Circolare del Viminale e maltrattamenti a danno di migranti: richiesta alla Commissione di attivare procedure di infrazione

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Senza che il Parlamento europeo ne fosse informato, nello spazio Schengen sono avvenute, tra il 13 e il 26 ottobre, retate brutali contro persone in fuga da zone di guerra, dittature, carestie e disastri climatici. L’operazione congiunta Mos Maiorum, promossa dalla presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea sotto la direzione del ministero dell’Interno a Roma, era necessaria – così ha assicurato ai parlamentari europei il sottosegretario Della Vedova, lo scorso 22 ottobre a Strasburgo –  per il contrasto delle organizzazioni criminali che della sofferenza fanno un traffico lucroso.  Fin da subito tuttavia è apparso chiaro l’obiettivo dell’iniziativa: una criminalizzazione sistematica dei migranti. Il nome stesso dato all’operazione – Mos Maiorum – rimanda simbolicamente alla convinzione della superiorità militare e morale del limes romano opposto ai barbari. Per contrastare le mafie degli esseri umani – questa la tesi esposta a Strasburgo dagli ideatori dell’operazione – era necessaria una gigantesca operazione di schedatura degli immigrati “irregolari”, così come richiesto dal regolamento Eurodac.

Abbiamo appreso – e ne abbiamo prontamente informato il Parlamento [1] – che le forze di Pubblica sicurezza italiane sono state incaricate dal Ministero dell’Interno di identificare, anche tramite l’uso della violenza, i migranti privi di documenti. La circolare in nostro possesso, priva del frontespizio a tutela degli informatori, porta l’intestazione del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno italiano, ed è stata emanata, secondo le informazioni che abbiamo raccolto, il 25 o il 26 settembre scorso. Vi si legge che “alcuni Stati membri lamentano, con crescente insistenza, il mancato fotosegnalamento di numerosi migranti che, dopo essere giunti in Italia, proseguono il viaggio verso i Paesi del Nord Europa”.

Il primo foglio contiene quelle che vengono definite “linee di indirizzo operativo cui attenersi per il corretto adempimento delle procedure di fotosegnalamento e per armonizzare le procedure in uso”.

Vi si specifica che, al fine di “informare i migranti sulle conseguenze derivanti dalla mancata collaborazione con le Autorità italiane nell’identificazione, è in via di distribuzione, alle unità che svolgono attività di soccorso in mare, presso le località di sbarco, nonché alle Questure di accoglienza, un volantino informativo multilingue (ALL. 2), che sarà consegnato ai migranti”.

Assieme alla pagina che alleghiamo, è infatti giunto in nostro possesso un volantino multilingue – verosimilmente l’allegato cui si fa menzione nella circolare – che spiega esplicitamente, in italiano, in inglese, in francese e in arabo, che “i migranti che fanno ingresso illegale nel territorio dello Stato italiano, anche se soccorsi in mare, devono essere identificati mediante l’acquisizione delle generalità ed il fotosegnalamento” effettuato dalla Polizia. Il rifiuto di fornire le proprie generalità, continua il documento, ovvero la resistenza “all’acquisizione delle fotografie del volto e delle impronte digitali delle dita delle mani, costituisce reato e determina la denuncia all’autorità giudiziaria. In ogni caso”, si esplicita, “la Polizia procederà all’acquisizione delle foto e delle impronte digitali, anche con l’uso della forza se necessario”. [2]

Durante le scorse settimane, numerosi resoconti e testimonianze mostrerebbero che a seguito dell’emissione della circolare – peraltro precedente di quasi tre settimane l’inizio dell’operazione congiunta Mos Maiorum – il ricorso alla forza è stato applicato in modo sproporzionato e irragionevole. Siti e giornali italiani hanno pubblicato fotografie di corpi segnati da ferite e contusioni, e raccolto  testimonianze di migranti malmenati, segregati e minacciati. [3]

In Italia, l’on. Erasmo Palazzotto (Sinistra Ecologia e Libertà), che ha recentemente ispezionato alcuni CIE, CPA e CARA in seguito a segnalazioni di maltrattamenti e tortura, è sul punto di depositare un’interrogazione parlamentare in cui si chiede conto della circolare del ministero dell’Interno e della sua attuazione.

Fino a ora il Viminale non ha risposto alle nostre sollecitazioni, né a quelle delle associazioni che si occupano di tutela dei migranti.

