Lettera ai ministri Salvini e Toninelli

COMUNICATO STAMPA

Barbara Spinelli chiede ai ministri Salvini e Toninelli “di indicare con precisione le disposizioni giuridiche su cui si fonda il c.d. divieto di sbarco dei migranti soccorsi dalla nave Diciotti e di esibire il relativo atto amministrativo”.

Bruxelles, 23 agosto 2018 

Barbara Spinelli (eurodeputata del GUE/NGL) si rivolge ai ministri dell’Interno Matteo Salvini e delle Infrastrutture e Trasporti Danilo Toninelli per chiedere chiarimenti giuridici sulla crisi umanitaria provocata dal blocco dalla nave militare italiana Diciotti nel porto di Catania dal 20 agosto 2018, tenuta in ostaggio insieme ai migranti soccorsi in mare “allo scopo di ottenere una generica disponibilità di altri Stati Membri sulla loro eventuale ricollocazione”.

“Il divieto di sbarco imposto dal Ministro Salvini, nonostante il permesso concesso nel frattempo a 27 minori non accompagnati, impedisce l’esame individuale della posizione dei restanti 150 migranti soccorsi e una piena valutazione delle eventuali esigenze di assistenza di ciascuno di loro”, spiega la parlamentare europea, rivolgendosi per conoscenza anche al Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al Presidente della Commissione europea Jean-Claude Junker, alla Commissaria per i Diritti umani del Consiglio d’Europa Dunja Mijatović e al Rappresentante speciale del Segretariato generale per le migrazioni e i rifugiati del Consiglio d’Europa Tomáš Boček.

“Secondo la legge, una nave militare italiana ha diritto di approdare in un porto italiano, e le persone che si trovano a bordo devono essere sbarcate ai fini dell’esame della loro situazione di salute psico-fisica e delle questioni non-SAR che le concernono (tra cui la presentazione di domande di asilo o la loro sottoposizione a eventuali procedure di rimpatrio che rispettino integralmente le norme italiane, UE e internazionali applicabili). L’imposizione di un divieto di sbarco deve avere un chiaro fondamento giuridico, e nell’attuale quadro normativo non risulta esistente una disposizione che contempli motivi legali per rifiutare lo sbarco fondati sulla previa ripartizione delle persone soccorse con altri Stati sovrani membri dell’Unione. In aggiunta all’obiezione di natura giuridico-formale, appare del tutto inappropriato che una nostra unità navale e i migranti soccorsi siano tenuti in ostaggio allo scopo di ottenere una generica disponibilità di altri Stati Membri sulla loro eventuale ricollocazione”.

Per questo, dopo aver espresso gratitudine alla nave Diciotti della Guardia costiera italiana,  l’europarlamentare chiede ai Ministri Matteo Salvini e Danilo Toninelli “di indicare con precisione le disposizioni giuridiche su cui si fonda il c.d. divieto di sbarco dei migranti soccorsi dalla nave Diciotti e di esibire il relativo atto amministrativo”.

Di seguito il testo integrale della lettera:

 

Alla cortese attenzione di:

Matteo Salvini

Ministro dell’Interno 

Danilo Toninelli

Ministro delle infrastrutture e dei trasporti

c.c.:

Sergio Mattarella

Presidente della Repubblica Italiana

Giuseppe Conte

Presidente del Consiglio dei Ministri

Jean-Claude Juncker

Presidente della Commissione Europea

Dunja Mijatović

Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa

Tomáš Boček

Rappresentante speciale del Segretario generale per le migrazioni e i rifugiati del Consiglio d’Europa

Bruxelles 23/08/2018

Gentili Onorevoli Matteo Salvini e Danilo Toninelli,

Dal 20 agosto 2018 la nave militare italiana Diciotti è approdata nel porto di Catania. Il divieto di sbarco imposto dal Ministro Salvini, nonostante il permesso concesso nel frattempo a 27 minori non accompagnati, impedisce l’esame individuale della posizione dei restanti 150 migranti soccorsi e una piena valutazione delle eventuali esigenze di assistenza di ciascuno di loro: è così in corso l’ennesima emergenza umanitaria. Il ministro dell’Interno Salvini ha dichiarato che sarà consentito lo sbarco solo dopo aver ricevuto risposte concrete dai paesi membri dell’Unione per una suddivisione equa delle persone soccorse.

