Il Consiglio dell’Unione europea non si presenta in aula a rispondere su Mos maiorum. Barbara Spinelli: offesa la democrazia parlamentare

Bruxelles, 26 febbraio 2015

Questa mattina alle 11,15 il Consiglio dell’Unione europea era atteso alla riunione della Commissione LIBE (Libertà civili, giustizia e affari interni), dove avrebbe dovuto dare chiarimenti su due interrogazioni scritte a proposito dell’operazione congiunta di polizia Mos maiorum, la prima presentata il 9 ottobre 2014 da Barbara Spinelli e cofirmata da Kostas Chrysogonos, Malin Björk, Martina Anderson, Marie-Christine Vergiat (Gue-Ngl), la seconda presentata il 10 ottobre da Ska Keller (Verdi).

A sorpresa, il Consiglio ha mancato l’appuntamento in agenda: un comportamento che il presidente della Commissione LIBE Claude Moraes e i deputati intervenuti in aula hanno definito inaccettabile, al punto che Moares ha dichiarato la propria intenzione di scrivere immediatamente una lettera di protesta.

Tutto inizia il 10 luglio 2014, quando la Presidenza italiana invia una nota riservata alle delegazioni del Consiglio per presentare il lancio dell’operazione congiunta di polizia Mos maiorum (tenutasi tra 13 e il 26 ottobre), volta a fermare e schedare tutti i migranti non in possesso di un documento di soggiorno sull’intero territorio europeo delimitato dall’area Schengen.

Il 9 ottobre, pochi giorni dopo la pubblicazione del documento sul sito inglese Statewatch, Barbara Spinelli presenta un’interrogazione scritta in cui chiede al Consiglio se ritenga che tali operazioni “rappresentino uno strumento idoneo ad affrontare i problemi creati dalle attuali politiche migratorie e di asilo, riconducibili anzitutto alla mancanza di accesso sicuro e legale all’Ue e al sistema di Dublino”. Al tempo stesso, l’interrogazione di Spinelli – così come quella di Ska Keller – indica il rischio di incorrere in schedature e fermi basati sul racial profiling, con “l’effetto di alimentare gli stereotipi xenofobi e di rafforzare le reti dei trafficanti, anziché contrastarle”.

Il Consiglio risponde solo il 10 dicembre, affermando che “l’operazione congiunta di polizia Mos maiorum è condotta sotto la responsabilità dello stato italiano, con il sostegno degli stati membri che hanno deciso di parteciparvi. Il Consiglio quale istituzione non ha pertanto preso decisioni riguardo alla sua istituzione né è in grado di pronunciarsi sulle modalità di gestione”.

“Una risposta che non è una risposta”, commenta Barbara Spinelli, “perché se è vero che l’operazione fu lanciata dalla presidenza italiana, allora a capo del semestre di presidenza del Consiglio dell’Unione europea, è altrettanto vero che gli stati membri avevano confermato la propria partecipazione al Segretariato generale del Consiglio, e l’accordo era stato raggiunto nel Law Enforcement Working Party del Consiglio, il che implica il pieno coinvolgimento dell’istituzione europea”.  D’altra parte, continua l’eurodeputata del Gue-Ngl, “sappiamo che operazioni analoghe a Mos maiorum – come Perkunas, Aphrodite, Hermes, Mitras, Demeter e Balder – si sono verificate all’incirca per ogni presidenza di turno del Consiglio dell’Unione. Scaricare la responsabilità sui singoli stati ha un grave significato politico. Quella del Consiglio è una dichiarazione di non responsabilità che avvalora il principio per cui il Paese che assicura la presidenza del semestre europeo non rappresenterebbe l’Unione, ma solo se stesso”.

“La decisione del Consiglio di non presentarsi oggi davanti alla Commissione”, conclude Spinelli, “offende la democrazia parlamentare”.

