L’iceberg è vicino e la sinistra sul Titanic non ha alternative

di Barbara Spinelli, «Il Fatto Quotidiano», 16 gennaio 2022

La tentazione è grande, nei dirigenti Pd-M5S-LeU, di dire a sé stessi che trovandosi sulla tolda del Titanic qualsiasi candidato alternativo è meglio dell’ex Cavaliere pluri-indagato che rischia di andare al Colle, presiedere il Consiglio Superiore della Magistratura, e gironzolare nel Massimo Palazzo ripetendo quanto dice da settimane: “Dopo tutto quello che ho subìto in questo Paese, il minimo è che io diventi presidente!” (Il centrodestra assicura che Berlusconi ha “l’autorevolezza e l’esperienza che il Paese merita”, non sospettando che la frase possa significare il peggio: un Paese putrido non merita altro che il putrido).

Insomma il Pd è così suonato e i 5 Stelle così divisi che son pronti a candidare chiunque, anche Topolino, per “far fronte”. Anche figure dell’ancien régime craxiano come Giuliano Amato. Tutti ottuagenari insomma, questo è un Paese per vecchi. Un nome sensato – e ce ne sono, anche fuori dai partiti, anche di bandiera– non sanno proprio farlo a pochi giorni dal voto.

Il fatto è che il centrosinistra sta tutto frastornato sulla tolda del Titanic, balbetta che “la candidatura Berlusconi è irricevibile” e neppure per un attimo lo sfiora il dubbio che la catastrofe non sia l’iceberg ma il bastimento super-zavorrato, malfatto, su cui viaggiano. Il guaio è che la sinistra è così intontita e muta perché non esiste più. Perché ha aderito all’accozzaglia dell’unità nazionale osannando ogni gesto di Draghi, mostrando di credere incondizionatamente alla formula sempre più torbida, più equivoca, dei Migliori.

Enrico Letta per esempio auspica “una personalità istituzionale super partes” e un “patto di legislatura che consenta al Paese di completare la legislatura nel tempo naturale”. Ma patto con chi? Con le destre che hanno appena indicato un candidato di parte, frantumando la già molto ammaccata chimera della “maggioranza Ursula” (Pd, LeU, M5S, centro, Forza Italia)?

Berlusconi diventerà il king maker di Draghi se alla quarta chiama non avrà i numeri, confermando che i progressisti sono ormai capaci solo di scodinzolare nelle retrovie, avendo smarrito il verbo.

La grande illusione è che dopo le Presidenziali tutto resti come prima – stessa maggioranza dei Migliori, stesse politiche forti coi deboli e deboli coi forti, stessi autoinganni –pur di evitare il voto anticipato. È sperabile che la disillusione arrivi presto. L’iceberg è vicinissimo.

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