I referendum delle società spezzate

Lettera al direttore de «La Stampa», 4 ottobre 2014

Caro direttore,

o per vizio ormai congenito, o per rimorso inconfessato, i governi europei tendono a far finta di niente, quando i propri cittadini esprimono malcontento e chiedono che l’Unione cambi alle radici. E accaduto dopo il voto del 25 maggio: la Commissione Junker è una non-risposta alle domande dell’elettorato. Ed è accaduto ancora una volta dopo il referendum scozzese del 18 settembre. Gli «unionisti» hanno vinto a malapena, e subito governo e laburisti giudicano la questione «risolta per una generazione»: il divorzio non s’ha da fare, dunque performativamente non si farà. Gli autonomisti hanno ottenuto la promessa di una devoluzione, ma il giuramento di Cameron è irto di tranelli. Primo fra tutti: se gli inglesi, che sono la stragrande maggioranza nel Regno, non potranno influire sui parlamenti regionali, allora anche questi ultimi dovranno smettere di sindacare sulle leggi decise dai deputati inglesi.

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