Così Bruxelles ha fatto un regalo alle forze illiberali

Intervista di Stefano Galieni, «LEFT»,  4 ottobre 2019

La risoluzione del Parlamento europeo del 19 settembre 2019 sull’importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa (2019/2819(RSP) è un attacco alla storia e alla memoria imposto al Parlamento dai polacchi del PiS e da Orban. «Vogliono far scoppiare una nuova guerra fredda ed equiparare l’Unione e la Nato», dice l’ex deputata europea Barbara Spinelli

Al di là del giudizio sul testo, che denota scarse conoscenze storiche, è possibile in nome degli equilibri europei rimuovere la memoria che definiva una comune identità?

«Preferisco parlare di ignoranza “militante” più che di scarsa conoscenza. Un Parlamento che fa risalire la seconda guerra mondiale al patto Ribbentrop-Stalin e omette eventi ben più determinanti come il Trattato di Versailles e l’umiliazione della Germania dopo il ‘14-‘18, la guerra di Spagna, le guerre italiane in Libia ed Etiopia, il Patto di Monaco, si scredita definitivamente e smentisce tutti coloro che dopo le elezioni di maggio avevano celebrato la sconfitta delle forze illiberali. La risoluzione sulla memoria è stata imposta dal governo polacco del PiS e dal Fidesz ungherese di Orbán: la storia europea viene strumentalizzata a fini geopolitici per riaccendere la seconda guerra fredda ed equiparare l’Unione e la Nato. Quel che colpisce è la rozzezza del testo, oltre che le menzogne e omissioni. Nella scorsa legislatura mi sono occupata della legge sull’olocausto in Polonia, che penalizza tutti gli storici polacchi che indagano sull’antisemitismo nazionale (dal massacro a Yedwabne del 1941 al pogrom a Kielce nel dopoguerra). La Polonia deve apparire come nazione assolutamente innocente. Una falsificazione che permea l’intera risoluzione.

Personalmente considero grave l’assenza di un dibattito a sinistra sui crimini perpetrati dai regimi comunisti, e sul fatto che l’89 è stato per quei popoli un’autentica liberazione. Ma liberazione per andare dove? Lo “sviluppo socioeonomico” post-89 vantato dalla risoluzione ha creato quasi ovunque lacerazioni e risentimenti, che spiegano l’ascesa delle destre estreme nell’ex Germania comunista, o in Polonia e Ungheria».

Il testo richiama ad un uso strumentale della Storia a fini geopolitici. A tuo avviso quale Europa si intende così disegnare? 

«Un’Europa che tace sul contributo della Russia comunista alla liberazione dal nazifascismo (25 milioni di morti) oltre che alla liberazione di Auschwitz. Che deliberatamente ignora il contributo dei comunisti all’antifascismo e alla ricostruzione democratica in Europa occidentale. Che umilia la Russia invece di avviare con essa un rapporto serio, indipendente dalla Nato. Che viola la promessa di non espandere la Nato a Est, fatta a Gorbačëv nel 1990. La guerra fredda con la Russia che si vuole riesumare non è nel nostro interesse, se vogliamo imparare qualcosa dalla storia.

È giusto collegare la risoluzione ad un fatto come la designazione di un Commissario per la “tutela dello stile di vita europeo” che si occuperà di immigrazione? Si tratta di un ripiegamento su se stessa dell’UE?

«È un’offensiva contro le lezioni della storia, più grave di un ripiegamento. Diciamo “mai più Lager”, e ignorando quel che l’Onu ci dice dal dicembre 2016 consegniamo ai Lager libici o sudanesi i migranti in fuga. Che differenza rispetto agli anni ‘30, quando la Lega delle Nazioni condannò l’Italia per l’invasione dell’Etiopia, rimanendo inascoltata?

