proprio come i trafficanti, la legge: il diritto del mare, del non-respingimento. Mi domando se sapete – se sappiamo noi qui in Parlamento – quel che si sta facendo: una guerra non dichiarata. Non contro i trafficanti, ma contro i migranti”.

 

Subito dopo, il Parlamento ha approvato una risoluzione congiunta sullo stesso tema. Il gruppo Gue-Ngl si è astenuto, non avendo ottenuto progressi sostanziali su istituzione di un corridoio umanitario e revisione del regolamento di Dublino. In cambio sono stati accolti alcuni emendamenti importanti del Gue e dei Verdi, che hanno migliorato la risoluzione per quanto riguarda le operazioni di Search & Rescue in alto mare e la concessione agevolata di visti umanitari.

È inadeguato concentrare tutte le forze sulla lotta a trafficanti e scafisti

23 aprile 2015, Bruxelles. Commissione libertà civili, giustizia e affari interni.
“Unità operativa congiunta (Joint Operational Team – JOT) “Mare”
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Presentazione a cura di Europol e di Laurent Muschel, rappresentante della Commissione

Interventi di Barbara Spinelli:

Come prima cosa, vorrei dire il mio stupore per la frase che è stata detta in apertura dei lavori dal rappresentante della Commissione, dott. Laurent Muschel: dopo l’ultima catastrofe umanitaria nel Mediterraneo – queste le parole – “Tutti siamo d’accordo sulla priorità della lotta a trafficanti e scafisti”. Non è vero, non tutti siamo d’accordo e prima di me già sono state espresse forti riserve in questa Commissione parlamentare, a cominciare dalla collega Soraya Post.

Diciamo piuttosto che è la Commissione a far propria quest’assoluta priorità, com’è evidente nei 10 punti approvati dopo i 700 morti nel Mediterraneo e come verrà con ogni probabilità ribadito nell’agenda sull’immigrazione che sarà presentata a maggio. Lo stesso si può dire degli Stati membri, se guardiamo alla bozza di comunicato su cui stanno discutendo oggi i capi di Stato o di Governo del Consiglio europeo.

Tutte le azioni si concentrano su trafficanti e scafisti, come se fossero davvero loro la causa di tanti morti in mare. Come se il trafficante non fosse lì a riempire un vuoto di legalità, che l’Unione si rifiuta di colmare con l’istituzione di vie legali di fuga verso l’Europa. Come se distruggendo i “barconi” degli scafisti risolvessimo le radici del male, che consiste nella fuga in massa da guerre e persecuzioni.

Concentrare tutte le forze e l’attenzione sul contrasto di trafficanti e scafisti è del tutto inadeguato, ed è uno scandalo che l’Unione parli solo di questo contrasto.

In questo quadro chiedo ai rappresentanti di Europol e della Commissione:

  1. perché questa moltiplicazione di agenzie e operazioni tutte tese allo stesso obiettivo – il controllo delle frontiere e la lotta al trafficante – e qual è il valore aggiunto di quest’ennesima iniziativa, JOT “Mare” , rispetto al lavoro di agenzie come Europol?
  2. Quali sono i costi delle agenzie e dei centri di controllo e sorveglianza che si stanno creando, e quanto costerà l’intervento civile e militare lungo le coste libiche per la distruzione dei “barconi”? Possibile che d’un tratto ci siano tante risorse, quando ne mancano totalmente, come più volte confermato dalla Commissione, per operazioni di search and rescue?

Nel rispondere, il rappresentante della Commissione ha affermato che il primo dei 10 punti presentati lunedì dalla Commissione affronta proprio la questione delle operazioni di Ricerca e Soccorso in mare, visto che agli Stati si chiede un rafforzamento di Frontex e Triton (oltre che un’estensione delle miglia assegnate alle loro operazioni marittime).

Barbara Spinelli ha ripreso la parola, affermando che “Né Frontex né Triton hanno ufficialmente il mandato di fare search and rescue”, come più volte ribadito dai rappresentanti delle due agenzie. Certo può capitare che una nave di Triton salvi una barca che sta affondando sotto i suoi occhi: ci mancherebbe altro, glielo impone la legge del mare. Ma qui si parla del “mandato” di search and rescue, e il mandato non c’è. Nel dicembre scorso, fu proprio il direttore operativo di Frontex a inviare una lettera all’ufficio immigrazione del Ministero dell’Interno italiano, in cui ci si lamentava per alcune operazioni di salvataggio compiute dalla guardia costiera italiana oltre le 30 miglia dalle costa previste dall’agenzia europea.

1 JOT MARE viene descritta dall’ufficio stampa di Europol come “un team di intelligence congiunto formato da agenti dell’Europol ed esperti distaccati degli Stati membri, il cui scopo è affrontare i ‘gruppi criminali organizzati’ che agevolano il movimento via nave dei migranti irregolari nel Mediterraneo verso l’UE e organizzano i successivi movimenti secondari all’interno dell’Unione”.