Uso illegale della forza nei centri di accoglienza di Pozzallo e Lampedusa

Bruxelles, 2 settembre 2015

Il commissario europeo per l’immigrazione Dimitris Avramopoulos ha risposto a nome della Commissione all’interrogazione depositata il 13 maggio 2015 dall’eurodeputata Barbara Spinelli, congiuntamente ai colleghi Elly Schlein, Laura Ferrara, Ignazio Corrao, Eleonora Forenza e Curzio Maltese. Nell’interrogazione si chiedevano chiarimenti sulle violenze subite da numerosi richiedenti asilo nei centri di primo soccorso e accoglienza di Lampedusa e Pozzallo. Fonti diverse e concordanti avevano infatti documentato l’uso illegittimo della forza per costringere i migranti, anche minori, all’identificazione attraverso il prelievo delle impronte digitali. Un comportamento in palese violazione delle salvaguardie previste dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo. Vari cittadini stranieri, anche minori, dichiararono di aver subito percosse con manganelli elettrici.

La risposta della Commissione è allarmante. Pur preannunciando l’intenzione di intraprendere le azioni necessarie per indagare su tutti i casi in cui vi siano elementi che indichino l’adozione di misure illegali da parte delle autorità nazionali, la Commissione mantiene la più grande ambiguità sull’uso della violenza, anche sui minori. In effetti, nella risposta, la Commissione evidenzia che “eventuali misure coercitive adottate dagli Stati membri devono essere proporzionate, giustificate e rispettose della dignità e dell’integrità fisica della persona interessata” e che “ai bambini di età inferiore ai 14 anni non devono essere rilevate le impronte digitali”: destando con ciò il sospetto che l’uso di misure coercitive sia da considerarsi legittimo, se applicato a minori dai 14 ai 18 anni.

La Commissione fa riferimento ai propri orientamenti, pubblicati nel maggio 2015, in materia di rilevamento delle impronte digitali ai migranti irregolari e ai richiedenti protezione internazionale. In tali orientamenti, la Commissione propone – al paragrafo 7 – che “gli Stati membri possano considerare che non sia mai opportuno utilizzare la coercizione per costringere la rilevazione delle impronte digitali di alcune persone vulnerabili, come minori o donne in stato di gravidanza. Se un certo grado di coercizione viene utilizzato per persone vulnerabili, occorre garantire che la procedura utilizzata sia specificamente adattata a tali persone.


Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-007777/2015

alla Commissione
Articolo 130 del regolamento

Barbara Spinelli (GUE/NGL), Eleonora Forenza (GUE/NGL), Curzio Maltese (GUE/NGL), Elly Schlein (S&D), Laura Ferrara (EFDD) e Ignazio Corrao (EFDD)

Oggetto: Uso illegale della forza nei centri di accoglienza di Pozzallo e Lampedusa, Italia, per l’acquisizione delle impronte digitali dei migranti, comprese quelle dei minori, a fini di identificazione

Dal 28 aprile 2015 70 minori non accompagnati sono stati rinchiusi per oltre due settimane in un Centro di primo soccorso e accoglienza (CPSA ) sull’isola italiana di Lampedusa. Dal 25 aprile 2015 113 siriani e palestinesi sono stati detenuti per una settimana in un CPSA a Pozzallo, Sicilia. Varie fonti e documenti attestano l’uso illegale della forza al CPSA di Pozzallo per il rilevamento delle impronte digitali dei migranti – comprese quelle dei minori – a fini di identificazione, in violazione delle norme di salvaguardia sancite dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU) e dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo. Inoltre, i cittadini stranieri detenuti al CPSA di Pozzallo, compresi i minori, hanno dichiarato di essere stati colpiti con dispositivi tipo Taser.

Intende la Commissione far luce su questi recenti avvenimenti e valutare se ciò che accade a Lampedusa e al CPSA di Pozzallo costituisca una violazione dell’articolo 4 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, degli articoli 3 e 5, paragrafo 4, della CEDU, degli articoli 14, lettera b), 17 e 19 della direttiva sull’accoglienza (2003/9/CE) e dell’articolo 8 del regolamento (CE) n. 2725/2000 (regolamento” Eurodac”)?

Intende altresì la Commissione chiarire quali misure pensa di adottare per impedire la detenzione di bambini migranti, vietata dalla Convenzione di New York sui diritti del fanciullo?


