Lettera all’ambasciatore del Marocco presso l’Unione Europea sulla situazione di Younous Chekkouri

Testo della lettera inviata all’ambasciatore del Marocco presso l’Unione europea e sottoscritta anche da Barbara Spinelli, riguardante la situazione di Younous Chekkouri, cittadino marocchino ed ex detenuto di Guantanamo, imprigionato senza formali accuse e presunta vittima di tortura.

H. E. The Ambassador of the Kingdom of Morocco to the EU

Mr Menouar Alem

Dear Ambassador,

We are writing to you with regards to the case of Younous Chekkouri, a Morroccan citizen and a former Guantanamo detainee, where he was held without ever charges having been brought against him and where he was a victim of torture. After having been cleared by the United States of America, Mr Chekkouri was sent back to Morocco on September 16th, 2015. His return to Morocco was agreed predicated on assurances by the Kingdom of Morocco that it would not be bringing charges against him and that the Kingdom accepted the assessment by the USA authorities that Mr Chekkouri indeed posed no threat and had not committed any offences.

Regardless of these diplomatic assurances, worrying news arrive from Morocco indicating that Mr Chekkouri is in fact held in prison since his return to his country (over the 70-day period over which the Kingdom of Morocco had agreed not to hold him in detention) and that no formal charges were, as of yet, brought against him by the Moroccan judicial authorities and without having been permitted to meet with his lawyer. A hearing is scheduled for January but, according to Moroccan law, it seems that the proceedings could go on for as long as twelve months, regardless of whether or not the State decides to lodge charges against him.

I would, therefore, like to impress on you the seriousness of what is at stake here:

a) The Kingdom of Morocco is, blatantly and knowingly, violating an agreement on diplomatic assurances with the US State Department, which was conditional on Mr. Chekkouri’s return to Morocco. This violation of diplomatic assurances bears great risk to Morocco ́s credibility in the global fora and, especially, regarding its strategic allies (the USA, but also the EU and its Member States, who may be, from here on end, feel restrained from extraditing any Moroccan citizen to its territory for fear of retribution and unlawfull actions).

b) Should the Moroccan judicial authorities decide to bring criminal charges against Mr Chekkouri, it will be violating not only the diplomatic assurances given to the US, but also perpetuating the injustice and human rights violations against Mr Chekkouri, a victim of unlawful detention and rendition, a victim of torture, all of which have left him with serious mental health issues. It is important to note that Mr Chekkouri has initiated a hunger strike that will undoubtedly further deteriorate his physical health.

c) Mr Chekkouri has already been through enough of an ordeal, having been unlawfully detained for forteen years by the United States. Never did the US bring any charges against him, for which reason it decided that he was to be released and returned to his country. To prolong this injustice is not only inhumane and degrading, it is a clear violation of international human rights.

This is why, we, as Members of the European Parliament, urge you to forward this letter to you government and judicial authorities and employ your best efforts in preventing any further injustices against Mr Chekkouri and any further damages to Moroccan credibility, by expediting the legal process and dismissing any charges that may be brought against him.

Sincerely,

Ana Gomes, MEP
Richard Howitt, MEP
Barbara Spinelli, MEP
Petras Austrevicius, MEP
Marie-Christine Vergiat, MEP

CC: H.E. The Ambassador of the United States to the EU; the High Representative of the EU for Foreign Affairs and Security Policy.

Tortura in Arabia Saudita: risposta dell’Alto Rappresentante

IT

E-003382/2015

Risposta dell’alta rappresentante/vicepresidente Federica Mogherini all’interrogazione con richiesta di risposta scritta E-003382-15 del 27 febbraio 2015

(30.10.2015)

L’Alta rappresentante/vicepresidente è a conoscenza del caso di Raif Badawi. Il SEAE segue da vicino, sia a Bruxelles che localmente tramite la delegazione dell’UE a Riyadh, questo caso e quelli di altri attivisti di spicco, tra cui Abu Al-Khair.

IL SEAE, in stretto coordinamento con gli Stati membri dell’UE, ha condotto varie iniziative di sensibilizzazione, a carattere ufficiale o non, presso le autorità saudite in merito al caso di Raif Badawi. Dal canto suo, il portavoce dell’Alta rappresentante ha rilasciato una dichiarazione nella quale viene ribadita la convinzione dell’UE che le punizioni corporali siano inaccettabili e contrarie alla dignità umana, invitando le autorità saudite a sospendere la condanna pronunciata nei confronti di Raif Badawi.