Da anni assistiamo a una politica italiana di gestione sui generis delle migrazioni, incentrata sulla lotta contro scafisti e ONG (etichettate in maniera del tutto arbitraria quali “traghettatori di migranti”), che ignora in primis la Costituzione italiana nonché il diritto del mare e le norme europee e internazionali in materia, relative tanto all’asilo e all’immigrazione, quanto al controllo delle frontiere esterne. Tanto più grati siamo alla nave Diciotti, per il soccorso che ha messo in opera.

Negli ultimi anni sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo hanno accertato le responsabilità italiane concernenti il respingimento di migranti e richiedenti asilo provenienti dalla Libia e nuove azioni, con le stesse accuse, sono state avviate nei mesi scorsi per i fatti che hanno coinvolto la Guardia costiera italiana e l’imbarcazione della ONG Sea-Watch (S. S. and Others v. Italy, ricorso n. 21660/18).

Perplessità e preoccupazioni sulle scelte italiane nella gestione dei flussi migratori in accordo con la Libia furono espresse dall’ex Commissario per i diritti umani Nils Muižnieks il 28 settembre 2017 in una lettera indirizzata all’ex Ministro dell’Interno italiano Marco Minniti, in cui si ricordavano le condizioni disumane in cui vivono i migranti bloccati in Libia e la condanna inflitta all’Italia dalla Corte europea dei diritti umani nel 2012 proprio per i respingimenti verso la Libia (caso Hirsi Jamaa e altri). Quella sentenza è diventata un punto di riferimento per la protezione dei diritti umani dei migranti intercettati in mare, spiegava il Commissario, rilevando il principio che l’aveva animata: “la Corte ha stabilito che le difficoltà degli Stati membri di fronte all’aumento dei flussi migratori dal mare non può esimere uno Stato dai suoi doveri contenuti nell’articolo 3 della Convenzione, che proibisce di esporre le persone alla tortura o a trattamenti inumani e degradanti”.

Contrariamente a quanto avvenuto nei mesi scorsi, quando i destinatari di divieti di approdo e di sbarco furono – tranne in un caso – le navi appartenenti a ONG che avevano effettuato i soccorsi, o navi pubbliche straniere, si assiste in questi giorni al divieto di sbarco di migranti indirizzato a una nave militare italiana. Secondo la legge, una nave militare italiana ha diritto di approdare in un porto italiano, e le persone che si trovano a bordo devono essere sbarcate ai fini dell’esame della loro situazione di salute psico-fisica e delle questioni non-SAR che le concernono (tra cui la presentazione di domande di asilo o la loro sottoposizione a eventuali procedure di rimpatrio che rispettino integralmente le norme italiane, UE e internazionali applicabili). L’imposizione di un divieto di sbarco deve avere un chiaro fondamento giuridico, e nell’attuale quadro normativo non risulta esistente una disposizione che contempli motivi legali per rifiutare lo sbarco fondati sulla previa ripartizione delle persone soccorse con altri Stati sovrani membri dell’Unione. In aggiunta all’obiezione di natura giuridico-formale, appare del tutto inappropriato che una nostra unità navale e i migranti soccorsi siano tenuti in ostaggio allo scopo di ottenere una generica disponibilità di altri Stati Membri sulla loro eventuale ricollocazione.

Con la presente lettera chiedo pertanto ai Ministri Matteo Salvini e DaniloToninelli di indicare con precisione le disposizioni giuridiche su cui si fonda il c.d. divieto di sbarco dei migranti soccorsi dalla nave Diciotti e di esibire il relativo atto amministrativo.

In attesa di un Vostro gentile riscontro in merito.

Distinti saluti,

Barbara Spinelli – Deputata al Parlamento Europeo

Letter to President Erdoğan

di giovedì, Luglio 19, 2018 0 , , , , Permalink

Lettera promossa dalla deputata ALDE Marietje Schaake e sottoscritta anche da Barbara Spinelli.

 

H E President Erdoğan

Cumhurbaşkanlığı Külliyesi

06560 Beştepe, Ankara

Turkey

Brussels, July 18th 2018

 

His Excellency Recep Tayyip Erdoğan,

 

We urge your Government to ensure the protection of fundamental human rights and freedoms. We therefore welcome the expected end of the state of emergency, which for the past two years has meant certain rights guaranteed by the European Convention of Human Rights were suspended. Yet we are concerned that even after the state of emergency is lifted, Presidential decree will allow the suspension of rights.

