Ue-Grecia: un Eurogruppo fuori legge

Bruxelles, 15 luglio 20115. Interventi di Barbara Spinelli, nel ruolo di Presidente di Commissione, in occasione della riunione ordinaria della Commissione Affari Costituzionali.

Punto in Agenda: Migliorare il funzionamento dell’Unione Europea sfruttando le potenzialità del Trattato di Lisbona
• Scambio di opinioni
• Presentazione a cura di Markku Markkula, presidente del Comitato delle regioni, relativa alla risoluzione sul tema “Migliorare il funzionamento dell’Unione europea: il trattato di Lisbona e oltre”
Co-relatori: Elmar Brok (PPE – Germania), Mercedes Bresso (S&D – Italia)
Relatore ombra per il Gruppo GUE/NGL: Barbara Spinelli

Intervento fatto prima dell’apertura della discussione

Prima di ascoltare il Dott. Markkula, che ci presenterà le opinioni del Comitato delle Regioni, vorrei dirvi una mia opinione sul tema in discussione: ossia come migliorare il funzionamento dell’Unione a trattato costante. In realtà la mia è una domanda che rivolgo a tutti voi e anche a me stessa. Tra il giorno in cui sono stati presentati i due Rapporti di iniziativa – sulle potenzialità del presente Trattato, e sulla sua modifica – e la giornata di oggi, c’è stata una notte che ritengo cruciale nella storia dell’Unione: la notte di domenica scorsa, con le decisioni prese sulle condizioni della permanenza della Grecia nell’eurozona. È stata una notte disastrosa da molti punti di vista: per la Grecia, spinta ad accentuare un’austerità che il suo popolo, già immensamente impoverito, aveva a grande maggioranza respinto, ma anche per l’Unione europea e il suo futuro.
Quello che vi domando, è di dire con tutta sincerità se ritenete possibile mantenere quest’agenda e i due rapporti come se nulla fosse accaduto. Se sia possibile parlare di “potenzialità” dei Trattati, o di cooperazioni rafforzate, dopo un Consiglio europeo che da molti è stato interpretato non solo come umiliazione di una sovranità popolare che si era appena espressa, ma del progetto di un’Europa unita e solidale cui molti di noi aspirano.
Il pericolo consiste nel parlare dell’Europa di altri tempi, non dell’Europa vera e attuale che sotto i nostri occhi rischia di disgregarsi. Che si dia l’immagine di una Commissione parlamentare sostanzialmente indifferente alla natura dirompente di quello che è successo. Che il nostro sia una sorta di parlatoio, più che una Commissione che ha l’ambizione di pensare la democrazia costituzionale dell’Unione e la stessa rule of law su cui essa dovrebbe fondarsi.
Quello che chiedo alla nostra Commissione – e in particolare ai co-relatori del rapporto sui Trattati – è di fermarsi e riflettere. Io non ho una soluzione in tasca, ma domando a tutti noi di mettere in campo un’ambizione forte, sull’Unione che vogliamo. Un’Unione che sia diversa da quella esistente, se non vogliamo che la sua immagine presso i cittadini si degradi ancora di più.
Grazie.

Punto in Agenda: Presidenza del Consiglio
• Scambio di opinioni con Nicolas Schmit, Presidente del Consiglio dell’Unione europea
• Presentazione del programma della Presidenza lussemburghese

