Seduta plenaria del Parlamento Europeo,
15 luglio 2014

Dibattito e voto di fiducia sul presidente della commissione europea Jean-Claude Juncker

Signor Presidente,

Come Lei sa, il mio gruppo ha deciso di non dare la fiducia al suo esecutivo, che non risponde a quello che chiedono i cittadini: una netta rottura di continuità nelle politiche dell’Unione. Rispetteremo la maggioranza, ma la maggioranza deve impegnarsi a rispettare le minoranze: cosa non avvenuta, a cominciare dalla scelta del presidente di una Commissione parlamentare.

Concentro il mio intervento su un punto: la natura tuttora non democratica della nostra Costituzione, che non a caso si chiama Trattato e non Costituzione. In questi anni di crisi ha preso corpo una costituzione materiale profondamente malsana, di cui Lei è stato uno degli esecutori. Ma se la costituzione materiale è malsana, è perché la costituzione formale è drammaticamente inadeguata. Dobbiamo impegnarci ad avviare un processo di revisione radicale della costituzione formale, per dare ai cittadini i mezzi per correggere le storture della costituzione materiale.

Nelle nostre ventotto democrazie, le costituzioni sono state scritte o da assemblee elette solo per questo scopo (Italia, Germania, Irlanda, Lituania, Estonia) o da parlamenti che avevano ricevuto il mandato dagli elettori. La nostra assemblea ha il dovere e il diritto di rispondere alla volontà di cambiamento espressa in forme diverse da quasi quattrocento milioni di elettori – astenuti compresi. In alcuni casi, come quello italiano, sono minacciate di svuotamento le stesse costituzioni nazionali, in nome dell’efficienza. La svolta deve avvenire discutendo e adottando un progetto di nuova costituzione europea, da sottoporre per approvazione a una convenzione europea. Non deve più essere la Convenzione a scrivere la Carta, ma i cittadini.

Signor Presidente,

nel lanciare un appello ai miei colleghi invitandoli a trasformarsi in “legislatori del futuro” le chiedo di assumere qui, oggi, l’impegno a sostenere quest’assemblea per gettare insieme le basi di un new deal non solo economico, ma della democrazia europea.

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