Fondi UE per asilo e immigrazione: serve più trasparenza

Fondi UE per l’asilo e immigrazione – Barbara Spinelli: serve maggior trasparenza, monitoraggio e presa di responsabilità da parte dell’Unione europea

Bruxelles, 24 febbraio 2015

Durante la riunione della Commissione parlamentare LIBE (Libertà civili, Giustizia e Affari interni), tenutasi questo 24 febbraio al Parlamento europeo di Bruxelles, la Commissione europea ha presentato una relazione concernente la predisposizione dei programmi nazionali per l’asilo e l’immigrazione nell’ambito del Fondo affari interni.

Numerosi eurodeputati hanno sottolineato la necessità di maggior trasparenza e inclusione delle organizzazioni non governative nel monitoraggio dell’implementazione di questi programmi. Barbara Spinelli ha denunciato, in particolare, la malagestione dei fondi europei in Italia, dovuta a corruzione, ritardi e sprechi. “Nel 2013 si venne a sapere che 500 milioni di euro dati dall’Europa in cinque anni non erano mai stati usati per risanare, com’era stato promesso, la situazione dei CIE e CARA”, ha ricordato l’eurodeputata del GUE-NGL.

“Ora l’Italia chiede alla Commissione questa ripartizione: 50% dei fondi per il Sistema Europeo d’Asilo e 35% per l’immigrazione legale e per l’integrazione dei migranti. Quello che vorrei chiedere alla Commissione è se esigerà chiarezza, trasparenza e ulteriori garanzie per le spese effettuate in Italia con questi fondi europei; e, infine, se è previsto un serio monitoraggio sui fatti gravissimi di corruzione che avvengono sulla pelle degli immigrati”.

Non va dimenticata, secondo Spinelli, la famosa frase registrata in un’intercettazione telefonica dei Ros: a pronunciarla era Salvatore Buzzi, principale indagato nello scandalo Mafia Capitale, legato a buona parte del ceto politico italiano di destra e di sinistra: “Tu hai idea di quanto guadagno, con gli immigrati? Il traffico di droga rende meno”.

Due domande al ministro Pier Carlo Padoan

Strasburgo, 12 gennaio 2015. Riunione straordinaria della Commissione per i problemi economici e monetari. Intervento di Barbara Spinelli durante il dialogo economico e lo scambio di opinioni con Pier Carlo Padoan, ex Presidente ECOFIN e ministro italiano dell’Economia e delle Finanze

Barbara Spinelli
Ho due domande, una sull’Europa e una sull’Italia.
La domanda sull’Europa. Fra poche settimane la Grecia voterà, e se vincerà Syriza l’Unione si troverà alle prese con una domanda di rivoluzionamento dell’austerità. Verranno chiesti: una parziale europeizzazione del debito, una Conferenza europea simile a quella che condonò i debiti di guerra tedeschi nel ’53, e un New Deal che faccia molto più del piano Juncker: non una ventina di miliardi sottratti a altre destinazioni che dovrebbero generare 300 miliardi di spese in tre anni – con un’inverosimile effetto moltiplicatore di 1 a 15 – ma massicci investimenti pubblici finanziati dalla Banca europea per gli investimenti e dal Fondo europeo per gli investimenti, tramite emissione di eurobond, e acquisto simultaneo da parte della BCE di titoli pubblici con denaro di nuova emissione.

La domanda sull’Italia. Non mi soffermo qui sulla battaglia condotta durante la presidenza italiana per ottenere più flessibilità nel rispetto dei parametri economici Battaglia che considero solo performativa, al momento: basta dire la parola flessibilità, e ci si illude che la flessibilità automaticamente esista. Mi soffermo sulle recenti misure di politica economica del suo governo, e più in particolare sull’indulgenza mostrata verso corruzione e evasione, nonostante le ottime misure europee adottate durante il semestre di presidenza, e da lei elencate. Non elenco qui tutti gli articoli dell’ultima legge di bilancio che depenalizzano i reati fiscali. Ricordo solo alcuni calcoli che sono stati fatti: ogni anno la corruzione comporta in Italia una riduzione dello 0,14 per cento del pil. E dico che delle norme sull’evasione connesse alla legge di bilancio lei è responsabile. Anche di quella che avvantaggia condannati di frode fiscale come Silvio Berlusconi e che è stata per il momento rinviata. Lo è in ambedue i casi, per quanto concerne la frode fiscale: sia che lei fosse d’accordo con queste norme, sia che non ne sapesse nulla (ipotesi ancora più grave).
Quel che le voglio chiedere è cosa pensa dei gesti verbali italiani sulla flessibilità, oltre che del permissivismo su corruzione ed evasione. E per quanto riguarda l’Europa, vorrei avere una sua precisa reazione alle proposte che Tsipras ha dichiarato di voler avanzare qualora andasse al governo. Grazie, ministro.

