Contro un’Europa antropofagica

Questo articolo sarà pubblicato sul quotidiano greco «I Avgi»

Se Syriza vince le elezioni del 25 gennaio, quel che sembrava impossibile potrebbe divenire possibile: un radicale cambiamento di rotta – non solo in Grecia ma nell’Unione europea – delle politiche anti-crisi, dei modi di negoziare e di parlarsi tra Stati membri, delle abitudini cittadine a fidarsi o non fidarsi dell’Unione. Fidarsi e ricominciare a sperare nell’Unione è oggi possibile solo in un’esperienza di lotta alla sua degenerazione liberista, alle sue tentazioni neonazionaliste e xenofobe, alla sua fuga dalla solidarietà: è quel che Alexis Tsipras promette.

Questi anni di crisi hanno trasformato l’Unione in una forza divisiva, punitiva, antropofagica. Hanno svuotato le costituzioni democratiche nazionali, nelle cosiddette periferie Sud, e in Europa la Carta dei diritti fondamentali. Hanno trasformato i governi in scolari minorenni, che ogni tanto scalciano e buttano sassi come ragazzini ma che hanno finito con l’interiorizzare la propria sottomissione e dipendenza da disciplinatori più forti, da ideologi che pur avendo fallito con le proprie dottrine perseverano nella propria arroganza dogmatica.

Le proposte di Syriza disturbano perché Tsipras non vuole uscire dall’euro ma restarvi, non mette in questione la gravità del debito pubblico ma intende combatterlo con politiche europee che siano consapevoli, finalmente, che la crisi non è solo di questa o quella nazione ma è sistemica: è crisi straordinaria dell’architettura dell’euro, bisognosa di misure collettive non meno straordinarie. Tsipras rimette al centro la politica, l’arte del negoziare, la conversazione tra adulti nell’Unione, la perduta dialettica fra sinistre e destre, la congiunzione tra progresso economico e progresso sociale e politico. L’accordo cui mira deve essere vantaggioso per tutti, e deve esser congegnato in maniera tale da far rinascere il progetto unitario postbellico, e il Manifesto di Ventotene nato in mezzo alla guerra contro tutte le forme di dispotismo, prevaricazione e umiliazione.

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