La tutela dello “stile di vita europeo” mette sullo stesso piano migranti e terroristi. Rimanda agli slogan neo-con, alle guerre anti-terrorismo, alle radici cristiane d’Europa. Difficile non fare un legame fra la risoluzione del Parlamento europeo e le parole dette dal Presidente polacco Duda nel dicembre 2017: “Lo spirito nazionale può essere facilmente avvelenato da false ideologie: comunismo, nazismo, cosmopolitismo, negazione nichilista dei sistemi di valore cristiani”. Come un ubriaco, il Parlamento pretende di stare dalla parte “buona” della Storia accodandosi».

Verbatim della risoluzione

Votazione per appello nominale

Replica di Eleonora Forenza, Curzio Maltese e Barbara Spinelli a un articolo di «Internazionale»

Il 19 giugno 2018 è uscito su «Internazionale» un articolo, a firma Andrea Pipino, intitolato Il voto imbarazzante di 36 eurodeputati di sinistra

 

Questa la replica di Eleonora Forenza, Curzio Maltese e Barbara Spinelli, pubblicata da  «Internazionale» il 3 luglio 2018:

 

Abbiamo votato contro la Risoluzione sulla Russia e in particolare sulle condizioni di Oleg Sentsov, insieme a tutto il gruppo della Sinistra unitaria europea-Sinistra verde nordica (GUE/NGL), perché non crediamo che la difesa dei diritti umani possa essere strumentalizzata, né possiamo incoraggiare la tendenza a utilizzare alcune vicende per nasconderne altre. Il contenuto del testo infatti rivendica in blocco e appoggia la politica dell’Unione Europea verso la Russia che non condividiamo nel suo complesso: non è il momento di riconfermare sanzioni economiche alimentando la tensione fra questi paesi e rilanciando la guerra fredda, ma sono più che mai necessari dialogo e diplomazia. Ogni giovedì durante le riunioni di Plenaria vengono affrontati tre casi di violazione dei diritti umani posti all’attenzione dell’Assemblea, secondo criteri molto sovente parziali e fortemente sbilanciati, frutto di scelte di una maggioranza talvolta animata più da obiettivi politici che dal desiderio di difendere i diritti umani.

Ci opponiamo fortemente a qualsiasi misura coercitiva nei confronti dei media e delle ong, che non tuteli la dignità e la libertà di espressione e informazione di ogni persona. Questo vale per tutte le parti coinvolte, tanto nei conflitti come in tempo di pace. Purtroppo, la risoluzione che ha affrontato la questione di Sentsov non menziona, per esempio, i casi di numerosi prigionieri detenuti in Ucraina, fra cui giornalisti e attivisti dell’opposizione. Per tutti vale la richiesta di scarcerazione e di rispetto integrale dei diritti umani.

Interferenze russe in elezioni europee: molte smentite, poche prove

Strasburgo, 17 gennaio 2018. Intervento di Barbara Spinelli nel corso della sessione plenaria del Parlamento europeo.

Punto in agenda:

  • Russia – Influenza della propaganda sui paesi dell’UE
    Discussione su tematiche di attualità (articolo 153 bis del regolamento)

Presenti al dibattito:

  • Julian King – Commissario per l’Unione della sicurezza
  • Monika Panayotova – Vice Ministro incaricato della presidenza bulgara del Consiglio dell’UE nel 2018

Espressioni quali fake news o post-verità vanno maneggiate con estrema cautela: perché sono ambigue e perché rischiano di essere usate a fini di propaganda politica e censura.

Metto subito in chiaro che non intendo difendere il regime politico russo. Voglio tuttavia esprimere il mio scetticismo nei confronti della tendenza ad attribuire al Cremlino interferenze sistematiche nelle campagne elettorali in USA ed Europa. Non esistono prove di tali interferenze, ma solo smentite venute dal Wisconsin, dalla California, dall’Agenzia francese per la Cybersicurezza o dal Digital Society Institute di Berlino.

Le fake news non sono inoltre imputabili solo a internet. Nella guerra in Iraq fu la stampa mainstream a diffondere menzogne devastanti sulle armi di distruzione di massa. Non possiamo nasconderci che chi con più veemenza denuncia oggi le notizie false, chiedendo che internet sia censurato, è a sua volta divulgatore di fake news intese a ricominciare una pericolosa guerra fredda con la Russia.