In general, we are alarmed by what the European Commission has called “serious backsliding” on human rights. In a decree issued earlier this month, you ordered more than 18,000 civil servants be fired. This number is added to the 130,000 people already fired from government jobs.

Furthermore, thousands of people have been illegitimately detained, including human rights defenders, writers, and social media users.

The withdrawal of press cards, as well as the closure of numerous media outlets or the assertion of government control remain deeply troubling and are incompatible with Turkey’s commitments to human rights and freedoms.

The Government continues to use its authorities to block online content on a wide range of grounds. The global encyclopedia Wikipedia remains blocked in Turkey for more than a year, denying people access to information on topics ranging from medicine, to history, to current events.

As President, we look to you to take immediate and irreversible steps to demonstrate a commitment to people’s rights under this new government.

We call for the release of all unjustly detained, and for an end to censorship and silencing of journalists.

In particular, the immediate release of Osman Kavala, Ahmet Sik, and Selehattin Demirtas would help indicate that there is commitment to international standards concerning freedom of expression and fair trial.

Sincerely,

 Marietje Schaake

 Rebecca Harms (Greens/EFA)

Anna Maria Corazza Bildt (EPP)

Alessia Mosca (S&D)

Bodil Valero (Greens/EFA)

Matthijs van Miltenburg (ALDE)

Joachim Starbatty (ECR)

Bernd Kölmel (ECR)

Helmut Scholz (GUE/NGL)

Renate Sommer (EPP)

Sven Giegold (Greens/EFA)

Jean Lamberts (Greens/EFA)

Brando Benifei (S&D)

Marie-Christine Vergiat (GUE/NGL)

Jiří Pospíšil (EPP)

Hans-Olaf Henkel (ECR)

Michal Boni (EPP)

Julie Ward (S&D)

Pavel Telicka (ALDE)

Sophie in ‘t Veld (ALDE)

Ana Gomes (S&D)

Franz Obermayr (ENF)

Margot Parker (EFDD)

Kostas Chrysogonos (GUE/NGL)

Jordi Solé (Greens/EFA)

Tunne Kelam (EPP)

Takis Hadjigeorgiou (GUE/NGL)

Eleonora Forenza (GUE/NGL)

William Dartmouth (EFDD)

Helga Trüpel (Greens/EFA)

Helga Stevens (ECR)

Cornelia Ernst (GUE/NGL)                                                         

Hilde Vautmans (ALDE)

Eva Kaili (S&D)

Barbara Spinelli (GUE/NGL)

Lettera a Conte e Salvini sulla scorta revocata a Ingroia

Lettera al Consiglio dei ministri del Governo italiano e al ministro dell’Interno Matteo Salvini

Da due mesi Antonio Ingroia, il pm che avviò le indagini sulla trattativa Stato-mafia, è privo di scorta. La decisione è stata presa all’inizio di maggio, a pochi giorni di distanza dalla condanna in primo grado di boss di “Cosa nostra” come Leoluca Bagarella e Antonino Cinà, del “mediatore” Marcello Dell’Utri e di uomini delle istituzioni come Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe de Donno.

Nella sua attività di magistrato, Antonio Ingroia ha subito numerose minacce e due tentativi di attentato, tanto da fargli attribuire una scorta di livello 4. La situazione di pericolo che vive, anche da avvocato, non è cambiata, perché la mafia non revoca le sue condanne a morte.

Tuttavia, dando mostra di riserbo e rispetto istituzionale, Ingroia non ha reso nota la decisione presa nei suoi confronti, limitandosi a inviare tre lettere alle istituzioni preposte: il 16 maggio all’allora ministro dell’Interno Marco Minniti e al capo della Polizia Franco Gabrielli; il 4 giugno al nuovo ministro dell’Interno Matteo Salvini; il 21 giugno di nuovo a Matteo Salvini e al sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia. Tutte rimaste senza risposta.

Sono stati i suoi colleghi e la vedova di Marco Biagi i primi a protestare pubblicamente contro un provvedimento immeritevole di un Paese che ben conosce le conseguenze cui può condurre l’isolamento di un servitore dello Stato.