Risposte di Pier Carlo Padoan
Grazie per le sue domande. Innanzitutto, per quanto riguarda la proposta che verrà presentata dal prossimo Governo greco voglio dire che aspetto di vedere queste proposte. Quando ci sarà un nuovo Governo greco che verrà eletto tramite le elezioni e che avrà un voto di fiducia al Parlamento, in quel caso come ministro delle Finanze di un Paese membro dell’Unione Europea sarò ben pronto a prendere in considerazione queste domande. Lei mi chiede un commento su un qualcosa che non esiste ancora, quindi è impossibile per me dare una risposta qui e ora.

Per quanto riguarda i commenti che lei ha fatto sulla situazione italiana, ci tengo a dire qualcosa per dare un punto di vista preciso su quanto sta avvenendo, voglio dire di fronte a questa Commissione. La legge di stabilità cui ha fatto riferimento come “la finanziaria” non contiene delle norme su questioni giuridiche sull’evasione fiscale. Quello cui lei fa riferimento è la discussione in atto all’interno della cosiddetta delega fiscale che è stata approvata dal Parlamento nel marzo del 2014 e che dà al Governo la possibilità di sviluppare delle misure delegate per rivedere tutto il funzionamento dell’amministrazione fiscale del Paese, compresi anche i modi per combattere l’evasione fiscale, per eliminare le incertezze circa le leggi fiscali. Questa parte è stata oggetto di discussione da parte del Governo il 24 dicembre, e alcune delle misure che sono state oggetto di discussione da parte del Governo sono state sospese per la trasmissione al Parlamento perché il Governo ha ritenuto che ci fossero appunto dei difetti tecnici in queste misure, e mi ritengo responsabile di questi difetti tecnici. Il tutto verrà corretto e il tutto verrà riconsiderato dal Governo e se il Governo le approverà verranno inviate al Parlamento. Quindi non faccio un commento su queste presupposizioni, sulla agevolazione per alcune persone singole, semplicemente respingo quanto è stato detto. Grazie.


Rassegna stampa su questo tema:

Padoan: “Ue, positivo bilancio presidenza Italia. La recessione finirà nel 2015”
«Deflazione vicina, confido nella Bce»
Fisco: Padoan, respingo l’accusa di voler favorire singoli individui
Barbara Spinelli e il ministro Padoan: denunce e domande precise, nessuna risposta

Alfano richiami Frontex al rispetto dei compiti di salvataggio in mare

COMUNICATO STAMPA

Barbara Spinelli ad Alfano: Presidenza imponga a Frontex il rispetto dei compiti di salvataggio in mare previsti dai regolamenti UE