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Si veda anche:

Italian MEP: ‘No evidence’ of Russian interference, BBC

Russia, Siria e migrazione al Consiglio europeo

Intervento di Barbara Spinelli nel corso della sessione plenaria del Parlamento europeo. Strasburgo, 5 ottobre 2016.

Punto in agenda: Preparazione della riunione del Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre 2016
Dichiarazioni del Consiglio e della Commissione

Presenti al dibattito:
Jean-Claude Juncker – Presidente della Commissione europea
Ivan Korčok – Rappresentante plenipotenziario del governo per la presidenza slovacca del Consiglio dell’UE

Grazie Presidente Juncker. Riparlerete di rifugiati, ma non so se cercherete per davvero soluzioni. Mi chiedo se andrete alle radici della crisi, parlando del primo nemico in Siria – Isis, Al Qaeda – e immaginando un rapporto con Mosca alternativo al disordine mentale che regna in Usa: da una parte la rottura del dialogo annunciata da Obama, dall’altra la saggezza di Jimmy Carter: “Urge una co-leadership russo-americana”, e questo nonostante le violenze russe a Aleppo.

Non so nemmeno come discuterete il referendum ungherese: se Orbán vi convincerà che un referendum invalido lui lo renderà valido, con più muri ancora.

Una cosa soltanto so: che se non cominciamo a organizzare la convivenza con i rifugiati, l’Exit ci mangerà i cervelli. Perché l’Exit generalizzato è paura, rinuncia, nazionalismi. È pagare dittatori e Stati in guerra perché si tengano i fuggitivi: Eritrea, Sudan, e ora Afghanistan. È la fine dell’Unione, che le frontiere dovrebbe proteggerle, ma per meglio poterle riaprire.

I pericoli di una difesa dipendente dalla NATO

di martedì, Luglio 12, 2016 0 , , , , Permalink

Intervento di Barbara Spinelli nel corso della riunione ordinaria della Commissione Affari Costituzionali (AFCO). Bruxelles, 11 luglio 2016.

Punto in agenda:

Unione europea della difesa (Relatore per parere David McAllister – PPE, Germania)

  • Esame del progetto di parere
  • Fissazione del termine per la presentazione di emendamenti

Ringrazio il relatore per la presentazione di questo Parere. Avrei giusto due domande da porre.

La prima riguarda la cooperazione con la NATO. Mi domando se, specie nei rapporti con la Russia, non sia necessario stabilire una certa autonomia europea dalla NATO e dagli Stati Uniti, e dalle politiche di forte riarmo da essi promosse lungo il confine orientale dell’Unione. Sono cosciente del fatto che si tratta di un’opinione non condivisa dalla maggioranza degli europarlamentari, ma sicuramente è un’esigenza sentita da un certo numero di Stati Membri.

La seconda domanda concerne, più in generale, le prospettive della difesa comune. Si parla della possibilità di una “cooperazione rafforzata” tra gli Stati che la vogliono, ma ritengo difficile immaginare una difesa comune – anche in termini di cooperazione rafforzata – che non contempli la Francia, destinata a rimanere ormai l’unica potenza nucleare dell’Unione europea nel caso la Brexit andasse in porto. Il Presidente Hollande, nel corso del vertice NATO di Varsavia dei giorni scorsi, ha dichiarato in modo chiarissimo che il governo francese resta nettamente contrario a una difesa comune europea e favorevole, invece, alla preservazione di politiche nazionali, nel campo della difesa, molto ben definite. Chiedo se tali dichiarazioni troveranno un riscontro nel Parere in esame.

Occorre ricostituire il G8 e ridiscutere le politiche di Washington

di mercoledì, Maggio 25, 2016 0 , , , Permalink

Bruxelles 25 maggio 2016

Barbara Spinelli (GUE/NGL) è intervenuta nel corso della discussione in sessione plenaria sulla preparazione del vertice del G7. Presenti in aula Frans Timmermans, Vice Presidente della Commissione europea, e Bert Koenders, ministro degli esteri dei Paesi Bassi.