Non vogliamo credere che dietro la decisione di revocare la scorta a Ingroia vi sia stata una rappresaglia nei confronti di un magistrato che ha dato fastidio, né vogliamo credere che dietro l’indifferenza del nuovo governo vi sia un’incapacità burocratica di distinguere tra privilegi da tagliare e protezioni che è inconcepibile non garantire.

La scorta è un’istituzione che protegge la vita di chi, a causa di una meritoria attività di denuncia e contrasto, è diventato nemico di oscuri poteri criminali. Toglierla – o minacciare di toglierla, come ha fatto il nuovo ministro dell’Interno con Roberto Saviano – è una scelta che mette a repentaglio non solo la persona minacciata, ma anche la credibilità dello Stato responsabile della revoca. Ricordiamo che già Giovanni Falcone ebbe a subire polemiche sulle scorte, e che Marco Biagi venne ucciso dopo un provvedimento della stessa natura.

Chiediamo che venga urgentemente revocata la decisione di privare Antonio Ingroia di un affidabile dispositivo di protezione e che sia al più presto tutelata l’incolumità di un uomo che per più di venticinque anni è stato un simbolo della lotta alla mafia.

 

Barbara Spinelli
Pietro Grasso
Salvatore Borsellino
Giancarlo Caselli
Marco Travaglio
Antonio Padellaro
Peter Gomez
Tomaso Montanari
Alessandra Ballerini
Beppe Giulietti
Ivano Marescotti
Moni Ovadia

 

 

Salvini e la schedatura etnica dei rom

di mercoledì, Luglio 4, 2018 0 , , Permalink

Strasburgo, 4 luglio 2018. Intervento di Barbara Spinelli nel corso della sessione plenaria del Parlamento europeo. 

Punto in agenda:

Recente dichiarazione del ministro dell’Interno italiano sui sinti e i rom e diritti delle minoranze nell’UE

  • Discussione su tematiche di attualità (articolo 153 bis del regolamento)

Presenti al dibattito:

  • Karoline Edtstadler – Sottosegretario di Stato presso il ministero federale austriaco dell’Interno (Presidenza austriaca del Consiglio dell’UE)
  • Věra Jourová – Commissario europeo per la giustizia, la tutela dei consumatori e l’uguaglianza di genere

Nel preconizzare un censimento dei Rom, il ministro Salvini ha detto che “quelli italiani purtroppo ce li dobbiamo tenere”, facendo capire che gli italiani non sono in fondo ben visti e che i non italiani rischiano l’espulsione: compresi i rumeni, che sono cittadini europei. Così ha trasformato il censimento in schedatura etnica, in ethnic profiling di scura memoria.

È già avvenuto nel 2008, a opera di un altro ministro dell’interno della Lega, Roberto Maroni, e il governo italiano dovrebbe ricordare che la decisione di raccogliere dati in modo discriminatorio fu condannata e annullata dal tribunale civile di Roma nel 2012. Lo stesso accadde sulla questione della raccolta dati e degli esami dattiloscopici nel caso del governo francese, condannato dalla Corte di Strasburgo nel 2013. Dovrebbe ricordare anche che il trattamento dei dati personali che rivelino l’origine razziale o etnica è esplicitamente vietato dall’articolo 9 del Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali (GDPR).

Ho una domanda per il commissario Věra Jourová: il governo italiano ripete che lo sgombero dei campi è chiesto dall’Unione e dalla Commissione. A che condizioni lo chiedete, se lo chiedete?

 

Fuori legge l’assistenza umanitaria a migranti e profughi?

di mercoledì, Luglio 4, 2018 0 , , , Permalink

Strasburgo, 3 luglio 2018. Intervento di Barbara Spinelli nel corso della sessione plenaria del Parlamento europeo. 

