Intendono abolire la Convenzione di Ginevra?

COMUNICATO STAMPA

Strasburgo 8 ottobre 2015

I deputati del Gue/Ngl denunciano come deplorevole e pericoloso il Progetto di conclusioni del Consiglio sul rimpatrio

I deputati del Gue/Ngl hanno ripetutamente chiesto al Consiglio dell’UE di far fronte alle proprie responsabilità individuando una risposta umanitaria all’arrivo di uomini, donne e bambini in cerca di protezione in Europa, e smettendo di consolidare la Fortezza Europa.

Il progetto di conclusioni del Consiglio, fatto trapelare da Statewatch, mostra che il Consiglio sta pianificando una serie di iniziative che violano chiaramente i diritti e gli obblighi europei e internazionali, facendo applicare le decisioni di rimpatrio con ogni mezzo, compreso un diffuso ricorso alla detenzione per chiunque non venga considerato qualificato per la protezione internazionale, e un rafforzamento dei poteri dati a FRONTEX.

Il Consiglio minaccia di ritirare aiuti, accordi commerciali e accordi sui visti a quei paesi che dovessero rifiutarsi diriprendere i propri cittadini, e dà alla Commissione sei mesi di tempo per individuare soluzioni su misura per giungere a riammissioni più efficaci con i paesi terzi.

Infine, il Consiglio promuove lo sviluppo di centri di detenzione nei paesi terzi colpiti dalla pressione migratoria “fino a quando non sia possibile il ritorno nel paese di origine”. La prospettiva è utilizzare questi centri come luoghi di rapido rimpatrio per chi non sia qualificato per la protezione internazionale, o sia inammissibile in paesi terzi sicuri. La Commissione si è già mossa in questa direzione, decidendo di utilizzare i fondi dell’Unione per aprire sei centri di accoglienza per rifugiati in Turchia, che attualmente fronteggia forti tensioni nella regione circostante.

Marie-Christine Vergiat ha espresso grave preoccupazione per la richiesta del Consiglio di implementare l’articolo 13 dell’accordo di Cotonou relativo all’obbligo di riammettere i cittadini di paesi aderenti all’accordo, quando sappiamo che molti di questi paesi sono aree di guerra e di crisi dalle quali i rifugiati sono attualmente in fuga. Eritrea, Repubblica Centrafricana e Repubblica Democratica del Congo sono tra questi paesi.

“Queste conclusioni, se adottate così come sono, costituirebbero una violazione dell’articolo 263 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, poiché produrrebbero effetti giuridici nei confronti di paesi terzi”, ha commentato Barbara Spinelli. “Il Parlamento potrebbe portarle alla Corte per violazione di un requisito procedurale essenziale e dei Trattati in quanto il Parlamento non verrebbe coinvolto, in ambito di sua competenza, in decisioni vincolanti per terzi”, ha aggiunto. A proposito degli hotspot menzionati nel progetto di conclusioni del Consiglio, ha detto che “rischiano di intrappolare chi chiede protezione e di trasformarsi in centri di detenzione per i richiedenti asilo”.

“Se adottato, questo progetto di conclusioni equivarrebbe all’abolizione della Convenzione di Ginevra e, di fatto, alla fine del sistema di protezione internazionale per i rifugiati, come stabilito dopo la Seconda guerra mondiale”, ha aggiunto Cornelia Ernst.

Regolamento di Dublino: interrogazione scritta

Comunicato stampa

L’europarlamentare del GUE/NGL Barbara Spinelli ha presentato oggi un’interrogazione scritta alla Commissione in seguito a una recente sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che ha sottolineato le lacune del Regolamento di Dublino per i richiedenti asilo, con particolare riferimento al rispetto dei diritti fondamentali. Nel caso Tarakhel v Svizzera, sul trasferimento di un nucleo familiare verso l’Italia disposto dalle autorità svizzere ai sensi del regolamento di Dublino, la Corte ha deliberato che il trasferimento avrebbe sollevato il pericolo di violazione dell’Articolo 3 della CEDU in assenza di garanzie da parte delle autorità italiane circa l’accoglienza idonea dei minori e la coesione del nucleo familiare: questa valutazione “caso per caso” non è attualmente inquadrata dalla legislazione dell’Unione Europea. Nel frattempo il Commissario europeo per le migrazioni, gli affari interni e la cittadinanza Dimitris Avramopoulos ha dichiarato di non “vedere la necessità urgente di apportare modifiche rilevanti in materia di asilo nel futuro prossimo. Ma ciò non è escluso per il medio termine, dopo un attento esame”. Gli europarlamentari hanno pertanto deciso di chiedere al Commissario se intenda riferire in merito all’applicazione del regolamento di Dublino e, ove opportuno, proporre i necessari emendamenti (il Regolamento impone alla Commissione di farlo entro il 21 luglio 2016) e se, in attesa di una revisione del regolamento di Dublino, la Commissione intenda prendere provvedimenti per evitare il rischio di un aumento dei casi giudiziari a livello nazionale ed europeo.