La domanda che vorrei porre al Ministro Schmit riguarda, in particolare, la crisi che stiamo attraversando a seguito dell’accordo con la Grecia. Vorrei sottolineare l’assenza, sempre più evidente, del metodo comunitario nelle decisioni dell’Unione e la necessità che si torni a far ricorso a esso, come sottolineato dai deputati Goulard, Castaldo, e – per il mio gruppo – Scholz.
Mi vorrei concentrare su una domanda specifica, che le rivolgo. Se non sia necessario riflettere sulla natura sorprendentemente anomala dell’Eurogruppo, che ho osservato con attenzione nel corso di tutto il negoziato che c’è stato negli ultimi mesi con Atene.
Più volte è successo che per ragioni mai chiarite il Ministro greco venisse escluso dalle riunioni – mi sto riferendo ovviamente all’ex Ministro Varoufakis. Quest’ultimo, interpellando a tale proposito funzionari dell’Eurogruppo, si è sentito rispondere da un avvocato dei servizi giuridici le seguenti parole, che vorrei citare testualmente: “l’Eurogruppo non esiste per la legge, non esiste alcun trattato che l’abbia istituito”.
In altre parole: siamo di fronte a un’istituzione – l’Eurogruppo per l’appunto – che non risponde a nessuno, che agisce in totale segretezza – non tenendo neppure i minutes delle proprie riunioni – e senza, ovviamente, informare di alcunché i cittadini.
Posso solo constatare che ormai ci troviamo al di fuori non soltanto del metodo comunitario, ma della stessa rule of law per quanto attiene alla gestione dell’Eurozona.
Grazie Ministro.

Il Gue non riesce a fermare il PNR europeo

Bruxelles, July 15, 2015

Today the EP LIBE committee voted through the infamous EU PNR proposal, with an unholy alliance of EPP, ECR and some Liberals and Social-democrats, who were heavily lobbied by their governments to vote in favour of yet another mass data collection measure in the so-called fight against terrorism. The final vote was 32 in favour, 27 against and 4 abstentions.

Our Group has opposed this measure from its very inception, as it has never been showed that such far-reaching bulk data collection measures are indeed necessary and proportionate to the stated objectives, while they are a clear infringement on the fundamental rights to privacy and data protection of all citizens. We also demanded to stop the negotiations of this file until we hear back from the European Court of Justice on the compatibility of the EU-Canada PNR agreement with the fundamental rights charter.

Even after the initial rejection of this proposal in 2013 by the EP Civil Liberties Committee and in light of the European Court of Justice judgment annulling the infamous data retention Directive, arguing that untargeted mass collection of personal data is a violation of fundamental rights, the Commission never withdrew its proposal. After the horrible Charlie Hebdo attacks in January 2015, the right-wing has shamelessly used these attacks as a false justification for the necessity of this EU PNR model, even though it was clear that the perpetrators were known to various Member States but the information was not properly exchanged. Lack of cooperation between intelligence agencies was the problem here, not lack of data.

The currently adopted report makes it obligatory for Member States to collect the personal flight data (including credit card info, address, email, telephone number, food preferences etc) of all passengers flying into, our of or through EU territory. This is an outright attack on the right to personal data protection and the presumption of innocence, as it allows collecting the personal data of any passenger, without the requirement that they are officially suspect in any specific ongoing investigation on terrorist activity or serious transnational crime. Furthermore, the PNR data will be stored for a period of 5 years, and can be easily obtained by third countries with lower data protection standards than the EU or the EU agency Europol which can then share it with other ‘partners’, which means personal data of EU citizens risks at being scattered all around the globe with little or no protection or judicial remedies.

Today’s vote has once again shown that the right-wing and centre parties do not care about citizen’s rights, nor about the fundamental legal safeguards aiming at protecting these rights but blindly follow those who thrive on popular fear-driven rhetoric.

Our Group will continue to oppose this measure during trilogues, and hope we can still reject this in Plenary.

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Olivier WINANTS

Policy Advisor
United European Left Group (GUE/NGL)
Committee on Civil Liberties, Justice and Home Affairs
European Parliament

Visita di una delegazione della Commissione affari costituzionali alla Corte europea dei diritti dell’uomo

Strasburgo, mercoledì 8 luglio

Programma

Incontro con il giudice George Nicolaou alla Corte Europea dei Diritti dell’uomo

Temi in discussione:

–        Adesione dell’Unione europea alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.

–        Relazione tra la Corte Europea dei Diritti dell’uomo e le Corti costituzionali degli Stati membri. Esempi di “prassi migliore”.

–        Esempi di casi di violazione della legge elettorale.

INTERVENTO DI BARBARA SPINELLI
(English Version)

Vorrei cogliere l’opportunità del secondo punto in agenda per sollevare la specifica questione dell’applicazione delle disposizioni contenute nella Carta Sociale Europea e della mancanza di un meccanismo diretto di protezione giurisdizionale dei diritti in essa sanciti. Un sistema di protezione che si fonda, piuttosto, sulla forza della moral suasion del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa.