Bruxelles, 11 dicembre 2014

Nel corso dell’odierna riunione della Commissione LIBE (Libertà, giustizia e affari interni), Barbara Spinelli ha reso nota una lettera inviata dal direttore di Frontex al Viminale, in cui sono criticati gli eccessivi interventi di soccorso effettuati da Frontex sulla base di chiamate dal Centro operativo di controllo di Roma, fuori dall’area operativa di Triton. Le istruzioni impartite alle navi, scrive Klaus Rosler, «non sono coerenti con il piano operativo e purtroppo non saranno prese in considerazione in futuro». L’eurodeputata del GUE-Ngl, insieme alle colleghe Elly Schlein (S&D) e Laura Ferrara (EFDD), ha domandato chiarimenti sulla lettera e chiesto ad Angelino Alfano, in qualità di rappresentante della Presidenza italiana e di ministro italiano dell’Interno, «di esigere chiarimenti da Frontex, richiamando l’agenzia al rispetto dei regolamenti che la obbligano non solo a controllare le frontiere ma a fare search and rescue e a rispettare le leggi del mare». Il Ministro ha risposto positivamente, ricordando che il soccorso in mare «non deriva da una delibera di Frontex» ma dalla «insuperabile legge del mare» e dai diritti umani fondamentali. «Le leggi del mare», ha continuato Alfano, «precedono la nostra costituzione» e sono «regole assorbite nei codici fondamentali dei diritti, che nessuno può scavalcare», neanche quando il presidio operativo dell’operazione Triton dovesse limitarsi al controllo entro la linea di 30 miglia dalle coste italiane: «Quando arriva una chiamata nessuno può sottrarsi», ha concluso il Ministro, «nessuno può affidarsi alle parole»: queste operazioni di salvataggio sono fissate «su carta scritta», ovvero nei regolamenti che costituiscono e istruiscono il lavoro di agenzie come Frontex.


 

Sullo stesso tema:

Presidenza: Alfano e Orlando fanno il punto al Pe

Alfano risponde a Frontex. Non possiamo ignorare leggi del mare

Tratta degli esseri umani: l’Italia disattende il diritto europeo

COMUNICATO STAMPA

“Vorrei esprimere la mia più grande preoccupazione per il mancato recepimento, in Italia, della direttiva europea contro la tratta degli esseri umani”, ha detto Barbara Spinelli nel corso della seduta della Commissione Libertà, Giustizia e Affari interni che si è tenuta a Bruxelles il 2 dicembre. Il sistema italiano non è solo profondamente deficitario, ha affermato l’eurodeputata del Gue-Ngl rivolgendosi alla coordinatrice anti-tratta della Commissione europea, Myria Vassiliadou, ma è “pericoloso dal punto di vista della protezione delle vittime”,  anche in considerazione dei fortissimi tagli finanziari imposti all’intero sistema.

A riprova delle gravi lacune mostrate dallo Stato italiano nella trasposizione del diritto europeo, Barbara Spinelli ha citato lo studio pubblicato dall’Asgi (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione) sullo stato di attuazione in Italia della Direttiva europea concernente la prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime (2011/36/EU).

L’eurodeputata ha deplorato l’assenza di definizioni basilari – come quella concernente la “posizione di vulnerabilità” dell’individuo – e di un benché minimo accenno al consenso della vittima, giudicato irrilevante in presenza di alcuni mezzi di coercizione (come previsto dal §1 dell’articolo 2 della direttiva). Quest’ultima lacuna è particolarmente importante nei casi in cui la vittima di tratta non subisca violenza fisica o costrizione in senso stretto, ma si pieghi all’unica possibilità di sopravvivenza per se stessa o per i propri familiari.

Il decreto di attuazione della direttiva contro la tratta, ha puntualizzato infine Spinelli, prevedeva – entro un termine di tre mesi dalla sua entrata in vigore – l’approvazione di un piano nazionale. Piano a tutt’oggi non ancora adottato.

L’ASGI ha lanciato una petizione (disponibile a questo link) per spingere le istituzioni italiane ad adottare urgentemente il piano-anti tratta, a stanziare i fondi necessari a prevenire e contrastare la tratta degli esseri umani e a garantire la tutela delle sue vittime.


Per aderire alla petizione dell’ASGI

Emergenza profughi in Grecia: Spinelli chiede soluzione politica

Nel pomeriggio del 3 dicembre, il greco Dimitris Avramopoulos, Commissario europeo per le migrazioni, gli affari interni e la cittadinanza, ha incontrato la Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari Interni del Parlamento europeo.

L’onorevole Barbara Spinelli (GUE-Ngl), membro della Commissione – dopo aver letto e appoggiato la lettera scritta dagli eurodeputati greci Kostadinka Kuneva e Kostas Chrysogonos – ha chiesto al Commissario Avramopoulos spiegazioni e soluzioni politiche riguardo alla situazione che ha portato duecento profughi siriani approdati in Grecia a iniziare uno sciopero della fame che prosegue a oltranza, in piazza Syntagma, davanti alla sede del Parlamento.

