Visita al centro di detenzione per stranieri 127/bis di Steenokkerzeel

Brussels 13/07/2015

Visite d’une délégation GUE/NGL au centre fermé 127bis de Steenokkerzeel

Ce mardi 14 juillet une délégation composée de deux Membres du Parlement européen – Miguel Urban et Barbara Spinelli (GUE/NGL) –, de travailleurs associatif et de militants pour les droits des migrants se rendra au « centre fermé pour étrangers » de Steenokkerzeel, le tristement célèbre « 127bis ». La visite sera précédée d’une avec des représentants de la Coordination des sans-papiers, à partir de 12h30 à l’occupation de La Voix des Sans-papiers, 184 Boulevard Léopold II à Molenbeek.

Cette rencontre a pour but d’échanger avec les migrants, sur leur vécu et leurs revendications au sujet de la politique d’enfermement pratiquée en Belgique et à travers toute l’Europe.

Six centres fermés sont aujourd’hui en fonction en Belgique, pour un total d’environ 8000 personnes enfermées par an. Dans l’ensemble de l’Union européenne et avec la sous-traitance du rôle de garde-frontière aux pays frontaliers, les centre sont passés de 190 en 2005 à 250 en 2008, et leur nombre ne cesse de croître. Ce sont ainsi des dizaines de milliers de personnes qui sont enfermées par an au seul motif qu’elles ne disposent pas d’un titre de séjour valable.

Outre son coût financier exorbitant et son caractère inutile, cette mesure a des conséquences dramatiques sur la vie des personnes qui y passent.

C’est pour s’opposer à cette politique migratoire européenne gouvernée par une logique sécuritaire et restrictive que des parlementaires, et acteurs de la société civile font régulièrement usage de leur droit de visite dans ces centres, en Belgique comme ailleurs.

À une Europe qui emprisonne, qui stigmatise et rejette les migrants, nous opposons une Europe ouverte et réellement solidaire, pour l’ouverture des frontières, la fermeture des centres fermés et une régularisation des personnes migrantes.

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GUE/NGL delegation to visit 127bis detention centre in Steenokkerzeel

Tomorrow, July 14, GUE/NGL MEPs Miguel Urban and Barbara Spinelli together with associations and activists working for the rights of migrants will visit the infamous “127bis detention centre for foreigners” in Steenokkerzeel just outside Brussels.

The visit will be preceded by meetings with representatives of the Coordination of undocumented immigrants from 12.30 at their centre “La Voix des Sans-papiers,” 184 Boulevard Leopold II in Molenbeek.

This meeting aims to exchange with migrants about their experiences and their demands on the policy of retention in Belgium and throughout Europe.

Six closed centres now exist in Belgium, representing a total of some 8,000 people locked up per year. Throughout the European Union, where the role of border guards has been outsourced in border countries, the number of centres rose from 190 in 2005 to 250 in 2008, and they continue to grow. There are therefore tens of thousands of people who are locked up every year solely because they do not have a valid residence permit.

Other than their exorbitant and unnecessary financial costs, these measures have dramatic consequences on the lives of people who pass through these centres.

To show their opposition to the EU’s restrictive and security based migration policy, parliamentarians and civil society regularly make use of their right of access to these centres in Belgium and elsewhere.

In a Europe that incarcerates, criticises and rejects migrants, we call for an open and truly united Europe, for the opening of borders, the closure of detention centres and the regularisation of migrants.


Si veda anche:

Compte rendu de la visite de Barbara Spinelli au centre fermé pour étrangers «127bis »

 

Durata della detenzione amministrativa per migranti e richiedenti asilo

DATE: July 6, 2015

AUTHOR(S):
Marie-Christine Vergiat, Tanja Fajon, Dennis de Jong, Nathalie Griesbeck, Cecilia Wikström, Martina Anderson, Ernst Cornelia, Barbara Spinelli, Kostas Chrysogonos; Jean Lambert; Ulrike Lunacek, Malin Björk

SUBJECT: Lenght of administrative detention

TEXT:

The directives “Return” (2008/115/CE) and “Reception” (2013/33/UE) state that foreigners and asylum seekers may be detained only in exceptional circumstances, for the shortest time possible, according to the principle that detention is only an exception to the fundamental right to freedom.

In its Communication on return policy (28.3.2014), the Commission (EC) noted that 12 Member States (MS) decreased the legal detention time limit. However, if compared to the total number of detainees, this decrease affects less than 10% of them.

In some MS, as Cyprus and Belgium, foreigners are kept in detention, despite the lack of reasonable prospects of removal. The detention period of some of them may be extended beyond the legal time limit (Belgium) or indefinitely (Greece) in violation of the provisions of above-mentioned directives.