L’Arabia Saudita è un partner importante per l’UE e un attore politico, economico, culturale e religioso influente nel Medio Oriente e nel mondo islamico. L’UE continuerà a impegnarsi per convincere le autorità saudite a rafforzare il dialogo con l’Unione su questioni riguardanti i diritti umani. E continuerà anche a esprimere le proprie preoccupazioni ogniqualvolta necessario, in particolare per quanto concerne il rispetto della libertà di espressione e della libertà di religione o di credo e l’aumento del numero delle condanne a morte.

Come rilevato a più riprese dal Parlamento europeo, l’UE e l’Arabia Saudita devono rafforzare il dialogo, non ridurlo. L’UE non esiterà a difendere i diritti umani e le libertà fondamentali, ma la responsabilità dell’Arabia Saudita per la promozione del cambiamento è un aspetto altrettanto importante. Il processo di riforma giudiziaria in corso è l’opportunità, per il Regno dell’Arabia Saudita, di avanzare ancora su questa strada e, per l’UE, di impegnarsi in maniera costruttiva presso la nuova leadership saudita a favore di un maggiore rispetto dei diritti individuali. L’UE e i suoi Stati membri continueranno inoltre a partecipare attivamente al follow-up della revisione periodica universale dell’ONU concernente l’Arabia Saudita condotta nel 2015.


Si veda anche

Premio Sakharov a Raif Badawi

Relazione del Senato USA sul ricorso alla tortura da parte della CIA: proposta di risoluzione comune

Il Parlamento ha adottato lo scorso 11 febbraio 2015 la proposta di risoluzione comune sulla relazione del Senato USA sul ricorso alla tortura da parte della CIA con 363 voti a favore, 290 contro e 48 astensioni.

Ho co-firmato e votato a favore di questa importante risoluzione che riconosce, fra l’altro, la sentenza del tribunale italiano che ha condannato in contumacia 26 cittadini americani (tra cui un ufficiale dell’Aeronautica e 25 della Cia – 5 erano diplomatici cui è stata negata qualsiasi immunità), e due agenti italiani per il loro coinvolgimento, nel 2003, nel sequestro dell’imam di Milano, Abu Omar, grazie alle indagini condotte dai procuratori aggiunti Armando Spataro e Ferdinando Enrico Pomarici.

La risoluzione, inoltre, incarica la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (LIBE), in associazione con la commissione per gli affari esteri (AFET) e, in particolare, la sottocommissione per i diritti dell’uomo (DROI), di riprendere l’indagine sui “presunti casi di trasporto e detenzione illegale di prigionieri in paesi europei da parte della CIA” e di riferire in merito all’Aula del Parlamento entro un anno (Paragrafo 8 della Risoluzione).

La risoluzione, inoltre, incarica la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (LIBE), in associazione con la commissione per gli affari esteri (AFET) e, in particolare, la sottocommissione per i diritti dell’uomo (DROI), di riprendere l’indagine sui “presunti casi di trasporto e detenzione illegale di prigionieri in paesi europei da parte della CIA” e di riferire in merito all’Aula del Parlamento entro un anno (Paragrafo 8 della Risoluzione).

Ecco il testo della risoluzione comune:

Il Parlamento europeo,

–  visto il trattato sull’Unione europea (TUE), in particolare gli articoli 2, 3, 4, 6, 7 e 21,

– vista la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, in particolare gli articoli 1, 2, 3, 4, 18 e 19,

– vista la Convenzione europea sui diritti dell’uomo e i relativi protocolli,

– visti i pertinenti strumenti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani, in particolare il patto internazionale relativo ai diritti civili e politici del 16 dicembre 1966, la convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti del 10 dicembre 1984 e i relativi protocolli nonché la convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate del 20 dicembre 2006,

– viste le sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo nelle cause al-Nashiri contro Polonia, Abu Zubaydah contro Lituania, Husayn (Abu Zubaydah) contro Polonia, El-Masri contro ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Nasr e Ghali contro Italia, e al-Nashiri contro Romania,

– vista la sentenza del tribunale italiano che ha condannato in contumacia 22 agenti della CIA, un pilota dell’aeronautica e due agenti italiani per il loro coinvolgimento, nel 2003, nel sequestro dell’imam di Milano, Abu Omar,

– vista la sua risoluzione del 6 luglio 2006 sul presunto utilizzo di paesi europei da parte della CIA per il trasporto e la detenzione illegali di persone, adottata in una fase intermedia dei lavori della commissione temporanea(1),