Domanda di Barbara Spinelli:

“Buon giorno, commissario Avramopoulos. Visto che nell’audizione che ebbe in questa commissione parlamentare il 30 settembre Lei auspicò una comune politica dell’asilo, vorrei richiamare la sua attenzione su quello che sta succedendo in queste ore ad Atene. Da più di una settimana, duecento siriani sono in sciopero della fame a Piazza Syntagma. Ci sono bambini; ci sono già molte persone che sono state portate in ospedale. La situazione è perversa: perché vogliono andare in un paese terzo, ma sono bloccati nel paese di arrivo per via del regolamento di Dublino (che obbliga il migrante a chiedere asilo nel primo paese dell’Unione dove giunge nella sua fuga, ndr). Allo stesso tempo, il governo greco fa loro sapere che non può garantire né il rifugio, non possedendo strutture adeguate, né il lavoro. È così che si creano zone di non diritto, e si moltiplicano nell’Unione paesi non sicuri dal punto di vista del rispetto dei diritti fondamentali europei. La collega Laura Ferrara (eurodeputata del M5S) ha citato l’Italia, e infatti c’è anche l’Italia come paese che secondo la Corte dei diritti dell’uomo a Strasburgo non è in grado di assicurare condizioni civili di accoglienza (sentenza Tarakkhel del 4-11-2014, ndr).

Quello che le voglio chiedere è cosa intende fare, nell’immediato, per venire incontro alla situazione drammatica in Grecia. E se non sia il caso di accertare l’esistenza di un “afflusso massiccio” di rifugiati. L’afflusso massiccio prevede infatti l’attuazione della Direttiva del 2001 (grazie alla quale la Commissione impone la concessione della protezione temporanea e la solidarietà tra Stati membri negli sforzi di accoglienza, ndr). Le chiedo infine se non pensa sia il caso di rivedere il Regolamento Dublino III, proprio perché generatore di questa situazione perversa, nella quale il fuggitivo si trova incastrato tra il Paese dove non può andare e quello di accoglienza dove non può restare”.

Risposta del Commissario Avramopoulos:

“(Sono al corrente di) ciò che succede in piazza Syntagma. Sono in contatto con le autorità greche, ne sono informato e so qual è la situazione. Questo gruppo di profughi siriani ha ricevuto da parte dell’autorità greca la proposta di dar loro l’asilo, per motivi ovvi. Però c’è un vuoto. E tuttavia le autorità greche hanno dato l’assistenza necessaria a questi profughi siriani in piazza Syntagma. Come Lei stessa ha detto, sono stati portati in ospedale.

Lunedì andrò a Ginevra, dove si svolgerà una grande conferenza dedicata proprio ai profughi siriani. Il flusso migratorio continua ad aumentare, perché le pressioni esercitate su questa popolazione sono particolarmente forti. Si tratta di cose che non valgono solo per la Grecia, ma anche per altri paesi. La decisione di chi chiede asilo è assolutamente personale, quindi non ci sonopossibilità legali, per uno Stato membro, di convincere i singoli a fare domanda, anche se le esigenze di protezione di quelle persone sono quelle che sono. Vorrei però ricordare che gli Stati membri hanno sì l’obbligo giuridico di tutelare le persone, ma anche quello di procedere alla registrazione delle impronte digitali: cosa che le persone in fuga non accettano. Anche in altri paesi è così. Per quanto riguarda i siriani, c’è un consenso fra gli Stati membri sul fatto che non è possibile un rimpatrio, vista la situazione in Siria, e questo indipendentemente dalla natura del soggiorno di questi siriani negli Stati membri.

Non parlo come greco, ma so della situazione perché ne sono informato: già dal 2010 le autorità greche stanno attuando un programma di asilo per i siriani, e le carenze che furono notate allora sono state affrontate, come già detto.

