Sull’accordo di associazione UE-Ucraina

Oggi, martedì 16 settembre, è stato firmato nella plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo l’accordo di associazione tra Unione e Ucraina. La firma è avvenuta in collegamento diretto con il Parlamento di Kiev, presenti Martin Schulz, Presidente del Parlamento europeo, a Strasburgo, e Petro Porošenko, Presidente ucraino, a Kiev.

Durante il dibattito, Barbara Spinelli ha così motivato il proprio voto contrario:

Ritengo che qualsiasi trattato con il governo ucraino necessiti di un dibattito più approfondito.
Il Parlamento si è dato troppo poco tempo. Ecco i punti che andrebbero chiariti prima di ogni intesa in piena guerra civile:

• Non si può contestualmente provocare la Russia, includendo l’Ucraina nella Nato.

• Al governo di Kiev, considerato illegittimo da metà degli ucraini, l’Unione dovrebbe chiedere di sciogliere subito le milizie di estrema destra e neonaziste alle dipendenze del ministero dell’Interno a Kiev.

• Devono esser protette le popolazioni russe nell’Est e nel Sud dell’Ucraina, altrimenti diamo a Putin tutte le ragioni di un’invasione.

• Dovremmo discutere seriamente sulle sanzioni alla Russia: una politica a mio parere sbagliata. Anzi: una non-politica.

Grazie.

 

Video dell’intervento

 

Gli strabismi sulla guerra in Ucraina

Lettera al direttore de «La Stampa», 15 settembre 2014

Caro direttore,

fin dal marzo scorso, Helmut Schmidt mise in guardia i governi europei e Washington, su Ucraina e Russia: troppo grande era l’«agitazione» occidentale. Troppo pericoloso mimare la riedizione della guerra fredda con Putin, troppo vasta l’ignoranza della storia e di quel che essa dovrebbe insegnare. Ci insegna che si entrò così nella Prima guerra mondiale: barcollando come ubriachi che non vogliono quel che fanno, ma lo fanno lo stesso. E si precipitò nella catastrofe anche quando le guerre furono volute, pianificate: quando Napoleone invase la Russia nel 1811-12, quando Hitler ripeté la spedizione nel 1941.

La terza guerra mondiale che oggi stiamo rischiando nasce dagli stessi vizi: incompetenza, forme di ignoranza militante, scarsa prudenza, infine sterile agitazione. Lo stato di concitazione cui allude l’ex Cancelliere ha come principale conseguenza la disinformazione su quel che veramente accade sul terreno, e responsabili sono quindi non solo i governi ma, forse in prima linea, la stampa. Mancano autentici reportage sull’Est ucraino (sul Donbass essenzialmente, regione industrial-mineraria a prevalenza russofona; sul pogrom antirusso a Odessa del 2 maggio; sull’aereo abbattuto della Malaysia Airlines); come mancano sul governo di Kiev e come è nato: non da moti di piazza filoeuropei (il famoso Euromaidan fu presto catturato da nazionalisti russofobi). Lo sguardo di giornali e governi è affetto da grave strabismo, mettendosi di fatto al servizio di chi vuole disseppellire la guerra fredda. «Fuck the EU!», disse a febbraio il vice segretario di Stato Victoria Nuland, e i dirigenti europei hanno eseguito, accettando di negoziare il futuro di Kiev con Mosca e anche con Washington, che con l’Ucraina ha poco a che vedere. C’è un tono, nella stampa mainstream, che ricorda l’euforica depravazione semplificatrice che Karl Kraus mette in bocca ai giornalisti, descrivendo la Prima guerra mondiale negli Ultimi giorni dell’umanità.

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Sulla guerra ucraina e i conflitti a sud dell’Unione

Bruxelles, 2 settembre 2014. Intervento durante l’audizione del ministro degli Esteri Federica Mogherini

In un recente incontro informale dei ministri e segretari di stato per gli affari europei cui ho partecipato come vicepresidente della Commissione costituzionale, il 28 e 29 agosto a Milano, ho notato quanto grande sia l’autocompiacimento nell’Unione, non solo sulle strategie economiche anti-crisi ma anche in politica estera e in modo speciale sulla guerra in Ucraina e i rapporti con la Russia. La rapidità con cui sono state adottate le sanzioni contro Mosca sarebbe non solo un atto coraggioso dell’Europa, ma un segno di vitalità, di forza, e di inedita coesione. È un compiacimento che non condivido, come ho avuto l’occasione di dire nella riunione a Milano: la soddisfazione è fuori luogo, e inoltre infeconda. Più che una forza, conferma una debolezza europea che persiste e dura.

Le sanzioni non sono l’equivalente di una politica, se per politica intendiamo agire con cura e conoscenza nei conflitti che tormentano il nostro “estero vicino”, a est come a sud dell’Unione. E non sono una politica europea, fintantoché quest’ultima continuerà ad adeguarsi passivamente alla linea statunitense: una linea interessata a integrare di fatto l’Ucraina nella Nato (integrazione respinta dalla metà dei cittadini ucraini, come si deduce dai sondaggi), e dunque a riproporre la guerra fredda con Mosca.

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Ucraina: la verità vittima della guerra.
L’Europa ha qualcosa da dire?

di giovedì, Maggio 8, 2014 0 , , , , Permalink

di Barbara Spinelli, Eleonora Forenza, Fabio Amato, Guido Viale

Come in tutte le guerre, la verità e l’informazione sono vittime designate. Il caso ucraino non fa eccezione. Si omette deliberatamente di dare notizia sull’uso di paramilitari nazisti al servizio del governo di Kiev, così come dei tragici eventi accaduti ad Odessa (46 persone disarmate uccise in un vero e proprio pogrom antirusso, imputabile alle milizie filogovernative di Pravyi Sektor, Settore di Destra). Criminale è l’aver fomentato, soprattutto da parte degli USA, una guerra civile e aver sdoganato in Europa forze naziste, che speravamo di aver cancellato definitivamente dal futuro dell’Europa.

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