Se da un lato, taluni dei diritti sanciti nella Carta Sociale Europea hanno trovato protezione indiretta grazie alle decisioni di questa Corte e della Corte europea di giustizia stante la loro trasversalità, dall’altro, la Carta non è dotata di quella tutela rafforzata che caratterizza invece la Convenzione europea dei diritti umani e la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.

La determinazione del valore della Carta Sociale europea è generalmente demandata alla “sensibilità” del giudice nazionale. Tuttavia, in ragione di questa nazionalizzazione interpretativa, tali diritti assumono connotazioni diverse a seconda del contesto legale di riferimento. Ciò che manca è quell’interpretazione uniforme che solo un organo dotato di competenza giurisdizionale effettiva e specifica può garantire.

A questo si aggiunge la questione dell’applicabilità diretta di tali diritti all’interno degli ordinamenti legislativi e costituzionali degli Stati che non trova uniforme riconoscimento nei diversi paesi, minando, di conseguenza, quel principio di uguaglianza dei cittadini che dovrebbe essere alla base, nella nostra specifica situazione, del modello di integrazione europea.


English version

I would like to take the opportunity of the second point in the Agenda to raise the specific issue concerning the application of the provisions of the European Social Charter and the lack of a direct mechanism of judicial protection of the rights provided therein; a system of protection that, instead, is based on the strength of the moral suasion of the Committee of Ministers of the Council of Europe.

If, on one side, some of the rights of the Charter have been indirectly protected by the decisions of this Court and of the European Court of Justice due to the cross-sectoriality of these rights, on the other side, the Charter lacks the reinforced protection which characterises the European Convention and the Charter of fundamental rights of the EU.

The definition of the value of the European Social Charter is generally transferred to the “sensitivity” of the national judge. But this national fragmentation in interpreting the Charter means that each right takes on different meanings, depending on the specific legal context. Consequently, those rights are not uniformly interpreted. A uniformity that can be guaranteed only by a body provided with an effective and specific jurisdiction.

In addition to this, the various States took different positions regarding the issue of the direct applicability of these provisions in their constitutional and legislative systems, so undermining the principle of equality of all citizens that should be at the basis, in our specific situation, of the European integration.

I costi delle politiche della Fortezza Europa

Bruxelles, 2 Luglio 2015. Discussione nella Commissione Libertà, Giustizia e Affari Interni sui “fondi europei destinati agli affari interni nel contesto delle migrazioni e dello sviluppo, ivi compresi i fondi di emergenza”.

Il dibattito si è svolto nel quadro del rapporto di iniziativa del Parlamento Europeo sulla “Situazione nel Mediterraneo e la necessità di una visione olistica dell’immigrazione da parte dell’UE”. Hanno presentato rapporti i seguenti oratori:

– Prof. dr. Jörg Monar, rettore del Collegio d’Europa, Bruges;

– H. J. Koller, capo dell’Autorità responsabile, ministero della Sicurezza e della Giustizia dei Paesi Bassi;

– Gabriel Barbatei, capo dell’unità per l’attuazione dei programmi appartenente all’ispettorato generale per l’immigrazione.

Intervento di Barbara Spinelli:

“Come relatore ombra del gruppo GUE/NGL, vorrei presentare alcuni punti riguardanti non solo i costi delle politiche di accoglienza, ma anche quelli legati alla chiusura delle frontiere, in corso nell’Unione.

Comincio dai Fondi dedicati alle politiche europee di contrasto dell’immigrazione “irregolare”. Politiche che si traducono sempre più in carcerazioni, respingimenti, rimpatri forzati, e che hanno un costo molto elevato del quale si parla assai poco. Si preferisce guardare ai costi dell’accoglienza e dell’inclusione, per lamentare un presunto danno al sistema di welfare. Eppure nel 2014 sono stati identificati 441mila migranti irregolari, nel territorio dell’Unione. Di questi, 252mila hanno ricevuto un provvedimento di espulsione e 161mila sono stati realmente rimpatriati. I respingimenti sono stati 114mila.