Punto in agenda:

Orientamenti per gli Stati membri per evitare la criminalizzazione dell’assistenza umanitaria

Presenti al dibattito:

  • Dimitris Avramopoulos – Commissario europeo per la Migrazione, gli affari interni e la cittadinanza

Da tempo, nei nostri Stati membri è in atto una criminalizzazione più o meno esplicita di chiunque – Ong o individuo – venga in aiuto di persone provenienti da paesi terzi, via mare o via terra. In pratica l’aiuto umanitario è messo fuori legge, a dispetto di chiare indicazioni che vietano di considerare reato il soccorso a chi è in pericolo o minacciato da naufragio: parlo del protocollo delle Nazioni Unite sul traffico di migranti o della Convenzione sul diritto del mare. La direttiva europea sul favoreggiamento dell’ingresso, del transito e del soggiorno illegali contiene purtroppo notevoli ambiguità, consentendo deroghe agli Stati che abbiano l’intenzione di penalizzare i soccorsi.

Una dopo l’altra, le norme del diritto europeo e internazionale vengono ignorate, sbeffeggiate o smantellate – in Ungheria perfino costituzionalmente.

Si impedisce alle navi che fanno ricerca e salvataggio di sbarcare nei nostri porti, si arresta chi alberga migranti in fuga nelle Alpi, lungo i confini tra Italia e Francia. Nel Mediterraneo non ci saranno più navi che salvano i naufraghi, in assenza di operazioni in questo senso dell’Unione, che non europeizzò Mare Nostrum in tempo utile.

Stiamo tornando agli anni 30, quando gli organi internazionali cedettero all’arbitrio di Stati canaglia. Se l’Unione, custode dei Trattati europei, non offrirà linee guida più chiare, tali da mettere al bando il reato di solidarietà, si ripeterà il colossale fallimento della Lega delle Nazioni.

Barbara Spinelli si dissocia dalla decisione dell’Ufficio di presidenza sulle spese generali dei parlamentari europei

di martedì, Luglio 3, 2018 0 , Permalink

COMUNICATO STAMPA

Strasburgo, 3 luglio 2018

Ieri sera l’Ufficio di presidenza del Parlamento europeo – composto dal Presidente, dai Vice-Presidenti e dai Questori –  ha respinto le modeste proposte concernenti la gestione del fondo Spese Generali dei deputati, avanzate in precedenza da un gruppo di lavoro incaricato della questione. Le regole del Parlamento europeo prevedono che ogni mese i parlamentari ricevano la somma di € 4.416, esentasse, riservata alla sola gestione amministrativa del proprio ufficio e alla copertura di eventuali spese di rappresentanza. Sebbene siano previste linee guida molto precise sulla loro gestione, l’attuale normativa prevede che tale somma forfettaria sia assegnata al conto del deputato ed esclusivamente sottoposta al suo controllo. Il minimo che ci si possa aspettare è che un revisore dei conti esterno e indipendente verifichi tali spese e che per esse sia istituito un conto bancario separato.

Le proposte bocciate ieri erano il risultato della mediazione raggiunta all’interno del Gruppo di Lavoro per le Spese Generali, composto da un numero ristretto di membri dell’Ufficio di Presidenza. Le proposte erano molto modeste e prevedevano: la creazione di un conto bancario separato per le spese generali, l’ispezione annuale da parte di un supervisore esterno e la restituzione del denaro non speso. A mio parere si tratta di tre proposte minime e per nulla illogiche, anche se il rappresentante del mio gruppo aveva chiesto di più: un elenco esaustivo delle spese ammissibili e la pubblicazione delle spese sostenute sul sito web del Parlamento europeo. Personalmente, pubblico da anni sul mio sito internet un preciso resoconto delle mie spese e ho restituito al Parlamento europeo la somma di € 115.000, ovvero quella parte del fondo che non ho utilizzato dall’inizio del mio mandato.

La decisione adottata dall’Ufficio di Presidenza contraddice non solo il gruppo di lavoro ma una serie di risoluzioni adottate dallo stesso Parlamento europeo. Per questa ragione insisterò perché la Conferenza dei Presidenti (composta dai capi-gruppo del Parlamento) respinga le decisioni e difenda le esigenze di trasparenza sempre sbandierate e regolarmente disattese dai gruppi maggioritari. È un dovere che abbiamo verso i cittadini: non deve passare l’idea che i deputati tengano più alle proprie tasche che al prestigio dell’istituzione che rappresentano.

‘Far from viable!’ Italian politician tears into EU’s migration agreement

Darren Hunt, express.co.uk, Friday, 29 July, 2018

An Italian politician has ripped into the European Union’s migration deal after negotiations ran into the early hours of Friday morning at the European Council summit where the accord was top of the agenda.