IT

E-007777/2015

Risposta di Dimitris Avramopoulos

a nome della Commissione

(1.9.2015)

La Commissione non è a conoscenza dei presunti fatti citati dall’onorevole parlamentare, né di alcun elemento di prova di questo tipo. La Commissione intraprenderà le azioni necessarie per indagare su tutti i casi in cui vi siano elementi che indichino l’adozione di misure illegali da parte delle autorità nazionali.

Nell’ambito del pacchetto di misure introdotte nell’agenda europea sulla migrazione nel maggio 2015, la Commissione ha proposto degli orientamenti per gli Stati membri in materia di rilevamento delle impronte digitali ai migranti irregolari e ai richiedenti protezione internazionale [1]. Tali orientamenti prevedono un approccio comune basato sulle migliori prassi in materia di rilevamento delle impronte digitali, conformemente al regolamento Eurodac e al diritto dell’UE. Le eventuali misure coercitive adottate dagli Stati membri devono essere proporzionate, giustificate e rispettose della dignità e dell’integrità fisica della persona interessata. Inoltre, ai bambini di età inferiore ai 14 anni non devono essere rilevate le impronte digitali.

La Commissione sostiene pienamente i diritti dei bambini, come definiti dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, compreso il diritto alla libertà. Il diritto dell’UE pone dei limiti precisi alla detenzione amministrativa per i bambini, che dovrebbe essere utilizzata solo in ultima istanza, ove si ritenga impossibile applicare in maniera efficace misure meno coercitive. Ciò è stabilito all’articolo 11 della direttiva 2013/33/UE sulle condizioni di accoglienza, che si applica a decorrere dal 20 luglio 2015.

[1]     SWD(2015)150 final.

Interrogazione sull’uso della forza nel prelievo delle impronte dei migranti a Pozzallo e Lampedusa

COMUNICATO STAMPA

Bruxelles, 13 maggio 2015

L’eurodeputata Barbara Spinelli ha depositato un’interrogazione alla Commissione in cui – congiuntamente ai colleghi Elly Schlein, Laura Ferrara, Ignazio Corrao, Eleonora Forenza e Curzio Maltese – chiede chiarimenti sulle violenze subite da numerosi richiedenti asilo nei centri di primo soccorso e accoglienza di Lampedusa e Pozzallo.

Con particolare riferimento al Centro di primo soccorso e accoglienza di Pozzallo, fonti diverse e concordanti documentano l’uso illegittimo della forza per costringere i migranti, anche minori, all’identificazione attraverso il prelievo delle impronte digitali in violazione delle salvaguardie previste dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo. Vari cittadini stranieri, anche minori, hanno dichiarato di aver subito percosse con manganelli elettrici.

Gli eurodeputati chiedono alla Commissione di indagare sugli avvenimenti di questi giorni e valutare se ciò che continua a registrarsi a Lampedusa e a Pozzallo non violi l’art. 4 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, gli art.3 e 5.4 della CEDU, l’art. 14 (b), 17 e 19 della Direttiva 2003/9/CE detta di “Accoglienza” e l’art. 8 del Regolamento n. 2725/2000 detto “Eurodac”.


Si veda anche:
Migranti, denuncia all’Europarlamento: “A Pozzallo maltrattati i minori”

Il Consiglio d’Europa richiama l’Italia sulla protezione di vittime di tratta e minori non accompagnati

Il Consiglio d’Europa richiama l’Italia sulla protezione di vittime di tratta e minori non accompagnati. Barbara Spinelli: «Un successo nato dalla collaborazione tra società civile e istituzioni europee»

Bruxelles, 30 gennaio 2017

Barbara Spinelli si congratula per il rapporto pubblicato in data odierna dal Gruppo di esperti sulla lotta contro la tratta degli esseri umani del Consiglio d’Europa (GRETA) che denuncia le gravi carenze registrate in Italia riguardo la protezione delle vittime di tratta e dei minori non accompagnati.

«Accolgo positivamente – ha dichiarato l’eurodeputata del gruppo GUE/NGL – il rapporto del gruppo di esperti anti-tratta incaricato dal Consiglio d’Europa di monitorare l’attuazione della Convenzione sulla lotta contro la tratta degli esseri umani nel nostro Paese. Benché l’Italia abbia ratificato la Convenzione, permangono gravi lacune e violazioni verificate dal GRETA durante una visita effettuata a settembre dello scorso anno negli hotspot e nei centri di accoglienza.