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La Carta dei diritti fondamentali e le colpe dell’Unione Europea: interventi di Barbara Spinelli e Kostas Chrysogonos

Bruxelles, 25 giugno 2015. Riunione della Commissione per le Liberta’ Civili, la Giustizia e gli Affari Interni

Punti 9 e 10, Dibattito congiunto su:

  • European Union Agency for Fundamental Rights (FRA) – Annual report 2014

Presentation by Ms Frauke Seidensticker, Chairperson of the FRA Management Board and Mr Constantinos Manolopoulos, Interim Director

  • Report from the Commission to the European Parliament, the Council, the European Economic and Social Committee and the Committee of the Regions: 2014 Report on the Application of the EU Charter of Fundamental Rights

Presentation by the European Commission

Intervento di Barbara Spinelli

Vorrei ringraziare innanzitutto per la presentazione dei lavori di monitoraggio sul rispetto della Carta dei diritti fondamentali e chiedere se siano giudicate e monitorate con la stessa attenzione, e in che modo e con quali criteri, le stesse Istituzioni Europee, quando infrangono la Carta. E vorrei chiedere come il Parlamento possa giudicare, in questo quadro, i comportamenti del Consiglio e della Commissione. È una domanda che dovremmo porre a noi stessi in due campi.

Il primo è quello della politica delle migrazioni, e in particolare dell’Agenda sulla migrazione di cui si sta discutendo proprio in questi giorni al Consiglio Europeo. Il fatto è che siamo alle prese con grossi rischi di violazione della Carta, soprattutto per quanto riguarda il principio del non-respingimento e l’assenza di proposte comunitarie intese a creare vie legali d’accesso in Europa, e di fuga da paesi in guerra o da dittature. È un tema contemplato nelle relazioni presentate in questa Commissione, ma non capisco se ci si riferisca solo alla violazione dei diritti da parte degli Stati Membri, o anche da parte delle Istituzioni europee.

Il secondo campo – e qui mi aggancio a quanto detto dal collega Kostas Chrysogonos – è quello della politica dell’austerità e degli effetti che essa ha sui diritti fondamentali e sui diritti sociali. È chiaro che anche in questo caso siamo di fronte al non rispetto della Carta. L’austerità è in sé una violazione sistematica dei Trattati, e sta creando un divario pericolosissimo fra le politiche comunitarie e i verdetti popolari che vengono emessi nelle elezioni. E’ un problema con cui dobbiamo cominciare a fare i conti. Perché dico questo? Perché molte violazioni di cui giustamente parlate nel Rapporto – l’estendersi di episodi di hate crimes, xenofobia, rifiuto del diverso, islamofobia – sono una conseguenza di politiche europee che, sul piano comunitario, violano la Carta dei diritti e producono, come contro-reazione, forti ondate xenofobiche nei paesi membri.

Intervento di Kostas Chrysogonos (Syriza – GUE/NGL):

Both reports that we are discussing today, concerning the application of the Charter of Fundamental Rights of the European Union during 2014, seem to be out of time and out of place. They are not addressing the most important issue of violation of fundamental rights within the Union, which is the massive violation of social rights through the murderous austerity policies implemented by the European institutions. Social and economic rights are not mentioned, either in the Report of the Fundamental Rights Agency or in the Commission’s Report (SWD 2015/99 final). Chapter 4 of the Charter of Fundamental Rights entitled “Solidarity” foresees, among others, a right of collective bargaining at Art. 28, a right of protection in the event of unjustified dismissal at Art. 30, a right to social security and assistance at Art. 34 and a right to health care at Art. 35. All these rights are being violated through policies imposed by the European institutions upon member states of the Union e.g. in Greece the Commission and the ECB, as members of the Troika, have nullified collective bargaining, have cut pensions and salaries to levels below the minimum of existence, have undermined health care in such a way that mortality has risen about 15% and so on. It is noteworthy mentioning that many of the measures implemented after Troika demands have been found to be in breach of international law of human rights, in particular in breach of the European Social Charter through decisions of the European Committee on Social Rights and in breach of several ILO Conventions through decisions of the ILO. Those violations entail analogous breaches of the aforementioned Articles of the Charter of Fundamental Rights of the EU.