Vorrei concentrarmi sulla ricostituzione del G8, e sulla riapertura – economica, politica – alla Russia. Ritengo urgente rivedere i rapporti con gli Stati Uniti, alla vigilia del referendum inglese e delle presidenziali Usa. Meglio prepararsi prima, che dopo. Meglio prevedere le nostre disgregazioni sia col Brexit, sia col non-Brexit.

Quanto a Mosca, mi chiedo se l’Europa abbia interesse a una presenza militare quadruplicata di Usa e Nato, lungo i nostri confini dell’Est, che estranierà più che mai la Russia.

Washington s’allontanerà dall’Europa, con Trump. O l’userà – se vince Hillary Clinton – come passivo strumento di politiche fallite in Medio Oriente, Siria, Libia, Afghanistan. Prepararsi vuol dire ridiscutere tali politiche, averne una propria. Da quelle politiche sono nati l’Isis, le guerre, e quella che chiamiamo questione rifugiati quando è nostra questione e nostra débacle.

Withdraw parliamentarians from blacklists, normalise political relations with Russia

COMUNICATO STAMPA GUE/NGL

Brussels, 26 October 2015

Following the visit of a delegation of five GUE/NGL MEPs to Moscow last week, GUE/NGL is calling for all European and Russian parliamentarians to be removed from the blacklists that were established on both sides earlier this year, and for direct dialogue to be resumed between the EU and Russia.

In Moscow, the GUE/NGL delegation met with representatives of the State Duma, the Federation Council, the Eurasian Economic Commission, the Federation of Independent Trade Unions and civil society activists.

GUE/NGL President, Gabi Zimmer, stated: “For several months now, the official contact between the European Parliament, the State Duma and the Russian Federation Council have been frozen. In view of the dramatic developments in many regions of the world which can only be solved through coordinated policies of the global community, we as the left group in the European Parliament took initiative to contribute to restoring dialogue between the EU and Russia.”

“Parliaments should play a key role in this situation of tense relations between the EU and Moscow. The delegations of the European Parliament and the State Duma must urgently resume their direct dialogue. Therefore, as a first step, we call for the immediate withdrawal of all parliamentarians from the blacklists of the EU and the Russian Federation,” Ms Zimmer continued.

GUE/NGL Vice-President, Neoklis Sylikiotis, commented: “The sanctions that were imposed on Russia by the EU have negative consequences on the people. It is highly important to find a peaceful solution and the parliaments have a very important role to play in this situation. Unfortunately, the sanctions that were imposed on the members of the State Duma exclude any possibility of resuming the direct dialogue with the EU. Therefore, we urge the EU to withdraw the parliamentarians from the blacklist and normalise political relations with Russia.

Italian MEP, Barbara Spinelli, also commented: “The situation we witnessed in Moscow is cause for profound concern. Each initiative of the Russian government – the reaction to NATO expansion at the EU’s Eastern borders in the Ukraine, the Eurasian Economic Community, the Russian military intervention in Syria – is interpreted in Europe as a provocation or a disturbing factor, and this misconception contributes to deep resentment among the Russian elite.”

Ms Spinelli continued: “The Cold War is back, but without the codes of conduct and the deconflicting elements which distinguished it. Instead of a sober evaluation of Russia’s interests, EU member states tend to passively fall in line with the US administration. The post-war ‘roll-back’ doctrine is being revived, rather than Cold War or containment policies. This is perhaps in the interest of the US administration, whose aim is either the preservation of the unipolar world disorder established after the end of the Cold War or improvised bilateral arrangements with Moscow behind Europe’s back. In any case, it’s not in the interest of the European Union”.