Noi, come Commissione, abbiamo (assunto) un’iniziativa: ne discuterò con i colleghi nella Commissione, ma poi sarà un tema di discussione internazionale a Ginevra”.

Controreplica di Barbara Spinelli:

“Commissario, ma di quale assistenza sta parlando, a Piazza Syntagma? Ai fuggitivi non è stato dato cibo, né acqua. Sono stati portati all’ospedale, è vero, ma non mi dica che è questa l’assistenza!”

I muri della Fortezza Europa

Bruxelles, 30 settembre 2014. Intervento di Barbara Spinelli durante l’audizione del Commissario all’immigrazione e affari interni Dimitris Avramopoulos presso la Commissione parlamentare Libertà, giustizia e affari interni

Quand’era ministro della Difesa, e ancora una volta oggi, davanti agli europarlamentari, Lei si è vantato del muro di filo spinato costruito alla frontiera tra Grecia e Turchia. Il muro, come lei sa, ha avuto come principale effetto quello di dirottare le fughe dei migranti verso il Mediterraneo centrale e verso l’Italia. Il dramma dunque resta immutato, e il numero di morti nel Mediterraneo cresce. Ecco il risultato dei muri europei.

Coerentemente con questa convinzione, Lei afferma che la sua priorità numero uno sarà la lotta contro il traffico di profughi, e non l’apertura di vie legali per chi fugge da situazioni di guerre o carestie, e per forza di cose è un migrante irregolare, ovvero illegale.

Le chiedo innanzitutto se ribadisce questa priorità e, in secondo luogo, come pensa di dar seguito all’intenzione – comunicata nel marzo scorso dalla Commissione al Parlamento Europeo – di introdurre regole vincolanti sul mutuo riconoscimento del diritto d’asilo, affinché nasca quello “status uniforme in materia di asilo » o di protezione sussidiaria, « valido in tutta l’Unione », come prescrive testualmente l’articolo 78 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea. [1]

Grazie.

Risposta del Commissario Avramopoulos

Riguardo al mutuo riconoscimento dello status di rifugiato esiste già un quadro ben preciso: il “pacchetto asilo” che sarà applicato a partire dal giugno 2015.

Lei ha parlato del muro costruito ai confini nord-orientali della Grecia. Io vorrei dirle che all’epoca era così. L’effetto sorpresa che ha investito i nostri paesi li ha portati tutti ad adottare una politica autonoma, e ciascuno ha adottato le proprie misure. È dopo tutto questo che viene l’Europa.

Lei ha ragione. Bisogna uniformare le politiche dell’immigrazione perché ce ne sia una sola. Ecco perché giustamente lei parla di asilo: in questo caso esistono norme legali e legittime. Io spero che giunga presto il giorno in cui potremo dirci orgogliosi di aver lasciato un’importante eredità per il futuro: una politica legale, e organizzata in base ai principi e ai valori dell’Europa, con il massimo rispetto dei diritti fondamentali, della dignità dell’uomo, specie per quanto riguarda le categorie più vulnerabili di persone che stanno solo cercando una vita migliore in un’Unione che sia ospitale.

NOTE

[1] Articolo 78 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea
1. L’Unione sviluppa una politica comune in materia di asilo, di protezione sussidiaria e di protezione temporanea, volta a offrire uno status appropriato a qualsiasi cittadino di un paese terzo che necessita di protezione internazionale e a garantire il rispetto del principio di non respingimento. Detta politica deve essere conforme alla convenzione di Ginevra del 28 luglio 1951 e al protocollo del 31 gennaio 1967 relativi allo status dei rifugiati, e agli altri trattati pertinenti.
2. Ai fini del paragrafo 1, il Parlamento europeo e il Consiglio, deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria, adottano le misure relative a un sistema europeo comune di asilo che includa:
a) uno status uniforme in materia di asilo a favore di cittadini di paesi terzi, valido in tutta l’Unione;
b) uno status uniforme in materia di protezione sussidiaria per i cittadini di paesi terzi che, pur senza il beneficio dell’asilo europeo, necessitano di protezione internazionale;
c) un sistema comune volto alla protezione temporanea degli sfollati in caso di afflusso massiccio;
d) procedure comuni per l’ottenimento e la perdita dello status uniforme in materia di asilo o di protezione sussidiaria;
e) criteri e meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l’esame di una domanda d’asilo o di protezione sussidiaria;
f) norme concernenti le condizioni di accoglienza dei richiedenti asilo o protezione sussidiaria;
g) il partenariato e la cooperazione con paesi terzi per gestire i flussi di richiedenti asilo o protezione sussidiaria o temporanea.
3. Qualora uno o più Stati membri debbano affrontare una situazione di emergenza caratterizzata da un afflusso improvviso di cittadini di paesi terzi, il Consiglio, su proposta della Commissione, può adottare misure temporanee a beneficio dello Stato membro o degli Stati membri interessati. Esso delibera previa consultazione del Parlamento europeo.