Nevertheless the European institutions concerned not only show no willingness to comply with these findings, but they demand from the new Greek government, within the frame of the ongoing negotiations about the Greek financial adjustment programme, further violations of social rights of hundreds of thousands of persons who live right now at the edge of starvation. It almost looks as if we are living under a state of emergency, where fundamental social rights are suspended or sacrificed at the altar of austerity. Respect for human rights must be shown to all of them, if the pledge is genuine. Selective respect for some of them going together with disregard for others is tantamount to hypocrisy.

Prevenzione della radicalizzazione e del reclutamento di cittadini europei da parte di organizzazioni terroristiche

Bruxelles, 16 giugno 2015. Riunione della Commissione per le Libertà civili, la giustizia e gli affari interni.

Prevention of radicalisation and recruitment of European citizens by terrorist organisations (Discussione sul rapporto di iniziativa presentato da Rachida Dati, Mep PPE)

Intervento di Barbara Spinelli, “relatore ombra” per il GUE-NGL

Ringrazio innanzitutto Rachida Dati per il suo rapporto ampliamente argomentato e per alcuni punti importanti che sottolinea: i contatti essenziali con le vittime, il riconoscimento dato alle ONG e agli attori della società civile e anche la conclusione su prevenzione e repressione. Ma, su quest’ultimo punto, sorgono alcuni miei dubbi e propongo suggerimenti migliorativi.

Il dubbio riguarda l’impostazione generale, che contraddice la premessa iniziale del rapporto, volta alla prevenzione e contraria alla repressione. La risoluzione sembra invece unificare i due elementi, per cui alla fine ci troviamo di fronte ad una sorta di “repressione preventiva” che appare come qualcosa di inquietante, che ricorda per molti versi la caccia al potenziale assassino nel film Minority Report.

Vengo ora a punti più precisi:

1) La radicalizzazione nelle prigioni.

Ho alcuni dubbi riguardo alla creazione di una “segregazione” all’interno delle prigioni, a un ghetto dentro ad un altro ghetto. E’ un’esperienza che conosco bene in Italia; la legge di segregazione 41bis viene applicata ai mafiosi più pericolosi e non ritengo si possa applicare a quello che riteniamo un terrorista “potenziale”, quindi a qualcuno che non ha ancora compiuto reati.

2) La prevenzione della radicalizzazione su internet.

Ho preoccupazioni in proposito e penso che il controllo di internet sia sempre una questione molto spinosa. Lei definisce internet “campo virtuale dei terroristi radicali”. E’ una frase che mi ricorda quanto detto qualche giorno fa dallo scrittore Umberto Eco: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli È l’invasione degli imbecilli”. In ambedue i casi si tratta di generalizzazioni che non mi sento accettare.

3) L’educazione e l’inclusione.

Trovo che sia fondamentale e interessante quello che dice sulla religione musulmana. Penso che sia necessaria una vera e propria formazione degli Imam e la promozione del loro lavoro nelle prigioni.

4) Il PNR. Assieme al mio gruppo, sono contraria alla sua istituzione.

5) Infine, e chiudo, la collaborazione con gli Stati Uniti e i paesi del Golfo, anche per quel che riguarda i flussi finanziari.

In merito alla prima collaborazione, ricordiamo che la lotta al terrorismo promossa dagli Stati Uniti è un grande fallimento. Quanto alla collaborazione con i paesi del Golfo la trovo altamente pericolosa, considerati i finanziamenti sauditi all’Isis. A proposito dell’Isis, ricordo che lo Stato islamico è stato finanziato inizialmente anche dagli Stati Uniti.

Richiesta di chiarimento sulla questione dei whistleblower

Point 5 – Follow-up to the European Parliament Resolution of 12 March 2014 on the electronic mass surveillance of EU citizens (Discussione sul rapporto di inziativa di Claude Moraes, S&D)

Intervento di Barbara Spinelli

Grazie Presidente.