La gravità di questa operazione, che rischia di diventare prassi anche a compimento di Mos Maiorum, risulta tanto più evidente quando si consideri la sua pretesa di ottemperare alle disposizioni europee di Eurodac. Il Regolamento del Consiglio che istituisce il Sistema Eurodac [4] per il confronto delle impronte digitali (al fine, recita il testo, di un’efficace applicazione della convenzione di Dublino II, tale da permettere di determinare quale paese dell’Unione europea sia competente per l’esame di una domanda d’asilo), non fa in alcun modo menzione della possibilità dell’uso della forza, ma prevede che ciascuno Stato membro proceda “tempestivamente, in conformità alle salvaguardie previste dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo, al rilevamento delle impronte digitali di tutte le dita di stranieri di età non inferiore a quattordici anni, che siano fermati dalle competenti autorità di controllo in relazione all’attraversamento irregolare via terra, mare o aria della propria frontiera in provenienza da un paese terzo, e che non siano stati respinti” (art. 8).

Seguendo l’esempio dei numerosi eurodeputati che nel 2010 denunciarono la circolare del governo francese che dava avvio allo smantellamento di alcuni campi rom, ritengo pertanto necessario chiedere alla Commissione di valutare l’attivazione di eventuali procedure che sanzionino l’Italia per la violazione degli obblighi derivanti dal diritto comunitario.

Barbara Spinelli

La Circolare del Ministero dell’Interno (file .pdf)

 

NOTE

[1] Intervento di Barbara Spinelli su Mos Maiorum, Sessione plenaria del 22 ottobre 2014, Strasburgo

[2] La notizia della circolare era stata data già il 30 settembre 2014, passando pressoché inosservata, da un articolo corredato da ampi stralci virgolettati. A pubblicarlo, con il titolo Profughi. Il Viminale: “Foto e impronte digitali vanno prese a tutti, anche con la forza”, è il sito Stranieri in Italia, che spesso riporta documentazione ricevuta dal Viminale.

[3] (Fonti: 1234).

[4] Regolamento (CE) n. 2725/2000 del Consiglio dell’11 dicembre 2000.

 

Request to the Commission to activate an infringement procedure

Circular issued by the Italian Ministry of the Interior on September 25, 2014, and ill-treatment of migrants

Without the European Parliament being informed, between October 13 and 26 brutal police roundups occurred in the Schengen area against people fleeing war zones, dictatorships, famine and climate disasters. The joint operation Mos Maiorum, promoted by the Italian Presidency of the Council of the European Union and coordinated by the Interior Ministry in Rome, was necessary – as Under Secretary Della Vedova assured to the European Parliament, on October 22 in Strasbourg – to counter criminal organizations exploiting the suffering of many to the advantage of their own lucrative traffics. However, the goal of this initiative was clear from the beginning: a systematic criminalization of migrants. The very name given to the operation – Mos Maiorum – symbolically refers to the belief in the moral and military superiority of the Roman «limes» opposed to the barbarians. In order to combat human trafficking – this is the approach described in Strasbourg by the authors of the initiative – it was necessary a massive operation of profiling and data collection involving “illegal” immigrants, as required by the Eurodac Regulation.

After inquiry, we discovered – and we promptly informed the Parliament [1] – that the public security forces have been entrusted by the Italian Ministry of the Interior to identify, even with the use of force, the undocumented migrants. The Circular in our possession (without the original title page, in order to protect our sources) bears the heading of the Department of Public Security of the Italian Ministry of the Interior and was issued, according to the information we have collected, on September 25th or 26th CY. It says that “some Member States complained, with increasing insistence, for the failure of photo-signaling many migrants who, once arrived in Italy, continued their journey to the northern European countries”.

The first sheet contains what are defined as “operational guidelines to be followed for the proper performance of procedures of photo-signaling and to harmonize the procedures in use.”

It states that, in order to “inform migrants about the consequences of non-cooperation with the Italian authorities who are in charge to identify, a multilingual leaflet (ALL. 2) is in the process of distribution to the units engaged in rescue at sea, at the places of landing, as well as in Police Headquarters, which will be delivered to the migrants”.

