103 firme per un fondo di sostegno agli accademici licenziati in Turchia

Dear HR/VP Federica Mogherini,

Dear Commissioner Tibor Navracsics,

Please find enclosed a letter regarding a recent new purge in Turkey of 4464 public workers, that involved 330 academics and scholars who have been expelled from their positions.

On June 8th, 2016, You presented a new ‘Strategy for international cultural relations‘, which aims to encourage cultural cooperation between the EU and its partner countries and promote a global order based on peace, the rule of law, freedom of expression, mutual understanding and respect for fundamental values.

In the press release, You affirmed that cultural exchange and cultural institutions will be called upon to play a crucial role in strengthening international partnerships.

Considering the grave situation in Turkey, as described also by President Jean-Claude Juncker during the last sitting of the European Parliament, held on the 1st of March, we propose in our letter, co-signed by 102 academics and Members of the European Parliament, the creation of an EU fund having the aim of supporting the Turkish academics and scholars in need.

This fund could be based in Brussels and created in accordance with the framework of EU strategy on the central role of culture in foreign policy. Such a fund would prioritize the protection of Turkish intellectual and cultural life, with a particular focus on freedom of expression and information and the right to have rights.

Thank you very much,

barbara spinelli

Lettera sulla situazione dei bambini rifugiati in Turchia

COMUNICATO STAMPA

Barbara Spinelli e 54 deputati del Parlamento europeo denunciano l’incapacità della Turchia di offrire protezione ai rifugiati

Bruxelles, 14 novembre 2015

Barbara Spinelli, insieme a 54 deputati del Parlamento europeo, ha inviato in data odierna una lettera al Vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans, all’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini, al Commissario responsabile per il Mercato interno, l’industria, l’imprenditoria e le PMI Elżbieta Bieńkowska, e al  Commissario per la Politica di vicinato e i negoziati per l’allargamento dell’Ue Johannes Hahn, in cui si denuncia lo sfruttamento del lavoro minorile in Turchia dei bambini rifugiati siriani.

La lettera è nata da un reportage effettuato dai giornalisti Valentina Petrini e Gabriele Zagni (“La7”) dal quale emerge lo sfruttamento del lavoro minorile nella produzione di scarpe e di abbigliamento in Turchia, tramite l’impiego di bambini rifugiati dalla Siria.

L’obiettivo è denunciare non solo il dilagante fenomeno dello sfruttamento del lavoro minorile in Turchia ma anche lo stato di abbandono e degrado cui sono consegnati i rifugiati siriani che vivono fuori dai campi adibiti a trattenerli, senza alcun sostegno socio-economico.

Solo il 15% dei bambini siriani frequenta la scuola, il restante essendo impiegato come manodopera sottopagata e sfruttata nelle fabbriche del distretto tessile turco. Considerando che, in media, un lavoratore adulto guadagna 30 lire turche al giorno, i proprietari delle fabbriche preferiscono impiegare i bambini. Questi ultimi lavorano in condizioni dolorose, in stretto contatto con una vasta gamma di prodotti chimici tossici e altre sostanze pericolose, come l’acido cloridrico. I loro corpi mostrano segni di sfruttamento e gravi maltrattamenti fisici: le mani sono danneggiate da queste sostanze e la pelle assume il colore degli abiti che producono a causa dei coloranti tossici che maneggiano ogni giorno.

Alla luce di quanto è emerso, la Turchia non è stata in grado di offrire accesso all’istruzione ai bambini e di garantire standard di vita dignitosi alle famiglie rifugiate. Per questo motivo Barbara Spinelli e i cofirmatari della lettera ritengono che il governo turco non sia in grado di proteggere i diritti e gli interessi dei rifugiati – in particolare delle categorie più vulnerabili – e chiedono che siano interrotti i rimpatri dei migranti verso la Turchia, Paese evidentemente non “sicuro”.

Testo della lettera con l’elenco dei firmatari (file .pdf)

Rapporto di Amnesty International: la verità sui maltrattamenti negli hotspot italiani

Bruxelles, 7 novembre 2016

Barbara Spinelli ha appena inviato una lettera al Presidente del Consiglio Matteo Renzi – e per conoscenza al Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e al ministro dell’Interno Angelino Alfano, chiedendo la verità sui maltrattamenti negli hotspot italiani denunciati nel rapporto di Amnesty International pubblicato lo scorso 3 novembre. La traduzione della lettera in inglese è disponibile sul sito Statewatch a questo indirizzo.

Alla cortese attenzione

del Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana
Sig. Matteo Renzi

e per conoscenza:

al Ministro dell’Interno
On. Angelino Alfano

al Presidente della Commissione Europea
Sig. Jean-Claude Juncker


Bruxelles, 7 novembre 2016

Gentile Sig. Presidente del Consiglio,

mi rivolgo a Lei in merito al rapporto di Amnesty International [1], che raccoglie testimonianze coerenti e concordanti di arresti arbitrari, intimidazioni e uso eccessivo della forza su migranti e rifugiati negli hotspot e nei centri di accoglienza di Roma, Palermo, Agrigento, Catania, Lampedusa, Taranto, Bari, Agrigento, Genova, Ventimiglia e Como – al fine di costringere uomini, donne e persino bambini a rilasciare le impronte digitali. Il rapporto parla di pestaggi, scosse somministrate con bastoni elettrici, umiliazioni sessuali e dolore inflitto con pinze agli organi genitali.