La ringrazio per il magnifico rapporto, per le insoddisfazioni che esprime, e anche per la volontà di presentare, eventualmente, un ricorso per carenza nei confronti della Commissione per mancata attuazione dei programmi.

Le pongo solo una domanda sui whistleblower. Purtroppo non abbiamo avuto risposte chiare alle domande che ci siamo posti nella nostra Commissione, e questo lo trovo grave. Trovo gravissimo, inoltre, che in quest’aula siano state espresse esplicite condanne di Edward Snowden, accusato di aver “danneggiato persone”: cosa che non ha fatto.

In questo quadro, vorrei chiederle se sia possibile includere nel Suo rapporto il tema della protezione dell’informatore/giornalista, quando viene chiamato a mantenere il segreto da parte di aziende e multinazionali. Lei sa che al momento circola un appello in difesa di tale figura di whistleblower, e contraria alla direttiva della Commissione e del Consiglio dell’Unione Europea riguardante i segreti commerciali (“Proposta di direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio sulla protezione del know-how riservato e delle informazioni commerciali riservate (segreti commerciali) contro l’acquisizione, l’utilizzo e la divulgazione illeciti”).

Intervento in Commissione LIBE sulla pena di morte

Bruxelles, 7 maggio 2015. Intervento di Barbara Spinelli nel corso della sessione LIBE (Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni) sulla Pena di morte (dichiarazioni del Premier ungherese Viktor Orbán)

Non ho molto da aggiungere a quanto è stato detto in questa Commissione da chi ha espresso dispiacere e vergogna per le dichiarazioni del Premier Viktor Orbán. Dichiarazioni ritirate, a seguito della reazione negativa della Commissione europea e dell’Unione. Quello che vorrei dire, innanzitutto, è che non si tratta solo di una questione di “valori”. È vero, infatti, quello che alcuni in questa Commissione ha fatto notare: chi decide i valori? chi detta l’ “agenda” in materia etica? Il vero problema concerne non tanto i “valori”, ma i diritti, le Carte su cui è costruita l’Unione Europea, le convenzioni internazionali cui essa aderisce.

Chi non aderisce alla Convenzione dei diritti dell’uomo del Consiglio d’Europa e dunque all’abolizione della pena di morte, per esempio, ha uno statuto di osservatore, non di Paese membro; anche se magari si chiama democrazia, come gli Stati Uniti, ma attua ancora la pena capitale.

La dichiarazione di Orbán, e questa specie di “diritto di discussione” che si arroga, è parte di una banalizzazione del tema della pena di morte e del tema dell’intolleranza che va molto oltre il caso ungherese. Se è andato tanto oltre vuol dire che la Commissione europea, che gli organi comuni dell’Unione, hanno lasciato che tale banalizzazione crescesse. Voglio qui ricordare che prima di Orbán, si sono espressi in favore della pena di morte non solo personalità dell’opposizione come Marine Le Pen, o il padre di Marine Le Pen. Nel 2006 il presidente della Polonia Lech Kaczynski ha detto esattamente le stesse cose di Orbán; la Lega, partito di estrema destra in Italia, le ha dette più volte quando era al governo, e ancora di recente il Vice-Presidente del Senato Calderoli, della Lega, le ha ripetute.

A mio parere, la banalizzazione di questo tema è rafforzata dal clima che si è creato attorno alla paura del terrorismo, alla paura del migrante. E qui vorrei, soffermandomi sul questionario inviato dal governo Orbán ai cittadini ungheresi, citare solo alcuni articoli che esso contiene. In particolare l’articolo 5 dove, in maniera manipolatrice, si fa capire che il migrante mette in pericolo non solo l’occupazione, ma il “modo di vivere” del popolo ungherese; l’articolo 7, in cui si denuncia – altra manipolazione – la politica “permissiva” di Bruxelles; e soprattutto l’articolo 12, in cui si chiede ai cittadini ungheresi se non preferiscano sostenere le famiglie ungheresi e la nascita di bambini ungheresi piuttosto che le famiglie e i bambini degli immigrati. Vi prego tutti di leggere l’articolo 12. Grazie.