The meeting in Brussels ran until the early hours of the morning as leaders tried to find a solution to the migrant crisis.

Italy has called for changes to the EU’s migrant policy and EU leaders eventually reached an agreement after chaotic talks on migration.

Speaking to reporters at around 4am, Angela Merkel admitted that the bloc still had “a lot of work to do to bridge the different views”.

Speaking to Sky News, the Italian MEP and member of the European United Left-Nordic Green Left, Barbara Spinelli said: “The Italian Government did a good thing vetoing the first draft of the agreement.

Barbara Spinelli said the agreement in Brussels was far from a solution for Italy “In the same sense, it was a good choice, by the Government. But the results are far from offering viable and right based solutions, even for Italy.

“For Italy, the essential point from my point of view is a new regulation of Dublin.

“On the reform of Dublin, there has been no agreement. And what is particularly disturbing from my point of view is that the European Parliament, which is the only elected body of the European Union has presented proposals that are very positive also for Italy, for the whole union.

“And these proposals and this Parliament has been completely ignored by the agreement of the member states in the European Council.”

Italy has been pushing to see EU countries share the responsibility of asylum-seekers on Italian soil.

Speaking of his pleasure at a deal on migration being reached, Italy’s new hardline Prime Minister Giuseppe Conte said: “Italy is no longer alone after this EU summit.”

French President Emmanuel Macron said a hard-fought deal reached by EU leaders on migration showed “European cooperation” had prevailed over national interests.

“After nine hours of discussions, an agreement has been found. It is European cooperation that has won the day,” Macron said as he left talks that began on Thursday evening and lasted until dawn on Friday.

He added: “Europe will have to live with migratory pressures for a long time.

“We must succeed in standing up to this challenge whilst being true to our values.”

Theresa May hailed the results of the EU negotiations after “lengthy discussions”.

She said: “It is just after 5am, we have had very lengthy discussions, but lengthy discussions on the important subject of migration.

“And we have come to positive conclusions, a lot of them around what the United Kingdom has been encouraging for some time, which is taking more action upstream in countries of origin so that we can ensure that people aren’t having to make and aren’t making these very dangerous journeys, often travelling many miles, often at the hands of the people smugglers and making the dangerous trips across the Mediterranean where we still see some people dying.”

Copyright 2018

Lettera al presidente Antonio Tajani

di venerdì, Giugno 29, 2018 0 , , , Permalink

COMUNICATO STAMPA

Alla vigilia del Consiglio europeo, il 28 giugno mattina, Barbara Spinelli e 39 eurodeputati hanno scritto al presidente Antonio Tajani: “Le Sue affermazioni sulle Ong sono potenzialmente divisive per il Parlamento europeo”

Bruxelles, 29 giugno 2018

Barbara Spinelli e altri trentanove eurodeputati appartenenti a quattro distinti gruppi politici avevano inviato una lettera ad Antonio Tajani in seguito a un’intervista pubblicata lo scorso 25 giugno dal quotidiano “Il Messaggero” in cui il Presidente del Parlamento europeo aveva rilasciato dichiarazioni a proposito delle Ong che fanno soccorso in mare.

L’intenzione non era entrare nel merito delle affermazioni, ma ricordare al Presidente il ruolo neutrale e imparziale che Egli è chiamato a esercitare, a garanzia della pluralità del Parlamento.

La lettera è più che mai attuale dopo le decisioni del Consiglio Europeo, visto che il Parlamento ancora non si è pronunciato né sulle condizioni fissate dal Consiglio per l’attività di Ricerca e Soccorso delle Ong (rispetto della legge internazionale nella misura in cui questa è “applicabile”; compiti di SAR affidati solo alle Guardie costiere libiche) né sul finanziamento europeo delle cosiddette “piattaforme di sbarco” in Paesi terzi (finanziamento contestato dal Presidente della Commissione Libertà civili, giustizia e affari interni, Claude Moraes). Il Parlamento europeo è completamente ignorato dal comunicato finale del Consiglio.

Di seguito il testo della lettera e le firme.