Along with the page, a flyer came in our possession – probably the attachment which is mentioned in the circular – that explicitly explains in Italian, English, French and Arabic that “migrants entering illegally in the territory of Italy, even if rescued at sea, shall be identified by means of the obtainment of personal and biometric details” carried out by the police. “The refusal either of providing personal details or undergoing biometric details is a crime and results in judicial charges”. “The police authorities will anyway obtain photos and fingerprints, even with the use of force, if necessary.” [2]

During the past few weeks, numerous reports and testimonies confirm that following the issue of the Circular – which, by the way, precedes the start of the joint operation Mos Maiorum by almost three weeks – the use of force was applied in a disproportionate and unreasonable manner. Websites and Italian newspapers have published photographs of bodies marked by wounds and bruises, and collected testimonies of migrants beaten, threatened and segregated. [3]

In Italy, the deputy Erasmo Palazzotto (SEL, Sinistra ecologia e Libertà), who recently inspected some CIEs (Identification and Expulsion Centers), CPAs (First Aid Centers) and CARAs (Asylum Seekers Reception Centers) following allegations of ill-treatment and torture, is about to submit a parliamentary question regarding the Circular issued by the Ministry of the Interior and its implementation.

Until this moment, the Interior Ministry did not respond to our requests, nor to those of the associations for the protection of migrants.

The severity of this operation, whose approach may have been adopted also during Mos Maiorum, is all the more evident when one considers its claim to comply with the provisions of the European Regulation Eurodac. The Council Regulation establishing Eurodac system [4] for the comparison of fingerprints (in order, as the regulation specifies, to ensure an effective application of the Dublin II Convention, and to help determining which Member State will be responsible for examining an asylum application), does not mention anywhere the possibility of the use of force, but provides that each member State “shall in accordance with the safeguards laid down in the European Convention on human Rights and the United Nations Convention on the Rights of the Child, promptly take fingerprints of all fingers of every alien of at least 14 years of age who is apprehended by the competent control authorities in connection with the irregular crossing by land, sea or air of the border of that Member State having come from a third country and who is not turned back” (art. 8).

Following the example of several Members of European Parliament who in 2010 denounced the Circular of the French government which gave start to the dismantling of some Roma camps, I therefore will ask the Commission to assess the possibility of activating an infringement procedure against the Italian government, for breach of the obligations linked to Community law.

Barbara Spinelli

The Circular of the Ministry of the Interior (.pdf file)

NOTES

[1] Barbara Spinelli’s speech on Mos Maiorum, Plenary session of October 22, 2014 in Strasbourg 

[2] The news had been reported as early as September 30, 2014, and gone almost unnoticed, in an article full of verbatim quotes published with the title Profughi. Il Viminale: “Foto e impronte digitali vanno prese a tutti, anche con la forza” by the website Stranieri in Italia, which frequently publishes documents received from the Ministry of the Internal.

[3] Sources: 1234.

[4] Council regulation No 2725/2000 of 11 December 2000.

Respingere Dimitris Avramopoulos,
commissario della Fortezza Europa

Lettera inviata ai parlamentari europei

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28 settembre 2014

La decisione di affidare a un ministro della Difesa, Dimitris Avramopoulos, la delega a Immigrazione e Affari interni (già l’accostamento di questi due portafogli appare inquietante), suggerisce di fatto una rubricazione dei migranti a pericolo da cui l’Unione si deve guardare. Avramopoulos sembra l’uomo giusto, visto che gli obiettivi strategici che Jean-Claude Juncker gli assegna sono il contrasto dell’immigrazione irregolare, il controllo delle frontiere esterne tramite il rafforzamento di Frontex e delle guardie costiere, il consolidamento della cooperazione con i paesi terzi, incentrata sulla lotta al terrorismo e sugli accordi di riammissione nei paesi d’origine. Ma se la scelta è giusta per Juncker, non può esserlo per chi, nel Parlamento europeo, si batte per una nuova politica dell’immigrazione, rispettosa della Carta dei diritti fondamentali e dello stesso Trattato di Lisbona.

Nella lettera d’incarico al nuovo Commissario, inutilmente si cerca un cenno alle stragi che hanno reso il Mediterraneo un mare di morte, o un riferimento all’apertura di corridoi umanitari che tutelino chi tenta la salvezza da guerre e carestie affidando la propria vita ai trafficanti di uomini e alle mafie. L’istituzione di canali legali è prevista solo per gli immigrati regolari che vengano riconosciuti come competenze o talenti di cui l’economia europea ha bisogno. Nessun riferimento alla Direttiva Europea sulla Protezione Temporanea (2001/55/CE), che garantisce una tutela immediata ai rifugiati, anche quando il sistema di asilo non sappia governare l’intensificarsi degli arrivi. Nessun riferimento alla necessità di riformare il regolamento Dublino III. Nessun accenno alla possibilità di interrompere la collaborazione con i paesi che non garantiscono il rispetto dei diritti umani. Avramopoulos stesso ha dichiaratonelle sue risposte al questionario del Parlamento europeo che la sua priorità numero uno sarà la lotta al contrabbando, non la creazione di vie sicure verso l’Europa per chi fugge da conflitti armati spesso acuiti, o addirittura fomentati, dagli stessi Occidentali.