Sullo stesso argomento:
Respingere Dimitris Avramopoulos, commissario della Fortezza Europa
Commento di Barbara Spinelli sull’audizione di Dimitris Avramopoulos (video)

Rifugiati: Commissione si batta
per il mutuo riconoscimento

di mercoledì, Settembre 24, 2014 0 , , , Permalink

Bruxelles, 24 settembre 2014

La Commissione e l’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (EASO) hanno presentato oggi alla Commissione Libertà, Giustizia e Affari Interni il resoconto annuale sulle loro attività.

Dopo la presentazione dei due documenti, numerosi eurodeputati hanno espresso i propri dubbi sulla situazione reale dei richiedenti asilo nell’Unione Europea.

Barbara Spinelli ha lamentato l’assenza di un programma Europeo adeguato all’attuale situazione di emergenza caratterizzata da guerre che si stanno moltiplicando intorno a noi. Secondo l’eurodeputata, una vera politica di asilo europeo dovrebbe prevedere il mutuo riconoscimento dello status di rifugiato: la possibilità, in altre parole, che chi ottiene protezione in uno Stato Membro possa andare a vivere e a lavorare anche in altri Stati dell’Unione.

Ha deplorato in questo contesto il disinteresse dimostrato dagli Stati Membri nel discutere della possibile riallocazione dei rifugiati all’interno dell’Unione Europea: disinteresse segnalato dal rapporto della Commissione.

Ha chiesto infine al Direttore Esecutivo dell’EASO se, visto l’accordo firmato fra FRONTEX e l’EASO nel 2012, sarebbe auspicabile la presenza operativa di un funzionario EASO in ogni operazione di ricerca, pattugliamento e eventuale salvataggio di FRONTEX in modo da assicurarsi che i diritti dei richiedenti asilo siano sempre tutelati.

Riunioni della Commissione parlamentare
Libertà civili, giustizia e affari interni.
3-4 settembre 2014

3 settembre 2014

Domanda rivolta a Luigi Soreca (Direttore della sicurezza interna, DG affari interni, Commissione europea), in seguito alla presentazione di due rapporti: sulla strategia dell’Unione europea in materia di sicurezza interna negli anni 2010-2014 e sull’accordo fra Unione europea e Australia sul trattamento e la conservazione dei dati personali (PNR) dei passeggeri.

Barbara Spinelli ha iniziato il proprio intervento ricordando l’importante ruolo svolto dal Parlamento Europeo, e in particolare dalla Commissione Libertà civili, nel processo di decisione europea in materia di politica interna. In questo quadro ha evocato la creazione nel 2012 della Commissione temporanea sul crimine organizzato, la corruzione e il riciclaggio di denaro (CRIM): commissione istituita nella precedente legislatura dall’europarlamentare Sonia Alfano, il cui lavoro di indagine sulle mafie in Italia ed Europa è stato di notevole importanza. Quella Commissione dovrebbe essere ristabilita, ha detto l’europarlamentare, chiedendo a Luigi Soreca se il giudizio positivo sulla Commissione CRIM, e la proposta di ripristinarne un’analoga, siano condivisi dalla Direzione affari interni della Commissione europea.

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