– vista la sua risoluzione del 14 febbraio 2007 sul presunto uso dei paesi europei da parte della CIA per il trasporto e la detenzione illegali di prigionieri(2),

– vista la sua risoluzione dell’11 settembre 2012 sui presunti casi di trasporto e detenzione illegale di prigionieri in paesi europei da parte della CIA: seguito della relazione della commissione TDIP del Parlamento europeo(3),

– vista la sua risoluzione del 10 ottobre 2013 sui presunti casi di trasporto e detenzione illegale di prigionieri in paesi europei da parte della CIA(4),

– visto lo studio della commissione ad hoc del Senato degli Stati Uniti per i servizi segreti sul programma di detenzione e interrogatori della CIA e il suo ricorso a varie forme di tortura sui detenuti tra il 2001 e il 2006,

– viste le sue risoluzioni su Guantánamo, compresa la più recente, del 23 maggio 2013, su Guantánamo: sciopero della fame dei prigionieri(5),

– viste le conclusioni del Consiglio sui diritti fondamentali e lo Stato di diritto e sulla relazione della Commissione del 2013 sull’applicazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (Lussemburgo, 5 e 6 giugno 2014),

– vista la sua risoluzione del 27 febbraio 2014 sulla situazione dei diritti fondamentali nell’Unione europea (2012)(6),

– vista la comunicazione della Commissione, del 19 marzo 2014, intitolata “Un nuovo quadro dell’UE per rafforzare lo Stato di diritto” (COM(2014)0158),

– vista la relazione della Commissione, del 3 febbraio 2014, intitolata “Relazione dell’Unione sulla lotta alla corruzione” (COM(2014)0038),

– vista la sua risoluzione del 12 marzo 2014 sul programma di sorveglianza dell’Agenzia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, sugli organi di sorveglianza in diversi Stati membri e sul loro impatto sui diritti fondamentali dei cittadini dell’UE, e sulla cooperazione transatlantica nel campo della giustizia e degli affari interni(7),

– vista la direttiva 2012/29/UE, del 25 ottobre 2012, che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato e che sostituisce la decisione quadro 2001/220/GAI del Consiglio,

– visto l’articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,

A. considerando che il rispetto dei diritti fondamentali e dello Stato di diritto è un elemento essenziale di politiche antiterrorismo efficaci;

B. considerando che il Parlamento ha ripetutamente condannato il programma di detenzioni segrete e consegne straordinarie della CIA, che ha comportato molteplici violazioni dei diritti umani, compresi l’uso della tortura e di altri trattamenti disumani o degradanti, sequestri, detenzioni segrete, detenzioni senza processo, nonché violazioni del principio di non respingimento;

C. considerando che, nonostante la loro peculiare natura, le politiche di sicurezza nazionale e antiterrorismo non sono esenti dal principio di responsabilità e che le violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani non possono restare impunite;

D. considerando che l’assunzione di responsabilità in relazione alle consegne straordinarie, ai sequestri, alle detenzioni segrete illegali e alla tortura è essenziale per proteggere e promuovere efficacemente i diritti umani nelle politiche interne ed esterne dell’UE e assicurare politiche di sicurezza legittime ed efficaci fondate sullo Stato di diritto;

E. considerando che il Parlamento ha più volte ribadito la necessità di indagini a tutto campo sulla collaborazione degli Stati membri al programma di detenzioni segrete e consegne straordinarie della CIA;

E. considerando che il precedente Parlamento, nella sua risoluzione del 10 ottobre 2013(8), invita l’attuale Parlamento a proseguire nell’adempimento ed esecuzione del mandato conferitogli dalla commissione temporanea sul presunto utilizzo dei paesi europei da parte della CIA per il trasporto e la detenzione illegale di prigionieri e, di conseguenza, ad assicurare che sia dato seguito alle sue raccomandazioni, a esaminare i nuovi elementi che possono emergere, nonché a utilizzare appieno e sviluppare ulteriormente i propri diritti d’inchiesta;

G. considerando che la relazione della commissione ad hoc del Senato degli Stati Uniti per i servizi segreti rivela nuovi fatti che rafforzano le accuse secondo cui alcuni Stati membri dell’UE, le loro autorità, nonché funzionari e agenti dei loro servizi di sicurezza e intelligence sarebbero stati complici nel programma di detenzioni segrete e consegne straordinarie della CIA, talvolta mediante pratiche di corruzione basate sull’offerta di ingenti somme di denaro da parte della CIA in cambio della loro collaborazione;