1) Isn’it necessary, according to the EC, to make compulsory for all MS the publication, at least annually, of average, cumulated and prolonged lengths of detention by category of detainees (woman, man, child, asylum seeker etc.), including awaiting for removal?

2) What concrete measures does the EC plans to take to end the excessive detention periods observed in some MS and constituting a risk of inhuman and degrading treatment?

Una sberla a Bruxelles, a Renzi e ai socialisti europei

di Salvatore Cannavò, «Il Fatto Quotidiano», 7 luglio 2015

Barbara Spinelli è in viaggio tra Parigi e Strasburgo. Ascolta il riassunto dei principali commenti pubblicati in Italia e ha in mente i giudizi espressi dall’establishment europeo che, in questi giorni, non hanno fatto altro che sottolineare l’irresponsabilità del governo greco e di Alexis Tsipras, il leader che ha dato il nome alla lista con la quale è stata eletta europarlamentare.

Si sente anche lei un’irresponsabile?
A dire il vero, è stata una grandissima irresponsabilità condannare la Grecia a un disastro umanitario come quello che sta attraversando. È stato irresponsabile dopo la vittoria di Syriza a gennaio insistere sulle politiche dell’austerità che non permettono né di restituire i debiti né di riavviare un processo di crescita.
Che la questione del debito sia cruciale, tra l’altro, lo dimostra il fatto che il Fmi si sia pronunciato a favore di una ristrutturazione del debito accettando la proposta greca.

I principali quotidiani oscillano tra le accuse di demagogia rivolte a Tsipras e l’idea che l’Ue possa salvarsi solo se segue i saggi consigli delle istituzioni europee.
È un giudizio totalmente sbagliato. Parlare di saggi consigli dell’Europa significa non aver capito il grande fallimento della Ue. Le politiche di austerità non solo non hanno funzionato ma hanno creato un divario tra la democrazia e le élite che governano la Ue. L’accusa a Tsipras di essere un nazionalista o un demagogo, addirittura vicino ad Alba Dorata, è assolutamente scandalosa perché è dal 2011 che Tsipras chiede che la politica Ue diventi comunitaria e solidale e non ha nessuna intenzione di uscire dall’Ue.

In questa vicenda si è esposto in prima persona il leader del Pse Martin Schulz. Che giudizio dà dei socialisti europei?
Non va dato un giudizio in blocco. Si sono sentite chiaramente alcune voci in favore di Tsipras da parte di Sergio Cofferati e altri socialisti. È anche chiaro, però, che la maggioranza del Pse appoggia la linea Schulz ma penso lo faccia anche con molto disagio, visto che il suo comportamento è stato inqualificabile.

Cosa significano le dimissioni di Yanis Varoufakis, il ministro delle Finanze? 
Vale la pena riportare quanto ha detto ieri proprio Martin Schulz ieri: ‘Varoufakis mi dà sui nervi e le sue proposte sono stupidaggini’. Questa affermazione esprime la maggior parte dei giudizi europei sul ministro greco. Nei suoi confronti è stata compiuta quella che in lingua inglese si chiama character assassination. Un lavoro scientifico di eliminazione politica di quello che al momento rappresenta l’agnello sacrificale. Non è una bella storia. Varoufakis, che ho imparato a conoscere leggendo i suoi libri, è una persona molto moderata, non c’è nulla di più razionale dei suoi testi. Qualcuno ha forse chiesto la sua testa e gliel’hanno data.

Matteo Renzi ha provato a svolgere un ruolo da “terza via” e si è schierato contro il referendum. Ha perso anche lui?
La scelta di stringere la mano ad Angela Merkel a pochi giorni dal referendum mi sembra si sia trasformata in una sonora sberla. Lui non la considererà tale perché la battaglia con la Grecia non è finita. Quanto alla Terza via, mi pare che si sia rivelata una storia abbastanza misera ma, in ogni caso, ne potremmo discutere se ci spiegasse in che cosa consiste.

Cosa andrebbe fatto ora?
Bisognerebbe capire il messaggio che viene dalla Grecia e reimpostare in maniera radicale il discorso sul debito e la solidarietà tra gli stati membri. Si ricordi che la Grecia continuerà a fare molti sacrifici perché il piano di Tsipras lo prevede, e visto che il rigore andrà avanti servirebbe un grande piano di rilancio europeo per venire in aiuto dei paesi in difficoltà. In questo senso, il piano Junker è del tutto insufficiente.