Il procedimento d’urgenza avviato nel 2016 sull’Italia ha messo in luce preoccupanti falle nell’accoglienza, nella detenzione e nel rimpatrio delle vittime di tratta e una grave situazione di incuria nei riguardi dei minori non accompagnati. Oltre che alle denunce delle ong che con competenza e determinazione si occupano di vittime di tratta e minori non accompagnati, la visita ha fatto seguito a una mia lettera inviata a Frontex, al Ministero dell’Interno italiano e per conoscenza all’Ombudsman il 14 ottobre 2015, e a un’interrogazione scritta alla Commissione europea del 10 novembre 2015, in cui criticavo il rimpatrio forzato di venti donne nigeriane dal CIE romano di Ponte Galeria, e a un’interrogazione scritta alla Commissione europea del 13 maggio 2015 in cui denunciavo l’uso del manganello elettrico nel CPA di Pozzallo per il rilascio forzato delle impronte, anche di minori.

Entrambe le denunce sono state possibili grazie a una stretta collaborazione con attivisti e associazioni della società civile, tra cui BeFree, Terre des Hommes, Campagna Lasciatecientrare e Clinica legale dell’Università Roma3.

Unendomi alla richiesta del Consiglio d’Europa affinché il governo italiano metta al più presto in atto le misure necessarie per proteggere adeguatamente i migranti e i rifugiati in balia dei trafficanti di esseri umani e agisca con determinazione per combattere il fenomeno della tratta in Italia, auspico che la collaborazione tra rappresentanti della società civile e istituzioni – che ha prodotto questo importante risultato – venga sostenuta e incoraggiata nelle democrazie dell’Unione come un elemento chiave per la tutela dei diritti, anziché subire crescenti e preoccupanti limitazioni.

Compatibilità della creazione e della gestione dei punti di crisi (hotspot) con il diritto dell’UE

di sabato, Aprile 2, 2016 0 No tags Permalink

Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-015297/2015/riv.1 alla Commissione

Articolo 130 del regolamento

Barbara Spinelli (GUE/NGL), Philippe Lamberts (Verts/ALE), Michèle Rivasi (Verts/ALE), Yannick Jadot (Verts/ALE), Pascal Durand (Verts/ALE), Eva Joly (Verts/ALE), José Bové (Verts/ALE), Karima Delli (Verts/ALE), Igor Šoltes (Verts/ALE), Eleonora Forenza (GUE/NGL), Merja Kyllönen (GUE/NGL), Dimitrios Papadimoulis (GUE/NGL), Malin Björk (GUE/NGL), Josu Juaristi Abaunz (GUE/NGL), Takis Hadjigeorgiou (GUE/NGL), Julie Ward (S&D), Liisa Jaakonsaari (S&D), José Inácio Faria (ALDE), Neoklis Sylikiotis (GUE/NGL), Sofia Sakorafa (GUE/NGL), Kostadinka Kuneva (GUE/NGL) e Patrick Le Hyaric (GUE/NGL)

Oggetto: Compatibilità della creazione e della gestione dei punti di crisi (hotspot) con il diritto dell’UE

Da settembre, nel punto di crisi attivato a Lampedusa, le autorità pubbliche hanno adottato nuove pratiche illegali che violano i diritti dei migranti e dei richiedenti asilo. I migranti sono frettolosamente “interrogati” e viene loro fornito un modulo inadeguato relativamente alle procedure di asilo.

Nei confronti di molti migranti vengono, quindi, adottate decisioni di rimpatrio, senza che essi abbiano una reale opportunità di presentare domanda di asilo a norma delle direttive 2011/95/UE e 2013/32/UE. In seguito all’adozione delle decisioni di rimpatrio, i migranti sono costretti ad abbandonare i centri, ricevendo solamente un ordine di espulsione che li costringe a lasciare il paese entro sette giorni, tramite l’aeroporto di Fiumicino.

Secondo la direttiva 2013/32/UE, i migranti tenuti in centri di trattenimento devono ricevere informazioni in merito alla procedura di asilo (articolo 8) e le persone che hanno espresso l’intenzione di presentare domanda di asilo sono richiedenti protezione internazionale e dovrebbero godere dei diritti previsti dalle direttive 2013/32/UE e 2013/33/UE (considerando 27).

Le pratiche summenzionate, che non garantiscono in misura sufficiente la salvaguardia dei diritti umani poiché non tengono conto delle circostanze individuali di ogni singolo caso, costituiscono una violazione dell’articolo 19 della Carta dell’UE, nonché della giurisprudenza consolidata della Corte europea dei diritti dell’uomo.

