Proposta di risoluzione comune sul riconoscimento dello Stato di Palestina

Il Parlamento ha adottato lo scorso 17 dicembre 2014 la proposta di risoluzione comune (presentata da PPE, GUE/NGL, ALDE, S&D ) sul riconoscimento dello Stato di Palestina con 498 voti a favore, 88 contro e 111 astensioni. Come vuole la procedura della plenaria, vista l’adozione della risoluzione comune, le risoluzioni singole del gruppo sono tutte cadute senza essere sottoposte al voto.

Ho dunque co-firmato la risoluzione del mio gruppo e votato a favore della risoluzione comune.

La risoluzione adottata dal Parlamento Europeo sostiene in linea di principio il riconoscimento dello Stato palestinese e la soluzione a due Stati, e ritiene che ciò debba andare di pari passo con lo sviluppo dei colloqui di pace, che occorre far avanzare, e ribadisce il proprio fermo sostegno a favore della soluzione a due Stati basata sui confini del 1967, con Gerusalemme come capitale di entrambi gli Stati e con uno Stato di Israele sicuro e uno Stato di Palestina indipendente, democratico, territorialmente contiguo e capace di esistenza autonoma, che vivano fianco a fianco in condizioni di pace e sicurezza, sulla base del diritto all’autodeterminazione e del pieno rispetto del diritto internazionale.

Il testo inoltre esprime grave preoccupazione per la crescente tensione e l’intensificarsi della violenza nella regione; condanna con la massima fermezza tutti gli atti di terrorismo o di violenza e manifesta il proprio cordoglio alle famiglie delle vittime.

La risoluzione, infine, decide di avviare un’iniziativa dal titolo “Parlamentari per la pace” volta a riunire parlamentari europei, israeliani e palestinesi di vari partiti per contribuire a far progredire un’agenda di pace e integrare gli sforzi diplomatici dell’UE.

Ecco il testo della risoluzione comune:

Il Parlamento europeo,

– viste le sue precedenti risoluzioni sul processo di pace in Medio Oriente,

– viste le conclusioni del Consiglio “Affari esteri” del 17 novembre 2014 sul processo di pace in Medio Oriente,

– viste le dichiarazioni dell’alto rappresentante/vicepresidente sull’attentato alla sinagoga di Har Nof, del 18 novembre 2014, sull’attentato terroristico a Gerusalemme, del 5 novembre 2014, nonché la dichiarazione del portavoce dell’alto rappresentante dell’UE sugli ultimi sviluppi in Medio Oriente, del 10 novembre 2014,

– visti l’annuncio del governo svedese relativo al riconoscimento dello Stato di Palestina, del 30 ottobre 2014, nonché il precedente riconoscimento da parte di altri Stati membri prima della loro adesione all’Unione europea,

– viste le mozioni sul riconoscimento dello Stato di Palestina approvate dalla Camera dei Comuni del Regno Unito il 13 ottobre 2014, dal Senato irlandese il 22 ottobre 2014, dal Parlamento spagnolo il 18 novembre 2014, dall’Assemblea nazionale francese il 2 dicembre 2014 e dall’Assemblea portoghese il 12 dicembre 2014,

– visto il diritto internazionale,

– visto l’articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,

A. considerando che l’Unione europea ha confermato a più riprese il proprio sostegno a favore della soluzione a due Stati basata sui confini del 1967, che prevede Gerusalemme come capitale di entrambi gli Stati e la coesistenza, all’insegna della pace e della sicurezza, di uno Stato di Israele sicuro e di uno Stato di Palestina indipendente, democratico, territorialmente contiguo e capace di esistenza autonoma, e ha sollecitato la ripresa dei colloqui di pace diretti tra Israele e l’Autorità palestinese;

B. considerando che il conseguimento di una pace giusta e duratura tra israeliani e palestinesi rappresenta da oltre mezzo secolo una delle principali preoccupazioni della comunità internazionale, inclusa l’Unione europea;

C. considerando che i colloqui di pace diretti tra le parti sono in una fase di stallo; che l’UE ha chiesto alle parti di adoperarsi per favorire l’instaurazione di un clima di fiducia necessario ad assicurare negoziati significativi, di astenersi dal compiere azioni che pregiudichino la credibilità del processo e di evitare le provocazioni;

D. considerando che nella sua risoluzione del 22 novembre 2012 il Parlamento europeo ha sottolineato che l’unico modo per giungere a una pace giusta e duratura tra israeliani e palestinesi consiste nel ricorrere a mezzi pacifici e non violenti, ha chiesto che siano create le condizioni per la ripresa di colloqui di pace diretti tra le due parti, ha sostenuto, a tale proposito, la domanda della Palestina per diventare uno Stato non membro osservatore delle Nazioni Unite, ritenendolo un passo importante al fine di conferire maggiore visibilità, solidità ed efficacia alle richieste della Palestina, e ha invitato gli Stati membri dell’UE e la comunità internazionale, a tale riguardo, a trovare un accordo in questo senso;