Ricordiamo alcuni fatti, per meglio sostenere il nostro rifiuto della scelta fatta dal Presidente Juncker.

Il 3 gennaio 2011 – mentre era ancora al governo George Papandreou – il ministero greco per la Protezione del cittadino annunciò la costruzione di una barriera di filo spinato lunga 12,5 chilometri, lungo la frontiera con la Turchia nella regione dell’Evros, allo scopo di ostacolare l’accesso di migranti e richiedenti asilo. La barriera, criticata dalle autorità europee e costruita senza fondi dell’Unione, fu completata nel dicembre 2012. [1]

La fabbricazione della barriera ebbe come risultato una caduta drammatica dei passaggi di frontiera: in precedenza, la regione del fiume Evros rappresentava uno dei principali snodi terrestri per chi migrava o fuggiva verso l’Europa, a un ritmo medio di 250 persone che ogni giorno tentavano l’ingresso in Grecia (provenienti in prima linea da Afghanistan, Pakistan, Armenia, Kurdistan, Iraq, Siria, Somalia, Egitto e Nord Africa).

Prima di esser designato commissario per l’Immigrazione Avramopoulos – che nel 2011 ricopriva l’incarico di ministro della Difesa, per poi passare nel 2012 all’incarico di ministro degli Affari esteri e tornare, nel 2013, alla Difesa – ha sostenuto a più riprese che il muro di filo spinato è una misura necessaria per “proteggere la nostra società e i nostri confini dall’immigrazione irregolare”.

La Grecia è stata ripetutamente condannata dalla Corte europea per i diritti dell’uomo per il trattamento riservato ai migranti, in aperta violazione di alcuni articoli della Convenzione europea sui diritti dell’uomo (e degli articoli 18 e 19 della Carta europea dei diritti fondamentali sul diritto d’asilo e le espulsioni collettive). Numerose associazioni e Ong hanno denunciato le pratiche discriminatorie e lesive messe in atto dal paese nei confronti di migranti e richiedenti asilo. Nel 2013, Human Rights Watch ha denunciato in Grecia un’ondata xenofoba senza precedenti: in particolare nell’agosto 2012, con il nome di Xenios Zeus (Zeus protettore degli stranieri), ebbero luogo ripetuti rastrellamenti che portarono migliaia di stranieri nei centri di detenzione, in base, secondo numerosi avvocati delle associazioni per i diritti umani, a discriminazione etnica.

Avramopoulos non ha mai fatto mistero di considerare i profughi alla stregua di migranti illegali da respingere. Nel 2013, nel corso di una visita ufficiale in Bulgaria per accordi sulla vigilanza ai confini, disse: “In Grecia abbiamo affrontato un grande problema dovuto al forte flusso di immigrati illegali. L’emergere della questione è ben noto. Di recente, a causa dello svilupparsi degli eventi in Siria, la situazione è peggiorata. Abbiamo dovuto prendere misure, e una parte di queste misure sta già funzionando. Il «muro» nella parte a nord dell’Evros ha già dato i suoi frutti. L’ingresso di immigrati illegali in Grecia, da quella parte, è stato quasi eliminato. Tuttavia il problema non è ancora risolto, perché, come sapete, la Grecia ha confini marittimi che sono al tempo stesso confini d’Europa. Questo è il motivo per cui è stato sviluppato Frontex. Nonostante le misure, il problema sussiste perché non è possibile controllare l’intera estensione dei nostri confini marittimi. […] Comprendiamo sia l’aspetto umano che l’aspetto sociale del problema, tuttavia dobbiamo proteggere le nostre società e i nostri confini. […] Non è un compito che riguardi il ministro della Difesa della nazione, cooperiamo con i ministri specifici, ma questo problema ci ha preoccupati perché una delle sue estensioni riguarda la nostra sicurezza nazionale. Dietro a questi flussi potrebbero nascondersi e svilupparsi reti che riproducono la violenza e, non esito a dirlo, anche il terrorismo”. [2]

Sono numerose le organizzazioni di difesa dei diritti umani e dei migranti che sostengono come le barriere e i fili spinati edificati per chiudere le frontiere esterne della Grecia abbiano enormemente aumentato il flusso dei fuggitivi e migranti che cercano salvezza deviando la propria fuga verso il centro del Mediterraneo, in particolare verso le coste italiane.