Intende la Commissione indagare sulla gestione dei punti di crisi in Italia e sulla compatibilità dell’approccio basato sui punti di crisi con il diritto dell’UE?


 

IT

E-015297/2015

Risposta di Dimitris Avramopoulos a nome della Commissione

(1.4.2016)

La Commissione ritiene che il sistema dei punti di crisi (hotspot), elaborato nell’ambito dell’agenda europea sulla migrazione quale elemento dell’azione immediata per aiutare gli Stati membri in prima linea che sono sottoposti a pressioni migratorie sproporzionate alle frontiere esterne dell’UE, è del tutto compatibile con l’acquis dell’UE e, in modo particolare, con la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e la normativa UE in materia di asilo.

L’attuazione del sistema dei punti di crisi in un dato Stato membro ricade principalmente nella sfera di competenza dello Stato membro stesso. Per quanto riguarda l’attuazione di tale sistema in Italia, le informazioni che le autorità italiane hanno fornite a oggi alla Commissione sulla gestione dei punti di crisi attualmente operativi nel paese (Lampedusa, Pozzallo, Trapani) non danno adito a particolari preoccupazioni circa le disposizioni della direttiva 2013/32/UE.

La Commissione continuerà a fornire assistenza, in particolare tramite le sue agenzie, agli Stati membri sul cui territorio sono stabiliti i punti di crisi. La Commissione sta monitorando il rispetto dell’acquis dell’UE da parte di tutti gli Stati membri e, se necessario, può avviare procedimenti di infrazione.

La Commissione ha presentato relazioni periodiche riguardanti la situazione attuale dei punti di crisi in Italia e Grecia [1].

[1]     COM(2015) 490 final, COM(2015) 510 final, COM(2015) 678 final, COM(2015) 679 final, COM(2016) 85 final.

Lettera di denuncia in seguito al rimpatrio forzato di venti donne nigeriane

COMUNICATO STAMPA

Barbara Spinelli, eurodeputata al Parlamento Europeo GUE/NGL, denuncia l’operazione di rimpatrio di venti donne nigeriane potenziali vittime di tratta effettuata il 17 settembre a Roma.

Bruxelles, 15 ottobre 2015

Dopo il rimpatrio forzato di circa venti donne nigeriane vittime di tratta, avvenuto il 17 settembre a Roma, Barbara Spinelli ha inviato una lettera di denuncia al Viminale, all’agenzia europea Frontex e, per conoscenza, all’Ombudsman e al sottocomitato Onu contro la tortura.

Le donne soggette a procedura di rimpatrio facevano parte di un gruppo di sessantanove nigeriane soccorse in mare, sbarcate a Lampedusa e Pozzallo e condotte nel Centro di Identificazione ed Espulsione di Ponte Galeria (Roma) il 23 luglio scorso. Tutte avevano dichiarato di aver subito violenza dall’organizzazione Boko Haram, o di essere state comprate da trafficanti per poi essere vendute sul mercato europeo della prostituzione. Tutte avevano subito ricatti psicologici e molte portavano il segno di cicatrici, ustioni e torture inflitte dai loro aguzzini per essersi ribellate.

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Per una strategia europea in materia
di migrazione e asilo

Appello al Parlamento Europeo in occasione del semestre italiano di presidenza

ESTENSORI:

Barbara Spinelli (MEP)
Daniela Padoan
Guido Viale

 

Garantire il diritto di fuga

Per la prima volta dalla fine della Seconda guerra mondiale, il numero di profughi, richiedenti asilo e sfollati interni in tutto il mondo ha superato i 50 milioni di persone. Si tratta, secondo il rapporto annuale dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), del dato più alto mai registrato dopo la fuga in massa, nella prima metà del secolo scorso, dall’Europa dominata dal nazifascismo. “La nostra è stata una generazione di rifugiati che si è spostata nel mondo come mai prima di allora”, ha affermato Ruth Klüger, scrittrice e germanista sopravvissuta ad Auschwitz, “io sono solo una di quegli innumerevoli rifugiati. La fuga è diventata l’espressione del mio mondo e del periodo nel quale sono vissuta. Sono interamente una persona del ventesimo secolo. E nel ventunesimo continueremo ad avere masse di rifugiati, intere generazioni di rifugiati”.

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