L’interrogazione è stata sottoscritta dai membri di vari gruppi politici: Eleonora Forenza, Kostadinka Kuneva, Kostas Chrysogonos, Lola Sanchez Caldentey, Marisa Matias e Rina Rojna Kari (GUE/NGL), Juan Fernando Lopez Aguilar e Ana Gomes (S&D), Bodil Ceballos (Verdi), Jozsef Nagy (EPP) e Laura Ferrara (EFDD).

Rifugiati: Commissione si batta
per il mutuo riconoscimento

di mercoledì, Settembre 24, 2014 0 , , , Permalink

Bruxelles, 24 settembre 2014

La Commissione e l’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (EASO) hanno presentato oggi alla Commissione Libertà, Giustizia e Affari Interni il resoconto annuale sulle loro attività.

Dopo la presentazione dei due documenti, numerosi eurodeputati hanno espresso i propri dubbi sulla situazione reale dei richiedenti asilo nell’Unione Europea.

Barbara Spinelli ha lamentato l’assenza di un programma Europeo adeguato all’attuale situazione di emergenza caratterizzata da guerre che si stanno moltiplicando intorno a noi. Secondo l’eurodeputata, una vera politica di asilo europeo dovrebbe prevedere il mutuo riconoscimento dello status di rifugiato: la possibilità, in altre parole, che chi ottiene protezione in uno Stato Membro possa andare a vivere e a lavorare anche in altri Stati dell’Unione.

Ha deplorato in questo contesto il disinteresse dimostrato dagli Stati Membri nel discutere della possibile riallocazione dei rifugiati all’interno dell’Unione Europea: disinteresse segnalato dal rapporto della Commissione.

Ha chiesto infine al Direttore Esecutivo dell’EASO se, visto l’accordo firmato fra FRONTEX e l’EASO nel 2012, sarebbe auspicabile la presenza operativa di un funzionario EASO in ogni operazione di ricerca, pattugliamento e eventuale salvataggio di FRONTEX in modo da assicurarsi che i diritti dei richiedenti asilo siano sempre tutelati.

Sulla guerra ucraina e i conflitti a sud dell’Unione

Bruxelles, 2 settembre 2014. Intervento durante l’audizione del ministro degli Esteri Federica Mogherini

In un recente incontro informale dei ministri e segretari di stato per gli affari europei cui ho partecipato come vicepresidente della Commissione costituzionale, il 28 e 29 agosto a Milano, ho notato quanto grande sia l’autocompiacimento nell’Unione, non solo sulle strategie economiche anti-crisi ma anche in politica estera e in modo speciale sulla guerra in Ucraina e i rapporti con la Russia. La rapidità con cui sono state adottate le sanzioni contro Mosca sarebbe non solo un atto coraggioso dell’Europa, ma un segno di vitalità, di forza, e di inedita coesione. È un compiacimento che non condivido, come ho avuto l’occasione di dire nella riunione a Milano: la soddisfazione è fuori luogo, e inoltre infeconda. Più che una forza, conferma una debolezza europea che persiste e dura.

Le sanzioni non sono l’equivalente di una politica, se per politica intendiamo agire con cura e conoscenza nei conflitti che tormentano il nostro “estero vicino”, a est come a sud dell’Unione. E non sono una politica europea, fintantoché quest’ultima continuerà ad adeguarsi passivamente alla linea statunitense: una linea interessata a integrare di fatto l’Ucraina nella Nato (integrazione respinta dalla metà dei cittadini ucraini, come si deduce dai sondaggi), e dunque a riproporre la guerra fredda con Mosca.

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Riunioni della Commissione parlamentare
Libertà civili, giustizia e affari interni.
3-4 settembre 2014

3 settembre 2014

Domanda rivolta a Luigi Soreca (Direttore della sicurezza interna, DG affari interni, Commissione europea), in seguito alla presentazione di due rapporti: sulla strategia dell’Unione europea in materia di sicurezza interna negli anni 2010-2014 e sull’accordo fra Unione europea e Australia sul trattamento e la conservazione dei dati personali (PNR) dei passeggeri.

Barbara Spinelli ha iniziato il proprio intervento ricordando l’importante ruolo svolto dal Parlamento Europeo, e in particolare dalla Commissione Libertà civili, nel processo di decisione europea in materia di politica interna. In questo quadro ha evocato la creazione nel 2012 della Commissione temporanea sul crimine organizzato, la corruzione e il riciclaggio di denaro (CRIM): commissione istituita nella precedente legislatura dall’europarlamentare Sonia Alfano, il cui lavoro di indagine sulle mafie in Italia ed Europa è stato di notevole importanza. Quella Commissione dovrebbe essere ristabilita, ha detto l’europarlamentare, chiedendo a Luigi Soreca se il giudizio positivo sulla Commissione CRIM, e la proposta di ripristinarne un’analoga, siano condivisi dalla Direzione affari interni della Commissione europea.

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