Sgomberato il campo rom della Bigattiera: aggiornamenti

1 ottobre 2015

Malgrado la resistenza opposta nei giorni scorsi dalla società civile pisana, il sindaco Marco Filippeschi ha confermato l’ordinanza di sgombero del campo rom della Bigattiera. Ieri mattina le ruspe hanno abbattuto le baracche, con tutto quel che contenevano. Sessanta persone, quasi per metà bambini, sono state lasciate sulla strada. A protestare davanti a un imponente schieramento di polizia in assetto antisommossa erano in molti: le maestre dei bambini rom che frequentano la scuola di Marina di Pisa, il parroco, gli attivisti delle associazioni Rebeldia e Africa Insieme, e numerosi cittadini pisani. Tutti hanno cercato di sostenere gli adulti e distrarre i bambini, nel tentativo di rendere meno penosa la distruzione del loro mondo.

Oggi sul “Tirreno” Matteo Salvini elogia il sindaco. “Sono contento”, dice il leader leghista, “non sono geloso delle mie battaglie: se i sindaci del Pd fanno quello che noi chiediamo, per me è un successo”.

Per le famiglie che vivevano nel campo non è stata individuata alcuna soluzione abitativa, in spregio al diritto italiano e internazionale, alla Carta Sociale europea e alla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, che impone di privilegiare il superiore interesse del bambino. Sulla vicenda è stato presentato un ricorso alla Corte Europea.


Si veda anche:

Sulle condizioni in cui le istituzioni locali avevano lasciato il campo, staccando luce e acqua – salvo poi prendere a pretesto quelle stesse condizioni per raderlo al suolo – si sono espressi i consiglieri regionali di Sì Toscana a Sinistra: Pisa Today, Bigattiera: la necessità di restare umani

Sullo sgombero: Il Manifesto, Pisa sventra la Bigattiera

Chiusura della campagna elettorale
de L’Altra Europa con Tsipras

Discorso tenuto il 22 maggio 2014 a Santa Maria in Trastevere, Roma, durante il comizio finale

Siamo giunti all’ultimo pezzo di strada ed eccoci qui, con grandi aspettative e con qualche grande convinzione.

Prima convinzione: tutto questo cammino che abbiamo fatto, per raccogliere le firme, per parlare agli italiani e dir loro il programma che avevamo, è valso la pena. Perché l’Italia sta messa molto male e l’Europa anche, e nessun trattato, nessuna politica ha mostrato di funzionare.

Perché era l’ora di dire che sono troppe, e sempre più diffuse nei principali partiti e movimenti le menzogne, le illusioni, le trappole nemmeno molto nascoste nei discorsi che si fanno sull’Europa, sulle politiche che l’Europa ha fatto in questi anni di crisi, sul suo futuro. Quando parlo di protagonisti della campagna elettorale penso al partito di Renzi, il Pd, al Movimento di Grillo, a Berlusconi, e a chi fa campagna per l’uscita dall’euro o parla a vanvera di recupero della sovranità italiana sacrificata o perduta.

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Con Alexis Tsipras, oltre la rabbia, oltre la paura

Testo del discorso tenuto alla manifestazione de L’Altra Europa con Tsipras in piazza Maggiore a Bologna, il 21 maggio 2014

Gra­zie Ale­xis Tsi­pras, per esser oggi con noi: a Torino, a Milano, ora qui a Bolo­gna, a pochi giorni dalle ele­zioni. La tua pre­senza ci dà forza. Anche la vit­to­ria del tuo par­tito alle muni­ci­pali ci dà forza: un’altra sto­ria è pos­si­bile, fino a ieri rite­nuta impos­si­bile.

Ti abbiamo visto in tele­vi­sione, pochi giorni fa. Tra tutti i can­di­dati eri senza dub­bio il migliore: l’unico che ha aperto una nuova pro­spet­tiva, l’unico che ha par­lato di cose spi­nose, euro­pee e anche ita­liane: delle deva­sta­zioni pro­dotte dall’ auste­rità, dei patti esi­stenti in Ita­lia fra Stato e mafia, dello svuo­ta­mento sem­pre più evi­dente della demo­cra­zia e delle costi­tu­zioni, qui da noi e in molti paesi d’Europa.

Ho spe­cial­mente apprez­zato il tuo accenno, in una rispo­sta al can­di­dato del Par­tito popo­lare Junc­ker, al ver­tice di Can­nes del 2 novem­bre 2011. Hai con­fer­mato i tanti pic­coli colpi di Stato — i tanti micro-infarti cere­brali della demo­cra­zia – che hanno avuto luogo nell’Unione da quando c’è la crisi. In quel ver­tice sono state decise, nel chiuso d’una ristretta oli­gar­chia euro­pea, i limiti che dove­vano esser messi alla demo­cra­zia e alla sovra­nità popo­lare in due paesi dell’Unione: Gre­cia e Ita­lia. In Gre­cia fu affos­sato un refe­ren­dum sull’austerità. In ambe­due i paesi si decise che non sareb­bero stati tol­le­rati governi rego­lar­mente eletti. Pochi giorni dopo — l’11 e il 16 novem­bre – cade­vano il governo greco e quello italiano.

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