H. considerando che la relazione della commissione ad hoc del Senato degli Stati Uniti per i servizi segreti confuta le dichiarazioni della CIA secondo cui grazie alla tortura sarebbero state rivelate informazioni che non sarebbe stato possibile ottenere mediante tecniche di interrogatorio tradizionali e non violente;

I. considerando che il presidente degli Stati Uniti Barack Obama si era impegnato a chiudere entro gennaio 2010 Guantánamo Bay, una struttura nella quale sono detenute 122 persone che non sono state formalmente accusate dinanzi a un tribunale penale, inclusi 54 detenuti che hanno ufficialmente ottenuto l’autorizzazione al rilascio;

1. si compiace della decisione della commissione ad hoc del Senato degli Stati Uniti per i servizi segreti di pubblicare una sintesi della sua relazione sul programma di detenzioni e interrogatori della CIA; incoraggia la pubblicazione integrale della relazione, senza eccessive e inutili revisioni;

2. esprime il suo orrore e la sua ferma condanna per le raccapriccianti pratiche di interrogatorio che hanno caratterizzato tali operazioni antiterroristiche illegali; sottolinea la conclusione fondamentale del Senato degli Stati Uniti, secondo cui i metodi violenti applicati dalla CIA non hanno permesso di ottenere le informazioni necessarie a prevenire nuovi attacchi terroristici; ribadisce la sua condanna assoluta della tortura;

3. ritiene che il clima di impunità concernente il programma della CIA abbia favorito il protrarsi delle violazioni dei diritti fondamentali, come evidenziato anche dai programmi di sorveglianza di massa dell’Agenzia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e dai servizi segreti di vari Stati membri dell’UE;

4. invita gli Stati Uniti a indagare sulle molteplici violazioni dei diritti umani causate dai programmi di consegne straordinarie e detenzioni segrete della CIA e a perseguirne gli autori, nonché a cooperare con tutte le richieste degli Stati membri dell’UE in materia di informazione, estradizione o mezzi di ricorso efficaci per le vittime in relazione al programma della CIA;

5. ribadisce il suo invito agli Stati membri affinché indaghino sulla presunta esistenza, sul loro territorio, di prigioni segrete che avrebbero ospitato detenuti nell’ambito del programma della CIA e affinché perseguano le persone coinvolte in tali operazioni, tenendo conto di tutti i nuovi elementi di prova emersi;

6. esprime preoccupazione in merito agli ostacoli posti alle indagini parlamentari e giudiziarie a livello nazionale relative al coinvolgimento di alcuni Stati membri nel programma della CIA, all’abuso del segreto di Stato e all’indebita classificazione di documenti, con la conseguente cessazione dei procedimenti penali e l’impunità di fatto dei responsabili delle violazioni dei diritti umani;

7. chiede l’adozione di una strategia interna dell’UE sui diritti fondamentali e invita la Commissione a proporre l’adozione di tale strategia e di un relativo piano d’azione;

8. incarica la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, in associazione con la commissione per gli affari esteri e, in particolare, la sottocommissione per i diritti dell’uomo, di riprendere l’indagine sui “presunti casi di trasporto e detenzione illegale di prigionieri in paesi europei da parte della CIA” e di riferire in merito all’Aula entro un anno:

– dando seguito alle raccomandazioni formulate nella sua risoluzione dell’11 settembre 2012 sui presunti casi di trasporto e detenzione illegale di prigionieri in paesi europei da parte della CIA: seguito della relazione della commissione TDIP del Parlamento europeo(9),

– facilitando e sostenendo l’assistenza giuridica e la cooperazione giudiziaria reciproche nel rispetto dei diritti umani tra le autorità responsabili delle indagini nonché la cooperazione tra gli avvocati coinvolti nella determinazione delle responsabilità negli Stati membri;

– organizzando un’audizione alla quale partecipino i parlamenti nazionali e i professionisti per fare un bilancio di tutte le inchieste parlamentari e giudiziarie passate e in corso;

– organizzando una missione d’inchiesta parlamentare che coinvolga tutti i gruppi politici interessati degli Stati membri dell’UE che presumibilmente ospitavano siti di detenzione segreta;

– raccogliendo tutte le informazioni e gli elementi di prova pertinenti su possibili tangenti o altri atti di corruzione in relazione al programma della CIA;

9. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.