Se Jean-Claude Juncker intende trasformare l’Europea in una fortezza, ha trovato l’uomo che può farlo.

Barbara Spinelli
vice-presidente della Commissione Affari costituzionali del Parlamento europeo,
membro supplente della Commissione per le Libertà civili, giustizia e affari interni

NOTE

[1] EU Observer, Greeks build fence to ward off asylum seekers, articolo di Nikolaj Nielsen, 7 febbraio 2012 (http://euobserver.com/fortress-eu/18565).

[2] Completion of Defence Minister Dimitris Avramopoulos’ official visit to Bulgaria, 7.11.2013, Hellenic Republic Ministry of National Defence, http://www.mod.mil.gr/mod/en/content/show/36/A37219.

September 21, 2014

The designation of Dimitris Avramopoulos, the Greek Minister of National Defence, as European Commissioner for Migration and Home Affairs (the very combination of those portfolios sounds worrying) actually suggests that migrants are labeled as a danger from which Europe must protect itself. From Jean-Claude Juncker’s point of view Avramopoulos may well be the right man, since his strategic goals include fighting illegal immigration, controlling the EU’s external borders via the strengthening of Frontex and of coastguards, consolidating cooperation with non-member States on the fight against terrorism and the readmission agreements with the countries of origin. But Dimitris Avramopoulos can’t possibly be the right choice for those, in the European Parliament, who fight for a new migration policy, in compliance with the Charter of Fundamental Rights and with the Treaty of Lisbon.

The mission letter addressed to the new Commissioner-designate contains no mention of the mass drownings that have turned the Mediterranean into a sea of death, nor does it make any reference to the opening of humanitarian corridors for the protection of those who seek safety from wars and famine entrusting their lives to smugglers and local mafias. The establishment of legal migration channels is envisaged only for regular migrants with skills and talents that would benefit the European economy. No mention of the European Directive on Temporary Protection (2001/55/CE), which offers immediate protection to refugees even when the asylum system can’t manage the increasing arrivals. No mention of the much-needed amendments to the Dublin III regulation. No mention of the possibility to cease cooperation with countries which do not ensure respect for human rights. In his answer to the questionnaire of the European Parliament, Avramopoulos declared that his main priority will be the fight against human trafficking, not the opening of safe routes to Europe for those who flee famines or wars.

Let us remember the facts that underlie our rejection of President Juncker’s choice.

On January 3, 2011 – during George Papandreou’s government – the Greek Ministry of Public Order and Citizen Protection announced the construction of a razor-wire-topped fence in the Evros region, at the 12.5 km land border with Turkey, to stop the flow of irregular migrants and asylum seekers. The barrier, which was criticized by EU authorities and built without EU funding, was completed in December 2012. [1] The erection of the 12.5 km barrier led to a dramatic drop in the number of illegal land border crossings: previously, the Evros region had become one the main hubs of migration into Europe, with an average daily number of 250 people (mainly originating from Afghanistan, Pakistan, Armenia, Kurdistan, Iraq, Syria, Somalia, Egypt, and North Africa) trying to enter into Greece.

Before his designation as Commissioner for Migration, Avramopoulos – who was appointed Minister of National Defence in 2011, assumed the office of Minister of Foreign Affairs in 2012 and was again appointed Minister of Defence in 2013 – repeatedly stated that the barbed-wire fence is a necessary measure to “protect our society and borders from irregular immigration”.

Greece has been repeatedly condemned by the European Court of Human Rights for exposing migrants to degrading treatment, in blatant violation of several articles of the European Convention on Human Rights (and of articles 18 and 19 of the Charter of European fundamental rights on asylum rights and collective expulsions). Many NGOs and other organisations denounced the harmful and discriminatory practices against migrants and asylum seekers. In 2013, Human Rights Watch exposed a wave of unprecedented xenophobia in Greece. In August 2012 Greek authorities launched a massive crackdown against suspected illegal immigrants. The operation, code-named Xenios Zeus (after the Greek god of guests and travellers) led to the arbitrary detention of thousands of migrants on the basis of ethnic discrimination, according to human rights lawyers.