Intervento a proposito dell’Agenda europea sulla sicurezza

Bruxelles 6 maggio 2015, Commissione libertà pubbliche

«The European Agenda on Security »-  Presentation by the Commission and exchange of views.
In nome della Commissione: Luigi Soreca, Direttore della Direzione Sicurezza della DG Home.

Intervento di Barbara Spinelli

Grazie per la presentazione dell’Agenda da parte della Commissione.

Devo dire che sono sempre più perplessa sull’uso che viene fatto nell’Unione del concetto di sicurezza interna. Perplessa, perché in verità non capisco quale sia l’idea che la Commissione si fa in proposito. Vediamo continuamente documenti e agende in cui si annunciano misure, forme di cooperazione, sorveglianze comuni, nuovi fondi; tuttavia, ogni volta che la Commissione si trova ad affrontare interrogazioni da parte dei parlamentari o dei cittadini sulle condotte dei singoli Stati – parlo ad esempio di quello che sta accadendo in Germania a seguito delle rivelazioni sulla sorveglianza di massa in cooperazione con la NSA (Agenzia di Sicurezza Nazionale Usa), o delle misure di sorveglianza appena approvate in Francia, che in molto assomigliano al Patriot Act statunitense – la risposta è sempre la stessa: “Noi non c’entriamo niente”, “Questo appartiene completamente alle sovranità nazionali”. Capisco che simili risposte abbiano fondamento nei Trattati, tuttavia ci troviamo di fronte a contraddizioni sempre più grandi perché, in realtà, soprattutto quando mette sullo stesso piano migrazione, crimine, terrorismo, la Commissione sta assumendosi precise responsabilità in questo campo e non può, poi, tirare indietro la mano quando viene interrogata sul mancato rispetto dei diritti fondamentali.

L’altra domanda che vorrei fare, ma il tempo mi manca, riguarda la cooperazione con i paesi terzi – e in particolare con la Turchia – di cui si parla nell’Agenda quando menziona la lotta alla radicalizzazione ed al terrorismo. È un ulteriore punto su cui nutro molte perplessità.

Migrazione: i trafficanti di esseri umani riempiono un vuoto di legalità di cui è responsabile l’Unione

Bruxelles, 14 aprile 2015, Commissione LIBE (Libertà civili, Giustizia e Affari interni).

Incontro su “Situazione nel Mediterraneo e necessità di un approccio olistico alla migrazione”. Primo scambio di vedute alla presenza di Dimitris Avramopoulos, Commissario con delega a Migrazione, Affari interni e Cittadinanza.

Intervento di Barbara Spinelli, Relatore ombra del Rapporto di iniziativa sulla situazione nel Mediterraneo:

“Vorrei parlare di quelli che considero difetti gravi, e persistenti, della politica europea nel Mediterraneo e della strategia della Commissione in materia di migrazione e sicurezza: il breve termine, e una logica emergenziale che per forza di cose tende a sfociare in violazioni sistematiche dei diritti. È il contrario della tanto sbandierata visione olistica della migrazione in Europa”.

“Sono i difetti che ritrovo nelle sue ultime prese di posizione, Commissario Avramopoulos, sia nel discorso che ha tenuto qui oggi, sia qualche giorno fa, dopo la sua visita al quartier generale di Europol a L’Aja. Le priorità che Lei indica sono da un lato il controllo delle frontiere, la lotta all’immigrazione clandestina e il contrasto dei trafficanti; dall’altro i rimpatri e la cooperazione con i Paesi di transito. Non mi sembra una visione olistica e Le domando, in questo quadro, che senso abbia lottare in maniera prioritaria contro i trafficanti, quando i trafficanti non fanno che riempire un vuoto: non esistono vie legali di fuga, quindi l’illegalità si installa e prospera”.

“La seconda domanda è: a che serve Triton? A che serve aver affossato Mare nostrum se – secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni – i seimila salvati degli ultimi giorni sono stati salvati dalle unità della Guardia costiera italiana e non da Triton? Sappiamo infatti che Triton si occupa soltanto di proteggere le trenta miglia dalla costa: dal punto di vista del soccorso e salvataggio si è rivelata un’operazione inutile.”