Cosa pensa dell’iniziativa di audit sul debito greco promossa dalla presidente del Parlamento greco?
È un’iniziativa interessante e da studiare. Anche il Fmi sostiene che una parte del debito vada rivista. Sarebbe utile convocare una Conferenza internazionale sul debito per trovare un accordo sulla ristrutturazione. La Grecia, del resto, i soldi per restituire il debito non li ha.

Cosa rappresenta il referendum per la democrazia europea?
Il referendum è molto importante sia per i greci che per tutta l’Europa proprio perché ha rappresentato una battaglia fatta per restare nella Ue cambiandola. La Ue attraversa una crisi gravissima di legittimità e questa è l’occasione di una sua riforma. Chi propone il cambiamento può essere definito euroscettico perché ha dei dubbi sull’Europa ma allo stesso tempo vuole restare in Europa. Se ci giochiamo questa possibilità, allora sì che resteranno solo le ipotesi e le risposte della xenofobia e del nazionalismo.

Martin Schulz dovrebbe dimettersi

Barbara Spinelli e altri eurodeputati appartenenti ai gruppi Gue/Ngl e Greens/EFA hanno firmato un appello sull’opportunità delle dimissioni del presidente del Parlamento europeo Martin Schulz. Qui la versione inglese dell’appello.

Strasburgo, 6 luglio 2015

Il Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz dovrebbe rassegnare le dimissioni, dopo il risultato del referendum greco del 5 luglio.

Ha trascorso l’ultima settimana facendo campagna per il Sì, per la caduta del legittimo governo greco, per la sua “sostituzione con un governo tecnico” pronto ad accettare le insostenibili proposte di austerità della troika: proposte che non contemplano la ristrutturazione del debito chiesta negli ultimi giorni dallo stesso Fondo Monetario Internazionale. Ha sfacciatamente tacciato il Primo ministro Alexis Tsipras di essere un “manipolatore” del proprio popolo.

Il suo comportamento è stato parziale, brutale, ottuso, e senza precedenti nella storia dell’Unione Europea e del suo Parlamento.

Dovrebbe dimettersi anche se l’esito del referendum fosse stato diverso.

A essere in questione, è la capacità di Martin Schulz di rappresentare nella sua interezza il Parlamento europeo che presiede. Ha già mostrato la stessa parzialità e la stessa mancanza di rispetto su altri temi cruciali – tra questi il TTIP – prima ancora che i parlamentari li avessero discussi.

In realtà, egli sta gettando profondo discredito sulle istituzioni europee e sulla carica che ricopre.

 

Barbara Spinelli (eurodeputata GUE/NGL, Italia)
Eleonora Forenza (eurodeputata GUE/NGL, Italia)
Malin Björk (eurodeputata GUE/NGL, Svezia)
Luke Ming Flanagan (eurodeputato GUE/NGL, Irlanda)
Ernest Urtasun (eurodeputato Greens/EFA, Spagna)
Molly Scott Cato (eurodeputata Greens/EFA, Regno Unito)
Karima Delli (eurodeputata Greens/EFA, Francia)
Pascal Durand (eurodeputata Greens/EFA, Francia)
Michèle Rivasi (eurodeputata Greens/EFA, Francia)

Martin Schulz should resign

di martedì, Luglio 7, 2015 0 , Permalink

Versione italiana

The President of the European Parliament, Mr. Martin Schulz, should seriously consider his resignation, after the results of the Greek referendum of July 5.

He spent the last week in campaigning for a Yes-vote, for the fall of the legitimate Greek government, for its “substitution by a technocratic government”, ready to accept the untenable austerity proposals coming from the troika: proposals which don’t contemplate the restructuring of the debt demanded in the last days by the IMF itself. He brazenly called Prime Minister Alexis Tsipras a “manipulator” of its people.

His behaviour has been partial, brutal, obtuse, and it is without precedents in the history of the European Union and its Parliament.

He should resign, even if the results of the referendum had been different.

What is in question, is the capacity of Martin Schulz of representing in its entirety the European Parliament he presides. He already showed the same partiality and the same disrespect on other crucial issues – among them the TTIP – before the parliamentarians even discussed them.

In fact, he is deeply discrediting the European institutions and the office he holds.