E. considerando che il 29 novembre 2012 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha deciso di concedere alla Palestina lo status di Stato non membro osservatore in seno alle Nazioni Unite;

F. considerando che il riconoscimento dello Stato di Palestina rientra nelle competenze degli Stati membri;

G. ricordando l’impegno dell’OLP a riconoscere lo Stato di Israele dal 1993;

1. sostiene in linea di principio il riconoscimento dello Stato palestinese e la soluzione a due Stati, e ritiene che ciò debba andare di pari passo con lo sviluppo dei colloqui di pace, che occorre far avanzare;

2. sostiene gli sforzi del presidente Abbas e del governo di consenso nazionale palestinese; sottolinea ancora una volta l’importanza di consolidare l’autorità del governo di consenso palestinese e della sua amministrazione nella Striscia di Gaza; esorta tutte le fazioni palestinesi, incluso Hamas, ad accettare gli impegni assunti dall’OLP e a porre fine alle divisioni interne; chiede all’Unione di continuare a garantire sostegno e assistenza al rafforzamento delle capacità istituzionali palestinesi;

3. esprime grave preoccupazione per la crescente tensione e l’intensificarsi della violenza nella regione; condanna con la massima fermezza tutti gli atti di terrorismo o di violenza e manifesta il proprio cordoglio alle famiglie delle vittime; mette in guardia circa i rischi di un’ulteriore recrudescenza della violenza che coinvolga i luoghi sacri, il che potrebbe trasformare il conflitto israelo-palestinese in un conflitto religioso; invita i leader politici di tutte le parti a lavorare insieme con azioni visibili per una distensione della situazione e sottolinea che l’unico modo per giungere a una soluzione sostenibile e a una pace giusta e duratura tra israeliani e palestinesi consiste nel ricorrere a mezzi non violenti e al rispetto delle norme internazionali sui diritti umani e del diritto umanitario internazionale; evidenzia che gli atti di violenza possono soltanto alimentare l’estremismo da ambo le parti; esorta tutte le parti ad astenersi da azioni che, con istigazioni, provocazioni, uso eccessivo della forza o ritorsioni, inasprirebbero la situazione;

4. sottolinea inoltre che le azioni che mettono in dubbio gli impegni assunti a favore di una soluzione negoziata devono essere evitate; pone in evidenza che gli insediamenti sono illegali ai sensi del diritto internazionale; invita entrambe le parti ad astenersi da qualsiasi azione suscettibile di compromettere la fattibilità e le prospettive di una soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati;

5. ribadisce il proprio fermo sostegno a favore della soluzione a due Stati basata sui confini del 1967, con Gerusalemme come capitale di entrambi gli Stati e con uno Stato di Israele sicuro e uno Stato di Palestina indipendente, democratico, territorialmente contiguo e capace di esistenza autonoma, che vivano fianco a fianco in condizioni di pace e sicurezza, sulla base del diritto all’autodeterminazione e del pieno rispetto del diritto internazionale;

6. plaude alla recente visita del vicepresidente/alto rappresentante in Israele e in Palestina, nonché alla sua intenzione di impegnarsi proattivamente a favore di un processo positivo inteso a spezzare il circolo vizioso del conflitto e a creare le condizioni politiche per il conseguimento di effettivi progressi nel processo di pace; ritiene che l’Unione europea debba assumersi la responsabilità di diventare un vero e proprio attore e facilitatore nel processo di pace in Medio Oriente, anche alla luce della necessità di riaprire i colloqui di pace, e anche mediante un approccio comune e una strategia globale per una soluzione del conflitto israelo-palestinese; ribadisce la necessità di un approccio diplomatico sotto l’egida del Quartetto per il Medio Oriente e ricorda l’importanza dell’iniziativa di pace araba;

7. invita il VP/AR ad agevolare il raggiungimento di una posizione comune dell’UE a tal riguardo;

8. sottolinea la necessità di una pace globale, che ponga fine a tutte le rivendicazioni e che soddisfi le legittime aspirazioni di entrambe le parti, incluse quelle degli israeliani alla sicurezza e quelle dei palestinesi alla sovranità; pone in evidenza che l’unica soluzione possibile al conflitto è la coesistenza di due Stati, Israele e Palestina;

9. decide di avviare un’iniziativa dal titolo “Parlamentari per la pace” volta a riunire parlamentari europei, israeliani e palestinesi di vari partiti per contribuire a far progredire un’agenda di pace e integrare gli sforzi diplomatici dell’UE;

10. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Segretario generale delle Nazioni Unite, all’inviato del Quartetto per il Medio Oriente, alla Knesset e al governo di Israele, al Presidente dell’Autorità palestinese e al Consiglio legislativo palestinese.