Avramopoulos has never made a secret of equating refugees with illegal migrants that must be refouled. In 2013, during an official visit to Bulgaria which focused on cross-border surveillance operations, he said: “During the past years in Greece we have faced a big problem due to the vast flow of illegal immigrants. The way this issue has emerged is well-known. In fact recently, due to the developments in Syria, the situation has worsened. We had to take measures. A part of these measures has already yielded fruits. The wall at the northern part of Evros has yielded fruits. The entry of illegal immigrants in Greece by this side has almost been eliminated. Yet the problem has not been resolved since, as you know, Greece has sea borders which also are Europe’s borders. This is why Frontex has been developed. Despite all these measures, the problem still exists because it is not possible to control the entire width of our maritime borderline. […] We understand both the human and the social side of this problem, yet we have to protect our societies and borders. This is not a task for the Ministry of National Defence, we cooperate with the apposite Ministries, but this issue has preoccupied us because one of its extensions relates to our national security. Behind all these flows, there might be hiding and developing nests that reproduce violence and, I do not hesitate to say, sometimes also terrorism”. [2]

Several human rights organisations have pointed out that the construction of barriers and barbed-wire fences to seal off Greek external borders has enormously increased the number of sea-crossings, rerouting the flow of fugitives and migrants to the middle of the Mediterranean and to the Italian coastline.

Barbara Spinelli
Vice-President of the Committee Constitutional Affairs of the European Parliament,
Member of the Committee Civil Liberties, Justice and Home Affairs

NOTES

[1] EU Observer, Greeks build fence to ward off asylum seekers, articolo di Nikolaj Nielsen, 7 febbraio 2012 (http://euobserver.com/fortress-eu/18565).

[2] Completion of Defence Minister Dimitris Avramopoulos’ official visit to Bulgaria, 7.11.2013, Hellenic Republic Ministry of National Defence, http://www.mod.mil.gr/mod/en/content/show/36/A37219.

La grande finzione di Frontex Plus
e le responsabilità dell’Europa

Bruxelles, 10 settembre 2014. Intervento alla conferenza “Frontera Sur ¿Hay alternativas?”, organizzata al Parlamento europeo da Migreurop, Andalucia Agoge, ADPHA, CEAR, Elin, S.O.S Racismo, con la collaborazione di PICUM, ECRE, AEDH e SJM Espana

Fra pochi giorni, tra il primo e il 5 ottobre, molti di noi si troveranno a Lampedusa per il Sabir Festival-Forum, su invito del sindaco Giusy Nicolini, dell’Arci e del Comitato 3 ottobre, nato all’indomani della grande strage di migranti dello scorso anno (400 persone vi persero la vita) per rappresentare i familiari delle vittime. L’occasione è importante, perché siamo in una vera situazione di emergenza. Lampedusa è diventata in questi anni il nostro muro della vergogna: 20mila morti dal 1988 a oggi, quasi 1900 negli ultimi sette mesi, circa 1600 negli ultimi tre. Malgrado le tante parole di cordoglio e di allarme dette dai governanti, il 2014 è un anno record per l’ecatombe di migranti e fuggitivi.

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Per una strategia europea in materia
di migrazione e asilo

Appello al Parlamento Europeo in occasione del semestre italiano di presidenza

ESTENSORI:

Barbara Spinelli (MEP)
Daniela Padoan
Guido Viale

 

Garantire il diritto di fuga

Per la prima volta dalla fine della Seconda guerra mondiale, il numero di profughi, richiedenti asilo e sfollati interni in tutto il mondo ha superato i 50 milioni di persone. Si tratta, secondo il rapporto annuale dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), del dato più alto mai registrato dopo la fuga in massa, nella prima metà del secolo scorso, dall’Europa dominata dal nazifascismo. “La nostra è stata una generazione di rifugiati che si è spostata nel mondo come mai prima di allora”, ha affermato Ruth Klüger, scrittrice e germanista sopravvissuta ad Auschwitz, “io sono solo una di quegli innumerevoli rifugiati. La fuga è diventata l’espressione del mio mondo e del periodo nel quale sono vissuta. Sono interamente una persona del ventesimo secolo. E nel ventunesimo continueremo ad avere masse di rifugiati, intere generazioni di rifugiati”.

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