 

Barbara Spinelli (GUE/NGL Mep, Italy)
Eleonora Forenza (GUE/NGL Mep, Italy)
Malin Björk (GUE/NGL Mep, Sweden)
Luke Ming Flanagan (GUE/NGL Mep, Ireland)
Ernest Urtasun (Greens/EFA Mep, Spain)
Molly Scott Cato (Greens/EFA Mep, United Kingdom)
Karima Delli (Greens/EFA Mep, France)
Pascal Durand (Greens/EFA Mep, France)
Michèle Rivasi (Greens/EFA Mep, France)

EU 2013 – The Last Frontier

Bruxelles, 24 giugno 2015. Intervento di Barbara Spinelli in occasione della proiezione del film “EU 2013 – The Last Frontier” di Alessio Genovese e Raffaella Cosentino. 

Incontro-conferenza organizzato da Laura Ferrara (gruppo EFFD – Movimento 5 Stelle), Ignazio Corrao (EFFD – M5S), Barbara Spinelli (gruppo GUE/NGL), nel quadro della preparazione del Rapporto di iniziativa strategica sulla situazione nel Mediterraneo e la necessità di una visione globale delle migrazioni da parte dell’Unione europea (relatori: Cécile Kyenge e Roberta Metsola. Ignazio Corrao e Barbara Spinelli sono “relatori ombra” per i rispettivi gruppi).

Oratori:
Costanza Hermanin – Open Society Foundation
Stefano Galieni – LasciateCIEntrare
Prof. Fulvio Vassallo Paleologo – Università degli Studi di Palermo
Marco Valli – MEP gruppo EFFD
Maria Giovanna Manieri – Picum

Apertura

Grazie Laura Ferrara, grazie Ignazio Corrao, grazie a tutti voi che siete qui.

Interverrò brevemente perché dopo il film avremo comunque modo di discutere. Sono molto curiosa di vedere questo documentario poiché più che mai è necessaria, oggi, una contro-informazione. Ho appena saputo dal regista Alessio Genovese che il suo film, scandalosamente, non è mai stato trasmesso in televisione. Ma forse non è così scandaloso come sembra ma del tutto naturale, del tutto voluto: le immagini reali vengono occultate, si fa politica solo con l’immaginario. Ciò è parte della strategia della paura che in questo momento permea con tanta forza l’Unione europea, la sua “natura”. Sono colpita da quella che, a mio avviso, sembra una stretta sempre più pericolosa, fatta di disinformazione, di paure, di gioco sulle cifre: si parla di esodi biblici che bisogna fermare quando alcuni paesi hanno vere difficoltà e veri aumenti di afflussi di immigrati (è il caso della Grecia o dell’Ungheria), e altri no, e tra questi c’è anche l’Italia. Non c’è un esodo, un picco emergenziale in Italia. Siamo davanti a un dato strutturale – ogni sei mesi arriva un certo numero di immigrati – con cui bisogna fare i conti.

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I costi delle politiche della Fortezza Europa

Bruxelles, 2 Luglio 2015. Discussione nella Commissione Libertà, Giustizia e Affari Interni sui “fondi europei destinati agli affari interni nel contesto delle migrazioni e dello sviluppo, ivi compresi i fondi di emergenza”.

Il dibattito si è svolto nel quadro del rapporto di iniziativa del Parlamento Europeo sulla “Situazione nel Mediterraneo e la necessità di una visione olistica dell’immigrazione da parte dell’UE”. Hanno presentato rapporti i seguenti oratori:

– Prof. dr. Jörg Monar, rettore del Collegio d’Europa, Bruges;

– H. J. Koller, capo dell’Autorità responsabile, ministero della Sicurezza e della Giustizia dei Paesi Bassi;

– Gabriel Barbatei, capo dell’unità per l’attuazione dei programmi appartenente all’ispettorato generale per l’immigrazione.

Intervento di Barbara Spinelli:

“Come relatore ombra del gruppo GUE/NGL, vorrei presentare alcuni punti riguardanti non solo i costi delle politiche di accoglienza, ma anche quelli legati alla chiusura delle frontiere, in corso nell’Unione.

Comincio dai Fondi dedicati alle politiche europee di contrasto dell’immigrazione “irregolare”. Politiche che si traducono sempre più in carcerazioni, respingimenti, rimpatri forzati, e che hanno un costo molto elevato del quale si parla assai poco. Si preferisce guardare ai costi dell’accoglienza e dell’inclusione, per lamentare un presunto danno al sistema di welfare. Eppure nel 2014 sono stati identificati 441mila migranti irregolari, nel territorio dell’Unione. Di questi, 252mila hanno ricevuto un provvedimento di espulsione e 161mila sono stati realmente rimpatriati. I respingimenti sono stati 114mila.