Vice–Chair of the EU-Russia Delegation and GUE/NGL MEP, Jiří Maštálka, added: “Apart from high-level political diplomacy we have to support and reinforce popular diplomacy. For example, in the field of culture and science in which there is a long tradition of mutually beneficial relations between the EU and Russia. These include the cooperation with RUDEN (People’s Friendship University of Russia), the student exchange programme with the Volgograd State University, the Erasmus Plus programme, and the common activities of the sister cities of Volgograd, Russia and Ostrava, Czech Republic. Students, young artists and talented scientists must not be taken as hostages of the difficult current political situation”.

German MEP, Helmut Scholz, also participated in the mission to Moscow.

Ucraina, smentita a Giulietto Chiesa

Smentita di Barbara Spinelli – Voto su Ucraina alla sessione plenaria del Parlamento europeo tenutasi il 15 gennaio 2015

In un post sulla sua pagina Facebook, Giulietto Chiesa mi accusa di aver dato voto contrario su «un emendamento cruciale, che sollecitava “l’Unione Europea a interrompere la sua politica di sanzioni contro la Russia”».
L’accusa di Giulietto Chiesa è del tutto incomprensibile, ed è il motivo per cui mi domando se sia formulata in buona fede. Il testo cui si fa riferimento è l’emendamento 2 paragrafo 6, nel quale si “esorta l’Unione europea a cessare la sua politica di sanzioni nei confronti della Russia, che si è dimostrata inefficace e controproducente sul piano politico e ha portato a un conflitto commerciale con ripercussioni negative soprattutto sulle PMI, gli agricoltori e i consumatori in Russia, nell’Unione europea e nei paesi del vicinato orientale dell’UE, compresa l’Ucraina”.
Non solo ho inconfutabilmente votato a favore di questo emendamento, come testimoniato dal sito indipendente www.votewatch.eu, ma sono addirittura tra i suoi firmatari, assieme a Helmut Scholz, Miloslav Ransdorf e Patrick Le Hyaric del gruppo GUE-NGL.

Barbara Spinelli,
21 gennaio 2015.

A proposito delle votazioni sulla situazione in Ucraina

Comunicato stampa di Barbara Spinelli

Circola in rete la notizia secondo cui diversi deputati del GUE/NGL avrebbero votato, il 15 gennaio a Strasburgo, a favore della risoluzione di mozione comune “RC-B8-0008/2015” sull’Ucraina (tra questi Barbara Spinelli e alcuni deputati della Linke) o si sarebbero astenuti (Curzio Maltese e Syriza). La notizia è destituita d’ogni fondamento: il GUE/NGL ha votato compatto contro la risoluzione maggioritaria, radicalmente antirussa. Purtroppo l’approvazione di quella risoluzione non ha permesso al GUE di votare la propria mozione “B8-0027/2015“, che difendeva una linea diametralmente opposta e che resta agli atti.
La tesi di chi accusa Spinelli e la Linke di appoggio alla mozione maggioritaria rimanda a una pagina del sito indipendente www.votewatch.eu. Quella pagina riporta dati corretti, registrando la divisione all’interno del GUE su dei singoli emendamenti alla risoluzione approvata, ma non sulla risoluzione stessa. Tutti gli emendamenti presentati dal GUE/NGL sono stati bocciati dal Parlamento europeo. Le differenze all’interno di ciascun gruppo parlamentare sugli emendamenti non sono infrequenti, soprattutto quando si discutono argomenti particolarmente drammatici. Ben altra rilevanza avrebbe la divisione sul voto finale, che  tuttavia non c’è stata. Ed è bene che non ci sia stata, alla luce dell’offensiva militare che il governo di Kiev ha lanciato in questi giorni nell’Est dell’Ucraina.

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Questo nell’immediato.
Ci riserviamo di tornare in futuro sulla questione entrando più dettagliatamente nei meccanismi e nelle scelte politiche che il 15 gennaio 2015 hanno determinato l’insieme di votazioni (emendamenti compresi) sulla situazione ucraina nella sessione plenaria del Parlamento europeo riunitosi a Strasburgo.