Benché il rapporto certifichi che la maggior parte degli agenti di polizia conduce impeccabilmente il proprio lavoro, le testimonianze raccolte avvallano e situano in un quadro sistemico le ripetute denunce di trattamenti crudeli, disumani o degradanti, o addirittura tortura, praticati in centri di identificazione, hotspot e questure. Tali denunce cominciano a essere raccolte anche da ong di altri Stati membri, nei quali giungono migranti e rifugiati che sono riusciti a lasciare l’Italia.

«Nel cercare di raggiungere “un tasso di identificazione del 100%”, l’approccio hotspot ha spinto le autorità italiane ai limiti, e oltre, di ciò che è ammissibile secondo il diritto internazionale dei diritti umani”, si legge nelle conclusioni del rapporto. Sono consapevole che tale approccio ha aumentato anziché diminuire la pressione sugli Stati di frontiera dell’Unione. Così come sono consapevole degli sforzi compiuti dalle Guardie costiere italiane nelle operazioni di ricerca e salvataggio di migranti e profughi che rischiano il naufragio. Resta il fatto che le centosettantaquattro testimonianze raccolte da Amnesty International non sono un insieme di «cretinaggini» e «falsità» costruite a Londra, come affermato dal capo del Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione del Viminale. Sono un gravissimo segnale d’allarme che riguarda noi tutti in Italia. Benché l’introduzione del reato di tortura nel nostro ordinamento continui a essere inspiegabilmente rinviata, l’Italia ha ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura nel 1988. Per questo ci attendiamo da Lei un sollecito accertamento delle responsabilità tramite indagini indipendenti.

In attesa di una gentile risposta e ringraziandoLa in anticipo, invio distinti saluti

Barbara Spinelli
Membro del Parlamento europeo

[1] Amnesty International, Hotspot Italia: come le politiche dell’Unione europea portano a violazioni dei diritti di rifugiati e migranti, 3 novembre 2016.

Lettera all’Alto Rappresentante sul caso di Ahmed Abdallah

Bruxelles, 29 aprile 2016

Cinquantanove parlamentari europei hanno sottoscritto una lettera promossa da Barbara Spinelli indirizzata all’Alto Rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza e Vice Presidente della Commissione europea Federica Mogherini a seguito dell’arresto e del fermo di Ahmed Abdallah, co-fondatore della Commissione egiziana per i Diritti e le Libertà.

Il 25 aprile 2016, il Dr. Ahmed Abdallah, co-fondatore della Commissione egiziana per i Diritti e le Libertà, è stato arrestato e incriminato per varie accuse di terrorismo. La Commissione egiziana per i Diritti e le Libertà ha acquisito notorietà grazie al proprio lavoro di indagine sui casi di sparizioni forzate in Egitto e per il sostegno offerto agli avvocati italiani ed egiziani che si stanno occupando del caso di Giulio Regeni. Insieme al Dr. Abdallah, altri 46 attivisti sono stati convocati a seguito delle proteste scoppiate al Cairo dopo la decisione del Governo egiziano di consegnare le isole di Tinar e Sanafir all’Arabia Saudita. Più di 100 persone sono state arrestate in otto diversi governatorati dell’Egitto, compresi il Cairo ed Alessandria.

Con questa lettera i Parlamentari europei esprimono, ancora una volta, la propria profonda preoccupazione per il rispetto dei diritti umani nel Paese.

«Il 10 marzo 2016, il Parlamento europeo ha approvato una Risoluzione sull’Egitto denunciando, al paragrafo 5, “le continue vessazioni subite dalla Commissione egiziana per i diritti e le libertà (ECRF) a causa del ruolo svolto nella campagna ‘Stop alle Sparizioni Forzate’ in Egitto”. Il Parlamento europeo ha richiesto, in varie Risoluzioni, al governo egiziano di dare priorità alla tutela e promozione dei diritti umani e di garantire la responsabilità per violazioni di tali diritti».

«Chiediamo l’immediato rilascio di tutte le persone detenute e condannate per il solo fatto di aver esercitato il proprio diritto alla libertà di espressione e di manifestazione pacifica. Chiediamo inoltre all’Alto Rappresentante/Vice Presidente della Commissione Federica Mogherini di permettere allo staff legale della delegazione europea al Cairo di seguire e monitorare da vicino lo svolgimento dei processi di coloro che siano stati accusati di tali crimini, incluso il Dr. Ahmed Abdallah».

«Inoltre, sollecitiamo gli Stati Membri a rispettare la Posizione Comune 2008/944/PESC recante criteri per l’esportazione di armi convenzionali che devono essere da essi applicati per la concessione delle relative licenze».

Qui il testo della lettera con l’elenco dei firmatari