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Golpe di tipo nuovo voluto da Merkel, Lagarde e Renzi

Intervista a Barbara Spinelli di Giampiero Calapà, «Il Fatto Quotidiano», 1° luglio 2015

«Inammissibile e quanto meno irrituale l’ennesimo tentativo tedesco di interferire nella politica greca». Una volta c’erano i colonnelli, oggi l’austerità della Germania, la Grecia è sempre la vittima e Barbara Spinelli, eurodeputata della Sinistra europea, figlia di Altiero, padre dell’Europa, accusa: «È in atto un tentativo di colpo di Stato post-moderno». Le ultime ore sono concitate. Juncker riapre, Tsipras avanza nuove richieste. Si riavviano le trattative, ma interviene la Merkel: «No al terzo salvataggio prima del referendum».

Cos’altro vuole la Germania? Il sangue greco? È un intervento gravissimo. Non può e non deve essere il cancelliere, l’interlocutore di Atene. Le trattative le porta avanti la Troika, anche se i greci rifiutano di chiamarla così: Commissione europea, Bce e Fmi. Anzi sarebbe bene che Atene negoziasse prescindendo dal Fmi. Il resto è ingerenza. Qual è il motivo dell’ingerenza?
Si configura come un colpo di Stato di tipo nuovo: una forma di regime change. È un gioco ormai politico, più che economico: creare paura e panico per far cadere Tsipras.
Perché?
Per avere di nuovo, in Grecia, un gruppo dirigente in linea con l’austerità voluta da Berlino. Ma è proprio così che si è generato il disastro europeo che stiamo vivendo. Non è responsabile solo la Merkel, ma anche la Lagarde, Renzi e molti altri.
Non era questa l’Europa sognata da suo padre a Ventotene…
Era l’opposto. È stata azzerata la solidarietà, l’Unione oggi viola il proprio stesso Trattato, che prescrive la “cooperazione leale” in caso di crisi. Dovrebbe essere citata davanti alla Corte di Lussemburgo. E la Bce non è in grado di svolgere il ruolo di prestatore di ultima istanza. L’interruzione degli aiuti d’emergenza viola le regole stesse della Bce, che dovrebbe garantire stabilità finanziaria nell’eurozona.
Boccia anche l’operato di Mario Draghi, quindi?
Difendo l’indipendenza della Bce e il ruolo positivo spesso svolto durante la crisi dell’euro. Negli ultimi frangenti, però, la stessa Bce ha svolto un ruolo molto dubbio, di parte. Non indipendente.
 
Crede che il suo gruppo, la Sinistra europea, abbia responsabilità?
La Sinistra europea è minoritaria, non mi pare responsabile di questo dramma.
 
Almeno la responsabilità della sconfitta?
Il governo Tsipras ha indetto un referendum: non è una sconfitta, ma un ritorno alla natura democratica della costruzione europea contro le decisioni prese da poteri oligarchici. L’azione di Tsipras è una scommessa sulla democrazia, l’elemento che più è mancato nella crisi dell’euro.
La cura potrebbe essere l’unità tra sinistra radicale e socialdemocrazia?
È la cosa in cui spero moltissimo. Così come punto su alleanze con i Verdi. Ma non sembrano esserci ancora le condizioni. Dopotutto i partiti socialisti (la Spd tedesca e anche il Pd) hanno sulla Grecia una posizione perniciosa, ambigua: interpretano il referendum come una scelta tra dracma ed euro. Ma Tsipras non ha alcuna intenzione di uscire dall’euro. I socialdemocratici sono dentro una deliberata strategia della paura e della menzogna, molto pericolosa.
Paradossalmente anche il Movimento cinque stelle racconta così questo referendum…
Fa molto male. Beppe Grillo ha tutto il diritto di pensare che la soluzione sia l’uscita dall’euro, ma non la penso così io e non la pensa così il governo Tsipras.
Che cosa succede se vince il sì?
Il panico è tale che non si può escludere una vittoria del sì alle proposte della Troika, ancora nel segno dell’austerità. Credo che in quel caso il governo Tsipras accetterà comunque il nuovo mandato popolare, se ne farà interprete fino ad accettare le proposte della Troika e “riconfigurando il governo”, come ha detto il ministro Varoufakis.
L’Europa del dopoguerra era una speranza. Oggi non riesce a fornire alcuna risposta. Né economica né di civiltà. E il Mediterraneo sembra diventato un mare di migranti in costante pericolo di vita e di terroristi pronti a uccidere.
Non sono d’accordo con quest’ultima visione. È anch’essa il risultato della strategia della paura. È sbagliato mischiare migranti, richiedenti asilo, terroristi, scafisti: alimentando un immaginario di terrore nelle nazioni. Ingiusto e non corrispondente al vero.