Gentile Presidente Tajani,

nell’intervista pubblicata il 25 giugno 2018 dal quotidiano italiano “Il Messaggero”, intitolata Tajani: Basta con queste Ong fuori dalle regole, così favoriscono il traffico del clandestini [1], Lei afferma che le ONG che operano nel Mediterraneo vanno censite e devono tutte avere a bordo un militare italiano o europeo. A suo dire, non è possibile che vadano e facciano come vogliono, raccogliendo persone e favorendo il traffico di clandestini. Vanno autorizzate o fermate. Ha continuato asserendo che prima bisogna trovare un’intesa sugli hotspot esterni, poi su dove mandare i rifugiati. Gli altri vanno rimandati nei Paesi di origine. Ma servono soldi – ha affermato – per creare campi dove possano stare sotto egida UE e ONU.

Vorremmo gentilmente ricordarLe che in seno al Parlamento europeo esistono pareri diversi riguardo alle attività di Search and rescue delle ONG, e il Presidente ha l’onore e l’onere di rappresentarli tutti.

In quanto membri del Parlamento europeo, le chiediamo – in considerazione del Suo ruolo e del Suo mandato – di evitare affermazioni potenzialmente divisive per l’istituzione che rappresenta.

Distinti saluti,

Barbara Spinelli – GUE/NGL

Bart Staes – Verdi/EFA

Stefan Eck – GUE/NGL

Eleonora Forenza – GUE/NGL

Theresa Griffin – S&D

José Bové – Verdi/EFA

Miguel Urbán Crespo – GUE/NGL

Xabier Benito Ziluaga – GUE/NGL

Marie-Christine Vergiat – GUE/NGL

Malin Björk – GUE/NGL

Curzio Maltese – GUE/NGL

Tania González Peñas – GUE/NGL

Javier Couso Permuy – GUE/NGL

Julie Ward – S&D

Maria Lidia Senra Rodríguez – GUE/NGL

Ana Miranda – Verdi/EFA

Josep-Maria Terricabras – Verdi/EFA

Luke Ming Flanagan – GUE/NGL

Pascal Durand – Verdi/EFA

Dietmar Köster – S&D

Tanja Fajon – S&D

Paloma López Bermejo – GUE/NGL

Gabriele Zimmer – GUE/NGL

Klaus Buchner – Verdi/EFA

Patrick Le Hyaric – GUE/NGL

Cornelia Ernst – GUE/NGL

Ivo Vajgl – ALDE

Margrete Auken – Verdi/EFA

Josef Weidenholzer – S&D

Merja Kyllönen – GUE/NGL

Takis Hadjigeorgiou – GUE/NGL

Lola Sánchez Caldentey – GUE/NGL

Jens Rohde – ALDE

Estefanía Torres Martínez – GUE/NGL

Eva Joly – Verdi/EFA

Rina Ronja Kari – GUE/NGL

Ernest Urtasun – Verdi/EFA

Maria Gabriela Zoană – S&D

Elly Schlein – S&D

Helmut Scholz – GUE/NGL

Salvati e sommersi in Mediterraneo

Intervento (interrotto dalla presidenza) di Barbara Spinelli in apertura delle votazione nel corso della sessione plenaria del Parlamento europeo:

«Una mozione d’ordine su una questione di vita o di morte. Abbiamo avuto notizia che la nave militare USA Trenton ha salvato 41 persone da un naufragio presso la Libia, chiedendone il trasbordo su SeaWatch3, l’unica nave che fa salvataggi in Mediterraneo. Operazione impossibile perché SeaWatch3 deve poter sbarcare in un porto sicuro, ma il centro di coordinamento italiano, contattato tre volte da SeaWatch3 e Trenton, lo ha negato non avendo coordinato il salvataggio.

Chiaro che urgono redistribuzioni delle responsabilità in Europa (Malta inclusa). Ma sono questioni da risolvere a terra e non in mare dove invece prevale l’imperativo umanitario immediato.

Non denuncio ma chiedo a tutta l’Unione atti concreti, ORA. E per l’Aquarius, che si apra un porto in Sardegna, le condizioni di navigazione sono estreme».

 

Apprendiamo dall’IOM che la nave Trenton si trova di fronte al porto siciliano di Augusta con i 41 sopravvissuti a bordo, tra cui una donna incinta. Tutti hanno urgente bisogno di assistenza. Chiediamo che venga consentito immediatamente l’attracco della nave e che vengano chiarite le modalità del soccorso.